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lunedì 13 settembre 2010

Lo stalking come “atto eroico” per il “bene sociale” dei violenti: clonato anche il nostro blog!

Chi, come noi, presidia Facebook e lotta per il diritto alla parola, alla libertà di espressione, all’esistenza, al semplice utilizzo della piattaforma anche da parte delle donne che non si fanno da parte davanti alle ingiustizie, può avere rinvenuto in giro anche per la rete delle note come questa:

 http://img839.imageshack.us/img839/277/corteggiamentougualesta.jpg 

 in cui si cerca di creare l’equivoco secondo cui stalking e corteggiamento sarebbero la stessa cosa, anzi, peggio,sembrerebbe la lagna infantile di uomini che vogliono essere liberi di molestare senza tenere minimamente conto delle sensibilità individuali.
Partiamo dal corteggiamento. Il corteggiamento è quell’insieme di azioni atte ad indurre innamoramento o interesse nel destinatario delle nostre attenzioni. Se ne deduce, quindi, che il corteggiamento debba creare curiosità, stimolare ed indurre un senso di benessere in chi ne è l’oggetto.
Lo stalking, invece, recita il testo, è definito così: «È punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni – recita il nuovo articolo – chiunque molesta o minaccia taluno con atti reiterati e idonei a cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero a ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero a costringere lo stesso ad alterare le proprie scelte o abitudini di vita».
Perseguitare donne violando la loro privacy, riportando notizie infondate allo scopo di togliere loro credibilità, chiedendo a perfetti estranei di accanirsi su di esse insultandole pubblicamente, diffamandole o facendo di tutto per impedire loro l’utilizzo e l’esistenza del mezzo facebookiano o del mezzo internettiano in generale, è stalking.
Non è certo una cosa che faccia stare bene, sapete. Oggi senza Facebook non si può fare nulla e come si fa a tenere i contatti di lavoro o personali, magari con persone che vivono all’estero, se il proprio profilo è di continuo fatto chiudere a forza di segnalazioni?
Ebbene c’è qualche invasato nella rete, qualcuno dal passato non proprio esente da critiche, qualcuno che ha fatto proprio il verbo maschilista della spietata guerra contro qualsiasi donna che osi ostacolare il revisionismo maschilista della violenza sulle donne, qualcuno che, mosso da infantile senso di competizione vuol fare una questione personale con ogni voce che si levi con forza contro l’istigazione all’odio.
Ci hanno clonato la pagina facebook , e questo lo avevamo già scritto qui. Non paghi di una serie di evidenti violazioni verso i diritti di una persona, adesso hanno addirittura clonato questo blog. Trattasi proprio di persecuzione ad personam, a questo punto.
Se fosse stata un’accidentale imitazione del tutto involontaria fatta da estranei non faremmo una piega, ma ormai i segni che portano nella stessa direzione sono tantissimi ed evidentissimi.
O forse devo scambiarlo per corteggiamento?


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Piacerebbe tanto sapere chi è questo luminare della storia del femminismo, in grado di distinguere il femminismo da una cosa inesistente, inventata dai maschilisti, senza alcuna prova storica, tale da additare una persona fisica con un termine apertamente diffamatorio e dispregiativo.
Sarà mai questa stessa persona qui, che in questo scatto possiamo ammirare sotto le sembianze di una splendida donzella ma che, stranamente, parla al maschile?
Sarà mai la stessa persona che poi clicca “mi piace” sulle pagine, chissà, magari per far vedere che qualcuno le legge?


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Guardiamola meglio, è una gran bella ragazza e merita…


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Ho letto spesso questo individuo citare una “vocazione al martirio” ma anche l’idea del martirio è un po’ distorta giacché il martire è colui che il martirio LO SUBISCE, non colui che lo pratica sugli altri.
Insomma, il modo per combattere le nemiche del maschilismo, ovvero le femministe (senza prefisso nazi che, personalmente, non autorizzo alcuno ad attribuire alla sottoscritta) è MARTIRIZZARLE.
Le nemiche del maschilismo sono anche colpevoli di occuparsi di donne colpite da atti di violenza, quindi farle fuori significa dare più spazio ai violenti.
Difatti, leggiamo qui qualcosa che è stata apertamente sotto gli occhi di oltre 200 mila persone, destando lo sdegno e il rimprovero di pochissime di loro, in una sorta di delirio collettivo in cui i lettori, intimiditi dal tono dispotico dell’amministratore, temono persino di obiettare ad una frase così chiaramente violenta (tutti eccetto gli altri maschilisti carichi di odio e rancore verso ex compagne, appunto).


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Oh, e chi sarà mai la prossima bella sconosciuta che chiede ad altre persone ignare di segnalare ben 2 dei miei profili su Facebook adducendo motivazioni inesistenti e diffamatorie?
Sarà mai la sorella di Beatrice Lo Grasso? Forse sfilano, posano o recitano in filmetti porno insieme?
Tra l’altro io non rientro affatto nello stereotipo indicato e, a pensarci bene, non vi rientrano neppure le altre collaboratrici o le amiche e le amministratrici, anzi! Non siamo dei tipi molto “pettinati”, ordinati, alla tedesca e non mi pare che nessuna di noi riceva alimenti da ex mariti. Non abbiamo distrutto famiglie, molte di noi sono felicemente fidanzate con uomini NORMALI (non deliranti), sposate, hanno bambini, vite normali, sono solo un po’ più creative ed attive nel sociale, magari contro la mafia, qualcuna contro la pedofilia, altre sono animaliste volontarie, insomma, non ci siamo…
Quella là non ci somiglia pe’ gnente…
Almeno, se incontriamo un maschilista armato di spranga in strada, siamo sicure che non potrà riconoscerci

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La signorina in bikini non esiste più, ha cambiato nome senza necessità di recarsi all’anagrafe. Ora è Susy Bodies ed ha la foto di un carinissimo porcospino. Nella realtà si fa la barba la mattina e non è neppure particolarmente affascinante come uomo.
I gruppi femministi estremi non esistono. Esistono femministe radicali, separatiste ma non si sognerebbero neppure sotto ipnosi di dare fastidio a qualche generico poveraccio su Facebook, anzi, credo che non stiano affatto su Facebook giacché tendono ad evitare i luoghi di massa ed i rituali di massa.
Ma questo i qualunquisti che affollano le città non lo sanno, ovviamente, per cui i miei profili sono stati chiusi, causandomi danni personali e professionali.
Il tutto senza uno straccio di motivo valido ma solo per la faccia tosta di qualcuno che sembra incapace letteralmente di non violare la legge almeno tre o quattro volte al giorno e che è convinto di poter fare come gli pare e che, a furia di molestare la gente, quella si faccia indietro o gli lasci combinare tutti i guai che vuole.
L’esibizione scontatissima di potenza internettiana (visto che conosciamo il potenziale tecnologico di altri e sappiamo bene che la competizione sui numeri e sulle indicizzazioni sono inutili, anzi, non abbiamo mai voluto competere) rivela un’inversamente proporzionale potenza virile. Cioè, pensare di “schiacciare” il prossimo attraverso internet e facoltà tecniche che non tutti possono avere non è che una forma di compensazione all’incapacità di affermarsi socialmente nella realtà e nelle relazioni interpersonali reali.
Ma per qualcuno questo è anche amore.




 
derimere

«Oggi sposi»: lui 25 anni, lei 85 - Corriere del Mezzogiorno

 Anche questa è violenza ( a meno che tra i due non ci sia un accordo e la signora non sappia che fine far fare alla sua eredità) ed è anche la dimostrazione che non sono solo le donne a sposarsi per interesse.

il caso

«Oggi sposi»: lui 25 anni, lei 85

Nicola e Franceschina convoleranno a nozze il 19 settembre. Molti nel paese di Lettere parlano di interesse

NAPOLI – L’età c’è. Ma l’amore pure. Almeno stando a quanto hanno dichiarato i funzionari comunali che accogliendo i due futuri sposi in municipio per la firma della «promessa» hanno parlato di «una coppia felice». Nicola e Franceschina, lui 25 anni lei 85 entrambi di Lettere, piccola cittadina dei Monti Lattari, in provincia di Napoli, potranno convolare a nozze dal prossimo 19 settembre, una volta esauriti i tempi burocratici. Nel paese di seimila abitanti immancabili le voci di chi ha gridato allo scandalo: «È solo un matrimonio di interessi, non c’è amore» quelle più ricorrenti. C’è chi invece vorrebbe impedire il matrimonio sollevando l’impedimento della consanguineità dei promessi sposi, essendo la sposa la sorella della nonna del giovane, ma a norma di legge questo grado di parentela non impedisce l’unione. Perciò nulla osta. «Io non posso e non voglio oppormi a questo matrimonio – ha spiegato il sindaco di Lettere, Antonio Pentangelo, che officerà le nozze – anche perché i miei collaboratori mi hanno parlato di una scelta condivisa che, anche se fosse dettata da meri interessi economici, sicuramente va accettata da tutta la comunità letterese». Per Franceschina intanto l’evento «è una grande gioia» anche perché nonostante l’età, prima d’ora non si era mai sposata, e di lei dicono che sia «un’anziana donna molto lucida e che dimostra al massimo 70 anni».

IL TERNO DEGLI SPOSI – Immancabile la corsa alla giocata per gli appassionati del lotto. L’evento ha già dato i numeri: 15 «’0 guaglione», 89 «a’ vecchia», e 28 il matrimonio.

Francesco Parrella
13 settembre 2010

«Oggi sposi»: lui 25 anni, lei 85 - Corriere del Mezzogiorno

"Claps,riserbo dovuto alla magistratura" - LASTAMPA.it

elisa_claps--400x300_43d1cca181c13693dc0cec4e2e66fabc «Diciassette anni dopo, la vicenda di Elisa Claps non cessa di inquietare perché non è stata ancora fatta piena luce sulla sua tragica fine. Il riserbo della Chiesa di Potenza in questi mesi seguiti al ritrovamento del corpo di Elisa è dovuto unicamente al rispetto che si deve alla magistratura, cui sin dall'inizio è stata offerta totale disponibilità per la necessaria azione investigativa», afferma il vescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, chiamato in causa ieri dal fratello di Elisa Claps, Gildo, che ha chiesto al presule che la Chiesa dica «tutta la verità

GIACOMO GALEAZZI

«Il riserbo della Chiesa di Potenza in questi mesi seguiti al ritrovamento del corpo di Elisa è dovuto
unicamente al rispetto che si deve alla Magistratura, cui sin dall'inizio è stata offerta totale disponibilità per la necessaria azione investigativa». Così l'arcivescovo metropolita di Potenza, monsignor Agostino Superbo, ha risposto all'invito della famiglia Clpas «a dire tutta la verità» sul ritrovamento del cadavere di Elisa, lo scorso 17 marzo, nel sottotetto della chiesa Santissima Trinità del capoluogo lucano. «Non abbiamo motivo di nascondere nulla - ha continuato il vescovo - ma
vogliamo servire la causa della verità, così come autorevolmente invita a fare papa Benedetto XVI».Ieri, nel giorno del 17esimo anniversario dall'omicidio di Elisa Claps, il fratello Gildo, nel
corso si una manifestazione pubblica, aveva chiesto al vescovo di rivelare «qual è il segreto da custodire così gelosamente tanto da fornire agli investigatori versioni sul ritrovamento che
contraddicono palesemente con i fatti e le certezze». «Trascinare la Chiesa in una continua polemica - ha risposto nel comunicato il vescovo Superbo - non è la strada giusta per trovare la
verità, causa per la quale continuiamo a lavorare e a sperare. Da mesi preghiamo in tutte le parrocchie - ha concluso - come è accaduto anche domenica scorsa».

"Claps,riserbo dovuto alla magistratura" - LASTAMPA.it

La Sindrome di Alienazione Parentale, uno strumento per perpetuare la violenza

Questo è l’editoriale introduttivo ad un convegno in Spagna organizzato per la presentazione di un libro contro la PAS, ovvero la Sindrome di Alienazione Parentale.

La traduzione è ad opera del dottor Andrea Mazzeo, medico psichiatra.

noPAS

EL PRETENDIDO SÍNDROME DE ALIENACIÓN PARENTAL. Un instrumento que perpetúa el maltrato y la violencia

 

La “pretesa sindrome di alienazione parentale”, così come l'ha denominata l'Associazione di Psicologia Americana (APA), “PAS” per la sua sigla, e l'ideologia che la sostiene, è un costrutto pseudo-scientifico che è stato utilizzato, sin dalla sua creazione negli USA nel 1985, in ambito gudiziario e nelle cause di divorzio nelle quali si disputa l'affidamento dei figli, generando situazioni di alto rischio per i bambini e provocando una involuzione nei diritti umani delle bambine e bambini e delle madri che vogliono proteggerli.

L'effetto intimidatorio che produce la sua sola menzione nella giustizia, fa sì che alcuni professionisti, spinti solo dalla voglia di guadagno, la utilizzino abitualmente nei casi conflittuali  di divorzio. Questo attributo della “PAS” la converte in uno strumento “ad hoc” che oltretutto nasconde l'incesto e la violenza di genero preesistenti. La comparsa del “PAS” in qualsiasi conflitto gudiziario lo riduce tutto all'alienazione paterna e trasforma automaticamente le vittime in carnefici.

In questo libro le autrici presentano, attraverso una esaustiva indagine, l'autentica realtà di questa infondata sindrome, carente di ogni base scientifica, rifiuttata attualmente negli USA. Desiderano  con esso formare ed informare i professionisti del diriutto, la salute mentale e i servizi sociali che vogliano portare a termine una buona prassi nel campo del divorzio e dell'affidamento e apportare argomenti, di conoscenza e razionalità, che permettano di restituire alle vittime la credibilità delle proprie legittime lamentele sul genitore abusante e negligente.

L'obiettivo finale di questo libro è proteggere le bambine e bambini, vittimas innocenti dell'applicazione di queste supposta sindrome, della “terapia della minaccia”, coazione che propongono coloro che la applicano como unico “trattamento” válido.

Dott. Andrea Mazzeo, medico psichiatra

Qui l’originale: http://www.facebook.com/note.php?note_id=439267202759&id=1576015105

L’emergenza AIDS tra le donne nel mondo

Una formaaids-nascera-il-progetto-donne terrificante di violenza completamente ignorata dagli uomini ed alla quale le donne sembrano quasi rassegnarsi è il tradimento fisico che, al di là di ciò che comporti in termini di tradimento anche morale, di senso della fiducia violato, eccetera, espone le donne ad un rischio altissimo di contagio da malattie, veneree e non.

Contagiare l’AIDS ad un partner in virtù del proprio stile di vita libertino, può significare ucciderlo imponendogli la convivenza con una malattia attraverso l’inganno e la mancanza totale di rispetto anche per se stessi.

Dal Network Persone Sieropositive arriva una sollecitazione a ricordare che le donne sono il genere maggiormente a rischio di contrazione dell’HIV nella sua forma conclamata.

 

Colonia il 12° Annual European AIDS Conference (EACS)

Donne & HIV: quando il genere fa la differenza

È donna oltre la metà della popolazione mondiale affetta da HIV/AIDS.
Esperti internazionali per affrontare la sfida del futuro:
l'impatto di genere sul trattamento e la cura

Colonia, Germania, 12 novembre 2009 – Trentatrè milioni di individui affetti da HIV/AIDS nel mondo tra i quali 17 milioni di donne tra i 15 e i 49 anni: l’HIV si sta trasformando in un problema critico di diseguaglianza di genere. Le giovani donne, infatti, rappresentano ormai oltre il 60% delle persone, di età compresa tra i 15 e 24 anni, che convivono con l'HIV/AIDS. E non è soltanto una prerogativa dei Paesi in via di sviluppo: nel 2007, oltre il 30% degli individui che hanno contratto l'HIV-1 nell'Europa Occidentale è costituito da donne.

Per affrontare la sfida del prossimo futuro, ovvero l’impatto di genere sul trattamento, l’assistenza e il sociale, i massimi esperti europei, riuniti a Colonia, hanno preso parte oggi alla tavola rotonda “Gender Perspective - HIV and Women”, promossa da Bristol Myers Squibb nell’ambito del 12° Annual European AIDS Conference (EACS). Tra gli argomenti affrontati, la ricerca di nuovi trattamenti, la gestione dell'HIV/AIDS durante la gravidanza, gli effetti delle terapie sulla contraccezione, gli aspetti psicosociali della cura e l'impatto dell'HIV/AIDS sulle famiglie.

“L'epidemia di AIDS ha avuto un impatto molto forte sulle donne: è doveroso da parte della comunità medica approfondire l’universo femminile come popolazione specifica di pazienti affetti da HIV. I fattori che hanno determinato questa situazione sono molteplici, incluso il ruolo del genere nella determinazione della vulnerabilità di un individuo all'infezione da HIV e la sua capacità di accedere alle migliori cure” – ha dichiarato Antonella D’Arminio Monforte, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive all’Ospedale San Paolo di Milano.

La differenza di genere è evidente anche nella risposta alla malattia: le donne hanno dimostrato differenze nella carica virale dell'HIV, nella farmacocinetica dei medicinali e negli effetti collaterali dei farmaci, come gravi episodi di rash, lipodistrofia e sintomi depressivi. “Se la risposta delle donne al trattamento è paragonabile a quella degli uomini, non si può dire altrettanto per gli effetti collaterali, molto più pesanti. C’è ancora molto da fare per trovare il trattamento più adeguato per le donne” – sottolinea D’Arminio Monforte.

Uno dei fattori di rischio per molte donne che sviluppano l'HIV è spesso costituito dai comportamenti a rischio praticati dai loro partner. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) esiste una vulnerabilità fisica più accentuata rispetto all’uomo: la trasmissione dell'HIV da uomo a donna nel corso di un rapporto sessuale ha una possibilità due volte superiore di verificarsi rispetto alla trasmissione da donna a uomo. E le donne più giovani sono ancora più a rischio. La presenza di una malattia a trasmissione sessuale aumenta il rischio di infezione da HIV, ma il 50-80% di queste malattie nelle donne sono asintomatiche e spesso passano inosservate.
L'impatto sociale dell'HIV/AIDS sulle donne riguarda tutti gli aspetti della vita. Gli studi dimostrano che le donne soffrono molto di più i pregiudizi e la discriminazione che l'essere affetti da HIV comporta, sono più a rischio per quanto riguarda la possibilità di contrarre le forme più aggressive e dannose della malattia e hanno più difficoltà a confrontarsi con questa situazione. “Le donne che convivono con l'HIV sono molto condizionate dal proprio stato, in tutte le sfere in cui sono coinvolte, dal menage familiare quotidiano al prendersi cura della propria salute: situazioni difficili che spesso portano alla depressione, una conseguenza molto più frequente che negli uomini” – ribadisce D’Arminio Monforte.


Comunicando i progressi nel campo della ricerca e le scoperte sul rapporto tra la malattia e il genere femminile, la comunità medica potrà comprendere meglio i dati di cui ha bisogno per decidere in modo più informato il trattamento e occuparsi con maggiore cura delle pazienti donne. L’obiettivo è che una maggiore comprensione della dinamica tra HIV/AIDS e donne si traduca in una diminuzione della mortalità e in un miglioramento della qualità della vita dei molti milioni di donne colpite da questa malattia mortale.

Fonte: http://npsitalia.net/modules.php?name=News&file=print&sid=2460

 

Il rischio peggiore è corso dalle donne nei paesi in via di sviluppo:

 

Aids e donne

In quasi tutta l'Africa Subsahariana, il numero delle donne infette è il doppio di quello degli uomini. Su un totale di 42 milioni di persone al mondo affette da HIV/AIDS, ben 19,2 milioni sono donne (stima dell'UNAIDS del 2002). Una percentuale che subisce variazioni notevoli a seconda delle aree geografiche, passando dal 7% della zona australe al 58% dell'Africa Subsahariana.

Nei Paesi ove l'epidemia si sta diffondendo a ritmi vertiginosi, si registra un aumento esponenziale dei tassi di infezione tra i gruppi di donne che hanno dai 15 ai 19 anni.
In tutti i Paesi, e da qualunque lato lo si voglia osservare, il problema AIDS/donne rinvia alle condizioni economiche, politiche e sociali in cui esse vivono. Le politiche volte a diminuire il gap di istruzione tra i due sessi, a migliorare l'accesso alle risorse economiche, ad incrementare il livello di partecipazione politica delle donne e a proteggerle dalla violenza sono misure chiave anche nella lotta all'AIDS.
In tutto il mondo, le donne si contagiano soprattutto attraverso i rapporti eterosessuali. La loro maggiore vulnerabilità dipende da una molteplicità di concause, tra cui:
- il fattore biologico: a parità di condizioni, le donne hanno probabilità di infettarsi tre volte più degli uomini;
- il fattore economico: la dipendenza economico-finanziaria dagli uomini spesso fa sì che le donne non abbiano il pieno controllo della propria attività sessuale; molte donne scambiano sesso con favori materiali, per la sopravvivenza quotidiana;
- il fattore culturale: spesso succede che le donne non prendano decisioni sulla propria sessualità; se rifiutano di fare sesso senza il profilattico, rischiano di essere sospettate di infedeltà; mentre per gli uomini, siano essi sposati o no, c'è spesso un'accettazione culturale della promiscuità sessuale.
In quasi tutta l'Africa Subsahariana, il numero delle donne infette è il doppio di quello degli uomini.
Le donne e le ragazze sono generalmente discriminate rispetto all'accesso all'istruzione, impiego, assistenza sanitaria, proprietà e eredità.
I trend progressivi di impoverimento di molte economie africane non fanno che aumentare il numero delle persone che cadono in povertà, mentre i rapporti con gli uomini (occasionali o formalizzati nel matrimonio) vengono considerati opportunità fondamentali per la sicurezza sociale e finanziaria o solo per soddisfare i bisogni materiali.
La combinazione di dipendenza e subordinazione può rendere molto difficile la contrattazione di sesso sicuro (persino dai mariti) o la rottura di relazioni a rischio (di infezione).
Inoltre, l'ignoranza rispetto alla salute riproduttiva e sessuale e all'HIV/AIDS è molto diffusa. In molti Paesi con alti tassi di infezione, l'80% delle donne tra i 15-24 anni ha scarsa conoscenza dell'HIV/AIDS. Ciò, combinato con la propensione biologica delle donne all'infezione, aiuta a spiegare la consistente differenza dei tassi di infezione nella popolazione tra i 15 e i 24 anni.
Alla mancanza di accesso ai farmaci, occorre poi aggiungere il dramma della fame e della malnutrizione. In tali circostanze, una buona nutrizione costituisce un argine alla conclamazione della malattia e morte precoce. Le attività che Lila CEDIUS sta svolgendo in Sudafrica stanno cercando di considerare la complessità di questa situazione.
Fonte:
Lila CEDIUS
Centro per i Diritti Umani e la Salute - LILA

Da: LifeGate | Aids e donne

E con questo abbiamo messo la pietra tombale sui veri diritti delle donne

Ove mai vi fosse ancora stato qualche residuo dubbio sulla scarsa propensione del PDL al rispetto della dignità delle donne, con questa affermazione immaginiamo sia stato spazzato via inesorabilmente.

L’aforisma di Stracquadanio celebra anche la definitiva morte dell’etica politica.

Assumiamolo come un tentativo di autoindulgenza…

Stracquadanio: "Legittimo prostituirsi se si vuole fare carriera"| Repubblica.it

Il deputato del Pdl: "Se anche una deputata o un deputato ammettessero di essersi venduti per fare carriera o per un posto in lizza non sarebbe una ragione sufficiente per lasciare la Camera o il Senato". E scoppia la polemica

Stracquadanio: "Legittimo prostituirsi se si vuole fare carriera"

ROMA - "E' assolutamente legittimo che per fare carriera ognuno di noi utilizzi quel che ha, l'intelligenza o la bellezza che siano. E' invece sbagliato pensare che chi è dotato di un bel corpo sia necessariamente un cretino. Oggi la politica ha anche una dimensione pubblica. Ci si presenta anche fisicamente agli elettori. Dire il contrario è stupido moralismo". Così Giorgio Stracquadanio 1, deputato Pdl, ospite del programma Klauscondicio commenta le affermazioni fatte qualche giorno fa dalla deputata Fli Angela Napoli, che aveva denunciato la "prostituzione" di alcune colleghe in cambio di nomine politiche 2. "Se anche una deputata o un deputato facessero coming out e ammettessero di essersi venduti per fare carriera o per un posto in lizza - insiste Stracquadanio - non sarebbe una ragione sufficiente per lasciare la Camera o il Senato".
Le parole del deputato del Pdl provocano un coro di sdegnate reazioni. La prima è quella della stessa Napoli. "Frasi offensive per le donne e in particolare per coloro che fanno politica, la cui carriera dovrebbe essere valutata esclusivamente sul merito'' dice l'esponente di Futuro e Liberta', membro della commissione parlamentare antimafia. "Sul fatto che chiunque sia libero di usare il proprio corpo come meglio crede, e dunque di fare carriera anche prostituendosi ha ragione Stracquadanio, dove invece Straquadanio ha torto marcio sta nel fatto che una simile proposta deve essere respinta seccamente al mittente da chi la riceve, in particolare se si tratta di posti in lista o al governo da assegnare" dichiara Silvana Mura deputata di Idv. E sempre dall'Idv il presidente vicario del gruppo alla Camera, Antonio Borghesi, osserva: "Se le parole di Stracquadanio, che legittima la prostituzione per arrivare al potere, sono vere, sono degne di un 'pappone' non di un politico".
Sul fronte finiano, Generazione Italia ironizza: "Ci verrebbe da riprendere il grande Corrado Guzzanti e il suo famoso sketch, quello de 'siamo nella Casa della Liberta' e facciamo un po' come c... ci pare. Ma visto che potrebbero accusarci di flirtare con il 'compagno' Guzzanti e visto che siamo in una fase di difficoltà economiche, ci limitiamo al liberalissimo 'basta che paghino le tasse'".
Ma anche dentro il Pdl non mancano le critiche. "Trovo francamente avvilente che il dibattito sulle pari opportunità continui ad avvitarsi intorno al corpo delle donne. Oggi è il collega Stracquadanio a lanciare provocazioni futili e diseducative, che indignano profondamente"afferma la deputata e responsabile delle Pari opportunità del PdL, Barbara Saltamartini.
 

(13 settembre 2010)

Stracquadanio: "Legittimo prostituirsi se si vuole fare carriera" - Repubblica.it

C’è poco da commentare a certe immagini…

Abbiamo ricevuto una segnalazione per questa immagine. In questo forum le ragazze sono a caccia di chi abbia mai potuto scattare questa foto.

Un regalino personale ai maschilisti internettiani che sognano una donna così e non lo nascondono neppure:

http://www.kunstforum.com/forum/sonstiges/1357-bild-gesucht.html

I “maschilisti in guerra” attribuiscono alle femministe i loro stessi difetti

istigazioneodiofake12settembre2010

Noi rispondiamo così

confronti

Clonata la nostra pagina Facebook!

addio fotina nostra... Per l’ennesima volta un’altra pagina aperta da donne e per le donne è stata clonata, ovvero, ne è stata aperta una che la imita non solo nel nome ma che ne ha rubato la foto e la presentazione, che sono leggermente modificate affinché possano distorcere il senso del titolo e permettere di andare CONTRO  le donne e non a favore.

Già si presenta come l’ennesima pagina di una serie di pagine identiche e create per la vendetta e la guerra di alcuni maschilisti colmi di odio senza fine verso le donne.

Le notizie sono scelte, ovviamente, per presentare le donne come avide arrampicatrici rubasoldi che arricchiscono divorziando e che, perciò, vengono massacrate a coltellate ( con tanto di comprensione e solidarietà per gli assassini) , secondo i dettami del movimento neomaschilista promosso da uomini3000, maschi selvatici, maschilisti.com, antifeminist, orgoglio etero, maschio 100x100 e il suo corrispettivo al femminile femmina 100x100 e molti altri perché il movimento neomaschilista mondiale ha lanciato una vera e propria chiamata alle armi internettiana contro il femminismo, o meglio contro una visione completamente distorta di un femminismo inesistente. Per esempio, l’uomo-oggetto nel femminismo non è mai stato contemplato (ma loro troveranno modo di dimostrare il contrario usando come prova qualche stupida campagna pubblicitaria oppure le loro stesse manomissioni di Wikipedia).

Leggendoli, ci accorgeremo che, per loro, qualsiasi donna turbi il loro equilibrio machista è additata con la qualifica di “nazifemminista”. Le donne che divorziano, così, diventano in massa “nazifemministe”, che è un termine dispregiativo inventato dai maschilisti per infangare il vero senso del femminismo e per vendicarsi delle donne che non si sottomettono. Sappiamo benissimo che oggi le vere femministe sono assai poche, molte sono felicemente sposate e con figli, e che le donne che divorziano sono di tutti i tipi ed è assolutamente ridicolo additarle come femministe, figurarsi poi con la particella “nazi” davanti, visto che il femminismo è espressamente di sinistra ed antifascista.

Le notizie che vengono postate sulla pagina falsa non vengono da normali organi d’informazione ma da siti e blog creati dallo stesso clonatore e sostengono una realtà delle cose secondo la visione dello stesso clonatore e delle associazioni alle quali è legato. Associazioni che hanno interesse a far passare leggi come l’affido condiviso bis, ovvero una legge punitiva per le ex mogli e che riduce i figli ad un possesso e la scandalosa sindrome chiamata PAS, rigettata dall’intera comunità scientifica e conosciuta per essere la falsa sindrome usata nelle aule di tribunale dai padri pedofili per forzare i figli a restare a loro disposizione.

è come se ognuno di noi, per avere ragione magari all’assemblea condominiale, creasse ad arte siti dove malattie e leggi vengono distorte e reinterpretate nella maniera che ci serve e noi usassimo questo materiale per avallare le proprie idee.

Insomma è tutto un lavoro artigianale. Le stesse persone creano e gestiscono a cascata montagne di pagine facebookiane e di siti clonati che hanno lo scopo di sostituirsi agli originali e di trasmettere un’idea della realtà modificata da loro stessi. Da soli creano anche profili femminili che servono ad attirare iscritti, a dimostrare che donne bellissime e sexy odiano i diritti femminili e le femministe e che questi signori sono belli, sexy e desiderabili, circondati da modelle (noi questi signori li abbiamo visti e ci fanno molta pena).

Abbiamo avvertito l’amministratore della pagina-clone, abbiamo repertato l’avvertimento. Abbiamo chiesto ufficialmente di modificare l’impostazione della pagina (foto e presentazioni) che imitano la nostra allo scopo di generare confusione e sottrarci iscritti. Abbiamo repertato anche tutto i materiale contenuto che possa configurarsi come istigazione all’odio razziale, minacce, diffamazione, eccetera. Inoltre il nostro clone reca anche la bugia gigantesca che sostiene che questa pagina sia la prima vera originale della serie. Grandissima menzogna perché anche questa nacque come clone della prima vera pagina "no alla violenza sulle donne", tra l’altro fondata ed amministrata da un uomo, quindi neppure tacciabile di femminismo. Nacque come clone e, come al solito, inizialmente rubando anche le immagini dell’originale (immagini che recano i timbri delle istituzioni perché l’originale è legata ad un’associazione no-profit esistente e che gode di patrocini istituzionali). La verità è facilmente provabile ma il plagiatore di pagine facebookiane ha interesse esclusivamente affinché la gente creda per più tempo possibile alla sua versione dei fatti.

Questa è la pagina falsa: http://www.facebook.com/pages/No-alla-violenza-sulle-donne/153653407995898?ref=search

 

e questa è la nostra pagina, alla quale abbiamo dovuto cambiare la foto, essendoci stata sottratta nonostante il divieto di copia sovrimpresso:

http://www.facebook.com/pages/No-alla-violenza-sulle-donne/138835256155893?ref=search

 

Non sbagliatevi!

Vi chiediamo di non cadere nell’equivoco e nelle provocazioni dell’amministratore e di diffondere il più possibile questa nota. Grazie a tutti

Facebook favorisce il CYBERBULLISMO contro le donne, 2.

 

Facebook favorisce il CYBERBULLISMO contro le donne,1.

 

Facebook, il regno dei violenti ai quali la legge lega le mani nella realtà

Chissà quanti signori agli arresti domiciliari o in libertà vigilata per avere aggredito, ferito, stuprato, molestato, tentato di uccidere o ucciso donne non possono fare altro che passare le loro giornate in rete ed eleggono a regno dei loro sfoghi proprio Facebook che, grazie a qualcuno che ruba pagine fondate per la difesa delle donne e grazie alla mancanza di efficaci controlli, sta diventando il regno dei misogini violenti.
  • La scusa? La scusa è che la campagna in difesa della donna non serva a difendere le donne o a sensibilizzare le persone contro la violenza, come qualsiasi persona normale ed equilibrata potrebbe pensare. No. Secondo alcuni pazzoidi misogini (alcuni sicuramente violenti), la campagna contro la violenza sulle donne serve ad offendere l’intero genere maschile.
Non sono, quindi, gli uomini violenti ad essere le erbacce da estirpare, le mele marce che rovinano la reputazione a tutto il resto degli uomini. NO.
Sono le persone (uomini e donne) che  diffondono le notizie su episodi di cronaca che vedono le donne vittime di violenza maschile.
Ecco perché, per i piani di questi signori che rubano pagine aperte da donne e fingono di gestire pagine contro la violenza sulle donne (ma che trasmettono l’idea opposta, ovvero che l’uomo sia la vittima persino quando ad essere stata uccisa è la donna stessa), della violenza sulle donne NON SI DEVE PARLARE.
Essendo per lo più uomini violenti che confondono la violenza con la virilità , che hanno espresso la loro violenza su donne in passato o che vorrebbero esprimerla in futuro senza essere fermati, essi si ritengono tutti ingiustamente accusati o temono di venire accusati e vogliono sentirsi liberi di potere abusare delle donne quanto vogliono.
Quindi il diktat di questi “signori” è fare di tutto per chiudere le pagine in cui vengono riportati episodi di cronaca in cui donne sono state oggetto di violenze.
  • Il metodo? La copia della pagina e la cancellazione dell’originale. Come agisce il tumore, che replica il dna umano danneggiato attraverso cellule difettose che vengono scambiate per cellule normali.
Ecco perché sono state copiate pagine per le donne e gli originali sono stati fatti chiudere a forza di segnalazioni da gruppi di fanatici maschilisti.
Questi “signori” conoscono bene il marketing, talvolta sono professionisti del marketing. Essi sanno bene come utilizzare i “cavalli di Troia”. Ad esempio, visto il generale malcontento e la costante diffamazione che il femminismo ha subito ad opera del neofascismo, dei piani piduisti per la “rinascita democratica” che vogliono il ritorno al modello di famiglia patriarcale ed alla moglie-oggetto, essi usano l’antifemminismo come mezzo per “polarizzare” uomini (ma anche qualche donna) contro chiunque abbracci il progetto della difesa delle donne contro la violenza. Davvero contro chiunque, perché, in realtà (ma loro non ve lo diranno mai) le campagne contro la violenza sulle donne non sono affatto condotte solo da femministe ma da normalissime persone delle più svariate estrazioni e che, come ogni essere umano normale, ripudiano la violenza e sono preoccupate per l’aumento esponenziale di atti violenti sulle donne.

Siti antifemministi: chi sono, cosa fanno, cosa vogliono| Femminismo A Sud

 

http://leribellule.noblogs.org/gallery/596/105658-antifa_hs_fuck.jpg

In principio fu il sito Antifemminista.
Una miscela di misoginia vittimista dai contenuti diffamatori. Non per
qualcuna in particolare: per tutte le donne che sono vittime di stupri.
Il verbo diffuso consiste nel fatto che le donne mentono, tutte. Perciò
non esistono stupratori ma soltanto donne bugiarde che fanno presa su
un mondo invaso dalla misandria.

E’ bastato poco per scoprire che il sito, piazzato nel circuito altervista, ha delle preferenze relazionali – lo si vede dai link – con Miguel Martinez, meglio conosciuto come Kelebek. Lui è destrorso da campi antimperialisti,
quelli che si intrufolano negli ambienti di sinistra con la scusa che
appoggiano la resistenza iraquena e palestinese e che mentre contestano
la politica di israele diffondono antisemitismo. Per capire quali sono
i legami di questo gruppo basta vedere chi ha fatto la
raccolta firme (tra le quali quella di un tale Adel Smith)
per la liberazione di Pasquinelli, leader dei campi antimperialisti che
qualche anno fa finì sotto inchiesta per presunti legami con il
terrorismo filo iraqueno.

Sempre su altervista, che offre hosting e dunque non è oggetto della nostra attenzione in questa ricerca, troviamo il sito "Orgoglio etero" sulla cui home troneggiano due personaggi più "trasparenti" della destra italiana. Salvatore Marino
e Ysela Ceccomancini. Il simbolo che attualmente li rappresenta è
quello de "La Destra Nazionale – Nuovo Msi" a supporto della Santanchè.

E’ certamente noto a tutt* che la Santanchè ha scritto qualche libro che si può trovare negli scaffali delle librerie alla sezione "femminismo".
Nulla certamente ci lega alle sue posizioni, ma la sua analisi sulle
donne a religione islamica costrette dal velo ci indurrebbero a pensare
che nel suo partito le voci imbarazzanti contro le donne dovrebbero
essere assai meno visibili. 

I due militanti de "La Destra"
invece di visibilità ne cercano e ne ottengono tanta. Marino, in
particolare, si diletta in trasmissioni video – che potete facilmente
trovare in rete – nei quali ama ragionare di "maschilisti cristiani", "amici dei musulmani" e a noi gioiosamente promette che "vi inforcheranno nel culo a voi lesbiche e femministe di merda" e ci "spiega" che "la violenza non va provocata". Come tanti altri fascisti aggiornati nell’era della tecnologia, lui usa molto i social network, youtube, e ogni altro canale
video o in ipertesto di diffusione del "suo messaggio" che si riassume
in una "
ninna nanna maschilista"  che dedica a noi "femministe acide e
sinistre
" e ai nostri progetti che a parer suo sarebbero "
satanici". Infine assieme alla sua fan più accanita Ceccomancini ha aperto un tot di siti tutti dello stesso tenore. 

Forte del consenso popolare acquisito attraverso le sue "goliardiche" trasmissioni, Salvatore Marino viene candidato come presidente
della provincia di pescara (con la Ceccomancini candidata come
consigliera) e poi alle regionali per la Lega Sud Ausonia; concorre
alla
poltrona di sindaco in un paesino abruzzese per la Lega Maschio (qui il forum); poi cambia sigla – Nuovo Msi, La Destra – e si candida alle politiche del 2006 al grido di "Boicotta Israele", e infine – diventato oramai coordinatore regionale per l’Abruzzo de "La Destra" – alle ultime comunali di Roma nella lista per Marco Leva sindaco. Non risulta sia stato mai eletto.

La
sua linea politica comunque è chiara. Lui è per la tutela dei diritti
dei maschi e con lui lo è anche La Destra nazionale dato che il
sito
del partito – che risiede sempre su altervista – riporta un bel link ad
una delle perle di Marino: Maschio 100%. Il suo opposto è la
Ceccomancino con il suo prevedibile Femmina 100%. Lei è comunque titolare di
Lega Maschio e Femmina 100% (sito fotocopia di Maschio 100%). Lui ufficialmente, da quello che si può vedere attraverso il web, lo è del sito: Maschio 100%. I loro deliranti piani contemplano "la riqualificazione della figura maschile, dei suoi diritti, e la
riqualificazione della femminilità femminile [...]
" Si battono poi per "difendere l’eterosessualità dal femminismo e dalla omosessualità dilagante".

Un’altra perla è data dal sito "Maschi selvatici".
Questo spazio ci mette certamente meno ansia di quelli elencati in
precedenza ma a suo modo ci infligge le sue caccole di verità sulla
presunta egemonia culturale del femminismo. Il sito è
immediatamente associato a "Mondodeimaschi.com" e  "Maschilisti.com" che, come possiamo vedere in questa attenta disamina,
appare indissolubilmente legato al sito "abbocco" (falso, con contenuti
tutt’altro che femministi) – da noi già segnalato in precedenza – "
Femministe.com".

Maschi selvatici è registrato a nome di Claudio Rise’, proibizionista, capolista in lombardia (2) alle ultime politiche nella lista "Aborto no grazie"
e dunque ufficialmente contro l’aborto, dedito alla psicologia
analitica e quindi teorico – un tantino omofobo – della "infelicità"
degli omosessuali e della necessità di "
accogliere le loro richieste di aiuto per curarli".

Ne
abbiamo ancora uno sul quale possiamo dire delle cose: il pretenzioso
sito lanciato in un futuro nello spazio del maschio moderno "
Uomini 3000". Sito di un non meglio precisato movimento maschile [eccovi i dettagli] che passa il tempo a descrivere quelli che definisce "miti femministi" e ci delizia invece con il "trattato" accademico su "Mito e verità della rinascista maschile". Registrato a nome di Rino della Vecchia, vi si pubblicizza un libro in cui della Vecchia ci illumina con le "parole degli uomini del XXI secolo" e con la paradossale tesi della "costruzione della colpa maschile",
ad opera di noi femministe s’intende. Gira e rigira dunque anche
costui, con parole più "gentili" ci dice esattamente la stessa cosa.
Siamo bugiarde. I maschi – come categoria di pensiero e non come pezzo
di umanità fatto di persone complesse – sarebbero sempre creature
fantastiche che non hanno mai fatto male alle donne.

Infine abbiamo il Forum sulla questione maschile, cui siamo arrivate nostro malgrado perchè lì hanno avuto uno scambio di opinioni su come sarebbe bella una immagine di "inculamento di donna con ano sanguinante". La brillante idea è stata comunicata anche a noi attraverso un commento ad un post la cui immagine deve averli turbati moltissimo. Non ci è dato sapere da chi dipende e chi sono quelli di questo
fantastico forum. Siamo comunque certe che scopriremo questa e tante
altre cose. Aspettiamo le vostre segnalazioni e le vostre suggestioni.

Da
quello che abbiamo analizzato comunque parrebbe che il nuovo progetto
della destra (di partito o di idee) sia quello di colonizzare o "invadere"
la rete. Non riescono a prendersi Marte e vorrebbero compensare la loro
sete di potere conquistando internet. Possiamo ridere? Ma si. Ridiamo.
Poi però pensiamo che questi personaggi così simpatici veicolano
cultura e quel che è peggio è che questa cultura è rappresentativa di
un pezzo di elettorato italiano.

Vogliono farci sparire dalla
società reale e il disegno continua sul piano virtuale. Nulla di nuovo. Ma questo ci serve a sostenere che proprio no,
la rete non è affatto
neutra
. Perciò siamo partigiane virtuali, oltre che reali.

By fikasiculanovembre 21, 2008

Da Femminismo a Sud

L’originale è qui: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2008/11/21/siti-antifemministi-chi-sono-cosa-fanno-cosa-vogliono/

"Omicidio premeditato" per Pasquale Procacci condannato a 30 anni per aver ucciso la sorella

 

IL PROCESSO

"Omicidio premeditato" per Pasquale Procacci
condannato a 30 anni per aver ucciso la sorella

Il delitto nella notte tra il 27 e il 28 aprile del 2009: all'alba il corpo di Maria Teresa fu trovato nella sua auto

"Omicidio premeditato" per Pasquale Procacci  condannato a 30 anni per aver ucciso la sorella I primi rilievi dopo l'omicidio

Riconosciuto colpevole di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e condannato a 30 anni di reclusione. Questa la sentenza a carico di Pasquale Procacci emessa nel pomeriggio dal gup Marina Zelante. Era accusato di aver ucciso la sorella Maria Teresa nella notte tra il 27 e il 28 aprile 2009.
Al termine del processo col rito abbreviato, il giudice ha accolto la richiesta di condanna formulata dal pm Letizia Mannella, riconoscendo a carico dell'imputato anche l'aggravante della premeditazione. Procacci, presente in aula, al momento della lettura del verdetto non ha mostrato alcuna particolare reazione.
Il suo difensore, Corrado Limentani, aveva chiesto l'assoluzione. "E' una sentenza che non capisco - ha commentato il legale - l'unico indizio era la presenza del dna di Procacci nei guanti in lattice trovati nell'auto. Ma, a nostro avviso, quel dna era pre-esistente al momento del delitto perché il mio assistito ha spiegato di aver sempre guidato l'auto della sorella, facendo anche alcuni lavori di manutenzione con indosso quei guanti".
Dubbi vengono espressi da Limentani anche sul movente individuato dalla Procura, una questione di eredità. "L'80% dei testimoni, parenti e amici, ha detto che fratello e sorella andavano daccordo. Gli unici due testi che hanno parlato di discrasie tra Paquale e Maria Teresa sono coloro i quali hanno provato a truffare la vittima prima dell'omicidio".
Stando alle indagini del pm, l'uomo uccise la sorella di 61 anni colpendola ripetutamente al volto con un oggetto mai ritrovato. L'auto col cadavere, invece, venne trovata in viale Sarca, al termine di una giornata di pioggia battente. Il fratello venne arrestato dopo oltre due mesi di indagini.

(13 settembre 2010)

"Omicidio premeditato" per Pasquale Procacci condannato a 30 anni per aver ucciso la sorella - Milano - Repubblica.it