Il Natale e la fine dell’anno inevitabilmente ci portano a stilare un bilancio del tempo speso negli scorsi 365 giorni, o giù di lì, ci ritroviamo anche noi, quindi, a guardarci indietro e soppesare la strada percorsa, i risultati ottenuti.
Fino a pochi mesi fa eravamo un gruppo di giovani donne che si occupavano delle proprie esistenze. Eravamo già sensibili alla questione femminile, alle tematiche antiviolenza. Qualcuna di più, qualcuna di meno, eravamo tutte coinvolte a vario titolo in attività di volontariato e attivismo civico.
Complice i social forum, le nostre vite hanno avuto una piccola ma significativa svolta. Ci siamo incontrate, accomunate dallo stesso tipo di sensibilità per i diritti delle donne, per le problematiche di lotta al sessismo, al maschilismo, alla visione patriarcale che impone un solo modo di vedere le cose, un sesso dominante e tutte le declinazioni dei principali sessi sottoposte a discriminazione feroce. Siamo diventate amiche, ci siamo scontrate, ci siamo ritrovate, ci siamo affiatate o abbiamo semplicemente imparato a convivere per uno scopo comune. Abbiamo trascinato sulla nostra strada i nostri amici, compagni, mariti, fratelli, ci siamo confrontate con gli uomini contrari al maschilismo, quelli che alcune di noi chiamano “disertori” in quanto disertano una visione imposta e fascistoide di vita che miete vittime anche tra gli uomini eterosessuali stessi.
Ci siamo sensibilizzate, armate di pazienza, arguzia, competenza, memoria, preparazione per rispondere a tono al gravissimo e preoccupante fenomeno dell’affermazione dei movimenti neomaschilisti. Abbiamo subito molestie, persecuzioni, i nostri nomi sono stati infangati, i nostri profili facebook cancellati, clonati, le nostre pagine chiuse a furia di segnalazioni, clonate da soggetti disturbati e grondanti odio misogino.
Abbiamo tenuto il conto di ogni vittima, abbiamo registrato i modi in cui ogni donna è stata uccisa. Abbiamo tenuto il conto, per quanto possibile, di ogni donna molestata, violentata, percossa. Abbiamo tentato di restituire loro la dignità di una identità, la memoria, il nome, la faccia, una storia, onde evitare che rimanessero solo cifre in una statistica sterile e sottovalutata.
Abbiamo gridato tutta la nostra indignazione, siamo scese in piazza, abbiamo sorretto striscioni e fiaccole e scritto fiumi di parole.
Siamo ancora qui, nonostante i nostri impegni privati, le nostre vite, le nostre famiglie ed i nostri lavori. Siamo ancora qui, tentando di mantenerci degnamente in piedi al di là dei ruoli imposti, cercando di essere compagne, mogli, madri, lavoratrici, studiose ed anche tutto il resto, tutto ciò che fa di noi degli esseri umani completi, non smembrati, non etichettati, non consegnati all’aridità di un ruolo preconfezionato.
Siamo ancora qui, abbastanza soddisfatte di avere trovato il modo per porre le basi di un cambiamento sociale che possa portare a distruggere l’idea di possesso di una donna, di un corpo, di una serva, di un eterno surrogato della mamma, non libera di ricominciare la propria vita senza rischiarla per mano di un compagno irrisolto, immaturo, possessivo, debole, incapace di lasciare andare.
Personalmente, dalla vita ho imparato quella che credo sia la più grande lezione di tutte: non c’è nulla di difficile come il sapere lasciare andare. Quale conquista maggiore che il sapere rinunciare sportivamente, accettare una privazione che non è necessariamente una sconfitta e non ci qualifica negativamente come esseri umani in sé e per sé? Cari uomini ( e anche qualche donna) se volete davvero sentirvi grandi e superiori, imparate a lasciare la porta aperta, a non costruire gabbie intorno ad usignoli la cui vicinanza vale di più in ragione della libertà di scelta. Imparate a lasciare andare, a non vedere il vostro mondo finire con l’uscita dalla vostra vita di una donna. Imparate che essere lasciati non è un abbandono e non è uno “sgarro” da punire. è solo una scelta che può derivare da considerazioni soggettivissime e che possono anche non necessariamente sminuire, togliere pregio ad una personalità.
Se questo è il bilancio di qualche mese di attivismo, cosa potrebbe mai essere arrivare a cambiare un modo di pensare? Arrivare a diffondere l’idea che davvero il bene più prezioso per tutti è la libertà e che è talmente prezioso da portare ad un guadagno non solo quando la si prende ma addirittura quando la si dà. La libertà ci lascia godere della sua nobiltà quando la elargiamo generosamente. Siamo tanto più vincenti quanto meno forziamo chi ci vive intorno a continuare a viverci intorno. Siamo tanto più vincenti quanto più siamo liberamente scelti e scelti ancora. Siamo tanto più vincenti quando impariamo a perdonare, ad essere magnanimi, a concepire il valore altrui come complementare al nostro e mai un furto o un attentato al nostro pregio.
Questi sono i nostri propositi per l’anno nuovo: cambiare la società. Non pretendiamo di riuscirci in un colpo solo ma immaginate che mondo meraviglioso sarebbe senza più gabbie, guinzagli, senza privazioni, senza sottomessi e dominanti, senza la schiavitù di dover dimostrare di valere più degli altri sottomettendo una donna? Immaginate niente più porte metaforiche da serrare con chiavistelli e lucchetti, niente più senso di sconfitta, perché quando un amore non funziona non è una sconfitta ma un guadagno averlo capito per tempo.
Insomma, siamo ambiziose e testarde e chiediamo l’aiuto di tutti per condurre l’intera società ad una crescita, ad una maturazione che potrebbe avere come primo risultato la sconfitta della sottomissione della donna e di qualunque altro individuo considerato socialmente inferiore.
Che ne dite, ci darete una mano? Ci daremo una mano?
Auguri di buon Natale e felice 2011 a tutti voi!
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