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sabato 6 agosto 2011

Piuttosto che divorziare, ti ammazzo

Il copione è questo: lei manifesta l'intenzione di separarsi, lui fa due calcoli rapidi e le spara un colpo alla nuca nel sonno, poi va a consegnarsi ai carabinieri portandosi dietro l'agguerrito avvocato e sostiene di non essere stato lucido quando ha sparato il colpo ma, anzi, di averlo fatto mentre era stranamente ed improvvisamente incapace di intendere e volere.

http://torino.repubblica.it/cronaca/2011/08/06/news/uccide_la_moglie-20095798/?ref=HREC2-2

"VAUDA CANAVESE

Uccide la moglie e si consegna

"Ho sognato che le sparavo"

Salvatore Scaldone, 51 anni, ha confessato al pm l'omicidio compiuto la scorsa notte nella loro abitazione. "Quando mi sono svegliato l'ho vista morta". Era stato lo stesso uomo a chiamare i carabinieri

"Ho sognato che mi stava tradendo e ho sparato. Poi mi sono svegliato e l'ho vista morta". Così Salvatore Scaldone, 51 anni, ha confessato l'omicidio della moglie, Mariella Gili Vinardi, di 46 anni, compiuto la scorsa notte nella loro abitazione a Vauda Canavese (Torino).

La confessione è stata fatta al pm, Marco Sanini, che ha ascoltato Scaldone subito dopo l'arresto da parte dei carabinieri, chiamati dallo stesso Scaldone. Nell'interrogatorio, l'uomo era assistito dal suo legale, l'avvocato Mauro Bianchetti. Nonostante la sua versione dei fatti, a Scaldone il pm contesta il reato di omicidio volontario con l'aggravante della premeditazione.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, Scaldone è rientrato in casa e ha trovato la moglie addormentata nel letto e le ha sparato un unico colpo di pistola alla testa, chiamando subito dopo i militari. Quando i due figli della coppia, entrambi adulti, sono rincasati (pochi minuti prima dell'arrivo dei Carabinieri), lo hanno trovato in stato di agitazione e hanno avvisato i nonni materni che abitano al piano superiore della villetta bifamiliare di Vauda Canavese, dove è avvenuto il delitto.

Dalle prime indagini è emerso che la coppia era in crisi da tempo e che la moglie Mariella aveva manifestato l'intenzione di separarsi."

 

Ora confrontiamo i fatti con quanto leggiamo sui forum maschilisti:

 

 

e confrontiamolo anche con alcuni articoli che riportano le dichiarazioni di Salvatore Parolisi e alludono al fatto che certi mariti ammazzerebbero le mogli perché ci sono leggi giudicate "ingiuste" dagli stessi assassini, dai suddetti maschilisti e da chi scrive post come questo:

http://mobbing-genitoriale.blogspot.com/2011/07/il-caporale-parolisi-ed-il-suo-imbuto.html

dove prima si preannuncia che non si intende deresponsabilizzare il presunto assassino e poi si cerca di dargli dei validi motivi per l’assassinio di sua moglie da ricercare in presunte ingiustizie nelle leggi sul divorzio e presunti atteggiamenti umilianti della suddetta nei suoi confronti.

Poi ripensiamo agli episodi in cui lavoratori extracomunitari chiedevano gli stipendi arretrati ai loro datori di lavoro e sono stati uccisi da questi. Ripensiamo a quanto queste notizie ci hanno indignati. Ripensiamo a com'era la condizione della donna quando non esisteva il divorzio ma solo la possibilità per l'uomo di ripudiare la moglie ed esisteva il delitto d'onore (parliamo solo di prima del 1981 in Italia).Pensiamo a cosa significhi per una donna il matrimonio, a quanto lavoro comporti fare da cameriera, amante, autista, cuoca, incubatrice, nutrice, educatrice, badante per anziani, infermiera, eccetera eccetera. Come dobbiamo vedere gli individui che pensano che sia più facile ammazzare la coniuge, farsi passare per pazzi piuttosto che, eventualmente ( e neppure sempre perché gli alimenti si danno solo in caso uno dei due contraenti dimostri di non poter badare al proprio sostentamento), pagare gli alimenti?
Ricordiamo che le leggi sul divorzio sono nate proprio per tutelare il consorte ( e non solo la donna ma chiunque dei due sia privo di garanzie economiche) nei propri diritti onde evitare il ripetersi della barbarie medievale del ripudio della moglie che non serve più.

Come mai un matrimonio si deve risolvere in un "o tu o io" per alcuni soggetti piuttosto che in una divisione equa e paritaria di beni e conseguenze, anche e soprattutto se si è stati così stupidi da firmare per la comunione dei beni ma si pretende poi che la donna vada via di casa senza avere nulla, magari a vivere sotto un ponte?

A voi le riflessioni sul fenomeno e su chi alimenta questo fenomeno spargendo disinformazione sul divorzio e sul femminismo, accusandoli di essere la rovina degli uomini.

Quando un uomo poco lucido e poco civile viene tempestato di disinformazione che gli ripete quanto siano ingiuste le leggi che lo costringono a mantenere moglie e figli dopo la separazione e la moglie gli chiede il divorzio, secondo voi cosa fa?

Accusa la società italiana di non favorire l’occupazione e l’indipendenza economica di donne e giovani?
Sbagliato. Questo è il ragionamento che farebbe un uomo consapevole e maturo.

A voi le riflessioni, ricordandovi che ad oggi le donne assassinate in Italia dai propri mariti, ex mariti, compagni, ex compagni, fidanzati, ex fidanzati, spasimanti, eccetera, sono state 89 dall’inizio dell’anno. 142 nel 2009.

martedì 12 aprile 2011

Commettere reati per danneggiare le campagne per le donne

Ci perviene questa segnalazione:

ancora una volta un falso profilo di donna manda messaggi collettivi da falsi gruppi allo scopo di diffamarci e procurarci danno.
Le persone che creano questi profili, gruppi, pagine, blog e siti internet falsi sono sempre le stesse. Nel caso delle pagine Facebook e dei siti internet possiamo averne la certezza, con semplici ricerche che ci riconducono sermpre agli stessi servers, agli stessi ip, alla stessa agenzia di servizi internet appartenente alle stesse persone che risultano già rinviate a giudizio, indagate e querelate per vari reati.

Allora vi ricordiamo che:

1) Usare false identità sui social network è un reato, a maggior ragione se si usano queste false identità per ingannare le persone ( e i reati possono diventare due: sostituzione di persona ed abuso di credulità popolare, ovvero 494c.p., 661 c.p. ) o per ottenere vantaggi personali economici e non ( fino alla truffa, art.640 c.p.).

http://www.giovani.it/computer/news/falso_nome_web_reato.php

2) Etichettare persone con epiteti e titoli dispregiativi è un altro reato: ingiurie (art 599 c.p.).
Il nazifemminismo non esiste e risulta parecchio ridicolo che profili falsi femminili diano ad altre donne delle "donnacce".

3) Infine, il tutto si configura come molestie reiterate (stalking), diffamazione ed istigazione al reato perché indurre la gente a denunciare reati inesistenti equivale ad indurle a commettere il reato di procurato allarme (art 658 c.p.).

Attraverso questa falsa identità femminile, la persona che c’è dietro mira anche a dirottare gli utenti su siti che copiano il nome a tematiche femministe per fare disinformazione e negare l’esistenza della violenza sulle donne, nonché diffamare le campagne contro la violenza sulle donne e tutti gli operatori che vi sono impegnati.

Visto che queste persone hanno già causato moltissimi problemi e danni a persone ed associazioni, con i loro metodi scorretti e fuori legge, vi invito a segnalare i messaggi che vi invieranno.

Elisa Vicenza 12 aprile alle ore 13.55 Rispondi• Segnala

Ci sono delle donnacce (nazifemministe) che stanno cercando di far cancellare genete dalla mia pagina che è questa http://www.facebook.com/noviolenzadonne

Contattano e diffamano. Ne abbiamo denunciate gia' diverse ma queste non mollano.

Unica possibilita' è che TU mi aiuti a far giarare questo appello. Magari copiando e incollando in qualche messaggio a piu' utenti...

Ti pregoooooooooo! Ne ho bisogno!!!

Il testo è il seguente

--------------------------

SE VIENI CONTATTATO/A DA QUALCUNO CHE CERCA DI CONVINCERTI AD ABBANDONARE QUESTA PAGINA ( http://www.facebook.com/noviolenzadonne )

FAI ATTENZIONE A QUEL CHE TI DICE. Se ti propone la lettura e/o il racconto di FATTI e/o EPISODI lesivi dell'onore degli amministratori di questa pagina, questa PERSONA è con tutta probabilita' un DELINQUENTE che criminosamente sta cercando di D...IFFAMARE. La diffamazione è perseguita a querela della persona offesa.

COSTITUENDO QUESTO COMPORTAMENTO UN ILLECITO PENALE ti preghiamo di segnalarlo alla nostra mail staff@noviolenzasulledonne.info e/o al piu' vicino POSTO di POLIZIA.

Rimaniamo a disposizione per ogni e qualsiasi chiarimento.

Grazie

Ti invitiamo anche a visitare la pagina ufficiale circa la lotta alla violenza sulle donne su FB

http://www.violenzadigenere.it/gender_news/2011/04/07/facebook-contro-la-violenza-sulle-donne/ “

ElisaVicenzadettaglio

elisavicenzamessaggio12aprile2011

Questo è il testo del messaggio. Ricordiamo che queste stesse persone hanno causato la chiusura di pagine reali contro la violenza sulle donne e pagine femministe, profili reali di utenti reali in un’assurda caccia alle streghe che va avanti da oltre un anno allo scopo di boicottare le campagne per la difesa della vita e dei diritti delle donne.

Gli appelli sono arrivati dai seguenti gruppi:

-http://www.facebook.com/group.php?gid=154822596199

-http://www.facebook.com/group.php?gid=50721026913

-http://www.facebook.com/group.php?gid=50721026913

-http://www.facebook.com/group.php?gid=80606471131

-http://www.facebook.com/group.php?gid=55061676586

-http://www.facebook.com/group.php?gid=125356527488129

-http://www.facebook.com/group.php?gid=256145372479

E da molti altri gruppi e pagine. Come leggerete, alcuni di questi gruppi e pagine hanno nomi fasulli che servono ad attirare iscritti come specchietti per allodole, come “Io amo fare l’amore e tu?”. Altri gruppi servono a diffondere la menzogna che le femministe o il Ministero delle Pari Opportunità siano contrari alla bigenitorialità. Non ci cascate. I soggetti sono sempre gli stessi, la documentazione su questi individui è molto ampia. L’illecito penale, anzi, GLI ILLECITI, li stanno commettendo loro, così come sono da sempre loro a contattare gli utenti chiedendo loro di segnalarci o di abbandonare le nostre pagine. Questo comportamento è già stato denunciato e provato.

Aggiornamento!
osservate questa foto

rosyakaelisaed

E con questa abbiamo la prova finale che chi ci ha boicottate fin da quando abbiamo aperto la nostra pagina, chiedendo addirittura alla gente di segnalarci, adducendo motivi inventati, è la stessa persona che con un profilo falso che prima si chiamava Rosy Tirinnanzi ed ora si chiama Elisa Vicenza, spamma su gruppi e pagine contro di noi.
Anche i profili che non abbiamo oscurato sono profili falsi. Dopo un po’ cambiano foto e nome ma gli id utenti restano gli stessi che noi abbiamo salvato.
Quei profili femminili falsi servono anche a cliccare il gradimento delle notizie e commentare facendo credere che moltissime altre donne la pensino come chi amministra la pagina che ci perseguita.
Uno stratagemma patetico. Allo stesso modo, la stessa persona ha finto che queste donne inesistenti fossero sue collaboratrici.

Per ulteriori conferme leggete anche:

-http://noviolenzasulledonne.blogspot.com/2010/11/il-cacciatore-di-femministe-ancora.html

-http://noviolenzasulledonne.blogspot.com/2010/10/ancora-fanatismo-e-persecuzione.html

-http://noviolenzasulledonne.blogspot.com/2010/10/come-cresce-magicamente-una-pagina.html

domenica 10 aprile 2011

Così i maschilisti tentarono di boicottare la manifestazione del 13 Febbraio 2011

Allibita, mi imbatto in questo testo. Evidentemente, un tentativo disperato di trattenere il maggior numero possibile di uomini  dal partecipare a quella che il fanatico terrore di un gruppo di squinternati deve avere immaginato essere non una manifestazione per chiedere la dignità delle donne, calpestata dalle azioni e dalle parole di un Presidente del Consiglio che non meritiamo, ma un convegno di pazzoidi da disertare. Sto parlando, ovviamente, della riuscitissima manifestazione del 13 Febbraio 2011 che ha avuto luogo nelle principali piazze italiane trascinando in strada, tra canti e balli ben poco sessisti, oltre un milione di uomini e donne.

Per l’esattezza mi sono imbattuta in questo testo su Facebook e precisamente qui: http://www.facebook.com/notes/no-alla-violenza-sulle-donne/lettera-aperta-ai-maschi-italiani-da-httpmaschiselvaticiblogsomecom20110209lette/10150387055530005

lettera aperta ai maschi italiani da http--maschiselvatici_blogsome_com-2011-02-09-lettera-aperta-ai-maschi-italiani-.dettaglio

E, così, abbiamo anche un’altra prova che la famosa pagina NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE è l’ammiraglia di una lunga serie di quasi 350 pagine aperte su Facebook da soggetti di fede maschilista in lotta contro il femminismo, allo scopo di diffamarlo ed allontanare donne ed uomini da esso, spaventando le persone più deboli mentalmente ed ignoranti. La violenza sulle donne a loro non interessa se non per smentirne l’esistenza stessa. Non è salvare vite femminili che preme a questa gente ma sporcare la reputazione di chi lotta per impedire altri femminicidi. La menzogna costante che queste pagine trasmettono attraverso i loro links, tutti provenienti dagli stessi siti, dagli stessi server, dalle stesse persone, serve a togliere alle donne strumenti di autodifesa come i consultori ed i centri antiviolenza ed a generare odio e disprezzo nei confronti di chiunque non si allinei col pensiero maschilista. Il loro paritarismo è capovolto con ragionamenti da contorsionista. Essi partono dal presupposto che le donne siano il sesso privilegiato da fantomatiche ed inesistenti leggi femministe. Il loro scopo è quello di cambiare le leggi sul divorzio e sull’affido in maniera da renderle ancora più vantaggiose per i soli uomini. Il loro mezzo è alterare la percezione della realtà di chi legge e far bere alla gente un cumulo di luoghi comuni fasulli che portino gli uomini a ribellarsi alle donne ed a riportarle ai ruoli di un tempo.

Ma leggiamo questa lettera e commentiamola insieme:

“Caro fratello maschio,

Molti uomini si offenderebbero per un incipit del genere e chiederebbero la ragione di tanta confidenza. Non tutti si sentono parte di una corporazione in quanto maschi, anzi, molti rivendicano la loro diversità e/o unicità, anche se questo per i maschilisti è inconcepibile.

ci sono buone probabilità che il giorno 13 febbraio 2011 tua moglie, la tua convivente, fidanzata o compagna partecipi ad una annunciata manifestazione nazionale.

Cosa che evidentemente ha tutta la libertà e il diritto di fare. Ça va sans dire!

Meno male! La partenza è buona e i maschi selvatici riconoscono alle loro donne il diritto di partecipare ad una manifestazione!

Bene! Perché non approfittare di questa opportunità inattesa per organizzare qualcosa con i tuoi amici e colleghi?

Qualcosa di esclusivamente maschile. Una escursione in montagna, con tanto di pranzo al sacco e pernottamento in rifugio o meglio ancora in un bivacco; un’uscita in barca con corollario di pesce, vin bianco, sigaro e chiacchiere; una emozionante discesa in grotta, giù nel ventre della terra, coi silenzi tipici che la caratterizzano… Ma anche una semplice partita di calcio, con doccia interminabile e col terzo tempo che così spontaneamente e goderecciamente slitta nel quarto e nel quinto… I più spirituali potrebbero pensare ad un incontro di riflessione e confronto in un convento, ad esempio.

Insomma quello che normalmente i maschi fanno quando sono fra loro.

Non mi risulta che solitamente i “maschi “ (termine da pronunciare battendosi il petto gonfio d’orgoglio coi pugni e mostrando il pelo incolto attraverso l’ampia sbottonatura della camicia) quando sono insieme vadano ad improvvisarsi speleologi e né tantomeno li si vedono facilmente organizzarsi per uscite di gruppo… in un convento! Più facile la battuta di pesca e la partita di calcio. Ma i maschi selvatici tentano di rivendicare una sorta di spessore intellettuale per non essere, come al solito, assimilati ai trogloditi. Ma non è colpa nostra se hanno scelto proprio di chiamarsi “maschi selvatici”!
Lungi da me il cedere a facili battute, servite su piatti d’argento e che sarebbero il menu di qualsiasi altro uomo che non si sentisse in vena di farsi etichettare nel branco dei “maschi selvatici” e che a fare lo speleologo, magari, ci va da sempre con colleghi e colleghe, senza aver mai interpretato questa attività come un rituale tipicamente virile.

Poi, dopo questa giornata di rinvigorente condivisione maschile, potrai tornare con maggior energia e forza alla tua vita familiare e di coppia, che senz’altro ne trarrà beneficio.

Sì, magari se, di ritorno dalle scampagnate nelle grotte, questi maschi non pretendono che siano le loro donne a lavargli i calzini sporchi di terra, non è da escludere un eventuale beneficio.

Ah… Può darsi che la tua moglie/fidanzata/compagna torni non troppo serena dal raduno, dove, probabilmente, avrà urlato per ore terribili slogan contro i maschi…

Eh sì, se ci fossero andati anche loro, avrebbero verificato che le piazze erano piene di donne ed uomini insieme, di famiglie con i bambini nei passeggini e i cani al guinzaglio, che gli slogans erano tutti contro un certo Papi Silvio. Nessuna aveva portato le cesoie da casa per tagliare via il primo pene di passaggio.

Tu vedi di essere paziente ed aiutarla per quel che puoi.

Stupendo appello paternalistico davanti alle debolezze della povera e labile mente femminile. Sentitamente, ringraziamo chinando il capo.

Falle intendere con ferma dolcezza che hai capito quella sua richiesta di autonomia – sì,è vero, senza prenderla poi così sul serio - ma che non per questo l’hai abbandonata a sé stessa, così come, allo stesso modo, tu non ti sei sentito abbandonato. Confermale che il tuo sguardo responsabile, libero e desiderante è ancora su di lei, e che ancora e ancora le garantirai la tua attenzione, il tuo amore, la tua autorevole e amorevole presenza.

Ecco, l’importante è non prendere le richieste di autonomia troppo sul serio. Eh già, sono solo chiacchiere ma questi “maschi selvatici” sanno che, dopo essersi sfogate urlando slogans tremendi contro i MASCHI, le loro donne torneranno a lavare i piatti sporchi ed a raccogliere calzini, come del resto è successo dopo la tremenda rivoluzione femminista (che, ricordiamolo, non ha ucciso proprio nessuno, anzi). L’unica differenza è che oggi, nella maggioranza delle coppie italiane, lei ha un titolo di studio superiore a quello di lui ma per i maschilisti è sempre lui a dover trattare lei come se fosse scema.

Che delizioso appello! Sembra un manuale educativo per bambini, o peggio, per cani.
Maschi, fate le carezzine alle vostre femmine di ritorno dal sabba infernale, così che asciughino la bava dalle loro bocche furiose e tornino a cuccia!

Dille che ti dissoci da tutti e tutte coloro che la tradiscono, considerandola come un Panda capriccioso e incapace, e che la apprezzi per quel che è, per quel che fa e per quello che riuscite a costruire insieme.

Veramente è proprio il contrario. Il femminismo è ancora tra i piedi ed in piedi proprio perché la società maschilista ha distorto il suo messaggio cercando di far passare la donna per un panda capriccioso ed incapace. Invece noi vogliamo –toh, guarda che strano!- essere libere di esprimere le nostre capacità al di fuori dei recinti protetti in cui voi “maschi selvatici” ci rinchiudete pur di tenervi il potere ben stretto.

Poi prenota con lei un week end che combini cultura e relax… un agriturismo nei pressi di una città d’arte, un centro benessere… fai decidere a lei, e ne sarete contenti entrambi.

Ecco, poi  un altro utile suggerimento per i confratelli piselluti: “fai il maschio” e prenota tu (già, perché noi donne sappiamo guardare solo le fotografie delle brossure delle agenzie di viaggi ma siamo incapaci di organizzare alcunché, figurarsi poi fare una telefonata ad un albergo!) il viaggio che tu le avrai magnanimamente concesso di scegliere.

Infine, pienamente… godetevela!”

Sì, che si sa che le donne sono acide quando fanno poco sesso e che questo è il modo più piacevole per tenerle a bada ed addolcirle!
Suggerisco di completare il tutto con un biscottino per cani ed un “brava…(inserire il nome della fidanzata/convivente/moglie/compagna al posto dei puntini)!”, una strattonatina al guinzaglio, in caso si distragga e non cammini al passo e vedrete che passerà loro la voglia di odiare i “maschi”.

Dispiace tanto per questi poveri ragazzi, convinti di essere il centro del mondo, terrorizzati a morte dalle donne che riescono ad unirsi e ad organizzare iniziative e manifestazioni meravigliose, come quella del 13 Febbraio, ma devo informarli anche che gli slogans più sessisti erano rivolti proprio contro altre donne.

Se devo fare qualche appunto, nonostante si sia tentato di raddrizzare l’indirizzo della cosa, che prendeva strade pericolosamente moralistiche e borghesi e rischiava di curvare nettamente verso una manifestazione contro la prostituzione femminile d’alto bordo, è per qualche cartello che di tanto in tanto prendeva di mira il nostro premier usando le solite associazioni con le professioniste del sesso, definite con i soliti termini colloquiali ed altamente sessisti.
Per il resto è stata una manifestazione colorata, allegra, spiritosa. C’erano sia le sciarpe bianche che gli ombrelli rossi. C’erano tante donne che stanno reinventando la nuova ondata del femminismo, quella che adesso chiede i risultati della precedente, quella che sente che le donne abbiano dimostrato egregiamente le loro capacità tanto da pretendere di non dovere più lavorare il doppio per vedersele riconosciute. E, come ho detto, c’erano donne di tutte le età, dalle neonate in passeggino alle signore anziane coi cartelli e c’erano tantissimi uomini. Forse, addirittura, la metà della piazza era composta da uomini tendenzialmente non maschilisti e indifferenti ai richiami dei “maschi selvatici”.

Nella piazza in cui io mi trovavo con il mio compagno, maschio autonomo ed intellettualmente valido abbastanza da non farsi dire da nessuno come dovrebbe comportarsi e cosa dovrebbe pensare, è stato un riempirsi il cuore di gioia nel vedere la gente ballare tenendosi per mano, cantare, suonare per ore, liberarsi dall’oppressione di un falso conservatorismo ipocrita che vuole ripiegare per sempre donne ed uomini nei loro scatoli perché, ricordatevelo, mettervi addosso una divisa è il primo passo per costringervi a marciare sotto gli ordini di qualcuno.

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Uomini e donne in piazza insieme contro una visione svilita ed oggettivizzata della donna

 

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Se non ci libereremo dei maschilisti ora, allora quando?

mercoledì 6 aprile 2011

Scandaloso: anche sulla rai si giustifica il diritto al femminicidio

giancarlo_magalliForse noi donne non siamo la metà del Paese. Forse le nostre tasse non contano, forse alla Rai non arriva neppure il gettito dei canoni sottoscritti da noi. Eppure io lo pago puntualmente, nonostante ormai io e la tv non ci incrociamo neppure più in giro per casa.
Ma, mio malgrado, sono colpita dalle segnalazioni sull'uso improprio del mezzo televisivo che con la più assoluta sfacciataggine viene commesso da notte a dì.
Non solo ci stanno impestando di trasmissioni per i soli diritti dei padri separati, intervistati senza uno straccio di contrappeso, lasciati liberi di raccontare la loro separazione ipervittimisticamente, a modo loro, e di dipingere le ex mogli come arpie malefiche e poi tocca spulciare qualche giornale per trovare la replica di suddette signore che smentiscono miseramente le versioni egocentriche ed unilaterali spiegando spesso che sono i padri a dimenticare di telefonare ai figli anche per i loro compleanni.
Non solo l'immagine femminile sulla tv di Stato è piombata ai livelli tristissimi della famosa televisione privata, con larga esibizione di donne seminude, mute e trattate come stupidi fantocci.
Che altro ci dovevamo aspettare?
Addirittura un famosissimo presentatore televisivo che giustifica gli uomini rifiutati che davanti alle offese verbali di una donna sarebbero giustificati nei loro raptus omicidi.

Troviamo di seguito l'articolo-denuncia uscito dalla penna di Flavia Amabile su La Stampa e il link al quale visionare lo spezzone che vede Giancarlo Magalli esibirsi nella comprensione degli assassini.

Uccide la moglie? Che je voi dì?

La frase pronunciata da Magalli in diretta su Rai Uno durante la trasmissione 'Se a casa di Paola...'

http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#day=2011-04-04&ch=1&v=58057&vd=2011-04-04&vc=1
Cliccando su questo link si aprirà la trasmissione di 'Se a casa di Paola' di lunedì 4 aprile. Si parlava di delitti a proposito dell'assassinio della contessa Alberica Filo della Torre, e di delitti passionali più in generale.
Conviene seguire la registrazione a partire da 1'05 per rendersi conto di quanto siano radicate le differenze tra uomini e donne nel concepire l'amore e le sue degenerazioni. Ma il bello arriva a partire da 1'08'40" della trasmissione, quando Magalli pronuncia la sua assoluzione dell'uomo rifiutato che decide di ammazzare la donna che lo "provoca" perché esiste l'attenuante della "provocazione". E, dunque, "che je voi dì?"
Il tutto in diretta televisiva, alle tre e venti del pomeriggio, su Rai Uno

Flavia Amabile

Uccide la moglie? Che je voi dì? - LASTAMPA.it

Vorrei parlare con Magalli, fargli arrivare un paio di piccole osservazioni che sembrano non averlo toccato minimamente durante le sue esternazioni poco prudenti. Mi voglio immaginare capace di fare arrivare a lui le mie parole. E allora:

Caro Giancarlo,

forse non ti sovviene che anche le donne vengono lasciate, rifiutate. Forse ti sfugge che le donne vengono tradite ancora in misura maggiore degli uomini. Forse ti sfuggono i milioni di donne che vengono sfruttate sessualmente come prostitute, concubine, lavoratrici in nero, schiave o i milioni di donne che vengono sfruttate completamente quando si rassegnano a fare le mogli che non chiedono di più e chiudono gli occhi davanti alle continue scappatelle dei mariti. Forse ti sfuggono le donne stuprate, ingannate, maltrattate, offese, che non reagiscono e vengono anche colpevolizzate in tribunale, diffamate nei loro paesi di origine.
Forse ti sfugge che vengono uccise mediamente 130 donne all'anno, solo in Italia, contro una decina scarsa di uomini uccisi da donne. Forse ti sfugge che non servono affatto le tue giustificazioni per spingere un uomo ad uccidere una donna. Di solito quelli che hanno intenzione di farlo ci riescono benissimo, anche quando sono agli arresti domiciliari o quando vengono scarcerati dopo una condanna per stalking, violenza sessuale o tentato omicidio. Forse ti sfugge che la maggioranza degli assassini di donne non si pente mai perché nel loro patologico narcisismo (che è la vera molla principale per l'esplosione della violenza maschile) riterranno sempre che sia giusto lavare nel sangue l'onta di un rifiuto o di un abbandono. Forse ti sfugge che questo meccanismo è alla base anche della mafia ed è la molla scatenante per qualsiasi genere di vendetta per qualsiasi tipo di offesa.

Forse la tua giustificazione viene dal punto di vista di un uomo che ha sempre dovuto lottare per superare il senso di disagio e lo scarso successo in amore dovuto ad un aspetto fisico non proprio canonico. E allora? Forse che noi donne non siamo quelle che maggiormente sanno cosa voglia dire non rientrare in canoni estetici, non piacere a se stesse e non piacere agli altri? Ne abbiamo mai fatto un motivo di rancore personale tale da indurci a crederci in credito con la vita e in diritto di assassinare chi ci ferisce nell'orgoglio?

Infine, ti parlo dal mio punto di vista, dalla mia esperienza personale: quando ero una bambina ero il tipico maschiaccio. Facevo la lotta, picchiavo anche gli altri maschietti perché la stazza ancora me lo consentiva, visto che i nostri corpi non avevano subìto le differenziazioni che avvengono dopo la pubertà e che la mia muscolatura contava esattamente come la muscolatura di un qualsiasi altro bambino alto e pesante quanto me. L'approccio corporeo al mondo è più che naturale nell'infanzia e lottare per gioco è né più né meno quello che fanno tutti i cuccioli.
Ma noi non siamo più solo animali e così i miei genitori non hanno mai smesso di dirmi che non si risponde con le mani ad un'offesa verbale. Chi ti insulta va contrastato con la parola, col ragionamento, con l'ironia, con la psicologia. Chi ti insulta va, come si dice colloquialmente, "smontato" e non fisicamente ma col ragionamento.
I miei genitori mi hanno insegnato questo e sono cresciuta convinta che fosse ciò che tutti i bambini imparano.
Sono diventata, quindi, in breve tempo e già prima della pubertà, una persona che rifugge la violenza e che non riesce, senza tremendi sensi di colpa, neppure ad assestare uno schiaffo credibile. Motivo per cui evito la violenza come eviterei la peste.
Sono diventata una persona che conta sulla parola, sulla psicologia e sull'ironia, per farsi valere.
Al più, quando replicare è difficile, frustrante o inutile, io volto le spalle e vado via con una bella, classicissima, intramontabile sbattuta di porta.
Vuoi mettere il gusto di sbattere una porta piuttosto che il piantare un coltello in una pancia?
Vuoi mettere il gusto di mostrare superiorità abbandonando sdegnosamente colui o colei che ci ha insultati?
Come sono stati educati gli uomini che agli insulti rispondono con l'omicidio?
E come è stato educato un uomo che trova comprensibile che agli insulti si risponda con l'omicidio?
Come mai io ho scelto di impegnarmi per tentare di salvare qualche vita e c'è chi si impegna per trovare una giustificazione a chi le vite le interrompe per sempre?

C'è chi con la non violenza ha portato avanti delle rivoluzioni.
Il mito di alcuni è Gandhi. Evidentemente, il mito di altri è Mike Tyson.

martedì 5 aprile 2011

La violenza su donne e bambini usata come arma di ricatto per le richieste dei padri padroni

C’è una grande confusione, ultimamente, chiara solo a chi ha seguito la nascita e l’evoluzione del bizzarro fenomeno che lega movimenti neomaschilisti, movimenti per i padri separati e associazioni per la tutela dei minori che appaiono, stranamente, impiegare molte energie nell’occuparsi di affido nelle separazioni coniugali e di difesa di terzi contro accuse di pedofilia. Tutti uniti da uno strano, misterioso e sospetto legame, poco logico sotto l’occhio del buonsenso: tutti hanno in comune un ferocissimo antifemminismo e una generica parzialità per la quale vengono prodotti quintali di articoli a commento di stragi familiari in cui, chissà perché, l’uomo che commette il fatto di sangue ha sempre delle giustificazioni e la donna uccisa o madre dei bambini uccisi ha sempre la responsabilità di avere istigato essa stessa il crimine di cui è stata vittima. La cosa è più che sospetta soprattutto perché senza senso.
Perché mai padri separati, neomaschilisti e esperti che si presentano come tutelanti dell’infanzia dovrebbero avere in comune l’avversione per il femminismo o per le vittime di violenza maschile? E come mai il femminismo, per queste persone, coincide stranamente con le donne che divorziano e con le leggi sul divorzio?

Che i neomaschilisti siano da sempre impelagati in una guerra fanatica ed unilaterale con le donne impegnate nelle campagne antiviolenza e per i diritti femminili, è ovvio. È anche ridicolo e stupido, ma hanno il diritto di essere ridicoli e stupidi quanto la loro mancanza di pudore e buonsenso gli consenta.
E che c’entrano i padri separati?

Diciamo pure che i padri separati potrebbero dividersi in tre categorie sommarie:

  1. Coloro i quali divorziano civilmente ed impostano con la ex coniuge un rapporto cordiale di amicizia e collaborazione, oppure di solo rispetto umano, oppure di formale indifferenza, in nome della superiore necessità di serenità della prole.
  2. Coloro i quali ottengono, a loro avviso, condizioni di divorzio svantaggiose ma comprendono che la responsabilità delle decisioni dei magistrati non è da attribuirsi alle proprie ex mogli ed ammettono lo stato effettivo della condizione femminile.
  3. Coloro i quali ritengono sempre di avere avuto condizioni di divorzio svantaggiose, si sentono vittime in ogni caso, sono rabbiosi, colmi di rancore verso le ex mogli e le ritengono responsabili anche delle decisioni dei giudici e dell’inettitudine degli avvocati che essi stessi si sono scelti. Alcuni finiscono col provare odio per l’intero genere femminile, per uno strano fenomeno di estensione della responsabilità che noi non capiamo.

Gli appartenenti al terzo gruppo, a volte per una tendenza pregressa, a volte per una reazione rabbiosa, sono vicini ai movimenti neomaschilisti, dove trovano supporters, o fanno pienamente parte di detti movimenti. È lecito ritenere, vista la colossale disinformazione fondata sul continuo diffondere e gonfiare luoghi comuni e leggende metropolitane su fantomatiche leggi femministe che favorirebbero le donne che divorziano, che tra loro ci siano persino uomini che non hanno mai divorziato. Molto probabilmente persino uomini che non hanno mai avuto una relazione amorosa e che di matrimonio e di donne parlano solo per sentito dire.

Altrimenti non si spiegherebbero topic come questo http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/una-buona-ragione-per-non-ammazzarla/  che non hanno ragione di esistere se non perché generati da soggetti totalmente disinformati, prevenuti, sconsideratamente ed esageratamente vittimisti, fuori dalla realtà e persino piuttosto inclini a visioni paranoiche.

La segnalazione per questo sconsiderato topic (la troviamo qui) viene da Femminismo a Sud, che ringraziamo per aver diffuso l’allarme per l’assurda e sfrontata irresponsabilità di certe affermazioni molto vicine, se non coincidenti, con l’apologia di reato.

E quindi, che c’è di male, si dicono i neomaschilisti, nel considerare l’uccisione della propria moglie piuttosto che procedere verso il normale divorzio? Che motivo ci sarebbe per un povero marito per non uccidere la propria moglie?

unabuonaragionepernonammazzarla

Visto che hanno grossi problemi di ragionamento, rispondiamo noi.

E saremmo davvero curiose di sapere quando e come questo signore ha stabilito che il marito omicida di Terni avesse ragione e che non avesse altre alternative che dormire sotto i ponti. E dormire sotto un ponte è sempre preferibile all’omicidio. Un ponte può essere una condizione transitoria. La morte è la cosa più definitiva che esista. L’unica certezza dell’esistenza umana. Eppure c’è ancora chi valuta la vita di una moglie meno importante di un periodo di probabile (neppure certo) disagio economico.

A parte quella che dovrebbe essere l’ovvia e scontata considerazione che l’omicidio è un atto illegale ed immorale, eticamente inaccettabile e rappresenta l’abuso più grave che un essere umano possa commettere sull’altro, privandolo REALMENTE di ogni possibilità e di qualsiasi futuro:

  • Uccidere la propria moglie per evitare di corrisponderle gli eventuali alimenti equivale più o meno al datore di lavoro che ammazzi un dipendente che abbia lavorato per lui in nero senza percepire stipendio.
    è comodo liquidare nell’acido (sic) qualcuna che ti ha fatto da amante, cameriera, badante, balia, educatrice, factotum, amministratrice, cuoca, eccetera per una vita e dietro la seduzione dell’illusione dell’amore!
    Intanto, ricordiamo che gli alimenti si versano al coniuge indigente o il cui guadagno sia di circa 4 volte inferiore al guadagno del coniuge abbiente INDIFFERENTEMENTE dal sesso dei due (questo appare essere l’orientamento prevalente dei magistrati nel prendere le loro decisioni). Non è vero assolutamente che le donne ricevano gli alimenti di diritto ma ciò avviene solo perché, nella maggioranza dei casi, esse hanno rinunciato alla realizzazione lavorativa e personale per dedicarsi alla cura di figli, marito e casa o perché, pur lavorando, esse guadagnano nettamente meno del marito.
  • Non è un atto d’amore per i propri figli privarli per sempre della madre.
  • Allo scadere della pena carceraria, è pia illusione tornare a casa, riprendersi i figli (che intanto sono stati affidati ad altri, generalmente  a nonni o zii materni) che non vorranno più saperne del padre assassino e ricominciare allegramente la vita. Vorremmo sapere chi assumerà volentieri un assassino.
  • Si distruggono per sempre le vite di tre famiglie: quella di lei, quella di lui, quella di entrambi.
  • Perché mai un divorzio dovrebbe rovinare la vita di un uomo per sempre e un uxoricidio no? Statisticamente, dopo il divorzio sono molti più gli uomini che si risposano che le donne. Non è assolutamente vero, ripeto, che si debbano corrispondere gli alimenti a vita, il giudice stesso impone al coniuge indigente di trovare un lavoro al più presto e non tutti i mariti ricevono l’obbligo di mantenere il coniuge. Il divorzio è complicato? Firmate quello consensuale e passa la paura.
  • Addirittura per alcuni un minimo di 8 anni di carcere (che per un omicidio volontario con premeditazione, futili motivi ed occultamento del cadavere supera tranquillamente i 20 anni di pena) appare come un’allegra passeggiata, preferibile al divorzio. Cosa contano di fare gli aspiranti assassini in carcere? Socializzare allegramente con i propri simili? Non ci pare che lo stato delle galere italiane sia in alcun modo paragonabile ad alberghi a cinque stelle. Meglio un ponte sotto cui dormire e la libertà.

Infine, è incredibile la quantità di sciocchezze scritte tra le risposte alla “innocente domanda” (domanda, in realtà retorica, capziosa, volta ad orientare l’opinione di chi legge e quindi a sobillare al delitto perché chiede per quale motivo NON si dovrebbe commettere un tale crimine, ovvero, si chiede un motivo per distogliere dall’idea che l’assassinio della moglie sia la soluzione ideale. L’intento apologetico è chiarissimo ed è ancora più chiaro dallo svolgersi del dibattito).

Qualcuno propone di interpretare il divorzio come un contratto di lavoro.
Il divorzio è già assimilabile ad un contratto tra soci, ecco perché gli alimenti li paga il coniuge RESPONSABILE  di aver causato lo scioglimento del contratto e nel caso che questa risoluzione del patto abbia lasciato l’altro socio in mutande. Siccome questa è la condizione che usualmente spetta alla donna (che nella maggior parte dei casi divorzia per un tradimento del marito ed è senza lavoro), ecco perché a qualcuno tocca pagare.
Se la disoccupazione femminile non fosse circa al 60% e il divario tra stipendio femminile e maschile non fosse di circa il 25%, questo problema non esisterebbe.

Cari maschilisti e padri rancorosi, battetevi per l’occupazione femminile, per gli asili nido e per la parità salariale e non dovrete più lamentarvi degli alimenti!

A meno che non vi riferiate al mantenimento dei figli. Allora non si spiegherebbe come mai la maggioranza dei papà divorziati si dichiari improvvisamente e magicamente nullatenente per non versare un euro per la propria prole, eppure pretenda di ricevere lo stesso l’amore e, soprattutto, l’assistenza della propria progenie, magari proprio quando serve, cioè con l’approssimarsi della vecchiaia. Non vorrete mica negare la sussistenza ai vostri figli e mandare LORO sotto un ponte pur di salvare le vostre comode poltrone davanti alla tv, vero?

In quanto alla casa, questa viene assegnata alla moglie solo perché viene, in realtà, assegnata ai figli per evitare loro traumi e vita nomade e perché, PER QUESTIONI DETTATE DA MADRE NATURA, è ovvio e naturale assegnare i figli alla madre, soprattutto se questi sono in tenera età.

Spiacenti ma non è stato il femminismo a stabilire che le donne abbiano un utero e due mammelle. O vorrete incolparci anche di questo? E dov’è finita la solfa dell’uomo cacciatore, destinato ad inseminare più femmine possibili ed a proteggere “il branco” senza prendersi cura direttamente dei cuccioli? Non è la solita scusa che usate per giustificare la costante infedeltà?

Insomma, pur da femministe, noi riconosciamo il ruolo di responsabilità che l’essere madri ci assegna per questioni genetiche. è qualcosa a cui non si sfugge. Neppure i maschilisti sono stati allattati ed allevati dai loro padri, almeno in tenerissima età.

Ben diverso è il discorso in caso di maggiore autonomia dei piccoli dalla figura materna.
Inoltre, non fate i bari, visto che ormai è più frequente che la casa sia acquistata dai genitori della sposa che non viceversa.

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Uccidere la moglie non conviene proprio a nessuno e non è mai un atto di autodifesa. è, piuttosto, una negazione assoluta dei diritti e del punto di vista dell’altro, una squallida vendetta generata da un egoistico piagnisteo per non essere i vincitori assoluti di una ridicola gara che è solo nelle vostre teste.

E perché, poi, i contribuenti dovrebbero mantenere in galera un esercito di vili assassini solo perché sono così attaccati al loro denaro da aver preferito l’omicidio e la permanenza nelle patrie galere? Io non pago per degli assassini che, per giunta, premeditano secondo squallida convenienza.

La strumentalizzazione delle tragedie familiari è solo un altro subdolo metodo usato da maschilisti, separati e non, per realizzare un vero e proprio ricatto. Il messaggio che si vuole far passare suona esattamente così :

O ci autorizzate a divorziare alle condizioni economiche che stanno bene solo a noi e non alle nostre ex mogli o ai nostri figli, lasciandoci l’abitazione familiare ed obbligando anche i figli stessi a continuare a frequentarci ed amarci  anche contro la loro stessa volontà e magari anche le mogli a tenerci nei loro letti, cucinare per noi e lavarci le mutande  a vita, esattamente come avveniva nella società patriarcale, oppure il sangue di donne e bambini sarà versato e le trasmissioni televisive saranno invase di beatificatori degli assassini”.

Ecco come mai li ritroviamo a sguazzare allegramente nell’emoglobina versata da padri folli, come nel caso delle gemelline svizzere e del modo assolutamente imperdonabile con cui questa tragedia è stata usata come carta a favore dei diritti dei padri separati, come se l’incapacità di un uomo di collaborare con la famiglia gli consenta il diritto di distruggerla definitivamente portandola alla morte.

Per i maschilisti separati il femminismo è colpevole di aver dato pari diritti di divorzio ad uomini e donne ed avere abolito l’usanza di ripudiare o di assassinare le proprie mogli. Essi vogliono ancora essere gli unici a decidere se una famiglia debba continuare ad esistere o se, piuttosto, vada sterminata nel sangue per pura convenienza unilaterale.

mercoledì 12 gennaio 2011

Cari bambini, se non avete una telecamera siete senza speranza

Proseguiamo nell’analisi dei pericolosi contenuti delle pagine che dietro il titolo “no alla violenza sulle donne” nascondono in maniera poco velata l’intento di minare le campagne contro la violenza sulle donne e sui bambini.

C’è da sgranare gli occhi per questo commento:

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Sarà perché la pagina appoggia apertamente le campagne dei falsabusisti, ovvero di coloro i quali sostengono che la stragrande maggioranza delle denunce per pedofilia o per violenza sulle donne sia falsa ma non ci stupiamo troppo di chi commenta quanto di chi legge e non resta sconcertato da certi contenuti.

Quindi una bambina che, dopo 5 anni di abusi, raggiunge la maturità ed il coraggio necessari per filmare il suo aguzzino, è un esempio di vero caso di pedofilia e tutti quei bambini che, proprio in quanto bambini, non sono in grado di produrre prove tanto schiaccianti? Tutti i bambini abusati in età troppo tenere anche per poter esprimersi correttamente e che, nonostante tutto, hanno fornito descrizioni e particolari che non possono essere a conoscenza di chi non ha visto da vicino o subito determinate pratiche sessuali? Tutti i bambini abusati che non sono in grado di azionare un cellulare o che non possiedono un cellulare? Tutti i bambini che, semplicemente, non vengono creduti da utilizza, per esempio, false sindromi come la PAS per ritorcere le accuse contro le loro madri?

Bè, visto che c’è chi si dedica allo smontaggio sistematico di ogni prova reale possibile che i bambini possano fornire, compreso arrossamenti e lacerazioni delle parti intime, visto che c’è chi si occupa di difesa degli accusati per pedofilia e non certo di difesa del bambino, evidentemente per tutti gli altri bambini incapaci di filmare i loro aguzzini in azione non c’è speranza.

Riproponiamo un articolo di Vania Lucia Gaito a proposito del nuovo fenomeno del “falsabusismo”, e speriamo che sempre più persone riescano ad indignarsi per certe affermazioni.

http://www.bispensiero.it/index.php?option=com_content&view=article&id=825:le-statistiche-del-delirio&catid=63&Itemid=582

Buona lettura!

Il “coraggio” della costante mistificazione

 

Ci provoca sempre una grande ilarità la lettura del materiale pubblicato dall’amministratore della solita pagino falsamente antiviolenza, realmente usata nel vano tentativo di sobillare ignari lettori contro le singole femministe, peccato che certe colpevoli mistificazioni possano essere viste proprio come violenza.

La sete di vendetta contro la blogger Walai, rea di avere additato quella pagina come mezzo di disinformazione di massa, porta l’amministratore a farne un’altra delle sue: pubblica un’immagine e suggerisce una sua interpretazione assolutamente scorretta e ridicola.

12gennaio4

Ah, quindi per l’amministratore questa sarebbe una donna che usa violenza su un uomo e non una donna in kimono da arti marziali che sta esercitandosi in una mossa di judo allo scopo di difendere se stessa da un’aggressione.

Adesso l’autodifesa per questi “coraggiosi” sterminatori di femministe sarebbe una forma di violenza?

Non possiamo più neppure difenderci, signore, lo avevamo capito.

Il trionfo dell’intimidazione

 

Una lettera scritta dalla blogger Walai a proposito del fenomeno delle false pagine contro la violenza sulle donne e della campagna di persecuzione di uomini e donne che si occupano di antipedofilia e della tematica femminile era riuscita a trovare posto su Giornalettismo.com. Il fenomeno era spiegato in breve e non vi era alcun nome elencato a corredo delle accuse generiche elencate da Walai. Sottolineando il fatto che la blogger non ha assolutamente rivelato nulla di nuovo e sconvolgente per chi bazzica un po’ il social network Facebook e che esistono post su vari blog decisamente più espliciti riguardo al fenomeno (quindi, intendo, perché prendersela tanto, visto che Walai è stata piuttosto “morbida” a riguardo?), non ci lascia sconvolte tanto la solita, ovvissima reazione dell’amministratore della pagina- specchietto per allodole, quanto il fatto che il sito ospitante si sia fatto intimidire dalle solite minacce di querele per diffamazione. Incredibile a dirsi, nonostante ormai centinaia di utenti lamentino la presenza di queste pagine misogine, utilizzate per minare le campagne contro la violenza di genere, nonostante non vi fosse il minimo appiglio giuridico, Giornalettismo.com ha rimosso lo scritto.

Ancora una volta il nulla trionfa. L’aria fritta dei capitani delle campagne della misoginia riesce a mistificare la realtà.

Diamo un’occhiata:

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L’arte di diffamare? Cosa ne sa l’amministratore di questa pagina di cosa sia l’arte di diffamare? Lo vedremo più avanti. Su una sola cosa siamo d’accordo: nessuna trollata. Femminismo estremo? E cos’è? Una cosa che vedono solo i movimenti neomaschilisti, quelli che sono nati con la fissa del male bashing, della perdita di potere e che hanno deciso di scendere letteralmente in guerra contro i diritti delle donne. Cos’è il male-bashing, secondo questi individui? Secondo loro, il genere maschile sarebbe sottoposto a diffamazione costante, per cui parlare di violenza sulle donne significherebbe diffamare la totalità del genere maschile in generale, motivo per cui sono contrari alle campagne contro la violenza sulle donne. Beh, noi donne crediamo di sapere meglio di queste persone cosa significhi essere un genere calpestato e non solo moralmente. A noi sembra, quindi, che chi faccia di tutto per creare uno scontro tra i generi siano proprio questi fanatici del maschilismo. Il femminismo estremo non esiste. Esistono le opinioni delle persone, che sono sfaccettate e personali e non andrebbero giudicate o demonizzate, come l’amministratore di questa pagina fa nella speranza di fomentare la caccia alle streghe. Quanto è coraggiosa questa “battaglia” lo vedremo comunque più avanti.

Diamo un’occhiata a qualche commento alla nota, che intanto è stata rimossa. L’amministratore lamenta che sia stata fatta rimuovere da “qualcuno”, vittimizzandosi e colpevolizzando come sempre. Non è la prima volta che note mai segnalate da nessuno sono poi scomparse, seguite da lagnanze su come sia possibile che siano state cancellate e da allusioni su “poteri forti” in grado di operare censura. Noi crediamo che la nota sia stata rimossa dagli admins stessi per nascondere il vergognoso scambio di commenti e che lamentarne la sparizione sia la solita sceneggiata per far credere a chi legge che le femministe siano potenti, oscure, ammanicate con chissà che poteri e pericolose. Magari sbagliamo, chissà…

Bè, se fossimo state noi a chiederne la rimozione non si capirebbe perché ne ripubblicheremmo il contenuto in questo post.

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E adesso qualche commento alla nota di cui sopra:

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Nascondiamo l’identità di colui che è definito dall’amministratore della pagina in questione “Direttore Responsabile” di Giornalettismo.com. Non ci ha autorizzati e  A NOI  non piace violare la privacy della gente.

Rileggiamo qui il solito, classicissimo stile intimidatorio basato sulla minaccia di querela, che non sembra sortire alcun effetto sull’interlocutore che, facciamo notare, continua a fare domande che continuano a non ricevere risposte precise.

L’amministratore sostiene che la lettera abbia indicato che tra i gestori della pagina vi siano soggetti con precedenti penali ma noi sappiamo leggere e nella lettera di Walai non c’è affatto scritto “gli amministratori della pagina Pinco Pallino hanno precedenti penali”, si parla di una “rete diffamatoria” e di padri separati con precedenti penali. A noi risulta con certezza che tra i simpatizzanti attivisti della “rete diffamatoria” ci fosse anche un soggetto attualmente in carcere per pedofilia, con sentenza definitiva, largamente conosciuto a chi frequenta il social network. Può l’amministratore dimostrare legalmente che Walai si riferisse a lui in persona e non all’insieme dei “militanti” che vengono ad importunare le pagine gestite da donne? Crediamo proprio di no.

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Eh sì, il comportamento è incoerente. Per la precisione è, come al solito, allusivo di chissà che cosa. L’amministratore, cioè, spera di far credere che dietro ci sia molto più di quanto sia discernibile all’intelligenza di chi davvero possiede un’intelligenza, per questo parla di “fatti” quando fatti non ce ne sono, per questo sostiene erroneamente che editore e direttore responsabile si macchino di diffamazione se pubblicano una lettera diffamatoria.

Si arriva al ridicolo quando, non potendo motivare la diffamazione come “ad personam”  si carica addosso la diffamazione “ad paginam” dichiarando di sentirsi tutt’uno con la pagina. Trattandosi di un amministratore tuttofare, lo vediamo improvvisarsi anche magistrato ed emettere una sentenza di terzo grado “ad occhio”. Cavolo! Pensare che di solito ci vogliono anni ed anni per terminare un iter processuale!

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Ciò che proprio sembra non entrare in testa a chi scrive dietro questa pagina è che non si ha sempre a che fare con degli sprovveduti, degli ingenuotti impressionabili e quindi chi dirige un quotidiano on line saprà bene quali sono le sue eventuali responsabilità, no? Difatti viene citata la sentenza della Cassazione che smentisce quanto strombazzato minacciosamente.

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Evidentemente, il carico di intimidazioni non deve essere sembrato sufficiente neppure al signore che interviene ADDIRITTURA PRETENDENDO le scuse per dei commenti postati sul sito e rivolgendosi a lui con un tono di una arroganza spaventosa. Forse costui non sa che non può minacciare risarcimenti a prescindere. Prima dovrebbe vincere la causa per l’eventuale diffamazione, poi recarsi in sede civile e dimostrare che c’è stato un danno. La quantificazione finale del danno non è certo una somma che il danneggiato possa sparare lì a piacere per “dare una lezione” a chi lo avrebbe presumibilmente diffamato. L’ultima parola spetta, ovviamente, al magistrato civile.

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Continuano le sottili minacce, continua il tono arrogante e persino paternalista verso l’interlocutore che per razionalità, competenza e lucidità ci sembra, a dire il vero, assai più maturo di chi minaccia risarcimenti danni fantasmagorici. E non per “slinguazzare” il rappresentante di Giornalettismo.com intervenuto in difesa del sito. Ci sembra persino banale sottolineare la differenza di competenza tra i commentatori.

Il tutto si conclude, però, con una affermazione che delude profondamente tutti noi che ci occupiamo delle campagne contro la violenza sulle donne, mentre puerilmente e ridicolmente l’amministratore festeggia con le solite ridicole canzonette che alludono alla vittoria ed altri links deliranti.

Caro Giornalettismo.com, la questione è che non si tratta affatto di una guerra privata. Quando si usa una pagina di quasi 250 mila iscritti (ed altre oltre 300 pagine sono state aperte dagli stessi soggetti) per negare che esista la violenza di genere, per diffamare i centri antiviolenza, per sostenere che chi si occupa di violenza sulle donne abbia secondi fini, per diffondere notizie che fomentino all’odio contro le donne, oltre che per diffamare singole persone usando i loro nomi e cognomi, non è una guerra privata.

Qui non siamo tra bambini che giocano alla guerra, o meglio, non siamo noi attivisti a giocare alla guerra, non siamo noi a pubblicare canzonette per festeggiare ridicole vittorie di Pirro né a lanciare “chiamate alle armi”. Se volete informarvi su chi fomenta questa che per noi è una persecuzione vera e propria, vi consigliamo la lettura dei siti e dei forum dei movimenti neomaschilisti su internet. Lì troverete deliranti inviti LETTERALI alla caccia alle streghe e su questo stesso blog sono state riportate alcune schermate interessanti come dichiarazioni di contrarietà alla violenza sulle donne, eccetto le femministe (certo, le femministe non sono donne e su di esse la violenza non solo si può esercitare ma è persino auspicabile. Dev’essere per questo che l’amministratore di questa pagina conserva con tanta gelosia la presenza del suo commentatore più attivo, tale Eros Intuaidumeda, personaggio che si è reso noto al grande pubblico da solo). Sappiamo di avere a che fare con una redazione composta di persone di grande valore intellettivo, per cui non dobbiamo spiegarvi nulla, potrete leggere tutto con i vostri occhi ed arrivare alle vostre conclusioni. Cosa abbiamo da imbeccare a chi di occupa di debunking anticomplottisti?

Chi mette i pali tra le ruote alle persone che disperatamente ogni giorno tentano di sensibilizzare contro la violenza sulle donne è un problema privato? Chi cerca di boicottare campagne antiviolenza facendole passare indebitamente e subdolamente per “lesive dei diritti dei maschi” è un problema che a Giornalettismo.com non interessa? Chi sta facendo l’impossibile per infangare la campagna contro la violenza sulle donne portata avanti da Amnesty International e da molteplici soggetti politici ed istituzionali è un problema che non riguarda Giornalettismo. com?

Ci dispiace molto leggere ciò perché la nostra stima per il vostro organo d’informazione è stata sempre altissima, come potrete verificare sfogliando questo blog. Molte delle informazioni che ridistribuiamo in giro per destare le coscienze sulla questione femminile mondiale le traiamo dal vostro sito quotidianamente. Quando questa gente sostiene che chi si occupa di campagne contro la violenza sulle donne stia nascostamente cercando di diffamare l’intero genere maschile, dovreste sentirvi chiamati in causa anche voi. Dovreste anche voi sdegnarvi alle vigliacche e ridicole accuse di “misandria” e “nazifemminismo” sostenute da soggetti deliranti che riescono ad accedere ad un numero troppo vasto di lettori per restare indifferenti e considerarle “guerre private”.

I toni sono distruttivi, si parla di “banda”, neanche fossimo delle malfattrici, le femministe sono diffamate costantemente, immagini contro la violenza sono volutamente riportate in maniera distorta e capziosa, insomma, tutta la fatica che centinaia e centinaia di persone fa quotidianamente per gestire centri antiviolenza, consultori, associazioni o anche la fatica di chi si impegna privatamente contro la violenza sulle donne è infangata dall’azione minatoria di queste pagine e per Giornalettismo.com è un problema privato?

Bene, alle solite la violenza sulle donne è un problema privato. Nulla di nuovo sotto il sole italiano.

In quanto al “coraggio” che certi individui sostengono di avere nel portare avanti le loro battaglie contro la vita stessa delle femministe (perché se si battessero solo contro un’ideologia non si capirebbe la necessità di diffamare le persone usando i loro nomi e cognomi, non si capirebbe la necessità di ricorrere persino a minacce contro l’integrità fisica delle stesse!), bè, ci sembra che già questa sola schermata possa dirla lunga.

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Una splendida confessione di reato di chi sta chiaramente utilizzando un’identità fasulla femminile ( una delle varie decine) per ottenere, come spiega, un vantaggio personale.

Certo, conservare schermate, materiale vario e minacciare procedimenti legali può essere sempre utile per impressionare i lettori e far credere loro di essere nel giusto, ma è molto più utile quando nel giusto lo si è per davvero.

 

 

martedì 11 gennaio 2011

Le bufale anti-donna. 5- La passera predatoria e gli alimenti. I miti dell’avaro padre indegno. 2

è davvero un  peccato che non escano agli onori della cronaca più spesso le notizie sulla, pare, vasta pletora di ex mariti che si dichiarano improvvisamente nullatenenti dopo una separazione. Sarebbe interessante fare un po’ i conti in tasca a questa categoria di maschietti, dopo gli anni utilizzati dai maschilisti per usare il mito degli alimenti per creare confusione, diffondere disinformazione ed odio verso le donne.

C’è ancora bisogno di ricordare che ancora oggi il peso delle faccende domestiche e dell’allevamento dei figli grava sulle donne, le quali sono quelle che si laureano di più ma che hanno il maggior tasso di disoccupazione, la maggiore percentuale di precariato, le minori possibilità di carriera e buste paga inferiori ai colleghi maschi?

C’è ancora bisogno di ricordare che nella stragrande maggioranza dei casi una donna è costretta a rinunciare alla propria carriera per potere allevare la prole e gestire la casa comune e che persino l’ultima delle badanti ha diritto a vitto, alloggio, stipendio e trattamento di fine rapporto?

Perché un anello al dito viene visto come un anello al naso?

Ma i maschilisti furboni che diffondono notizie artefatte e odio antifemminista vi dicono mai chi è che paga per tutti gli ex mariti fintamente nullatenenti?

A pagare siamo noi fessacchiotti che rispettiamo le regole e le persone che ci hanno vissuto accanto. Che strano…

Treviso. Non paga la ex ma ha lo yacht
e lo tiene a Jesolo per 1.800 euro al mese

Processo a un imprenditore che non versa l'assegno a moglie
e due figlie. Barca intestata al nipote, ma lui ne sa poco o nulla

(archivio)

TREVISO (11 gennaio) - Possiede uno yacht, per il quale - secondo gli inquirenti - pagherebbe fino a 1.800 euro al mese di ormeggio nel porto di Jesolo, ma risultava nullatenente, senza il becco di un quattrino tanto da non poter versare l’assegno di mantenimento alla moglie e alle due figlie, una delle quali minorenne. È questa, in estrema sintesi, l’accusa della quale deve rispondere l’imprenditore Vincenzo Zanata, 56 anni, di Villorba, che - in base agli accertamenti - gestirebbe una società, in realtà intestata alla madre e ad altri parenti, per la distribuzione di volantini pubblicitari (ma non solo) nel Nordest.
Sempre a quella società riconducibile a Zanata - recita l’accusa - sarebbe intestata una lussuosa abitazione di Jesolo, mentre lo yacht, abitualmente usato dall’imprenditore, risulta di proprietà di un nipote che, sentito dagli inquirenti, avrebbe dichiarato di saperne poco o nulla.
Era andata bene per le prime due-tre denunce dell’ex moglie a Zanata, ma la quarta gli è stata "fatale". Nei primi tre casi la Procura ritenne insussistenti gli elementi di prova e archiviò le querele. Ma l’ex compagna Anna D.P., 45 anni, di Carbonera, non si arrese e decise di chiedere aiuto alla Finanza e a un investigatore privato. A quel punto il "banco è saltato": sono stati infatti gli accertamenti eseguiti dalle Fiamme Gialle, uniti a quelli del detective, a far scattare il nuovo procedimento penale nel quale la Procura ha contestato a Zanata le accuse di mancato pagamento degli alimenti all’ex moglie e alle figlie, ma anche di aver adottato mezzi fraudolenti per farsi passare nullatenente senza esserlo.
Ad assistere "l’imprenditore-nullatenente" è l’avvocato Andrea Zambon che conta di smontare la ricostruzione dell’accusa: «Per ora è stata sentita solo una campana ma nelle prossime udienze - ha concluso il legale - produrremo una serie di testimoni dai quali emergerà con nitidezza che Zanata, dalla separazione avvenuta nel 2008 ad oggi, non ha mai avuto alcuna disponibilità economica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA 

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