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martedì 7 febbraio 2012

Gli uomini che uccidono mogli e figli hanno un profilo comune

Le statistiche dell’ Ami (Associazione Matrimonialisti Italiani) sostengono che dal 1970 al 2008 si siano consumati 378 infanticidi, con la media di circa 9,9 all’anno. Gli autori degli infanticidi (da zero a sei anni) sono nel 90% dei casi le madri. Dal 2001 al 2008 vi sono stati 58 infanticidi commessi dalle madri, non certo le cifre gonfiate che vengono offerte in giro dagli associati a movimenti anti-donna.
Quindi 58 infanticidi in 7 anni, ovvero 8,28 infanticidi all’anno.
Mediamente, ogni anno in Italia nascono circa 500 mila bambini.
Se ne vengono uccisi dalle madri 8,28 all’anno, il rischio effettivo che una madre possa togliere la vita al proprio piccolo è, per fortuna, dello 0,00165%.
Le motivazioni di tali infanticidi risiedono in gravidanze indesiderate, gravidanze frutto di stupri e incesto, gravidanze tenute nascoste per questioni culturali e religiose (quindi per vergogna, per timore della condanna da parte del proprio gruppo sociale), infanticidi da depressione post partum, infanticidi da disturbo della personalità o da malattia psichiatrica, come la schizofrenia.
Eppure anche un solo caso desta un clamore mondiale perché a tutti è odioso concepire un simile tradimento di esserini completamente dipendenti da chi dovrebbe amarli.
Passata la fase critica per l’organismo e la mente femminile, sono gli uomini a detenere il primato per l’assassinio dei figli.
I padri nel 90% dei casi uccidono i figli quando essi sono nella fase preadolescenziale (da 7 a 12 anni).
La maggioranza degli infanticidi avviene nel Nord Italia(48,9%) mentre nel centro (24,3%), Sud (17,8%) ed isole (12%). Le vittime degli infanticidi sono per lo più di sesso femminile (56,3%) e ricordiamo che ogni anno in Italia nascono dai 104 ai 108 maschietti ogni 100 femminucce, quindi le bambine sono numericamente inferiori.


Nell’ 80% dei casi i minori sono uccisi in via preterintenzionale a causa delle forti percosse ricevute dai genitori.
Secondo lo studio americano commissionato dal Dipartimento di Giustizia statunitense, un terzo degli omicidi intrafamiliari sul territorio americano avverrebbe per mano femminile. I due terzi, quindi, per mano maschile.
E si sta parlando, comunque, di una nazione meno arretrata della nostra sul piano della differenza di genere e del tradizionalismo patriarcale.
Secondo lo stesso studio, sul totale degli infanticidi, più del 50% è commesso dalle madri. Se ne ricava che quasi la metà degli infanticidi è commessa da padri.
Per mano quasi esclusivamente maschile, invece, avvengono le stragi familiari.
Il profilo del padre/marito/compagno assassino è comune, ovvero maschio caucasico tra i 30 ed i 40 anni.
Le motivazioni, come vediamo dalla lista riportata nell’articolo, vedono soprattutto una fusione di alterazioni della personalità (in larga parte, casi di narcisismo patologico) alimentate, mescolate o generate da motivazioni culturali (possesso, convinzione di essere il fulcro della famiglia, potere, rivalità, vendetta sulla donna, invidia verso i propri figli, addirittura motivazioni economiche).
Con questo post sfatiamo una delle argomentazioni distrattive dei trolls del neomaschilismo italiano, che davanti al numero di donne uccise ogni anno dalla violenza maschile (mediamente dalle 120 alle 150 all’anno, in particolar modo dal 2006 ad oggi), non rispondono mai nel merito ma tentano di deviare ed eludere il confronto enunciando fantasiose statistiche sugli infanticidi al femminile, omettendo intenzionalmente di ricordare gli infanticidi al maschile (che pure vengono continuamente giustificati).
E vogliamo parlare del senso di sollievo che la maggior parte degli assassini avrebbe ammesso?

MATTHIAS SCHEPP: "Le ho uccise" - PADRI CHE UCCIDONO FIGLI - PERCHE'?

Scritto da Sonya Sabbatino

"Le ho uccise - Le bambine riposano in pace, non hanno sofferto. Non le rivedrai più"

Le gemelline Schepp

Le gemelline Schepp

Queste le parole strazianti contenute nelle ultime due lettere che Matthias Schepp ha spedito, prima di suicidarsi, alla moglie.
Un annuncio atroce, che confermerebbe l'ipotesi più triste: il folle gesto di un padre che ha ucciso le figlie (le gemelline Livia ed Alessia) prima di togliersi la vita gettandosi sotto un treno.
La psicologia forense americana ormai da molto tempo analizza casi di padri che uccidono figli e mogli cercando di stilare un profilo in grado di spiegare il perchè un padre possa arrivare a tanto.

Le statistiche del Dipartimento di Giustizia suggeriscono che approssimativamente un terzo degli omicidi intrafamiliari sono compiuti da donne e che più del 50% delle uccisioni dei figli da parte di un genitore sono compiuti dalla madre. Tuttavia, nei casi in cui viene sterminata un’intera famiglia, i padri sono in testa alla classifica, e figli adolescenti li seguono.

Gillian Flaccus riferisce che nella scorsa decade, si è verificata una media di 50 familicidi all’anno negli Stati Uniti. In Fatal Families, il legale e psicologo forense Charles Patrick Ewing dedicò un capitolo al familicidio, e in particolare alla descrizione di casi in cui i padri avevano sterminato le proprie famiglie con violenza.

Nonostante la differenza riscontrata nei casi descritti,  può essere individuato un profilo comune negli uomini che hanno ucciso mogli e figli.
La maggior parte sono di razza caucasica tra i 30 e 40 anni che rispondono male a situazioni di stress e che vedono la propria famiglia come una loro appendice ovvero l’estensione di sè stessi.
Di solito fanno uso di armi da fuoco o coltelli di cui erano in possesso. Spesso sono depressi o in preda all’effetto di qualche sostanza. 
Vengono sempre decritti come estremamente controllanti e in parte dipendenti dall’immagine che si sono costruiti della propria famiglia, credendo di essere le uniche persone in grado di soddisfare i bisogni dei propri familiari.

Ewing suggerisce una serie di motivazioni alla base del familicidio come hanno fatto anche  il Dr. Herbert Stream in Our Wish to Kill e Christine Jackman in "When Dads Get Deadly".
Congiuntamente, annoverano le seguenti ragioni sul perchè i padri compiano omicidi familiari:

  • Perdere il controllo su ciò che riguarda la famiglia/ panico da impotenza o senso di perdita di potere
  • Vedere solo circostanze avverse nella propria vita/senso di disperazione/frustrazione
  • Sentirsi sopraffatti ed incapaci di permettere alla propria famiglia di vivere mentre loro stanno morendo
  • Vedere la morte come un sacrificio necessario
  • Credere che i figli non possano vivere senza di loro
  • Vendetta contro la moglie dalla quale si sono separati o volontà di dare loro una lezione
  • Dolore e senso di afflizione per aver perso la propria famiglia dopo un divorzio
  • Intensa/esagerata necessità di infliggere una punizione
  • Possessività /convinzione di averne diritto-titolo/senso di proprietà
  • Psicosi
  • Senso di arricchimento personale
  • Proiettare l’odio che hanno verso sè stessi sui figli
  • Uccidere i testimoni di abusi
  • Un omicidio congiunto con la madre – per eliminare la famiglia
  • Senso di compassione/pena verso la famiglia
  • Senso di dovere/responsabilità verso la famiglia
  • Gelosia nei confronti dei figli che si stanno coinvolgendo in rapporti con altre persone
  • Difficoltà ad adeguarsi a ruolo di genitore
  • Un lunga storia di abusi familiari che semplicemente proseguono
  • L’idea che i figli debbano soddisfare ai bisogni dei genitori

J. Reid Meloy, uno psicologo forense e autore di The Psychopathic Mind e di Violent Attachments, afferma che questi crimini accadano come risultato di un accumulo di rabbia, frustrazione e intensa pianificazione, che mettono a repentaglio il già fragile senso di sè del padre.
Loro non sono in grado di tollerare l’umiliazione e il fallimento in modo lucido. Non trovando modo per alleviare lo stress accumulato, fanno crescere questo stato di annebbiamento fino a farlo esplodere nella violenza.  La famiglia è in genere l’obiettivo più semplice e non ha difese contro lo scoppio di rabbia.
Una volta fatto, spesso tonano in uno stato di equilibrio e se non si suicidano,  si sentono il più delle volte sollevati. Possiamo assistere a questo tipo di comportamenti nell’ambito di contesti e scenari diversi e per ragioni diverse, e sembra che tutti questi casi siano simili: uomini che non sono in grado di gestire e tollerare lo stress e che non si ritireranno dal mondo da soli.

Fonte:

http://www.trutv.com/library/crime/criminal_mind/psychology/fathers_who_kill/3.html

MATTHIAS SCHEPP: "Le ho uccise" - PADRI CHE UCCIDONO FIGLI - PERCHE'? | Area Clinica | Parliamo di: | Iwatson Blog

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