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sabato 25 dicembre 2010

Auguri a tutti e tempo di bilanci

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Il Natale e la fine dell’anno inevitabilmente ci portano a stilare un bilancio del tempo speso negli scorsi 365 giorni, o giù di lì, ci ritroviamo anche noi, quindi, a guardarci indietro e soppesare la strada percorsa, i risultati ottenuti.

Fino a pochi mesi fa eravamo un gruppo di giovani donne che si occupavano delle proprie esistenze. Eravamo già sensibili alla questione femminile, alle tematiche antiviolenza. Qualcuna di più, qualcuna di meno, eravamo tutte coinvolte a vario titolo in attività di volontariato e attivismo civico.

Complice i social forum, le nostre vite hanno avuto una piccola ma significativa svolta. Ci siamo incontrate, accomunate dallo stesso tipo di sensibilità per i diritti delle donne, per le problematiche di lotta al sessismo, al maschilismo, alla visione patriarcale che impone un solo modo di vedere le cose, un sesso dominante e tutte le declinazioni dei principali sessi sottoposte a discriminazione feroce. Siamo diventate amiche, ci siamo scontrate, ci siamo ritrovate, ci siamo affiatate o abbiamo semplicemente imparato a convivere per uno scopo comune. Abbiamo trascinato sulla nostra strada i nostri amici, compagni, mariti, fratelli, ci siamo confrontate con gli uomini contrari al maschilismo, quelli che alcune di noi chiamano “disertori” in quanto disertano una visione imposta e fascistoide di vita che miete vittime anche tra gli uomini eterosessuali stessi.

Ci siamo sensibilizzate, armate di pazienza, arguzia, competenza, memoria, preparazione per rispondere a tono al gravissimo e preoccupante fenomeno dell’affermazione dei movimenti neomaschilisti. Abbiamo subito molestie, persecuzioni, i nostri nomi sono stati infangati, i nostri profili facebook cancellati, clonati, le nostre pagine chiuse a furia di segnalazioni, clonate da soggetti disturbati e grondanti odio misogino.

Abbiamo tenuto il conto di ogni vittima, abbiamo registrato i modi in cui ogni donna è stata uccisa. Abbiamo tenuto il conto, per quanto possibile, di ogni donna molestata, violentata, percossa. Abbiamo tentato di restituire loro la dignità di una identità, la memoria, il nome, la faccia, una storia, onde evitare che rimanessero solo cifre in una statistica sterile e sottovalutata.

Abbiamo gridato tutta la nostra indignazione, siamo scese in piazza, abbiamo sorretto striscioni e fiaccole e scritto fiumi di parole.

Siamo ancora qui, nonostante i nostri impegni privati, le nostre vite, le nostre famiglie ed i nostri lavori. Siamo ancora qui, tentando di mantenerci degnamente in piedi al di là dei ruoli imposti, cercando di essere compagne, mogli, madri, lavoratrici, studiose ed anche tutto il resto, tutto ciò che fa di noi degli esseri umani completi, non smembrati, non etichettati, non consegnati all’aridità di un ruolo preconfezionato.

Siamo ancora qui, abbastanza soddisfatte di avere trovato il modo per porre le basi di un cambiamento sociale che possa portare a distruggere l’idea di possesso di una donna, di un corpo, di una serva, di un eterno surrogato della mamma, non libera di ricominciare la propria vita senza rischiarla per mano di un compagno irrisolto, immaturo, possessivo, debole, incapace di lasciare andare.

Personalmente, dalla vita ho imparato quella che credo sia la più grande lezione di tutte: non c’è nulla di difficile come il sapere lasciare andare. Quale conquista maggiore che il sapere rinunciare sportivamente, accettare una privazione che non è necessariamente una sconfitta e non ci qualifica negativamente come esseri umani in sé e per sé? Cari uomini ( e anche qualche donna) se volete davvero sentirvi grandi e superiori, imparate a lasciare la porta aperta, a non costruire gabbie intorno ad usignoli la cui vicinanza vale di più in ragione della libertà di scelta. Imparate a lasciare andare, a non vedere il vostro mondo finire con l’uscita dalla vostra vita di una donna. Imparate che essere lasciati non è un abbandono e non è uno “sgarro” da punire. è solo una scelta che può derivare da considerazioni soggettivissime e che possono anche non necessariamente sminuire, togliere pregio ad una personalità.

Se questo è il bilancio di qualche mese di attivismo, cosa potrebbe mai essere arrivare a cambiare un modo di pensare? Arrivare a diffondere l’idea che davvero il bene più prezioso per tutti è la libertà e che è talmente prezioso da portare ad un guadagno non solo quando la si prende ma addirittura quando la si dà. La libertà ci lascia godere della sua nobiltà quando la elargiamo generosamente. Siamo tanto più vincenti quanto meno forziamo chi ci vive intorno a continuare a viverci intorno. Siamo tanto più vincenti quanto più siamo liberamente scelti e scelti ancora. Siamo tanto più vincenti quando impariamo a perdonare, ad essere magnanimi, a concepire il valore altrui come complementare al nostro e mai un furto o un attentato al nostro pregio.

Questi sono i nostri propositi per l’anno nuovo: cambiare la società. Non pretendiamo di riuscirci in un colpo solo ma immaginate che mondo meraviglioso sarebbe senza più gabbie, guinzagli, senza privazioni, senza sottomessi e dominanti, senza la schiavitù di dover dimostrare di valere più degli altri sottomettendo una donna? Immaginate niente più porte metaforiche da serrare con chiavistelli e lucchetti, niente più senso di sconfitta, perché quando un amore non funziona non è una sconfitta ma un guadagno averlo capito per tempo.

Insomma, siamo ambiziose e testarde e chiediamo l’aiuto di tutti per condurre l’intera società ad una crescita, ad una maturazione che potrebbe avere come primo risultato la sconfitta della sottomissione della donna e di qualunque altro individuo considerato socialmente inferiore.

Che ne dite, ci darete una mano? Ci daremo una mano?

Auguri di buon Natale e felice 2011 a tutti voi!

giovedì 25 novembre 2010

CONOSCO I PASSI

Antonietta Multari scarpaQuella dell’illustrazione che abbiamo scelto, non è una foto creata con Photoshop, non è un disegno, un fumetto, né l’immagine di un film. é ciò che è restato in strada di Antonietta Multari, uccisa in strada, sotto gli occhi di tutti, nel pieno centro di Sanremo, da Luca Delfino, un pericoloso sociopatico che aveva già ucciso Luciana Biggi ed era già additato come un mostro a spasso.

Ancora ed ancora l’orrore si ripete a cadenza sistematica. C’è sempre una donna uccisa da un ex, da un marito geloso, da un padre padrone, molto spesso denunciato, a volte addirittura condannato e lasciato ai domiciliari. C’è sempre una donna uccisa e che avrebbe potuto continuare a vivere se solo la si fosse adeguatamente protetta.

Ancora ed ancora questo non avviene. Ancora ed ancora il pericolo è sottovalutato ed i mezzi di autodifesa delle donne vengono soffocati dai tagli dello Stato, che colpiscono sempre le fasce più deboli, e dall’indifferenza di una stampa machista.

Ancora ed ancora, dalla notte dei tempi, le donne pagano un interminabile tributo di sangue, un assurdo sacrificio inutile all’ego di certi maschi.

Oggi e sempre ciò che maggiormente addolora le donne e gli uomini consapevoli, è il complice sistema omertoso che nasconde la violenza sulle donne. Oggi più che mai, il 25 Novembre, nella Giornata Internazionale Contro la Violenza Sulle Donne, vogliamo urlare per squarciare il silenzio.

Non sono “fatti privati”, non è vero che “tra moglie e marito non mettere il dito”. Il dito si deve mettere eccome, invece, in tutte quelle situazioni di violenza maschile, prepotenza, esercizio della coercizione, abuso. La donna non è stata fatta per servire l’uomo, non è stata fatta per fungere da sfogatoio, non è stata fatta per essere legata con catene ad una struttura patriarcale.

La donna è fatta per camminare al fianco maschile, unire la propria forza, le proprie capacità alle maschili per il pieno e pacifico sviluppo della società. Vogliamo capirlo o no?

CONOSCO I PASSI

di Nadia Somma
Dedicato alle donne vittime di violenza e ad E. operatrice di un centro antiviolenza che mi insegnò molto sul dolore e la paura e sulla capacità di ascoltare ed accogliere.
Aiuto le donne a scappare, lo faccio da vent’anni. Aiuto le donne a scappare dall’inferno della violenza. I sacchi dell’immondizia adoperati come valigie dove, in fretta, in fretta, stipano alla rinfusa i pochi indumenti che riescono ad afferrare dai cassetti quando in piena notte con la volante sotto casa sono portate via dalla polizia, insieme ai loro bambini, in un riparo occasionale: alberghi, bed and breakfast.

Sacchi di immondizia dove, spesso, ci sono anche vestitini, piccole maglie, pannolini, i documenti, le chiavi,  un peluche, un automobilina, qualche foto, una bambola. Le fughe organizzate di nascosto, i fogli con le denunce, i referti del pronto soccorso, i lividi, così neri e gonfi che non avrei immaginato di vedere, le mani fasciate, le bende sugli occhi, i tagli sulla fronte, i lividi sul collo, i capelli strappati, le ustioni. Le aule del tribunale, le caserme e gli uffici  disadorni dei carabinieri e  della polizia.
Le parole prive di emozione con cui raccontano gli insulti, i pugni, le botte, i calci, le mani addosso, le mani tra le gambe, le denigrazioni continue, le umiliazioni: “puttana, troia, mignotta, scrofa, vacca, pazza, pezza di merda, striscia, t’ammazzo, t’uccido, ti brucio, ti strozzo, ti amo, ti amo ancora, perdonami, perdonami ancora e ancora e ancora, ancora una volta”.
Sedute nelle sale d’attesa del pronto soccorso, in attesa della radiografia, dei referti, del ricovero o sui lettini ginecologici: immobili e con gli occhi sgranati e fissi al soffitto, a cercare si sentire se c’è ancora il tracciato del battito cardiaco del feto, quando i colpi con furia cieca sono arrivati sulla schiena, sulla pancia; su quegli stessi lettini per una visita che accerti uno stupro.
Con le valigie e i bambini in braccio che aspettano un treno in stazione, o con le valigie in mano mentre scendono da un treno. All’aeroporto per mettere distanza tra loro e la violenza. Sedute sulla poltrona davanti a me: silenziose, in lacrime, adirate, offese, spaventate, determinate, realiste, illuse, in bilico tra la libertà e la cronaca di una morte annunciata. In bilico tra la decisione di tornare sui loro passi o andare via, in bilico tra la paura e la speranza che qualcosa cambierà. Incerte mentre si guardano intorno nella casa rifugio che le ospiterà, e anche improvvisamente allegre, ottimiste, piene di speranze e di progetti. Ricordo le loro risate i loro pianti e i loro silenzi. Italiane, inglesi, americane, rumene, russe, marocchine, tunisine, algerine, croate, bulgare, indiane, cingalesi, malgascie, cubane.
Di ogni parte del mondo. Sposate, fidanzate, prostituite, barattate per aver perso al gioco, pedinate, rinchiuse in casa, buttate fuori casa. Perché in vent’anni ne ho incontrate tante. Ne incontrerò ancora, non sono stanca. Sono stata una di loro, una donna in fuga, conosco i passi, i silenzi e le urla improvvisa dell’anima, l’angoscia e la speranza, la paura e il coraggio. Conosco il deserto che sembra infinito, e quella sensazione di essere di vetro. Trasparente come se ti potessero leggere dentro i segni della violenza anche quando non sono visibili sul corpo, fragile come se potessi andare in pezzi da un momento all’altro, con  pensieri che come schegge di vetro esploso, potrebbero schizzare  portandoti via, portandoti altrove la mente per sempre, purchè sia lontano, lontano da quel deserto. Frangibili come fossero di vetro eppure, eppure irriducibili. Eppure forti.
Assetate d’amore, di rispetto, di riguardo, di  riconoscimento, ricongiungimento. E’ tuo marito, è tuo padre, è il migliore amico, è il tuo amante, è il tuo ex, è il tuo compagno di scuola, è tuo fratello, è  il tuo datore di lavoro, è il tuo capo, è il tuo collega, è uno sconosciuto, è il tuo uomo. Ora basta!  Non sono stanca, conosco i loro passi.
Non vivo più in quel deserto e conosco i passi che portano via.

CONOSCO I PASSI da www.zeroviolenzadonne.it

DONNE: D.I.RE., FINANZIARIA STRANGOLA I CENTRI ANTIVIOLENZA

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Riceviamo ed inoltriamo. Che senso ha l’appoggio a chiacchiere di un Ministero per le Pari Opportunità parecchio zoppo e poco paritariamente opportuno che appoggi le iniziative per celebrare l’appello internazionale alla cessazione della violenza sulle donne, se vengono tagliati i fondi per i centri che salvano le donne? Che senso ha dirsi attivi e contrari alla violenza sulle donne se poi ad essere attaccate per prime sono proprio le strutture di accoglienza che aiutano tante donne a mettersi al riparo, a scampare alla loro morte? Che razza di prevenzione sarebbe? Non ci sono i soldi in cassa e quindi si decide di sacrificare la vita delle donne con tante parole di scuse? Noi non ci stiamo. Marciamo per essere la metà della forza economica del Paese, siamo la colonna portante della famiglia, l’unico ammortizzatore sociale che davvero funzioni. Aiutare questo ammortizzatore sociale a sopravvivere dovrebbe essere ovvio e scontato, e invece pare non sia così.

DONNE: D.I.RE., FINANZIARIA STRANGOLA I CENTRI ANTIVIOLENZA
* *(ANSA) - ROMA, 23 NOV -*  I Centri antiviolenza chiudono l'uno
dopo l'altro ''strangolati dai tagli della Finanziaria e
dall'ostilita' degli Enti locali, intanto 19 donne vengono
uccise dai partners o ex partners solo in 26 giorni, tra ottobre
e novembre di quest'anno''. E' quanto denuncia
D.I.RE. (Donne in
rete contro la violenza), l'associazione che raccoglie 58 centri
antiviolenza in Italia, alle soglie della Giornata
Internazionale contro la Violenza alle Donne, che ricorre
giovedi' 25 novembre.
*In una conferenza alla Casa Internazionale delle Donne di Roma,
le rappresentanti dei centri di Palermo, Cosenza, Viterbo,
Pescara, Udine, Messina, Napoli e Roma hanno fornito la propria
testimonianza per lanciare un allarme sull'inadeguatezza
numerica delle strutture di accoglienza rispetto al bisogno
generato dal fenomeno della violenza nel Paese e sull'esistenza
di leggi regionali che non vengono finanziate.* Secondo
D.I.RE.,
infatti, nel 2009 13.587 donne, il 67% delle quali italiane, si
sono rivolte ai centri antiviolenza dell'associazione: il 14,2%
in piu' rispetto al 2008. Nelle strutture che prevedono la
possibilita' di alloggio, sono state ospitate 576 donne e 514
minori, a fronte di una capacita' alloggiativa di 393 posti
letto.
''La realta' del nostro Paese - ha spiegato Concetta Carrano, di
Differenza Donna - e' in contrasto con le indicazioni dell'Onu e
dell'Unione Europea, i cui standard, fissati nel 1999, prevedono
l'esistenza di almeno un centro antiviolenza familiare ogni
10.000 persone e un centro di emergenza ogni 50.000 abitanti''.
Durante la conferenza e' stato sottolineato, inoltre, che i
centri antiviolenza costituiscono un investimento non solo
sociale ma anche economico del Paese, perche' ''una donna
accolta in un centro costa sette volte meno rispetto al caso in
cui viene assistita dai servizi sociali''. ''Esempi virtuosi -
hanno detto le iscritte a Donne in rete - sono i centri di
Differenza Donna nel Lazio, fiore all'occhiello
dell'amministrazione Zingaretti''.
''Sono anni che il ministero ci assicura l'esistenza di un fondo
di 20 milioni di euro - ha concluso Carrano - ma ancora non sono
chiari ne' i tempi ne' i modi di distribuzione''. *(ANSA) ore 13.37
*

giovedì 4 novembre 2010

La criminalizzazione della scelta della donna vale anche se hai 13 anni

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Non è ancor abbastanza lontano il ricordo del caso della bambina brasiliana di 9 anni rimasta incinta di due gemelli perché stuprata del patrigno, convivente della mamma, ed il cui aborto causò l’indignazione del Vaticano al punto da portare alla scomunica dei medici che praticarono l’intervento. Ci sono ancora antiabortisti fanatici che ricordano con sdegno l’episodio, come se, ancora una volta, una bambina stuprata dovesse essere punita per essersi fatta stuprare con una gravidanza ed un parto gemellare e due bambini dovessero essere puniti di uno stupro subito dalla loro casuale madre-bambina, venendo portati alla vita, senza averlo certamente richiesto, in una condizione già abbastanza traumatica da condizionarne l’intero futuro. Insomma, la vita per forza, quando si tratta appena di quella scintilla contenuta in un feto. Improvvisamente, dopo la nascita, la vita viene progressivamente perdendo di valore, soprattutto se si ha avuto la sventura di nascere donne. Non parliamo poi di quanta importanza si abbia per la chiesa se si è vivissimi ma gay, lesbiche, atei o comunisti. Ci si può tranquillamente sacrificare per portare a termine una gravidanza, quindi. Siete cardiopatiche? Un parto significherebbe morte certa? Benissimo! Avrete almeno le prime pagine dei quotidiani vaticanisti e filo vaticanisti tutte per voi ed un provvisorio altarino da martire. Le telecamere dei programmi strappalacrime della tv pomeridiana, tutte per voi. Mai martiri abbastanza per essere sante, però. L’importante è che vi sacrifichiate per un feto, la cui importanza cessa di colpo, al primo doloroso vagito alla prosaica aria terrestre, povero lui. Dovesse incautamente finire nelle mani di alcune strutture per bambini gestite dalla chiesa, si renderebbe molto probabilmente conto di quanto poco valga davvero la sua vita, a volte, in certi ambienti.

Questo articolo ci ha fatto sgranare gli occhi per le imbeccate di furiosa propaganda antiabortista che contiene. Nulla da obiettare sulla scelta di quella che è poco più che una bambina. Immaginiamo che il figlio ricadrà sulle spalle della nonna, correa d’essere figlia di Eva. Un bimbo è una gioia, sì, ma è anche un impegno per la vita e, di questi tempi, un investimento economico non alla portata di tutti. Davvero molto coraggioso. Non sappiamo quanto ammirevole. Avere un figlio, a quanto pare, per la chiesa non è un atto di responsabilità, una scelta da ponderare e portare avanti nella sicurezza che si potrà assicurargli un futuro sereno e stabile. Per la chiesa, avere un figlio è un atto di devozione cieca ad un dogma. Immaginiamo che la ragazzina in questione non sarà vista con l’ammirazione completa che avrebbe ricevuto se fosse anche stata in grado di concepire per opera e virtù dello spirito santo. Un peccato. Sarebbe stata ancora più lodevole e l’articolo immensamente più melenso.

Chiariamo che non critichiamo la scelta della ragazzina, anzi. Se hanno valutato tutti i pro ed i contro e sono sicuri di potere garantire uno sviluppo equilibrato a questo bambino, ben venga. Ma è odioso lasciar passare il messaggio che un’altra ragazzina che nelle stesse condizioni decida di abortire verrà, invece, considerata niente di meno che un’assassina. è già più che odioso ed irrispettoso parlare di qualsiasi donna che scelga l’aborto come di una criminale assassina, figurarsi se ad essere così colpevolizzata è una poco più che bambina.

I neonati non sono bambolotti. Le madri non sono incubatrici da potere usare il prima possibile. La scelta individuale è sacrosanta. Esiste una cosa nella bibbia che si chiama “libero arbitrio”. Dov’è finito, nel tempo? Dov’è finito il libero arbitrio per le donne? Lo hanno perso offrendo la famosa mela ad Adamo? Strano, poiché proprio quello pareva fosse il primo esercizio di libero arbitrio consegnato nelle mani dell’umanità biblica.

Insomma, lei sì che è coraggiosa ed è una santa. Pare, anzi, quasi avere riacquistato la famosa verginità e purezza obbligatoria, in virtù della scelta di essere madre. Invece, ragazzina tredicenne che verrai portata ad abortire da genitori complici e committenti di omicidio, vergognati e sprofonda. Non solo sei una poco di buono che ha gettato via la sua verginità (il valore più prezioso per una donna insieme all’utero ed alla dote) ma sei anche una peccatrice mortale e siamo sicuri che, per di più, hai anche usato il preservativo e ti si è rotto. Ben ti sta. La prossima volta impari e fai senza, così il papa è un po’ più contento.

Mamma a 13 anni: per la Chiesa

è un esempio contro l'aborto

Ischia, elogio dei due ragazzi. Il sindaco:staremo
loro vicino. È festa grande su tutta l'isola

NAPOLI - Entusiasmo, tanto entusiasmo, nonostante non sia un evento così abituale quello di diventare genitori a tredici e diciassette anni. E questo è già un buon inizio: ma adesso subentra un altro sentimento, la voglia cioè di tornare lontano dai riflettori. Ma per la baby mamma di Ischia di appena 13 anni, il fidanzato di 17 ed i genitori dei giovani fidanzatini non è certo un’impresa facile. La notizia della nascita della piccola Noemi ha destato scalpore e alla porta dei baby genitori hanno già bussato decine di programmi delle tv nazionali. E così il primario del reparto di ginecologia di Ischia, Attilio Conte, dinanzi al cronista si trincera dietro un laconico «no comment» mentre Pasquale e Loreta, genitori della neo mamma, hanno cominciato a restare lontani da un telefono che fino a ieri mattina ha squillato più del centralino dei vigili del fuoco dopo i consueti allagamenti che spesso imperversano sull’isola verde. Rotocalchi televisivi e talk show si sono letteralmente scatenati per strappare un’intervista, qualche immagine o anche una semplice foto: ma fino a questo momento dall’altra parte della barricata hanno risposto picche. Don Carlo Candido, parroco della Chiesa di San Giuseppe della Croce, patrono dell’isola, elogia ed invia incondizionato sostegno sia alla madre che ai genitori dei due: «La loro è stata una scelta esemplare, che voglio rimarcare in maniera ulteriore perché figlia di una profonda fede cristiana. La vita è sacra, e credo che la vicenda di Ischia pur con tutte le incongruenze del caso possa servire da esempio a chi troppo spesso ricorre alla pratica dell’aborto. Ecco, mi auguro che la decisione della nostra giovanissima concittadina ed i sacrifici che sosterrà per crescere la piccola Noemi possano servire non soltanto a lei per maturare e crescere precorrendo i tempi, ma essere spunto di riflessione per tante persone che anche in circostanze meno problematiche dimenticano il valore dell’esistenza». Una posizione sposata dal vescovo Strofaldi e dalla Curia napoletana. Sulla vicenda torna a parlare anche il sindaco di Forio Franco Regine: «L’analisi dell’accaduto evidenzia che siamo in presenza di due famiglie oneste e laboriose - spiega - dunque il disagio e tutti gli annessi e connessi non c’entrano assolutamente nulla. Il comune sarà vicino ai due ragazzi e presto spero di poter andare a trovare Noemi, appena i riflettori su questa storia si spegneranno». L’impressione, però, è che il primo cittadino dovrà attendere ancora un bel po’.

Gaetano Ferrandino
04 novembre 2010

Mamma a 13 anni: per la Chiesa è un esempio contro l'aborto - Corriere del Mezzogiorno

martedì 2 novembre 2010

Usare la morte di una ragazzina per i propri scopi personali e per togliere alle donne ogni difesa

immese_avvoltoiA questa gente non importa nulla di Sarah Scazzi, questo appare ovvio. Purtroppo questa ragazzina dal triste destino è però un ottimo “cavallo di Troia”, un argomento che attira l’attenzione e al bordo del quale far salire, attraverso ragionamenti così assurdi che nessuno sarà in grado di capirli ma che molti daranno per buoni, altre idee che si cerca di propinare per il conseguimento di altri scopi. Non faremo finta di non notare che smantellare consultori e centri antiviolenza per affidarli a strutture di privati è un boccone ghiotto per chi ne volesse approfittare. Non faremo finta di non sapere che il dichiarato antifemminismo di dette associazioni private potrebbe eventualmente soddisfare anche i  più o meno reconditi desideri di vendetta di alcuni individui.

I centri antiviolenza sono l’ultimo rifugio per donne in pericolo di vita. Chiuderli sarà una dichiarazione di netto menefreghismo di fronte alla morte delle donne per mano maschile. Se poi questo tentativo di fare danno alle strutture antiviolenza è sostenuto da chi non fa mistero di negare il concetto di “femminicidio” e di “violenza sulle donne” e da chi fa di tutto per impedire la conduzione di campagne di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, non c’è null’altro da capire: stanno facendo di tutto per toglierci ogni possibilità di autodifesa.

  1. Contestano la legge sullo stalking.
  2. Invocano la chiusura dei centri antiviolenza.
  3. Istigano nettamente all’odio contro le donne che difendono i diritti femminili.
  4. Contestano le statistiche sulla violenza, sostenendo addirittura che il nostro sia un Paese tra i più sicuri.
  5. Contestano il concetto di femminicidio e di omicidio di genere e negano che sia un fenomeno.
  6. Accusano chi sensibilizza contro la violenza sulle donne di avere, in realtà, lo scopo di diffamare l’intero genere maschile. Questa accusa serve a screditare gli attivisti antiviolenza.
  7. Contestano le campagne antiviolenza anche nei modi.
  8. Cercano con ogni mezzo di mettere a tacere gli attivisti della difesa della donna su Internet.
  9. Sostengono che le donne debbano imparare ad accettare, sopportare, piegarsi e non denunciare.
  10. Sostengono che le denunce per violenze siano quasi tutti falsi.
  11. Affermano che la vittima sia sempre responsabile o corresponsabile dell’atto omicida che essa stessa ha subito.

C’è qualcuno al quale non sia ancora chiaro che l’interesse di certe persone è di schiavizzare le donne più di quanto non siano già sottomesse e subalterne?

E questo è, se possibile, ancora più odioso perché commesso prendendo palesemente in giro gli utenti della rete e dei social network attraverso notizie rimaneggiate, ragionamenti artefatti e spam su pagine alle quali la gente si iscrive in totale buona fede, ed è ancora più odioso perché si attua usando la morte di una ragazzina, nonostante non ci sia ancora alcuna certezza neppure su assassini e moventi. Una ragazzina che, se fosse cresciuta in un mondo come quello che stanno cercando di costruire certe persone, avrebbe potuto finire nelle mani di un compagno violento e senza più alcun modo né diritto per sfuggirgli.

Date un’occhiata all’imponente opera di spam alla quale è sottoposta la sola Facebook. E non è che un assaggio:

 http://img811.imageshack.us/img811/175/collagetagliato.jpg

Il cacciatore di femministe. Ancora persecuzione alle donne su Facebook!

C’è una comunità in rete il cui scopo vitale sembra essere la persecuzione delle femministe o di qualsiasi donna si batta per i diritti delle proprie simili. Il fenomeno è a noi ben noto per averlo troppo frequentemente incontrato, anche se solo in virtuale. Qualcuno sembra svegliarsi la mattina con l’idea di importunare donne nei loro blogs, nei loro profili facebook, nelle loro pagine e nei loro gruppi sui social networks. Qualcuno con monomaniacale pervicacia continua imperterrito ad ottenere la censura delle idee altrui ed a diffondere disinformazione ed odio contro l’intero genere femminile. Qualcuno appare votatosi a perseguitare donne solo perché non la pensano come lui o perché rappresentano la sua sconfitta umana. Qualcuno appare perso in una guerra folle che ha costretto numerose ragazze e donne a coalizzarsi per semplice autodifesa del diritto al pensiero, alla parola, alla dignità, al rispetto.

Questo qualcuno sembra averne fatta un’altra delle sue:  l’amministratrice di una pagina realmente dalla parte delle donne, ovvero Donne Ultraviolette, si è trovata estromessa dalla gestione della stessa. La pagina è stata invasa da un profilo falso, ad imitazione dell’autentico profilo amministrativo, che posta i soliti contenuti misogini. L’ennesima spazio per le donne finito con l’essere appestato dai soliti, ripetitivi, prevedibili attivisti della misoginia, imbarcati nella jihad dei più sfigati tra i maschilisti.

Per maggiore precisione:

-La pagina “rubata” è questa : http://www.facebook.com/pages/Donne-ultraviolette/135455783154971#!/pages/Donne-ultraviolette/135455783154971

-Il profilo falso che l’ha invasa è questo: http://www.facebook.com/profile.php?id=100001766353347

mercoledì 27 ottobre 2010

Ancora fanatismo e persecuzione misogina. La Jihad maschilista

Il fenomeno d’istigazione all’odio contro le donne, messo in atto da soggetti che hanno invaso la rete ed i social network, è di proporzioni devastanti. Sono stati aperti dalle stesse mani circa 260 pagine (e svariati gruppi) solo su Facebook. Al più presto forniremo un elenco di queste pagine. Gli stessi soggetti girano con decine e decine di profili falsi, per lo più femminili, a supporto delle loro pagine ed all’attacco delle pagine gestite da uomini e donne autenticamente contro la violenza. Lo scopo dei travestimenti è di fingere che esistano donne che vedono la vita con l’occhio del fanatico misogino, ovvero in maniera insana persino per un maschilista piuttosto agguerrito.

C’è tutta la pericolosità del ricatto, nelle loro parole, che noi denunciamo qui.

La settimana scorsa, la nostra pagina è stata oggetto costante di attacchi da parte di uno di questi signori ed alcuni suoi amici. In particolare uno di questi, bannato per tre o quattro volte consecutive con profili creati a suo stesso nome, è ritornato di seguito nella stessa sera una dozzina di volte e nei giorni successivi di continuo, costantemente convinto di potersi infiltrare senza destare sospetto, non rendendosi conto degli errori grossolani che commette e del fatto che le sue parole siano più che riconoscibili.

Nonostante costoro siano stati ufficialmente diffidati decine e decine di volte dal molestarci, continuano imperterriti al punto da indurci a prendere in considerazione anche la diffida legale. Non è più tollerabile questa molestia continua.

Dopo qualche giorno di pace, riecco il più affezionato dei nostri persecutori colto a spacciare sulla nostra pagina lo stesso concetto perverso, malato e dannoso.

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Il suo discorso “controcorrente” è sempre lo stesso: ricatto, minaccia sottile, colpevolizzazione delle vittime, diffusione di percezioni errate, giustificazione della violenza.

Non importa che meno del 15% dei femminicidi avvenga in occasione di liti per il divorzio e che la maggioranza dei casi non implichi affatto affido di figli e spartizione dei beni. Per lui, che fa parte di quelli interessati a far passare la legge sul “condiviso forzato”, esistono unicamente queste motivazioni qui. Ai suoi occhi non esistono i numerosissimi casi di ex fidanzatini, ex compagni, mariti d’età matura con figli adulti, insomma, tutti quei casi ( e sono la maggioranza) in cui gli uomini uccidono per punire la volontà femminile di abbandonarli, in preda all’alcol, all’emulazione, al desiderio di punire uno “sgarro” e vendicare un eccessivo amor proprio, in preda a disturbi narcisistici della personalità, ad ossessioni paranoidi e gelosie immotivate.

Ancora una volta, costui cita i kamikaze, parla di eserciti di “uomini maschi” pronti a versare sangue (il proprio e quello altrui). Ancora una volta giustifica chi uccide per il POSSESSO della casa e dei figli (anch’essi privati d’ogni diritto decisionale), come se fosse normale. Ancora una volta scarica la responsabilità della violenza su noi donne che lottiamo per sensibilizzare e restituire dignità alle vittime. Lui vive a sua volta come violenza, infatti, il fatto che gente come noi gridi con chiarezza che uccidere per l’oggettivazione della prole, uccidere per la casa, così come uccidere per non voler lasciare ad una donna la libertà di rifarsi una vita, sono abomini d’immonda meschinità e nessuna utilità e vanno fatti cessare.

Ancora una volta parla dei diritti delle donne come “spinte drasticamente libertarie”, ovvero noi vogliamo troppa libertà. Dobbiamo sacrificarci. Sacrificarci in casa, se abbiamo mariti traditori o violenti. Tenerci le botte e lasciarci uccidere, perché se tentiamo di riprenderci la nostra vita veniamo massacrate lo stesso ed i nostri assassini troveranno individui come questo, pronti a difenderli massivamente, colonizzando la rete con siti su siti, colonizzando social networks, forums e Wikipedia allo scopo di creare una realtà parallela distorta . Pronti a giustificare le violenze ed ad istigare all’odio verso le vittime e chi difende le vittime.

Ecco tutti i precedenti. Invasioni in privato, deliri in pubblico.

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Anche Femminismo a Sud riporta contenuti analoghi qui: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/07/11/kamikaze-che-non-hanno-pi-niente-da-perdere/

Vocazione al martirio, giustificazione della violenza maschile vista come “rivolta degli schiavi”, la ridicola divisione degli uomini in “uomini maschi” e “uomini femmine” (una terminologia familiare ai siti ed ai movimenti neomaschilisti) che ha lo scopo ricattatorio di agire sull’orgoglio maschile degli uomini che sono contrari alla violenza di genere sulle donne, onde ricondurli dalla loro parte ed alimentare realmente una guerra tra i sessi. Finte donne che ripetono le stesse frasi, gli stessi concetti ripetuti in maniera ossessiva e patologica (senza alcuna vergogna a dichiarare la presenza dei loro bambini mentre i padri, travestiti da fotomodelle, invocano la jihad maschilista). Una pericolosissima deresponsabilizzazione della violenza maschile che può armare mani pronte a colpire e non sappiamo quanti degli assassini che quasi quotidianamente, ormai, versano sangue femminile, possano essere  stati influenzati da queste parole, vista la diffusione massiva delle pagine e dei siti che spargono simili concetti.

Ricordiamo, per l’ennesima volta, che queste persone stanno violando diverse leggi del codice penale e che alcuni di questi reati sono perseguibili d’ufficio.

Questi sono gli stessi soggetti che negano i dati statistici sulla violenza maschile, clonano pagine femministe, diffamano e violano la privacy, le pagine pubbliche e persino gli accounts privati delle femministe, accusano le campagne contro la violenza sulle donne di essere solo “propaganda misandrica” e vorrebbero la chiusura dei centri antiviolenza, quindi la condanna a morte delle donne in pericolo. Soggetti che stanno cercando di impedire in tutti i modi l’autodifesa femminile e fare del vero e proprio terrorismo. Ci sembra incredibile tanto odio, soprattutto ci sembra incredibile che chi foraggia in qualche modo individui simili, non ne prenda le distanze.

Ci sembra incredibile che ancora non sia chiaro a tutti chi sono i veri estremisti carichi di odio di genere.

Abbiamo più volte trattato il problema nei seguenti posts:

Mentre si aspetta di lapidare Sakineh in Iran, si inizia a lapidarla in Italia

Facebook, il regno dei violenti ai quali la legge lega le mani nella realtà

Clonata la nostra pagina Facebook!

I maschilisti in guerra attribuiscono alle femministe i loro stessi difetti

Lo stalking come atto eroico per il bene sociale dei violenti- clonato anche il nostro blog!

Le donne che informano sulla violenza delle donne vanno terrorizzate ed incriminate una ad una

Quando mancano gli argomenti ci si appiglia alle parole. E ci si sbaglia!

Il falsario che odia le donne- ennesimo feroce clone diffamatorio dei soliti truffatori facebook

Se denunci la violenza sulle donne, sei una criminale. Si chiama logica capovolta

Alleviamo i futuri figli dell'ignoranza e della disinformazione

A proposito di sciacalli

I negazionisti della violenza sulle donne, una costante mediatica

Sfruttatrici mantenute- Disinformazione misogina! Alè!

Come cresce magicamente una pagina-bufala (attenti agli imbrogli su Facebook!)

Perché quella pagina si chiama No Alla Violenza Sulle Donne-

lunedì 25 ottobre 2010

"Io, assalita dai volontari per la vita mentre andavo in clinica a abortire" - Torino - Repubblica.it

Stiamo assistendo ai tentativi sempre più sfacciati di sottrarre alle donne i diritti ottenuti con le battaglie dei decenni passati, di riportarle ad epoche oscure in cui un aborto si poteva pagare con la vita della donna stessa. Per un feto, una vita appena formata, la vita di una donna adulta passa in secondo piano. Anche questo, allora, è omicidio. Anche questo è femminicidio. Ha il coraggio, chi tenta di smantellare le strutture pubbliche per affidarle nelle mani di associazioni che agiscono in preda all’ottusità del fanatismo religioso o alla sete di denaro (purtroppo, se non ve ne siete ancora accorti, questi sono i primi segni dello smantellamento della sanità pubblica in favore di quella privata), di assumersi la responsabilità di ripiombare indietro alla clandestinità, con tutti i suoi rischi?
Il fatto che queste associazioni e le istituzioni che fanno loro strada facciano finta di non riconoscere che la legalizzazione dell’aborto ha contribuito alla diminuzione degli aborti stessi nonché limitato notevolmente il numero di decessi femminili e di infanticidi post partum, è seriamente preoccupante.
Ricordo che negli Stati Uniti simile fanatismo ha portato ad uccidere medici abortisti.
Favorire la vita di un feto per privare della vita individui già nati, formati, presenti, con i loro affetti, le loro responsabilità e magari altri bambini nati o da far nascere in futuro?
Quale considerazione per l’autonomia delle scelte di una donna adulta, che vivrà comunque il dramma della sua dolorosa decisione per la vita intera?
Firmiamo per salvare i consultori della regione Lazio, il laicismo delle istituzioni pubbliche, la libertà decisionale delle donne. Firmiamo contro la proposta di legge Tarzia che affiderebbe in consultori nelle mani del Movimento Per la Vita.
Petizione qui : http://www.petizionionline.it/petizione/salviamo-i-consultori-della-regione-lazio-dalla-proposta-di-riforma-tarzia/1977
Ulteriori informazioni sulla proposta di legge regionale Tarzia qui: http://noviolenzasulledonne.blogspot.com/search/label/Consultori

"Io, assalita dai volontari per la vita mentre andavo in clinica a abortire"

La testimonianza di Maria: "Non fateli entrare in ospedale. C'era anche un uomo in camice che mi ha dato dell'assassina: è stato uno choc".
"Penso tutti i giorni al bimbo mai nato, ma serve più rispetto verso chi fa una simile scelta"

di SARA STRIPPOLI
"Io, assalita dai volontari per la vita  mentre andavo in clinica a abortire"
"Ho abortito con la Ru486. A fine agosto sono andata al Sant'Anna per il controllo. Sul marciapiede di via Ventimiglia mi ha avvicinato una donna che stava volantinando per il Movimento per la vita e ha cominciato a dirmi se sapevo cosa succedeva in quel posto, quale luogo orrendo fosse, un abortificio. Ero lì per un controllo e non ero tranquilla, non avevo certo voglia di stare a sentire, le ho detto che ero in ospedale proprio per un aborto, che per una donna non era certo una scelta facile, che mi lasciasse in pace.
Ovviamente non sapeva che avevo già abortito, mi ha detto che potevano aiutarmi, sostenermi. L'uomo in camice bianco, un infermiere?, che stava dietro di lei e stava distribuendo volantini ha sentito quello che stavo dicendo e ha cominciato ad urlare che eravamo delle assassine, che le donne che abortiscono commettono un omicidio, sono malate di mente. Ho alzato la voce anch'io, gli ho detto che prima di ogni altra considerazione, da uomo non poteva capire cosa poteva provare una donna. Lui ha alzato la voce ancora di più, ha detto che avrei potuto partorire e poi far adottare mio figlio. Ero inorridita, ho tagliato corto e sono entrata. Quando sono uscita ha ricominciato. Un'esperienza sgradevolissima, che non dimenticherò". Parla Maria, 34 anni, impiegata. Ha deciso di raccontare questa storia perché, dice "leggo sui giornali dell'intenzione della Regione di portare in ospedale persone che vogliono convincerti che stai commettendo un omicidio. Sono allibita dall'idea che un uomo come quello, che peraltro portava il camice e diceva di avere tutte le competenze per poter parlare, possa essere uno di quelli che una ragazzina potrebbe trovarsi davanti, magari scambiato per una figura istituzionale. Uno choc".
In quella giornata di agosto in cui è andata al Sant'Anna per quel controllo, Maria ha chiesto ai medici che lavorano nel reparto Ivg, interruzioni di gravidanza, se sapevano cosa accadeva fuori: "Mi hanno confermato che spesso erano lì fuori a volantinare, che cercavano di non mettersi proprio davanti all'ingresso. Poi ho parlato con altre donne che stavano aspettando come me. Una aveva il volantino in mano, un'altra mi diceva che aveva abortito ma era consapevole di aver commesso un peccato. Ho provato una sensazione di angoscia, sono convinta che ogni donna in quelle condizioni scelga e sappia perfettamente che qualsiasi sia la decisione pagherà un prezzo".
Maria non nega di svegliarsi ogni mattina riflettendo su quel bambino che poteva nascere: "Ma non me la sono sentita, sarei stata da sola, non mi sentivo abbastanza forte. Credo però fermamente nella libertà di scelta, tutti gli aiuti possibili e nessun lavaggio del cervello di ispirazione religiosa". L'accoglienza nei consultori è stata ottima, racconta ancora "ho incontrato persone fantastiche con cui ho potuto anche parlare, che mi hanno spiegato in modo molto chiaro tutti gli effetti. Fra l'altro io ho problemi di salute che rappresentavano un rischio nel caso di aborto chirurgico. Per me la Ru486 era l'unica soluzione sicura".
Dopo questa esperienza Maria dice di essersi convinta che semmai è necessaria ancora maggiore attenzione nei confronti delle donne che abortiscono, che lo facciano con la pillola o con la chirurgia: "Credo che non si debba risparmiare sul personale, che semmai ci sarebbe bisogno di un'assistente sociale o di una psicologa, qualcuno che oltre agli aspetti sanitari chiariti molto bene dai medici, possa anche spiegare quali sono i possibili percorsi per una donna madre, gli eventuali sostegni istituzionali, gli aiuti concreti". Anche in ospedale si potrebbe offrire di più: un po' di personale in più per evitare l'eccessiva fretta, locali più adeguati, possibilmente lontani dai reparti dove i bambini nascono: "Penso che sia questa la strada, non certo la presenza inquietante di chi prima di offrirti il suo aiuto prova a convincerti, fra l'altro spesso in malo modo, che stai commettendo un peccato e non una scelta, comunque dolorosa, per la tua vita".


(25 ottobre 2010)
"Io, assalita dai volontari per la vita mentre andavo in clinica a abortire" - Torino - Repubblica.it

domenica 24 ottobre 2010

Presidio di donne: no ai vigili censori| UDI Napoli

 

Appuntamento a Castellammare di Stabia
Lunedì 25 -Ore16,30 Palazzo Farnese (piazza Giovanni XXIII)
presidio di donne: no ai vigili censori


Il Sindaco Luigi Bobbio e la sua Giunta presentano in aula il nuovo regolamento di polizia urbana.
Tra le competenze da affidare ai vigili, è prevista nel nuovo regolamento quella del controllo dell'abbigliamento delle cittadine.

Insieme alla scacciacani e al fischietto, avranno in dotazione, il centimetro scacciasvergognate?
Quello che pare uno scherzo, la solita battuta da smentire il giorno dopo, è invece l'ultima trovata della politica.
E' così! Questo produce la politica: mentre le donne sono uccise e nessuno si cura di prevenire che una prossima donna sia vittima, mentre la terra è ferita dall'affarismo sui rifiuti, mentre le poche donne occupate perdono il lavoro, mentre la prevenzione delle gravidanze a rischio, in Campania, è passata dalla gratuità ai 50 euro per prestazione specialistica,
E' così che i politici stabiesi al potere, si comportano con la cosa pubblica: con l'occhio puntato al favore di altri capi, la  trasformano in luogo di velleità misogine.
Non si fa mai nulla per nulla! Il sindaco deve aver pensato che sollevare un polverone su minigonne e scollature, sarebbe stata una nuova diversione sulla completa latitanza del comune nelle competenze "di tutela della salute delle cittadine e dei cittadini", e che la diversione avrebbe poi detto chiaro e tondo "come si fa con le donne".
Gli altri capi hanno infatti risposto, e subito, offrendo un nuovo argomento al sindaco Bobbio: il controllo degli indumenti femminili è un passo verso il decoro pubblico e un passo ancor più decisivo nella prevenzione contro le violenze.
Ancora qualcuno, e non le donne, pensa che così possono essere trattate le brave studentesse, le cittadine consapevoli, le madri coraggiose della Campania. Si deve e si può, secondo alcuni capi politici, religiosi ed alcuni imprenditori; magari per non aggiungere preoccupazioni ad altri capi: quelli che non vogliono impiegare i fondi Europei, ben congrui e già disponibili, per fare un serio contrasto alle violenze sessuate, come il Governatore Caldoro.
Noi non diciamo "cose dell'altro mondo", diciamo che queste sono cose di questo pezzo di mondo, cioè il paese più misogino d'Europa.
Noi siamo donne nate per caso qui, ben coscienti che la terra è di chi la abita, cioè "di" noi con la nostra cultura. La politica, invece, la abita, la terra di tutte, ancora convinta di averne "più proprietà" e di avere proprietà anche sulle donne, come a casa.
Ci saremo mentre il Consiglio discuterà il regolamento per i vigili urbani, e sappiamo che la nostra attenzione farà la differenza. Per il momento, perchè sappiamo che chi si comporta forse a casa come nella Giunta, non lascerà mai perdere. Esattamente come noi, ma noi con le nostre buone ragioni!.


Udi di Napoli
Napoli,23/10/10
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Lettera aperta alle donne di Terzigno, al Sindaco Jervolino, al Ministro Prestigiacomo|UDI Napoli

 

udi303692Nessuna di noi può sentirsi rappresentata da poteri che irresponsabilmente hanno preparato la seconda invasione dei rifiuti in Campania.

La forza di opporre gesti responsabili alla cultura del buttare altrove ferendo la terra, è sommersa da prepotenze che, stentiamo a credere, sono guidate da ordini Istituzionali.

I gesti che compiamo e che compiono la maggioranza delle donne anche a Terzigno, sono quelli che mettono loro e noi dalla stessa parte: dalla parte della terra e del Vesuvio, patrimonio dell’umanità ed icona non retorica della nostra città.

Le cittadine e i cittadini lo dicono, da quando si era in tempo, prima della seconda invasione dei rifiuti, che non sono possibili miracoli senza l’impiego delle risorse. Le cittadine e i cittadini dicono da sempre e mentre si è ancora in tempo, che chi vuol fare la cosa giusta non può farlo guardando al tornaconto politico e affaristico immediato. Dopo un intero anno di inattività della Provincia di Napoli, proprietaria degli impianti di smaltimento, ognuno ha accumulato i suoi ritardi, colpevoli ed artefici dello sconforto nel quale è stata trasformata la lotta di coloro che vogliono salvare una terra, che è la terra.

Ci rivolgiamo a tutti coloro che ne hanno responsabilità, sostenute dal coraggio delle donne di Terzigno, e a tutti i cittadini che, a dispetto del tradimento subìto,  esprimono ragione ed insegnamento verso chi, pur disponendo dei poteri, non dimostra di avere né ragione né previdenza.

Porre fine a guasti più che trentennali, non è facile, ma cominciare subito si può.

Quando parliamo di guasti trentennali siamo consapevoli di rompere il silenzio sui costi pagati dalla Campania per lo “sviluppo di tutto il paese”, anche e soprattutto di quella parte da cui i capi ci guardano con sufficienza. Siamo pronte a pagare ancora, ma sappiamo di farlo per tutto il Paese.

Pagare le cose giuste, non per scavare, che non ha più, se mai ne ha avuto, senso: non vogliamo che sia preparata la terza e irreparabile invasione dei rifiuti per le strade Italiane.

La nostra terra scoppia, e la principale accusata di oggi, Napoli, deve imitare i nostri gesti responsabili.

E ci rivolgiamo al nostro Sindaco: da donna dovrà fare ad ogni costo l’atto che le compete e che la pone nella condizione di battersi per l’affermazione di un sistema civile e moderno nello smaltimento dei rifiuti.

Questo sistema, il ciclo integrato, prevede la separazione, il riuso, la riduzione a monte e la distruzione della parte residuale.

Subito coi mezzi che sono le nostre mani, con la nostra attività politica, per il giorno di domani 22 ottobre, continueremo a sostenere chiunque vada in quella direzione.

Invitiamo un’altra donne , il Ministro per l’ambiente, a rivedere concretamente la sua decisione che la pone in netta contrapposizione alla Commissione Europea che, in tempo utile, ha avvertito chi invece ha scelto l’immobilismo, sui rischi dell’apertura della discarica sul Vesuvio (patrimonio dell’Umanità), aperta oggi con prepotenza, indicando gli obblighi per l’attuazione del ciclo consumo-rifiuti sostenibile.

Concludiamo chiedendoci quando verranno quantificati i costi delle inadempienze, di oggi, seguite dalle prepotenze, di oggi, e delle aggressioni di oggi ai cittadini. Ci chiediamo quando quei costi verranno confrontati con quelli delle soluzioni ragionevoli attuabili da subito.

Noi vogliamo che domani 22 ottobre il Sindaco e il Ministro facciano i loro gesti responsabili , come noi che, non cedendo alla disperazione, compiamo i nostri.

Facciano i loro gesti contro la malafede e gli errori degli altri e dei loro uffici, li facciano cominciando da sé e singolarmente. Noi scegliamo di non subire l'attesa del miracolo.

Napoli 21/10/10

La Camera delle Donne

(UDI di Napoli, Arcidonna Napoli, Associazione Maddalena, Donnesudonne, Donne in nero NA, Associazione Febe, Giuriste Democratiche, Associazione Karabà. Coop. Eva, Associazione Salute donna, Udi di Portici, Self, Donne Medico, Associazione Pimentel, Comitato 194)

Le bufale anti-donna.5- La passera predatoria,gli alimenti. I miti dell’avaro padre indegno.1

image20Questa è la lettera di un figlio. Uno di quei figli che sono accuratamente scomparsi dai racconti strappalacrime dell’armata internettiana dei padri separati: un figlio abbandonato dal padre ad una madre per una esigua somma di denaro. Altro che le leggende sui mantenimenti miliardari per figli negati e le leggi femministe a tutela di befane succhiasoldi!
Anche questa lettera è stata da noi rinvenuta per caso su un sito al di sopra di ogni sospetto, ovvero sul  blog dell’avvocato Tiziano Solignani. Non un femminista e non sappiamo quale sia la sua collocazione nella moderna guerra tra i sessi alimentata da alcune associazioni, giacché pare del tutto impegnato a svolgere semplicemente il proprio mestiere.

Si possono chiedere gli arretrati del mantenimento?

Sono un ragazzo di 35 anni i miei genitori si sono separati nel 1979 e divorziati nel 1996 mio padre diede a mia madre una liquidazione di tredicimilioni di lire con clausula che piu nulla gli era dovuto. io finita la scuola media inferiore andai subito a lavorare per poter affrontare le difficoltà economiche famigliari visto che mia madre essendo malata e operata di due tumori non poteva lavorare, ma con sacrifici e amore e sempre riuscita a farmi crescere nei migliori dei modi. Mio padre ora in pensione si è risposato ha un figlio che circa dovrebbe avere 27 anni, nei miei confronti in tutti questi anni fin dalla nascita non e mai stato presente sia economicamente sia affettivamente nemmeno gli auguri di compleanno e comprensibile capire tutte le difficoltà che ho passato da adolescente, ora mi ritrovo disoccupato dopo quasi 20 anni di lavoro e con mia madre da accudire che percepisce una pensione minima, chiaramente il mio cuore mi dice che devo riuscire a fare il possibile per lei ma purtroppo economicamente non riesco a mantenerla e non riesco a mantenere me stesso. Potrebbe sembrare cattiva la mia domanda ma spero che sia comprensibile e cioè non posso chiedere a mio padre i danni morali e/o esistenziali per non avermi mai dato nemmeno un mantenimento da minorenne e chiedere gli arretrati di tutti questi anni?
Il diritto al mantenimento è imprescrittibile, ma secondo i giudici le rate mensili si prescrivono in 5 anni. Forse si può chiedere il risarcimento del danno per non aver mai effettuato visite o frequentato il figlio, che secondo i giudici è anche un dovere e non solo un diritto del padre separato, nei confronti dell’altro genitore e del figlio. Ci sono pronunzie su quest’ultimo punto, di cui parlo anche nel mio libro.
Prima di procedere, naturalmente, fai una valutazione di convenienza e fattibilità del recupero, perchè se tuo padre non ha sostanze aggredibili è inutile munirsi di un titolo.
22/09/2010 di Tiziano Solignani

Il chiodo più battuto dalla parte malsana del movimento per i padri è questo tristissimo luogo comune da bar. Assai praticato dai manovratori che sanno bene di conoscere i più bassi istinti di una nutrita percentuale di vittimisti, cresciuti senza il metro per rapportare se stessi al mondo circostante, quindi incapaci di riconoscersi colpe o responsabilità. Psichiatri e psicanalisti hanno fondato manuali interi sul risultato che un ego ipertrofizzato e deresponsabilizzato sin dall’infanzia conduca ad esemplari adulti convinti di meritare di più, di meritare, soprattutto, status symbol con i quali trionfare nell’asfissiante competizione maschile che viene spacciata per “capacità di fare squadra”. Altre spiegazioni non ci sono perché esemplari di “passera predatoria” sono rinvenibili solo all’interno dell’irreale tipologia di “strafiga stupida”, ovvero, senza generalizzare (perché non è nostra abitudine, noi siamo quelle abituate ad analizzare i particolari, per predisposizione antropologica), all’interno della tipologia della “aspirante velina/modella/soubrette/attricetta in cerca di calciatore e/o impresario/produttore/politicante”, ovvero un articolo plasmato proprio dalle mani maschili, approfittando di un’apertura che ha consentito la distorsione del concetto di “liberazione sessuale”.
La volontà che leggiamo chiaramente dietro la diffusione delle favolette sulle arrampicatrici sociali è mistificatoria, vittimistica e vendicativa allo scopo di marchiare l’intero genere femminile con un pregiudizio che non era valido neppure quando esisteva la “dote”, senza la quale, è notorio, alcuna donna poteva aspirare al matrimonio. Tutto questo serve a creare consenso intorno a leggi che hanno solo lo scopo di evitare la giustizia sociale, il sostegno al coniuge indigente e persino il risparmio massimo possibile sugli alimenti per quei figli il cui amore va forzato con sindromi false come la PAS ma per i quali meno di spende e meglio è.
La vita quotidiana reale e media, quella mollata a casa dai mariti da bar e da stadio e non abbellita dalla fantasia che fa diventare un pesciolino di mezzo chilo una carpa da otto chili e mezzo nei racconti dei pescatori davanti agli amici, offre tutt’altri esempi: donne che prestano denaro a compagni in difficoltà, amici o amanti approfittatori; donne che perdono la testa per “l’eroe sfortunato” o che davanti ad un poeta squattrinato alla Marius della tradizione letteraria romantica, si sentono altrettante Cosetta; donne che lavorano e conservano la propria indipendenza; donne che si arrangiano in mille lavoretti in nero, dalla sartoria alla produzione domestica di torte e biscotti per aiutare la famigliola a sbarcare il lunario; donne che dopo il divorzio non vedono una lira né un euro ed inseguono telefonicamente ex mariti e padri datisi alla macchia, eccetera, eccetera.
Insomma, quando l’età mentale tra le due controparti diverge, diverge anche la tendenza a raccontare una realtà favolistica e vittimistica che obnubili un quotidiano assai meno poetico e leggendario. Soprattutto, quando si comunica tra individui di pari maturità e realismo, spariscono quelli che sono solo STEREOTIPI.

Manuale di autodifesa dalla PAS| Dott. Andrea Mazzeo

 Più si delinea chiaramente anche all’opinione pubblica italiana, ancora inconsapevole davanti alla novità importata dagli USA, che la PAS è fondamentalmente uno strumento di tortura a favore dei pedofili, più diventano sospetti i tentativi di chi difende una sindrome immaginaria tanto deleteria. Un serio terapeuta dovrebbe seriamente temere la macchia che la difesa di tale aberrazione ascientifica è in grado di lasciare sulla sua reputazione. A questo proposito, ecco l’ultimo intervento dello psichiatra Andrea Mazzeo ai fini di una segnalazione all’ordine dei terapeuti che dovessero incautamente prestarsi alla diagnosi, non trattandosi di una malattia scientificamente riconosciuta.
Da conservare, da utilizzare in caso di necessità, da diffondere.

 

MANUALE DI AUTODIFESA DALLA PAS

Una buona idea che viene dalla Spagna.

   nopas2 In Spagna un  medico o uno psicologo che faccia la diagnosi di questa malattia inesistente può essere denunciato al rispettivo Ordine Professionale. Penso che sia un buon sistema per far cominciare a ragionare quei colleghi che continuano ad imperversare con diagnosi di malattie inventate.
    Sia il Codice Deontologico dei Medici sia quello degli Psicologi hanno norme che prescrivono ai rispettivi iscritti di attenersi alle conoscenze scientifiche correnti; non sono vincolanti, è vero, per cui è probabile che i primi esposti vengano archiviati; ma se arriva una pioggia di esposti a diversi Ordini Professionali forse qualcuno comincerà a preoccuparsi, e qualche sapientino di troppo ci penserà una decina di volte prima di sparare cazzate.
    L’esposto non è una denuncia ma solo una segnalazione ad un Ordine Professionale; ho chiesto un parere legale e non si corrono rischi di denuncia per calunnia o diffamazione; deciderà l’Ordine se procedere nei confronti del professionista o archiviare l’esposto.
    Per parte mia ho già segnalato questi comportamenti antiscientifici sia all'ordine dei Medici sia a quello degli Psicologi, nazionali.
    Questo il Codice Deontologico dei Medici:
    Art. 1 - 1° comma - Il Codice di Deontologia Medica contiene principi e regole che il medico-chirurgo e l'odontoiatra, iscritti agli albi professionali dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, di seguito indicati con il termine di medico, devono osservare nell'esercizio della professione.
    Art. 2 - 1° comma - L'inosservanza dei precetti, degli obblighi e dei divieti fissati dal presente Codice di Deontologia Medica e ogni azione od omissione, comunque disdicevoli al decoro o al corretto esercizio della professione, sono punibili dalle Commissioni disciplinari con le sanzioni previste dalla legge.
    Art. 4 - 2° comma - Il medico nell’esercizio della professione deve attenersi alle conoscenze scientifiche ...
    Questo il Codice Deontologico degli Psicologi:
    Articolo 1 - 1° comma - Le regole del presente Codice deontologico sono vincolanti per tutti gli iscritti all’Albo degli psicologi.    Lo psicologo è tenuto alla loro conoscenza, e l’ignoranza delle medesime non esime dalla responsabilità disciplinare.
    Articolo 3 - Ultimo comma - Lo psicologo è responsabile dei propri atti professionali e delle loro prevedibili dirette conseguenze.
    Articolo 5 - 1° comma - Lo psicologo è tenuto a mantenere un livello adeguato di preparazione professionale e ad aggiornarsi nella propria disciplina.
    Fin qui quello che ho individuato io come possibili violazioni dei rispettivi Codici Deontologici; per opportuna conoscenza possono essere reperiti ai seguenti indirizzi:
Medici: http://portale.fnomceo.it/PortaleFnomceo/showVoceMenu.2puntOT?id=5
Psicologi: http://www.psy.it/codice_deontologico.html
    Per comodità riporto anche gli indirizzi dei rispettivi Ordini Professionali:
    Ordini dei Medici: sono organizzati per Provincia
AGRIGENTO - Via Picone n.8 - CAP 92100
ALESSANDRIA - Corso F. Cavallotti n.15 - CAP 15100
ANCONA - Via M. Buonarroti n.1 - CAP 60125
AOSTA - Corso Lancieri n.5 - CAP 11100
AREZZO - Viale Giotto n.134 - CAP 52100
ASCOLI PICENO - Piazza Matteotti n.12 - CAP 63100
ASTI - Via Goito n.12 - CAP 14100
AVELLINO - Via Circumvallazione n.101 - CAP 83100
BARI - Via G. Capruzzi n.184 - CAP 70126
BELLUNO - Viale Europa n.34- CAP 32100
BENEVENTO - Viale Mellusi n.168 - CAP 82100
BERGAMO - Via G. Manzù n.25- CAP 24122
BIELLA - Via Malta n.3 - CAP 13900
BOLOGNA - Via Giovanna Zaccherini Alvisi n.4 - CAP 40138
BOLZANO - Via Alessandro Volta n.3/4 - CAP 39100
BRESCIA - Via Lamarmora n.167- CAP 25124
BRINDISI - Viale P. Togliatti n.42 - CAP 72100
CAGLIARI - Via Dei Carroz, 14 - CAP 09131
CALTANISSETTA - Via E. Medi n.1 - (C. P. 215) - CAP 93100
CAMPOBASSO - Corso G. Mazzini n.129 - CAP 86100
CASERTA - Parco Gabriella Lotto B - Sc. F - CAP 81100
CATANIA - Lungomare Ruggero Di Lauria n.81 - CAP 95127
CATANZARO - Via L. Settembrini n.8 - CAP 88100
CHIETI - Via Spezioli n.56 sc. L - CAP 66100
COMO - Via M. Masia n.30 - CAP 22100
COSENZA - Corso D' Italia n.44 - CAP 87100
CREMONA - Via Palestro n.66 - CAP 26100
CROTONE - Viale Regina Margherita 5 - CAP 88900
CUNEO - Via Mameli n.4 bis - CAP 12100
ENNA - Via Leonardo da Vinci n.7 - CAP 94100
FERMO - Corso Cavour n.71 - CAP 63023
FERRARA - Piazza Sacrati n.11 - CAP 44100
FIRENZE - Via G. C. Vanini n.15 - CAP 50129
FOGGIA - Via V. Acquaviva n.48 - CAP 71100
FORLI'-CESENA - Viale D. Bolognesi n.19 - CAP 47100
FROSINONE - Via Fosse Ardeatine n.101 - CAP 03100
GENOVA - Piazza Della Vittoria n.12/4 - CAP 16121
GORIZIA - Via Brigata Casale n.19 scala B - CAP 34170
GROSSETO - Via Papa Giovanni XXIII n.37 - c/o centro comm. "Di Gorarella" - CAP 58100
IMPERIA - Via Cascione n.7 - CAP 18100
ISERNIA - Via Pio la Torre n.28/30 - CAP86170
L'AQUILA - Via XX Settembre n.10 CAP 67100
LA SPEZIA - Via Vittorio Veneto n.165 - CAP 19100
LATINA - Piazza Celli n.4 - CAP 04100
LECCE - Via N. Sauro n.31 CAP 73100
LECCO - C.so Martiri della Liberazione n.86 CAP 23900
LIVORNO - Via Michon n.8 - CAP 57126
LODI - Via della Codignola n.27 - CAP 26900
LUCCA - Via Guinigi n.40 - CAP 55100
MACERATA - Via Famiglia Palmieri, n.6/12
MANTOVA - Via Pomponazzo n.50 - CAP 46100
MASSA CARRARA - Via Cucchiari n.8 - CAP 54033
MATERA - Via Roma n.71 - CAP 75100
MESSINA - Via Bergamo Is.47/A - CAP 98123
MILANO - Via Lanzone n.31 - CAP 20123
MODENA - Piazzale Boschetti n.8 - CAP 41121
MONZA E BRIANZA - Via Passerini n.6 - CAP 20052 Monza
NAPOLI - Piazza Torretta n.9 - CAP 80122
NOVARA - Via Torelli n.31/A - CAP 28100
NUORO - Via Gramsci n.59 - CAP 08100
ORISTANO - Via Canalis n.11 - Cap 09170
PADOVA - Via S. Prosdocimo n.6/8 - CAP 35139
PALERMO - Via Rosario da Partanna n.22 - CAP 90146
PARMA - Borgo Al Collegio Maria Luigia n.17 - 43100
PAVIA - Via Ludovico il Moro n.31 - CAP 27100
PERUGIA - Via Settevalli n.131 - CAP 06129
PESARO - URBINO - Galleria Roma - scala D - CAP 61100
PESCARA - Via dei Sabini n.102 - CAP 65127
PIACENZA - Via S. Marco n.27 - CAP 29100
PISA - Via Battelli n.5 - CAP 56127
PISTOIA - Viale Adua, n.172 - C A P 51100
PORDENONE - Viale Grigoletti n.14 - CAP 33170
POTENZA - Via IV Novembre n.46 CAP 85100
PRATO - Via Viareggio n.10- CAP 59100
RAGUSA - Via G. Nicastro, n.50 - CAP 97100
RAVENNA - Via A. De Gasperi n.19 - CAP 48121
REGGIO CALABRIA - Via Sant'Anna II Tronco - Località SpiritoSanto - CAP 89128
REGGIO EMILIA - Via Dalmazia n.101 - CAP 42100
RIETI - Via Viscardi n.l6 - CAP 02100
RIMINI - Via Flaminia n.185/B - "Complesso L.B.Alberti" - CAP 47900
ROMA - Via G.B. De Rossi n.9 - CAP 00161
ROVIGO - Via Silvestri n.6 - CAP 45100
SALERNO - Via SS. Martiri Salernitani n.31 - CAP 84123
SASSARI - Via Cavour n.71 - CAP 07100
SAVONA - Via S.Lorenzo n.3/6 - CAP 17100
SIENA - Piazza Fabio Bargagli Petrucci n.18
SIRACUSA - Corso Gelone n.l03 - CAP 96100
SONDRIO - Via Trento n.68 - CAP 23100
TARANTO - Via Crispi n.107 - C.A.P. 74100
TERAMO - Via Brigiotti n.12 sc. A - CAP 64100
TERNI - Via D. Bramante, 3/D - CAP 05100
TORINO - Via Caboto n.35 - CAP 10129
TRAPANI - Via Riccardo Passeneto n.69 - CAP 91100
TRENTO - Via Valentina Zambra n.16 - CAP 38100
TREVISO - Via Risorgimento n.11 - CAP 31100
TRIESTE - Piazza Goldoni n.10 - CAP 34122
UDINE - Viale A. Diaz n.30 - CAP 33100
VARESE - Viale Milano n.27 - CAP 21100
VENEZIA - Via Mestrina n.86 Mestre - CAP 30172
VERBANO CUSIO OSSOLA - Piazza Aldo Moro n.5 CAP 28921 Verbania
VERCELLI - Corso Magenta n.1 - CAP 13100
VERONA - Via San Paolo n.16 - CAP 37129
VIBO VALENTIA - Via Nino Bixio n.2 - CAP 89900
VICENZA - Via Paolo Lioy n.13 - CAP 36100
VITERBO - Via Genova n.48 - CAP 01100
      Ordini degli Psicologi: sono organizzati per Regione
VAL D'AOSTA: Via Vevey n 19/a - 11100 - AOSTA
PIEMONTE: Via S. Quintino, 44-46 - 10121 - TORINO
LOMBARDIA: Corso Buenos Aires, 75 - 20124 - MILANO
LIGURIA: Via XX Settembre 37/5 - 16121 - GENOVA
VENETO: Via D. Manin, 4 - 30174 - MESTRE (VE)
FRIULI: Piazza N. Tommaseo n.2 - 34121 - TRIESTE
TRENTINO: Via San Pietro, 62 - 38122 - TRENTO
ALTO ADIGE: Cesare Battisti 1/A Straße - 39100 - BOZEN
EMILIA ROMAGNA: Strada Maggiore, 24 - 40125 BOLOGNA
TOSCANA: Via Panciatichi, 38/5 (Firenze Nova) - 50127 - FIRENZE
MARCHE: Corso Stamira 29 - 60122 ANCONA
UMBRIA: Via Campo di Marte, 6/b – 06124 - PERUGIA
LAZIO: Via Flaminia, 79 - 00196 - ROMA
ABRUZZI: Via Eusanio Stella 17 - 67100 - L'AQUILA
MOLISE: Via Cardarelli, 23 - 86100 CAMPOBASSO
CAMPANIA: Piazzetta Matilde Serao 7 - 80132 - NAPOLI
BASILICATA: Via della Chimica, 61 - 85100 POTENZA
PUGLIA: Via F.lli Sorrentino, 6 - 70126 - BARI
CALABRIA: Via F. Acri, 81 - 88100 CATANZARO
SICILIA: Viale Francesco Scaduto, 10/b - 90144 - PALERMO
SARDEGNA: Via S. Sonnino 33 - 09125 - CAGLIARI
    Credo sia consigliabile inviare l'esposto sia all'ordine locale (provinciale per i Medici e Regionale per gli Psicologi) sia, per conoscenza, anche ai rispettivi Ordini Nazionali; credo anche sia opportuno inviarlo per raccomandata.
    Questi gli indirizzi degli Ordini Nazionali:
- Per i Medici: FNOMCeO - Piazza Cola di Rienzo 80/A - 00192 Roma
- Per gli Psicologi: Consiglio Nazionale Ordine Psicologi - Piazzale di Porta Pia, 121 – 00198 Roma
    L'esposto potrebbe essere composto secondo questo schema:
    SCHEMA DI ESPOSTO ALLORDINE DEI MEDICI
    Al Presidente    dell'Ordine dei Medici di ....
    p. c. Al Presidente Nazionale della FNOMCeO (o dell'ordine degli Psicologi)
    Il/la sottocritto/a .............................................    segnala alla SV che il Dr ........................... nello svolgimento della perizia per affidamento di minori, effettuata il ................ nel procedimento pendente presso il Tribunale dei Minori di ...................., ha formulato la diagnosi di sindrome di alienazione genitoriale nei confronti del minore (o dei minori) e del sottoscritto genitore.    Poiché tale presunta malattia non esiste nelle classificazioni scientifiche internazionali (DSM ed ICD) si segnala a codesto spett.le Ordine Professionale quanto sopra qualora ravvisi nel comportamento del Dr ................... summenzionato profili di violazione del Codice Deontologico professionale, nello specifico degli Artt. 1, 1° comma; 2, 1° comma e 4, 2° comma.
    Chiede di venire informato/a dell'esito del presente esposto.
    SCHEMA DI ESPOSTO ALL’ORDINE DEGLI PSICOLOGI
    Al Presidente    dell'Ordine degli Psicologi della Regione ...
    p. c. Al Presidente Nazionale dell'ordine degli Psicologi
    Il/la sottocritto/a .............................................    segnala alla SV che il Dr ........................... nello svolgimento della perizia per affidamento di minori, effettuata il ................ nel procedimento pendente presso il Tribunale dei Minori di ...................., ha formulato la diagnosi di sindrome di alienazione genitoriale nei confronti del minore (o dei minori) e del sottoscritto genitore.    Poiché tale presunta malattia non esiste nelle classificazioni scientifiche internazionali (DSM ed ICD) si segnala a codesto spett.le Ordine Professionale quanto sopra qualora ravvisi nel comportamento del Dr ................... summenzionato profili di violazione del Codice Deontologico professionale, nello specifico degli Artt. 1, 1° comma; 3, ultimo comma e 5, 1° comma).
    Chiede di venire informato/a dell'esito del presente esposto.
pubblicata da Andrea Mazzeo il giorno giovedì 21 ottobre 2010 alle ore 0.14
Fonte: http://www.facebook.com/note.php?note_id=454610702759