Eh sì, anche i carabinieri, ogni tanto, uccidono le proprie compagne o ex compagne.
Purtroppo, lo ripetiamo sempre, la violenza maschile è trasversale, non conosce razza, ceti, religioni, perché misoginia e concetto di uomo-padrone sono diffusi più o meno omogenamente in tutto il mondo.
È accaduto anche ieri. Speriamo non accada più.
Facciamo un salto indietro fino ad un femminicidio risalente ad agosto 2010.
Fabrizio Bruzzone, carabiniere quarantenne, uccide a coltellate la moglie, Mara Basso, trentottenne e fugge in moto.
http://www.liberoquotidiano.it/news/467717/Raptus-di-follia-a-Genova-Carabinieri-uccide-la-moglie-a-coltellate.html
In che modo viene presentata la notizia laddove si mira a danneggiare l’intero genere femminile?
Così:
Eh sì, le ipotesi sono solo due: o l’Italia è un Paese di assassini, oppure alcune donne riescono a far perdere la testa anche ad un carabiniere.
Siccome la prima ipotesi è assurda, la seconda è quella suggerita come autentica, quindi Mara Basso deve, secondo le tesi del commentatore, essere riuscita a far perdere la testa persino al marito carabiniere, giacché i carabinieri sono, per convenzione, una categoria incapace di scatti d’ira incontrollati o violenza ingiustificata, evidentemente.
Ergo, dev’essere violenza giustificata e la signora se l’è cercata, ha provocato ed ha meritato la morte.
Pochi giorni dopo il femminicidio, il marito delirante (non si sa ancora se autenticamente malato o se si tratti di un atteggiamento studiato) parlava dell’assassino in terza persona e della moglie come “il pilastro portante della mia vita”, quindi tanto insopportabile la signora non doveva essere.