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mercoledì 20 ottobre 2010

Ecco il perfetto “uomo maschio”!

Finalmente abbiamo trovato l’esemplare maschile che racchiude in un solo individuo tutte le qualità che un maschilista deve possedere per essere considerato un vero “uomo maschio”:
1) Rispettabilissimo colonnello dell’esercito canadese, addirittura ex comandante della più importante base aerea del Canada.
2) Stimatissimo capofamiglia, marito esemplare.
3)Fisico scultoreo e mascolino, mascella possente, sguardo da “duro”.
4)Amante della donna in lingerie. Amante anche della lingerie senza donna dentro, però.
5)Vero uomo che sottomette le donne. Fino ad ucciderle. Due (pare), più due aggressioni sessuali e molto altro.
6) Pedofilo ( e ladro di biancheria per bambine).
7) Stalker.
A noi sembra impeccabile e vogliamo che resti nelle menti di tutti ad imperitura memoria come modello perfetto del moderno maschilista, uno di quelli in cui ci imbattiamo quotidianamente su internet. Solo che gli altri sono incompleti. C’è quello che ha il fisico possente ma la faccia da effeminato e l’espressione da scemo, chi il fisico da borsa dell’acqua calda ma lo sguardo da “duro” (almeno quello), il pedofilo condannato in vario grado, quello ama la lingerie, quello che predica la sottomissimone  delle donne, eccetera. Siamo sicure che il colonnello Russell Williams (pure il nome ha da maschione, lui) sia anche un devoto negazionista della violenza maschile.
Finalmente la summa vivente del moderno “uomo maschio”. Tutti gli altri (quelli definiti “uomini femmina” dagli “uomini maschi”) sono solo uomini. Per fortuna.
è così che vogliamo ricordarcelo!
Non resterà, invece, memorabile per il gusto negli accostamenti e per la grazia con cui indossava e posava. Pensiamo alla sofferenza di un futuro di mutandoni carcerarie, poverino.
Non resterà memorabile neppure per essere uno schifoso pedofilo, feticista, stupratore, serial killer.
Ciao Russell, marcisci in galera in una nazione seria, dove l’ergastolo non te lo toglierà nessuno.
Noi ti ricorderemo per sempre e se non ci fossero bambine, stupri e donne morte di mezzo, rideremmo di gusto per le tue simpatiche preferenze in fatto di moda.

 

colonnello1colonnello2 Foto da Repubblica.it

 

Canada: shock per omicidi colonnello in lingerie

TORONTO - Il Canada è sotto shock per le scabrose rivelazioni sulla vita e sugli omicidi del colonnello Russell Williams, ex-comandante della più importante base aerea canadese. Williams si è dichiarato colpevole di due omicidi, di due aggressioni sessuali e di altri 80 capi di accusa. E nuovi dettagli sono emersi oggi nel corso del processo. Il pubblico ministero ha descritto due omicidi commessi dal militare: quelli del caporale Marie-France Comeau, prima vittima confessata dal colonnello, e di Jessica Lloyd, seconda vittima di Williams, uccisa lo scorso gennaio. Williams, 47 anni, ha descritto un'aggressione sessuale avvenuta nel settembre 2009. Il colonnello è entrato in una casa dove una donna si era addormentata guardando la tv.
L'ha legata stretta con una fune. Poi l'ha bendata, assicurandole che non le avrebbe fatto nulla se si fosse fatta fotografare in diverse pose sessuali, mentre lei lo supplicava di non mettere le foto su internet. La moglie Mary Elizabeth Harriman ha dichiarato di non avere idea della doppia vita del marito. Williams ha ammesso di avere istinti pedofili e di rubare maglieria intima a bambine dell'età di nove anni, e ha raccontato di 82 invasioni domestiche allo scopo di procurarsi indumenti intimi femminili. Il maniaco ha conservato copia di tutti gli articoli e dei rapporti della polizia sui crimini da lui commessi, ha archiviato foto e video e persino lasciato messaggi alle vittime. Dopo un'invasione nella stanza di una bambina di 12 anni ha lasciato un messaggio nel computer. Ha scattato migliaia di fotografie dei suoi crimini tutte gelosamente custodite nel suo pc.
Fonte: http://temporeale.libero.it/norep/viewNews.jsp?newsID=4248916&URL=/libero/fdg/1965119.xml&XSL=/norep/xsl/fdg_news.xsl

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martedì 12 ottobre 2010

"Donne Assassinate" di Ruben de Luca (intervista all’autore,seconda parte) – III

Di seguito alla presentazione del libro, uscito  a Gennaio 2009, riporto volentieri l’intervista in due parti all’autore, ad opera di Arianna Ascione. Vi troveremo le risposte alle domande che sono nate più o meno nella testa di tutti, soprattutto in occasione degli ultimi e più cruenti fatti di cronaca e del costante peggioramento del fenomeno. Capiremo perché alcuni casi destano attenzione più di altri e quali molle psicologiche spingono alcuni uomini ad esercitare violenza sulle donne fino alle estreme conseguenze.

"Donne Assassinate": l'analisi del femminicidio secondo Ruben de Luca. Seconda parte dell'intervista

Pubblicato da Arianna Ascione, Blogosfere staff alle 08:00 in Libri

stalkingdonne.jpgContinua la nostra intervista a Ruben de Luca sul suo libro, "Donne Assassinate"

Escludendo i delitti commessi da serial killer o sconosciuti, c'è qualche segno distintivo della potenziale pericolosità di compagni o fidanzati?

"Eccome se ci sono i segnali di pericolo! Ci sono praticamente sempre, non è che un fidanzato, un compagno o un marito si alzi la mattina e decida di uccidere all’improvviso. Il triste problema è che, spesso, la donna si rifiuta di vedere questi segnali oppure, ancora peggio, li vede ma non dà loro la giusta importanza perché cerca, in qualche modo, di giustificare il compagno, di difenderlo, in sostanza di “preservare l’immagine positiva di lui” che le permette di mandare avanti il rapporto. Le donne investono sempre tantissima energia in una storia, se si innamorano, ed essere costrette, a un certo punto, a confrontarsi con la possibilità di aver sbagliato tutto e di non esser state in grado di valutare correttamente la personalità del proprio compagno può essere una realtà dalla quale si cerca di sfuggire in ogni modo, anche a costo di negare la realtà. Nessuna donna dovrebbe accettare un rapporto in cui è sempre il compagno a dettare le regole. Uno dei segnali da “allarme rosso”, ad esempio, è se l’uomo cerca progressivamente di isolare la compagna dal mondo esterno, da tutto ciò che non è lui, quindi le impedisce di vedere gli amici, di avere attività di vario genere che la portino a trascorrere del tempo senza di lui, persino di vedere i genitori. L’uomo manipolatore e lo psicopatico tentano con tutti i mezzi di costruire un rapporto “fusionale” con la donna e non perché siano realmente innamorati di lei, ma solo perché vogliono mantenerla sotto controllo per tutta la giornata. Il problema è che, all’inizio della relazione, l’uomo si presenta mostrando un lato gentile e premuroso, da perfetto “principe azzurro” che conquista la donna e, solo quando è assolutamente sicuro che lei è perdutamente innamorata di lui, inizia a far trapelare il suo lato controllante. Ma le prime richieste sono sempre portate avanti con dei modi ambigui, per cui la donna non è in grado di riconoscere subito la minaccia. Ad esempio, se la donna dice: “Domani sera vado a cena con le mie amiche”, il manipolatore non sbotta in maniera apertamente aggressiva dicendo frasi del tipo: “No, tu non esci di casa”, ma usa espressioni molto più subdole per far nascere nella compagna un senso di colpa, tipo: “Ah, proprio domani sera. Stavo organizzando una cenetta romantica a lume di candela solo noi due. Amore, ti prego, stavo pensando a questa cosa da tanti giorni, non puoi rimandare il tuo impegno?”. Le frasi possono variare ovviamente, ma il senso è sempre lo stesso: far insorgere un senso di colpa recitando la parte dell’uomo devoto che vive in funzione di lei ed è pieno di pensieri carini. “Proprio” quella sera, lui ha organizzato un momento di intimità per entrambi, quindi lei si sentirebbe in difetto a rovinarglielo... Naturalmente, andando avanti il rapporto, quando l’uomo si sente sempre più sicuro di avere il controllo della situazione, l’aggressività diventa più manifesta e cresce esponenzialmente. Un segnale che bisognerebbe sempre prendere molto sul serio è quando aggressività e violenza aumentano nel tempo: prima l’uomo usa velate minacce contro la compagna, poi le minacce si fanno più evidenti, poi iniziano a volare i primi schiaffi ai quali fa seguito un’immediata richiesta di perdono perché “amore scusami, sono stressato, ho problemi al lavoro, sta male mia madre, ecc., ma non lo farò più, te lo giuro, non so cosa mi è preso, stammi vicino, ti prego”. E la violenza diventa più frequente e i momenti in cui tutto fila liscio, invece, diventano sempre più rari. L’uomo che non sa accettare dei “no”  e che non rispetta gli spazi di autonomia della donna è un uomo potenzialmente pericoloso e, soprattutto, se un uomo alza le mani una volta sulla propria compagna, sarà in grado di farlo anche altre volte e non va assolutamente perdonato, né giustificato.
Tutti gli altri segnali di pericolo sono elencati e spiegati diffusamente nel capitolo 7 del mio libro, capitolo che consiglio vivamente a tutte le donne di leggere con estrema attenzione"

Negli ultimi anni abbiamo assistito a omicidi commessi anche da giovanissimi (come a Niscemi, ma ricordo anche la Piovanelli), cosa scatta nella mente di un ragazzino fino a portarlo a un omicidio del genere?

"L'omicidio di Lorena Cultraro a Niscemi è uno dei casi che più mi ha sconvolto per la brutalità e la gratuità del gesto. Spesso, i ragazzini esercitano la violenza in branco, così si rafforzano e spalleggiano a vicenda. Spesso, si tratta di azioni commesse per “noia”, che è davvero una motivazione allucinante, magari perché non si sa come passare il tempo, oppure come rito di passaggio “per sentirsi uomini”. E poi un elemento ricorrente è la mancata valutazione delle conseguenze concrete delle proprie azioni dovuta all’immaturità mentale tipica dei giovani e al fatto che la maggior parte di essi vivono gran parte del loro tempo in un mondo virtuale piuttosto che in quello reale, magari imbottiti di videogiochi nei quali le persone vengono uccise e, dopo qualche istante, sono di nuovo in azione. Quando si verifica un caso del genere, la cosa che trovo più irritante è l’atteggiamento di certi genitori che tendono a giustificare in qualche modo le azioni del figlio, magari usando la famosa frase che mi fa venire l’orticaria ogni volta che la sento: “è solo un ragazzo, non si rendeva conto di quello che faceva”. Chissenefrega che è “solo” un ragazzo, questo tentativo costante di deresponsabilizzazione è la cosa più dannosa. Facci caso, ogni volta che avviene un grave fatto criminale si sente sempre il solito ritornello: “non si rendeva conto, era sotto l’influsso dell’alcol o della droga”, ecc. Ma semmai queste sono aggravanti, non attenuanti perché l’hai scelto di ubriacarti o di drogarti, per cui adesso è giusto che paghi. In sostanza, credo che tanto il ragazzino quanto il criminale adulto debbano scontare per intero una condanna, anche per una forma di rispetto nei confronti delle vittime e dei loro parenti che, troppo spesso, sono presi in giro da un sistema giudiziario che tutela molto di più i criminali delle vittime. E i genitori dovrebbero ricominciare a fare i genitori, a dare regole e limiti ai propri figli e smetterla di cercare a tutti i costi di “fare gli amici” per mettersi sullo stesso piano, perché così i ragazzi crescono pensando di potersi permettere qualsiasi cosa senza dover pagare pegno"

Ci sono invece ancora molti casi irrisolti di femminicidio, che tipo di interesse si scatena nel pubblico tanto da trasformare un caso come Garlasco (o come quello di via Poma anni fa) in una specie di show in cui tutti sembrano trasformarsi in "piccoli detective"?
"Questo succede perché siamo tutti un po’ voyeur e ci piace troppo ficcare il naso nelle vite degli altri. Aggiungi quel pizzico di morbosità per cui molte persone hanno delle piccole, squallide e noiose vite nelle quali la noia regna sovrana e l’unico modo per provare un po’ di eccitazione è assistere da spettatori a un fatto di sangue e il gioco è fatto. E i mezzi d’informazione non fanno altro che alimentare quotidianamente questa morbosità con trasmissioni che praticamente campano su alcuni casi di cronaca nera e li ripropongono fino allo sfinimento in ogni singola sfaccettatura. E mettiamoci dentro anche i miei colleghi “criminologi”, anzi quelli che Aldo Grasso, il famoso critico televisivo, ha definito “criminologi da salotto”, che vanno nelle suddette trasmissioni televisive a dire una serie di banalità senza confini, frasi vuote prive di significato spacciandosi per esperti quando poi di criminologia ne sanno ben poco. Tutti questi “figuri” non fanno altro che alimentare l’ossessione per il morboso e la ritualizzano in una carnevalata costante che entra nelle case di ognuno di noi. E poi di alcuni casi veramente non se ne può più.

Invito te e tutti gli utenti del blog a fare un piccolo test: andate in una libreria e sfogliate tutti i libri dedicati a omicidi di donne avvenuti in Italia, immancabilmente troverete uno spazio dedicato al delitto di via Poma o a quello dell’Olgiata, senza che in realtà ci sia poi nulla di nuovo da dire. Molti autori fanno “copia e incolla” sempre delle solite solfe, sempre i soliti resoconti cambiando solo un po’ le parole. Nell’introduzione del mio libro, infatti, spiego che ho inserito anch’io questi due casi su esplicita richiesta dell’Editore. Se fosse stato per me, non li avrei trattati non avendo nulla di nuovo da dire. Ma i casi irrisolti attirano in maniera morbosa molto più di quelli dove l’assassino ha un nome certo, infatti gli omicidi di Jack lo Squartatore sono assurti a notorietà mondiale proprio grazie all’inafferrabilità del criminale. Il dubbio alimenta le supposizioni, ognuno può dire la sua in un proliferare senza controllo di “chiacchiere da bar” e illudersi di sentirsi importante per qualche momento. Ogni volta che tengo una lezione da qualche parte, mi sento chiedere se Alberto Stasi è colpevole oppure no, chi ha ucciso Meredith a Perugia, e quando c’era il processo alla Franzoni tutti mi chiedevano se pensavo che fosse colpevole o innocente e così via. E a me verrebbe da chiedere a mia volta: ma che ve ne importa se tizio è colpevole oppure no? Ma davvero non avete niente di meglio da fare nella vostra vita? Ma il circo deve continuare e poi, altrimenti, i “criminologi da salotto” non potrebbero più appoggiare i loro deretani sulle comode poltrone degli studi televisivi e sarebbero costretti a stare piegati sulla scrivania a studiare e documentarsi seriamente. Lo spettacolo deve andare avanti..."

"Donne Assassinate": l'analisi del femminicidio secondo Ruben de Luca. Seconda parte dell'intervista - Blogosfere Cultura

“Donne Assassinate” di Ruben De Luca (intervista all’autore, prima parte) – II

Di seguito alla presentazione del libro, uscito  a Gennaio 2009, riporto volentieri l’intervista in due parti all’autore, ad opera di Arianna Ascione. Vi troveremo le risposte alle domande che sono nate più o meno nella testa di tutti, soprattutto in occasione degli ultimi e più cruenti fatti di cronaca e del costante peggioramento del fenomeno. Capiremo perché alcuni casi destano attenzione più di altri e quali molle psicologiche spingono alcuni uomini ad esercitare violenza sulle donne fino alle estreme conseguenze.

"Donne Assassinate": l'analisi del femminicidio secondo Ruben de Luca. Prima parte dell'intervista

Pubblicato da Arianna Ascione, Blogosfere staff alle 08:00 in Libri

donne-assassinate-de-luca.jpgUn libro agghiacciante. La cronistoria di alcune delle più efferate violenze compiute contro le donne. E' di questo che parla Ruben de Luca nel suo libro, "Donne Assassinate" edito da Newton Compton.

Secondo te, tra quelli di cui parli nel libro, qual è il caso che ha sconvolto più di tutti e ha fatto parlare (nel passato e nella cronaca recente)?

"Dal punto di vista dell'opinione pubblica, sono diversi i casi sconvolgenti, forse quello che ha catturato più di tutti l'immaginario collettivo è stato il delitto di Simonetta Cesaroni a via Poma, un caso su cui è stato detto davvero tutto e il contrario di tutto. Se vuoi sapere quelli che hanno più sconvolto me mentre scrivevo il libro, ti rispondo subito. Il caso di Angelo Izzo, il "mostro del Circeo", trovo che sia uno dei più allucinanti in assoluto, per l'efferatezza dei crimini e per la dabbenaggine degli psicologi che lo hanno rimesso in circolazione. Vedi, Izzo ha compiuto un crimine identico a quello del Circeo, avvenuto nel 1975, dopo aver trascorso trent’anni in carcere. Gli psicologi che lo hanno esaminato si sono lasciati abbindolare dalle sue belle parole di pentimento e di “acquisita consapevolezza dei suoi errori” e hanno voluto dargli “un’altra possibilità”, occasione che Izzo ha afferrato al volo per uccidere ancora. Purtroppo, molti psicologi e psichiatri sono affetti loro stessi da un delirio di onnipotenza per cui ritengono di poter curare qualsiasi patologia. Bisognerebbe rendersi conto che non tutti i criminali sono curabili e che, per certi soggetti, semplicemente non c’è niente da fare: l’unica soluzione è rinchiuderli da qualche parte e buttare la chiave. E invece, purtroppo, spesso i diritti dei criminali hanno più valore di quelli delle vittime. A questo proposito, mi sconvolgono anche tutti i casi di omicidio di fidanzate preceduti da una massiccia attività di stalking, perché si sarebbe potuto fare qualcosa per impedirli e invece si è rimasti a guardare mentre si materializzava la tragedia. Penso a Luca Delfino lasciato sulle strade a perseguitare Maria Antonietta Multari, finché non l’ha uccisa, mentre era fortemente indiziato per l’omicidio di Luciana Biggi, e penso anche a Deborah Rizzato che aveva registrato le telefonate minacciose del suo “fidanzato”, Emiliano Santangelo, e le aveva fatte ascoltare alle Forze dell’Ordine, e nessuno ha fatto niente. E Deborah Rizzato è stata uccisa"

Nel libro parli di moltissimi delitti maturati in ambito familiare. Come mai subito dopo l'enfasi del momento l'opinione pubblica sembra dimenticarsene? Cosa si può fare per spingere l'opinione pubblica a "combattere" la guerra contro la violenza sulle donne (belle parole dell'8 marzo escluse)?

"L'opinione pubblica ha bisogno sempre di nuovo sangue e nuove emozioni. Ci stiamo abituando a un’informazione “da fast food”, per cui riceviamo la notizia, la metabolizziamo in fretta, per quanto sconvolgente possa essere, e la digeriamo così siamo pronti per la prossima notizia dell’orrore. La violenza sulle donne, sotto tutte le forme possibili e immaginabili, è qualcosa di terribilmente comune fin dalle epoche più remote, per cui non traumatizza gli spettatori più di tanto. La donna è la vittima per eccellenza e, purtroppo, esistono ancora moltissimi uomini dalla mentalità gretta e arcaica che ritengono che, quello che avviene all’interno di un nucleo familiare, siano “affari privati” nei quali non ci si deve intromettere. La nuova legge sullo stalking fornisce finalmente uno strumento concreto per intervenire, ma prima deve cambiare la mentalità delle persone. Finché esisterà un giudice come quello che ha concesso le attenuanti al rumeno che ha stuprato e ucciso Francesca Reggiani a Roma, credo che la situazione sia veramente triste: secondo le sue aberranti motivazioni in un certo senso è stata colpa della vittima se è stata uccisa, perché si è ribellata troppo e non si è lasciata rapinare e violentare, così il suo aggressore ha dovuto impiegare una quantità di forza superiore a quella necessaria e così “ci è scappato” l’omicidio. Ma non si vergogna questo giudice? Perché nessuno si indigna per questa sentenza allucinante? Mi dispiace di essere pessimista, ma, in realtà, credo di essere solo realista: non credo che le cose cambieranno mai più di tanto. Questo è un mondo pensato e fatto a misura dei maschi e la maggior parte di essi continua a pensare che le donne siano degli oggetti, delle “proprietà”. Anche quelli che fingono di essere evoluti, spesso in un angolino del loro cervello continuano a desiderare di esercitare una qualche forma di controllo sulle donne che li circondano. Fortunatamente, la maggior parte di essi non arriva a stuprare e uccidere, ma il DNA dell’uomo cavernicolo è rimasto nei nostri geni ed è questa la tesi principale del mio libro. D’altra parte, praticamente tutti i mali e i crimini del pianeta li provochiamo noi maschi: violenze, omicidi, guerre, genocidi, brutalità di ogni tipo. Qualcosa vorrà pur dire, no?"

"Donne Assassinate": l'analisi del femminicidio secondo Ruben de Luca. Prima parte dell'intervista - Blogosfere Cultura

“Donne Assassinate” di Ruben De Luca - I

 Sono davvero solo femministe o le mitologiche ed inesistenti “nazifemministe” ad occuparsi del fenomeno mondiale del femminicidio o femicidio o ginocidio, come sostengono i movimenti neomaschilisti partiti al feroce attacco dei diritti delle donne? Ovviamente, la risposta è: no.

Il femminicidio è un termine coniato in Messico per definire la carneficina delle donne a Ciudad Juarez ed è stato presto adottato in tutto il mondo per simboleggiare la sempiterna strage alla quale le donne sono sottoposte. Più dettagliatamente, è definito da Barbara Spinelli di Giuristi Democratici come il termine che indica la violenza fisica, psicologica, economica, istituzionale, rivolta contro la donna «in quanto donna».

E davvero occuparsi del fenomeno della violenza sulle donne è una scusa per macchiarsi di “male bashing”, ovvero la definizione coniata dai lagnosi neomaschilisti per definire la diffamazione dell’intero genere maschile? Ovviamente, no! Il solo concetto di diffamazione dell’intero genere maschile è di per sé ridicolo. Usarlo come spauracchio per impedire alla società di occuparsi del fenomeno gravissimo della violenza maschile sulle donne è un’altra forma di violenza. Chi cerca di impedire che si parli del quotidiano assassinio, dei quotidiani stupri, della quotidiana violenza sulle donne, esercita un’altra forma di violenza utilizzando i mezzi della propaganda, della censura, del boicottaggio, del ricatto, del piagnisteo ridicolo, della mistificazione, della sparizione o alterazione dei dati ed, infine, dell’istigazione alla persecuzione e all’odio verso le donne che non si piegano. Chi cerca di insabbiare vilmente o negare il fenomeno è complice di chi esercita la violenza direttamente e, di certo, condivide la stessa visione della realtà pur scegliendo di esercitare la millenaria repressione delle donne in un modo più sottile ma ugualmente dannoso e letale. A maggior ragione è violento chi indice una “caccia alle streghe”, l’ennesima caccia alle streghe che sia stata esercitata sulle donne nella storia dell’umanità. è violento e sa bene che le conseguenze della sua fomentazione possono essere estreme ed arrivare anche a causare atti di violenza diretta.

Purtroppo per i complici e conniventi, come dicevo, il femminicidio è un fenomeno universalmente riconosciuto del quale si occupano anche esperti di sesso maschile. A volte sono esperti di fama mondiale come Ruben De Luca, il quale, forte della sua appartenenza al genere maschile, si sente di certo più libero nel parlare di una guerra “del genere maschile contro l’altra metà del cielo”. Cosa non facile per noi donne, che ci sentiamo in difficoltà quando dobbiamo trattare in maniera del tutto generica questo crimine perché sappiamo che anche in molti degli animi maschili convinti di essere paritaristi e democratici, soprattutto in chi, vivendo in Italia, in un modo o in un altro non ha potuto fare a meno di assorbire il maschilismo nazionale, si desterà un pizzico di onta e di reazione stizzita alla generalizzazione che, chiariamo, è solo dovuta ad una definizione ma non è volta ad incolpare i singoli, uno ad uno.

Non sarebbe male  sganciarsi dal “corporativismo” che lavora in background nella psiche maschile ed affrontare una serissima autoanalisi volta al raggiungimento generale della consapevolezza dello stato delle cose, ovvero il punto imprescindibile dal quale partire per far cessare lo spargimento di sangue.

Quindi non è certo un “nazifemminista”, Ruben De Luca e può permettersi di esporre con crudezza la natura del fenomeno senza rischiare di essere additato e di subire, quindi, tentativi di ridurlo alla resa ed alla condiscendenza (tentativi che sulle donne fanno sempre presa, come spiegherà in seguito egli stesso).

Donne Assassinate di Ruben De Luca

Il noto criminologo ci rivela nel suo ultimo saggio come e perché si uccidono le donne in Italia

Donne Assassinate di Ruben De Luca Esce in questi giorni, edito dalla Newton & Compton, il saggio Donne Assassinate - Dall’omicidio seriale allo stupro di gruppo, storia e fenomenologia della guerra condotta dal genere maschile contro "l’altra metà del cielo" del criminologo Ruben De Luca.
Il libro ci rivela come il fenomeno della violenza sulle donne sia in continua crescita, sfociando sempre più spesso in omicidio. Accanto al termine “omicidio” si stanno perciò sempre più accostando quelli di “femminicidio” o “ginocidio” per indicare l’assassinio di una donna da parte di un uomo quando essa viene uccisa proprio perché appartenente al genere femminile. Non vittima causale, dunque, ma “scelta” in virtù del suo essere donna.
Vittime di feroci predatori, perversi serial killer o, in moltissimi casi, dei loro stessi mariti o fidanzati, le donne sono da sempre oggetto di una spietata carneficina. Il silenzio, la paura, il terrore, la fragilità hanno fatto di loro le schiave e le martiri di una delle guerre più ingiuste e meno combattute dell’umanità. Da Marco Mariolini, "il cacciatore di anoressiche", a Angelo Izzo, "il mostro del Circeo", da Gianfranco Stevanin "il mostro di Terrazzo" a Guido Zingerle, la "Belva del Brennero", l’analisi di Ruben De Luca si addentra nelle menti criminali degli uomini che odiano, violentano e uccidono le donne, affrontando i nodi più spinosi di storie troppo spesso rimaste drammaticamente irrisolte. Alla ricerca di un barlume di verità e di senso, Donne assassinate affronta anche i casi lasciati in sospeso dalla giustizia per scoprire, attraverso le tragiche vicende di ragazze come Simonetta Cesaroni o, più recentemente, Chiara Poggi, un’altra agghiacciante realtà: l’impunità dell’assassino. Ecco, allora, “la decapitata di Castelgandolfo”, “il delitto dell’Olgiata”, “l’omicidio dell’Università Cattolica”: racconti di morte che l’autore indaga utilizzando, insieme agli strumenti della ricerca storica, le risorse della moderna criminologia. (dalla quarta di copertina)
Sul sito della casa editrice è possibile scaricare un
lungo estratto.
L'Autore: Ruben De Luca, Psicologo Criminologo, Direttore del GORISC (Gruppo Osservatorio di Ricerca, Intervento e Studio sul Crimine), Università di Roma “La Sapienza”. Autore di circa 100 pubblicazioni di criminologia, è considerato uno dei massimi esperti europei di omicidio seriale. Nel 2001, ha creato ESKIDAB, la Banca Dati Europea dei Serial Killer, un archivio costantemente aggiornato che contiene le schede personali di tutti gli assassini seriali identificati e attivi sul territorio europeo. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo sempre per la Newton & Compton Serial killer con Vincenzo Maria Mastronardi e Sette Sataniche con Mastronardi e Moreno Fiori, di cui è prevista a breve la prossima edizione. Per la Magi Edizioni ha pubblicato Omicida e artista: le due facce del serial killer.
Donne assassinate
Ruben De Luca
Newton & Compton 2009
Collana Controcorrente
Pag. 464 - 12,90€
Donne Assassinate di Ruben De Luca
Notizia pubblicata il 02/02/2009
Da: Biancamaria Massaro
Fonte: LaTelaNera.com

Quindi, non ci sono più scusanti. Come sostiene anche Ruben De Luca “Vittime di feroci predatori, perversi serial killer o, in moltissimi casi, dei loro stessi mariti o fidanzati, le donne sono da sempre oggetto di una spietata carneficina. Il silenzio, la paura, il terrore, la fragilità hanno fatto di loro le schiave e le martiri di una delle guerre più ingiuste e meno combattute dell’umanità.” è in atto una guerra da parte di uomini che odiano le donne contro donne di tutti i tipi, di tutte le età e razze, di tutte le religioni, nazionalità ed ideologie. Una guerra che sparge quasi esclusivamente sangue femminile ed alla quale le donne rispondono solo con il grido del richiamo al diritto alla libertà.

giovedì 7 ottobre 2010

Sarah, perdonaci

 

sarah-scazzi-2-300x225 è avvenuto stavolta, è avvenuto lo stesso fenomeno poche altre volte. La maggioranza delle volte scorrono sotto il nostro naso sotto la forma di insignificanti trafiletti di cronaca. Poche righe stilate presto e male da un frettoloso cronista che sbaglia età, nomi, luoghi, modalità. Di rado avviene che siano così eclatanti da accendere i riflettori e allora, pian piano, i dettagli di perfezionano, si modificano, capisci che l’età era completamente diversa, i nomi erano confusi tra loro, le modalità imprecise e si iniziano a delineare i moventi. Poi i più sensibili di noi restano a chiedersi “Sarà andata proprio così? Come mai è successo?”, i più sconsolati e passivi ringhieranno tra i denti un “Basta con la violenza!”.

Invece, stavolta, l’abbiamo vissuta. L’abbiamo conosciuta, Sarah (aggiungo la “h” finale al suo nome perché era lei a volerlo così, per sentirlo meno provinciale), abbiamo spiato nel suo diario, nella sua vita, nella sua cameretta, nella sua famiglia, sappiamo che le piacevano gli animali, che il suo idolo era Avril Lavigne, sappiamo tantissimo di lei.

Ogni giorno rovistavamo nei quotidiani in cerca di notizie, nella speranza che non si fosse affidata incautamente, ingenuamente, a mani nemiche. Ci eravamo convinti che fosse troppo fiduciosa, che avesse troppa voglia di crescere. Temevamo chissà quale bruto nascosto nelle pieghe dei social network, pronto ad approfittare di ragazzine di provincia come lei.

A grandi linee, gli orrori su donne e bambini si assomigliano tutti. Altre volte cadaveri semisvestiti e semidecomposti nei boschi erano stati traditi dalla mano nota di un familiare. Altre volte abbiamo letto dei sogni spezzati, delle vite sottratte per i pochissimi minuti del possesso di un corpo. Sappiamo bene, ormai, cosa significa essere rapiti da un rapace umano che vuole solo togliersi lo sfizio di possedere un corpo. Un corpo. Nient’altro perché chi vuole possedere la tua mente cerca di farti innamorare e passa le ore a parlarti, a perlustrare i tuoi pensieri.

Cos’ha quest’orrore di diverso? Perché ci colpisce tanto? Perché Sarah è stata sottratta a tutti, perché ci eravamo affezionati, perché ci sembrava di vederla pettinarsi e ballare per la stanza, scherzare con gli amici, scrivere sul diario. Poi ci colpisce che quel visetto grazioso, grazioso ma normale, quella normalità assoluta da ragazzina della porta accanto, siano stati vilipesi, violati, calpestati all’inverosimile.

Io fantastico come davanti ad un percorso a bivi, come in Sliding Doors: se non avesse accettato di scendere in cantina, se si fosse girata ed avesse mollato un calcio allo zio per prendere il tempo per scappare, se avesse parlato alla mamma, magari avrebbe continuato ad andare al mare, ad uscire con gli amici adulti della cugina, a socializzare su Facebook, a studiare all’istituto alberghiero ed a sognare il giorno in cui sarebbe andata via da Avetrana per  iniziare la sua vera vita.

Nulla di tutto questo. Uccisa per la solita brama del possesso del corpo. Uccisa per essere usata in fretta, prima di diventare fredda e rigida. Gettata in una buca come un vecchio ramo secco, in ammollo nell’acqua per 42 giorni. Corpicino denudato, privato di ogni rispetto, di ogni dignità, di ogni mistero. Depredata ed offesa all’inverosimile. Calpestata dalle illazioni di articoli grondanti misoginia che la descrivevano come furba, pianificatrice senza cuore, leggera, un po’ facile. Calpestata da inutili idioti che si credono in qualche modo arcano intellettualmente superiori perché hanno aperto pagine su Facebook in cui hanno dipinto addosso a lei, vergine derubata di tutto, forse anche del primo bacio, dalle mani sozze di un contadino cinico ed spietato, un inverosimile personaggio da ninfomane. Calpestata da inutili idioti che covano un odio senza fine per il genere femminile al punto di infangare perversamente la memoria di quella che era poco più di una graziosa bambina bionda.

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Scusaci.

Non abbiamo saputo difenderti. Noi, che sappiamo da sempre che la famiglia non è il paradiso, che non è il luogo di ricovero da tutti i mali del mondo e che è sempre successo che sguardi, mani avide abbiano sfruttato piccoli giovani corpi per pochi minuti di incontrollata libidine, non abbiamo gridato forte abbastanza.

Non abbiamo preteso che l’ipocrisia cessasse, che si insegnasse ai bambini come difendersi. Non abbiamo lottato per chiedere la fine della turpitudine patriarcale che sottopone donne e bambini all’avidità di indegni “capifamiglia”. Non abbiamo fatto abbastanza. Contiamo le vittime e ci indigniamo ma non sappiamo volgere la nostra indignazione in battaglia. Ci culliamo nel poco che abbiamo, convinti che vada tutto bene. Non abbiamo puntato i piedi per terra per chiedere una seria tutela, vere leggi, la certezza della pena. Ci siamo soffermati su fatti relativi come il sessismo delle desinenze o lapidazioni mai neppure comminate, frutto di propaganda e armi di distrazione di massa mentre tu e tante altre al mondo morivate davvero nei modi e per i motivi più inaccettabili. E perdona i giornalisti sciacalli che hanno scritto pagine e pagine sulla tua presunta scarsa serietà o sulla freddezza della tua meravigliosa mamma. Hai una mamma che è sempre rimasta lucida e pratica, che non si è persa nella recitazione della disperata passiva, stereotipo misogino al quale vorrebbero relegare qualsiasi altra madre. Una madre così era una madre su cui contare nelle difficoltà e, infatti, lei pensava a come fare per ritrovarti, non se ne stava a piangere e nutrirsi di appelli illusori ed inutili a favore di telecamera. Escogitava strategie come un generale in guerra, come ogni vera donna dovrebbe essere. Forte. Dignitosa. Perdona gli idioti senz’anima, gusci vuoti che vagano insultando a vanvera per dare un senso alle proprie vite. Perdona i negazionisti falsabusologi maschilisti che hanno insinuato che tu fossi andata via di proposito e senza un briciolo di pena per il dolore che ti saresti lasciata dietro, che ogni responsabilità fosse tua e che dipingono il “padre di famiglia” come una figura perfetta, apollinea, infallibile e ingiustamente infangata. Perdona i religiosi che non hanno speso una sola parola per te, piccola donna. Perdona chi ha messo sulle tue spalle e sulle spalle di ogni donna una croce che portiamo da millenni e ci apprestiamo a trascinare per altri millenni per il solo fatto di suscitare desiderio sessuale che uomini involuti non sanno controllare. Perdonaci per non averti protetta, difesa, per non avere davvero cambiato le cose, Sarah.

giovedì 30 settembre 2010

Ultimo aggiornamento per le fiaccolate di venerdì 1 Ottobre a Portici e Bologna, per Teresa Buonocore

udi Credo di dover dire che questo è l'ultimo aggiornamento che faremo girare  prima della manifestazione. Le adesioni che continuano ad essere inviate saranno comunque registrate e lette nel corso della fiaccolata.
Il consenso e la partecipazione convinta di tante donne, associazioni, centri antiviolenza ed anche uomini, parla della commozione affettuosa suscitata dalla vicenda di Teresa Buonocore, e parla del cambiamento che in modo caparbio in tante stiamo perseguendo nel nostro paese: questo anche oggi, a poche ore dalla fiaccolata ci rende consapevoli di un risultato.
La mobilitazione è il risultato della coscienza diffusa che il femminicidio non è la somma di tante follie, imprevedibili e fatali, ma la conclusione dei gesti proprietari degli uomini sulle donne. Le mafie sono assai meno antiche di quei gesti assassini , ma li riproducono e li estendono, perché sono i gesti che mostrano la capacità di comando e sopraffazione.
I politici che rifiutano questa semplice verità, e che anzi coi loro atteggiamenti confermano l'irrisione e lo sfruttamento dei corpi e che offrono donne in pagamento e, ancora, che tolgono risorse alla rete di autoaiuto delle donne, sono irresponsabili e conniventi. Sono la rappresentazione piena di un sistema mortifero dove non a caso i collegamenti mafiosi sono tollerati e previsti: come le molestie , i ricatti sessuali, la rappresentazione spettacolare della sottomissione femminile.
E di questo si muore, e per questo si uccidono e si torturano anche bambine e bambini, proprietà di qualcuno nominato o autonominato padrino.
Le cittadine e i cittadini stanno già cambiando e come Teresa stanno pronunciando il loro NO:  ora deve cambiare lo Stato.
Ringraziamo tutte e tutti coloro che ci hanno incoraggiate, il Sindaco di Portici per l'affettuosa vicinanza al nostro impegno e per la sua fratellanza con la famiglia di Teresa.
Ringraziamo tutte e tutti quelli che hanno promesso di esserci e che ci saranno; un grazie speciale alle donne di Bologna che saranno nella loro piazza con le loro fiaccole ed un pensiero particolare al Centro Roberta Lanzino di Cosenza che rischia la chiusura "per mancanza di fondi"
Stefania Cantatore ( l'UDI di Napoli) ed Elena Coccia (avvocata di Teresa) per le organizzatrici della fiaccolata
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Aggiornamento delle adesioni

Udi di Napoli, Udi Di Portici, La Camera delle donne, Associazione Maddalena, Arcidonna, Donne Medico Arcilesbica, Istituto Campano per la Storia della Resistenza, Femminismo a Sud, UDI Monteverde (Roma), Consigliera di Parità della Provincia di Napoli, Donne in nero Napoli, Pina Orpello dell'ANPI, Dolores Madaro – Anpi, UIL Napoli, UIL Campania, UDI Catania, UDI Romana La Goccia, DonneSudonne, Rosa Oliva – Aspettare stanca, Cooperativa Eva, Centro Antiviolenza Eva, Centro Antiviolenza Aradia, Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, UDI "le orme"- Reggio Calabria, UDI Lentini. CEDAV Messina, Controviolenzadonne, MediterraneanMedia- Cosenza, CGIL Campania, CGIL Napoli, Associazione Sott’ e n’coppa, Sportello Antiviolenza Lilith, Associazione Salute donna, Centro La Magnolia, AFEM (association femmes Europe Meridionale), CISL Campania, CISL Napoli, Casa Internazionale delle Donne- Roma, Tina Femiano, Centro antiviolenza ERINNA- VT, Rosanna Leone, Associazione Ernesto Rossi, Viviana Esposito, UDI Cerchio del Lago (Brescia),Napolipuntoacapo, Unione donne Terzo millennio (Torino) , Cooperativa L’Orsa Maggiore, Fondazione Mediterraneo, Clorinda Boccia Burattino, Centro Donna Artemisia, Maria De Marco, Comitato “29 Agosto” (Acerra- NA), Maria Grazia Pagano, Ass. “voce donna” (Castrocaro- Forlì), Comunità per donne maltrattate “Karabà”- Coop.Dedalus, Annamaria Carloni, Commissione Pp Oo Provincia di Napoli, Caffè delle donne” Udi Trieste, Fuoricampo lesbian group (Bologna). Luisa Menniti, Valeria Valente, comitato Internazionale 8 Marzo, Maschile Plurale e Uomini in Cammino, Barbara Maffione, Patrizia Gubellini, Rete Lilliput-Nodo Napoli, Clitorixstrix (BO), Ars e Labor Campania, Luisa Iodice, Luisa Laurelli, Liberamente, Dream Team, Donne In Nero Bologna, Tavola delle donne sulla violenza di Bologna, Club delle donne di Siracusa, Comitato Piero Gobetti, Cellula Concioni, Uscita Libera, associazione Exit, Associazione Rosso democratico, Arcigay Antinoo, Giuristi democratici, Associazione culturale del Plebiscito, UARR, Associazione Orlando Bologna, Legambiente Napoli- Centro antico, Giovanna Consonni, Marcella Raiola, da Bologna : 'Altracittà, Armonie e “Quelle che non ci stanno”', Claudia Preto

martedì 14 settembre 2010

Da Sud De-Genere, ricerca sul femminicidio

 

Ricerca sul femminicidio 2009.

settembre 14, 2010

di suddegenere

Notizia di ieri è che, a Capistrano (VV) , un uomo è stato sorpreso dai carabinieri mentre stava aggredendo la moglie con un corpo contundente, dopo averla picchiata con pugni e schiaffi, e dopo aver tentato di aggredire anche loro.L’uomo è stato arrestato con l’accusa resistenza, oltraggio a pubblico ufficiale e porto di oggetti atti ad offendere (e violenze domestiche, no?!).( fonte )

Pare che il trend “estivo” non sia affatto in declino…

E’ stata messa a disposizione online dalla Casa delle Donne, la ricerca sul femminicidio 2009:

FEMICIDI NEL 2009: UN’INDAGINE SULLA STAMPA ITALIANA: ricerca di Sonia Giari, Cristina Karadole, Chiara Pasinetti, Cinzia Verucci, in collaborazione con Anna Pramstrahler, marzo 2010. Qualche informazione:

“”Anche quest’anno un gruppo di volontarie della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna ha effettuato una raccolta di dati sulle uccisioni di donne, registrate dalla stampa nel corso dell’anno precedente.

…Oggetto della ricerca effettuata sono le morti delle donne che avvengono a seguito non già di una qualunque causa di morte, ma tutte quelle che hanno trovato origine in una violenza perpetrata dagli uomini, e che pertanto sono ascrivibili alla relazione di potere tra i generi,che resta ancor oggi fattore che ordina la società.

….L’esigenza di rappresentare il fenomeno della violenza contro le donne nella sua forma estrema, deriva dalla convinzione che essa abbia a che fare con le nuove forme di violenza patriarcale.

…Questo lavoro nasce dall’esigenza di far emergere una violenza di genere che non si arresta, e ciononostante rimane molto spesso occultata dal dibattito pubblico, relegata a questione attinente la sfera privata, di cui ancora restano in larga parte oscuri i numeri e a fronte della quale manca un lavoro serio e coordinato di contrasto da parte delle istituzioni che, nonostante non manchino iniziative a livello territoriale, scontano tuttora le difficoltà derivanti dalla mancata programmazione di un piano nazionale d’azione.

…Negli ultimi decenni, dalle statistiche emerge che in Europa, ed anche in Italia, è in diminuzione il numero degli omicidi, con riferimento alle vittime di sesso maschile e della violenza non sessuata.

Al contrario aumentano i femicidi, e rimane costante il dato sulla diffusione della violenza contro le donne.

….In Italia  le ricerche sui femicidi non sono condotte con alcuna regolarità, né sono promosse, come auspicheremmo, dalle istituzioni.

…In Europa, pur nelle specificità dell’evoluzione storica e sociale nazionali, il fenomeno del femicidio raggiunge proporzioni allarmanti e sintomatiche del rapporto tra i generi e, dato il quadro che ne emerge, appare ulteriormente sorprendente che un fenomeno come il femicidio sia ad oggi ancora largamente oscuro e scarsamente studiato.””

Proprio dall’”Europa”, pero’, arriva un segnale positivo.

il Parlamento Europeo, nell’aprile di quest’anno, ha invitato la Commissione ad istituire entro i prissimi cinque anni un Anno europeo della lotta alla violenza contro le donne, con una dichiarazione scritta, firmata da 365 deputati e considerata, visto il numero di firme, dello “stesso impatto di una risoluzione”. fonte

Nel testo si legge che:

“…..la violenza contro le donne rappresenta un notevole ostacolo per la parità fra donne e uomini e che essa è una delle più diffuse violazioni dei diritti umani, senza limiti geografici, economici, culturali o sociali,

…. costituisce un problema critico nell’Unione, dove tra il 20 e il 25%delle donne subisce violenze fisiche durante la vita adulta e più del 10% è vittima di violenze sessuali,

e specifica che :

..l’espressione “violenza contro le donne” indica ogni atto di violenza fondato sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le semplici minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata,

Finchè morte non vi separi…..

(il video The Cut,fa parte di una campagna di Women’s Aid)

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