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venerdì 29 giugno 2012

Vacca, spero ti stupri un branko! Ovvero, lo stupro mediatico di branco.

Solita pagina, solita storia. Un po' peggio del solito.
Un'utente che gira con il profilo caricatura del falso profilo Lorella Tollastro, di cui abbiamo già parlato qui e qui, copincolla un post dalla nostra pagina, con relativo commento della sottoscritta.
Quindi, non diciamoci stupidate, i commenti sono rivolti alla sottoscritta e l'amministratore
pone pure l'attenzione sulla firma vh. Vuole proprio che i commentatori (alcuni dei quali a me noti per far parte del solito gruppo) si scatenino contro la sottoscritta.
Che avrò fatto di tanto tremendo?
Ho osato scrivere che un vero padre mette gli interessi dei figli al primo posto, la vita dei figli al primo posto, non pretende di mettere la propria davanti a quella dei figli invocando per loro la diagnosi di una malattia psichiatrica inesistente, condannata dall'ambiente scientifico internazionale, dall'ONU e persino dal nostro governo.

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martedì 2 novembre 2010

Il cacciatore di femministe. Ancora persecuzione alle donne su Facebook!

C’è una comunità in rete il cui scopo vitale sembra essere la persecuzione delle femministe o di qualsiasi donna si batta per i diritti delle proprie simili. Il fenomeno è a noi ben noto per averlo troppo frequentemente incontrato, anche se solo in virtuale. Qualcuno sembra svegliarsi la mattina con l’idea di importunare donne nei loro blogs, nei loro profili facebook, nelle loro pagine e nei loro gruppi sui social networks. Qualcuno con monomaniacale pervicacia continua imperterrito ad ottenere la censura delle idee altrui ed a diffondere disinformazione ed odio contro l’intero genere femminile. Qualcuno appare votatosi a perseguitare donne solo perché non la pensano come lui o perché rappresentano la sua sconfitta umana. Qualcuno appare perso in una guerra folle che ha costretto numerose ragazze e donne a coalizzarsi per semplice autodifesa del diritto al pensiero, alla parola, alla dignità, al rispetto.

Questo qualcuno sembra averne fatta un’altra delle sue:  l’amministratrice di una pagina realmente dalla parte delle donne, ovvero Donne Ultraviolette, si è trovata estromessa dalla gestione della stessa. La pagina è stata invasa da un profilo falso, ad imitazione dell’autentico profilo amministrativo, che posta i soliti contenuti misogini. L’ennesima spazio per le donne finito con l’essere appestato dai soliti, ripetitivi, prevedibili attivisti della misoginia, imbarcati nella jihad dei più sfigati tra i maschilisti.

Per maggiore precisione:

-La pagina “rubata” è questa : http://www.facebook.com/pages/Donne-ultraviolette/135455783154971#!/pages/Donne-ultraviolette/135455783154971

-Il profilo falso che l’ha invasa è questo: http://www.facebook.com/profile.php?id=100001766353347

mercoledì 27 ottobre 2010

Ancora fanatismo e persecuzione misogina. La Jihad maschilista

Il fenomeno d’istigazione all’odio contro le donne, messo in atto da soggetti che hanno invaso la rete ed i social network, è di proporzioni devastanti. Sono stati aperti dalle stesse mani circa 260 pagine (e svariati gruppi) solo su Facebook. Al più presto forniremo un elenco di queste pagine. Gli stessi soggetti girano con decine e decine di profili falsi, per lo più femminili, a supporto delle loro pagine ed all’attacco delle pagine gestite da uomini e donne autenticamente contro la violenza. Lo scopo dei travestimenti è di fingere che esistano donne che vedono la vita con l’occhio del fanatico misogino, ovvero in maniera insana persino per un maschilista piuttosto agguerrito.

C’è tutta la pericolosità del ricatto, nelle loro parole, che noi denunciamo qui.

La settimana scorsa, la nostra pagina è stata oggetto costante di attacchi da parte di uno di questi signori ed alcuni suoi amici. In particolare uno di questi, bannato per tre o quattro volte consecutive con profili creati a suo stesso nome, è ritornato di seguito nella stessa sera una dozzina di volte e nei giorni successivi di continuo, costantemente convinto di potersi infiltrare senza destare sospetto, non rendendosi conto degli errori grossolani che commette e del fatto che le sue parole siano più che riconoscibili.

Nonostante costoro siano stati ufficialmente diffidati decine e decine di volte dal molestarci, continuano imperterriti al punto da indurci a prendere in considerazione anche la diffida legale. Non è più tollerabile questa molestia continua.

Dopo qualche giorno di pace, riecco il più affezionato dei nostri persecutori colto a spacciare sulla nostra pagina lo stesso concetto perverso, malato e dannoso.

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Il suo discorso “controcorrente” è sempre lo stesso: ricatto, minaccia sottile, colpevolizzazione delle vittime, diffusione di percezioni errate, giustificazione della violenza.

Non importa che meno del 15% dei femminicidi avvenga in occasione di liti per il divorzio e che la maggioranza dei casi non implichi affatto affido di figli e spartizione dei beni. Per lui, che fa parte di quelli interessati a far passare la legge sul “condiviso forzato”, esistono unicamente queste motivazioni qui. Ai suoi occhi non esistono i numerosissimi casi di ex fidanzatini, ex compagni, mariti d’età matura con figli adulti, insomma, tutti quei casi ( e sono la maggioranza) in cui gli uomini uccidono per punire la volontà femminile di abbandonarli, in preda all’alcol, all’emulazione, al desiderio di punire uno “sgarro” e vendicare un eccessivo amor proprio, in preda a disturbi narcisistici della personalità, ad ossessioni paranoidi e gelosie immotivate.

Ancora una volta, costui cita i kamikaze, parla di eserciti di “uomini maschi” pronti a versare sangue (il proprio e quello altrui). Ancora una volta giustifica chi uccide per il POSSESSO della casa e dei figli (anch’essi privati d’ogni diritto decisionale), come se fosse normale. Ancora una volta scarica la responsabilità della violenza su noi donne che lottiamo per sensibilizzare e restituire dignità alle vittime. Lui vive a sua volta come violenza, infatti, il fatto che gente come noi gridi con chiarezza che uccidere per l’oggettivazione della prole, uccidere per la casa, così come uccidere per non voler lasciare ad una donna la libertà di rifarsi una vita, sono abomini d’immonda meschinità e nessuna utilità e vanno fatti cessare.

Ancora una volta parla dei diritti delle donne come “spinte drasticamente libertarie”, ovvero noi vogliamo troppa libertà. Dobbiamo sacrificarci. Sacrificarci in casa, se abbiamo mariti traditori o violenti. Tenerci le botte e lasciarci uccidere, perché se tentiamo di riprenderci la nostra vita veniamo massacrate lo stesso ed i nostri assassini troveranno individui come questo, pronti a difenderli massivamente, colonizzando la rete con siti su siti, colonizzando social networks, forums e Wikipedia allo scopo di creare una realtà parallela distorta . Pronti a giustificare le violenze ed ad istigare all’odio verso le vittime e chi difende le vittime.

Ecco tutti i precedenti. Invasioni in privato, deliri in pubblico.

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Anche Femminismo a Sud riporta contenuti analoghi qui: http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2010/07/11/kamikaze-che-non-hanno-pi-niente-da-perdere/

Vocazione al martirio, giustificazione della violenza maschile vista come “rivolta degli schiavi”, la ridicola divisione degli uomini in “uomini maschi” e “uomini femmine” (una terminologia familiare ai siti ed ai movimenti neomaschilisti) che ha lo scopo ricattatorio di agire sull’orgoglio maschile degli uomini che sono contrari alla violenza di genere sulle donne, onde ricondurli dalla loro parte ed alimentare realmente una guerra tra i sessi. Finte donne che ripetono le stesse frasi, gli stessi concetti ripetuti in maniera ossessiva e patologica (senza alcuna vergogna a dichiarare la presenza dei loro bambini mentre i padri, travestiti da fotomodelle, invocano la jihad maschilista). Una pericolosissima deresponsabilizzazione della violenza maschile che può armare mani pronte a colpire e non sappiamo quanti degli assassini che quasi quotidianamente, ormai, versano sangue femminile, possano essere  stati influenzati da queste parole, vista la diffusione massiva delle pagine e dei siti che spargono simili concetti.

Ricordiamo, per l’ennesima volta, che queste persone stanno violando diverse leggi del codice penale e che alcuni di questi reati sono perseguibili d’ufficio.

Questi sono gli stessi soggetti che negano i dati statistici sulla violenza maschile, clonano pagine femministe, diffamano e violano la privacy, le pagine pubbliche e persino gli accounts privati delle femministe, accusano le campagne contro la violenza sulle donne di essere solo “propaganda misandrica” e vorrebbero la chiusura dei centri antiviolenza, quindi la condanna a morte delle donne in pericolo. Soggetti che stanno cercando di impedire in tutti i modi l’autodifesa femminile e fare del vero e proprio terrorismo. Ci sembra incredibile tanto odio, soprattutto ci sembra incredibile che chi foraggia in qualche modo individui simili, non ne prenda le distanze.

Ci sembra incredibile che ancora non sia chiaro a tutti chi sono i veri estremisti carichi di odio di genere.

Abbiamo più volte trattato il problema nei seguenti posts:

Mentre si aspetta di lapidare Sakineh in Iran, si inizia a lapidarla in Italia

Facebook, il regno dei violenti ai quali la legge lega le mani nella realtà

Clonata la nostra pagina Facebook!

I maschilisti in guerra attribuiscono alle femministe i loro stessi difetti

Lo stalking come atto eroico per il bene sociale dei violenti- clonato anche il nostro blog!

Le donne che informano sulla violenza delle donne vanno terrorizzate ed incriminate una ad una

Quando mancano gli argomenti ci si appiglia alle parole. E ci si sbaglia!

Il falsario che odia le donne- ennesimo feroce clone diffamatorio dei soliti truffatori facebook

Se denunci la violenza sulle donne, sei una criminale. Si chiama logica capovolta

Alleviamo i futuri figli dell'ignoranza e della disinformazione

A proposito di sciacalli

I negazionisti della violenza sulle donne, una costante mediatica

Sfruttatrici mantenute- Disinformazione misogina! Alè!

Come cresce magicamente una pagina-bufala (attenti agli imbrogli su Facebook!)

Perché quella pagina si chiama No Alla Violenza Sulle Donne-

lunedì 18 ottobre 2010

Perché quella pagina si chiama No Alla Violenza Sulle Donne?

 

Ovviamente, non parliamo della prima pagina nata in ordine di tempo, creata da un uomo non maschilista che ha fondato un’associazione no profit di volontariato (che non prende soldi dalle tasse ma si autofinanzia con iniziative e donazioni private) e che con questa pagina ha voluto aderire alla campagna di Amnesty International contro la violenza sulle donne anche allo scopo di creare sportelli assistenziali antiviolenza. Non parliamo neppure della nostra, ovviamente, perché anche noi, come la prima pagina, ci occupiamo sul serio di violenza sulle donne.
Parliamo di quella famigerata. Quella nata dopo la prima ma con molti più iscritti, ottenuti con metodi di “marketing” sleale, cioè decine e decine di profili falsi, soprattutto di donne dalle foto irreali, patinate, volti di modelle, spesso famose, spesso in bikini, in pose sexy, occhieggianti ed inclini al flirt, che chiedono l’amicizia a migliaia di contatti e poi chiedono agli iscritti di aderire ai gruppi ed alle pagine da loro suggerite.
Parliamo di quella che di violenza sulle donne si occupa ben poco e che, al contrario, si occupa moltissimo di atti di violenza commessi da donne, si occupa di ex mariti, che sono sempre buonissimi, dolcissimi, innocentissimi, colpiti da false denunce fatte dalle loro ex signore, spremuti economicamente come limoni da donnacce avide e frivole e magistrati complici ed ai quali verrebbe impedito di vedere i figli per pura vendetta sempre da queste donnacce crudeli che non si sa mai perché li torturino così.
Parliamo di quella che contesta e capovolge i dati sulla violenza negando la violenza di genere, attribuendo le colpe dei suicidi maschili alle donne.

giordano4edQuesta è la notizia della morte di un pover’uomo, stroncato da cause naturali, di cui comprendiamo la sofferenza e la triste sorte ma la sua vicenda è strumentalmente riproposta di continuo da Aprile 2009 ed usata allo scopo di attaccare le donne.


Parliamo di quella in cui non c’è mai una parola buona per le donne uccise (anzi, riporta molto di rado notizie di donne uccise e solo perché, come ho già scritto in precedenza, sanno di essere osservati e di dover “filare dritto” per un po’ e le notizie vengono “riequilibrate” da commenti che insinuano che la colpa del femminicidio sia sempre della donna che ha provocato l’uomo).

giovedì 14 ottobre 2010

Come cresce magicamente una pagina-bufala (attenti agli imbrogli su Facebook!)

Qualcuno di voi si starà chiedendo come sia possibile che una pagina che si chiama come le nostre pagine autentiche, ovvero NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE ma che ospita quasi solo articoli che parlano di padri maltrattati, di donne violente, madri degeneri e assassine, femmine avide e crudeli che riducono gli uomini in miseria, i cui commentatori fissi sono carichi di odio verso le donne, proceda allegramente verso i quasi 220 mila iscritti.

La risposta è semplicissima, anche se laboriosa da spiegare, ma il concetto alla base è elementare: l’inganno.

Studiamo il macchinoso procedimento attraverso cui questo inganno si realizza:

Chiunque di voi può ricevere da un suo contatto ( quasi certamente fasullo, dopo vedremo quali) un invito ad aderire ad un gruppo come quello che trovate a questo indirizzo : http://www.facebook.com/group.php?gid=256145372479&v=info e che appare così dai risultati Google. Anche se tutto è, come sempre, pubblico, coprirò ugualmente per privacy i suoi iscritti visibili. Se le foto sono poco leggibili, cliccateci sopra.

gruppoNoaqualsiasiformadiviolenzaparticolare2ed

Chi non si iscriverebbe più che volentieri ad un gruppo che si dichiara contro qualsiasi forma di violenza? Osservate la lista delle sue amministratrici e la stupenda ragazza bionda cerchiata in foto.

Adesso accediamo al gruppo attraverso Facebook per veder ricomparire i cognomi dei membri.

gruppoNoaqualsiasiformadiviolenzaparticolare3eded  

L’adorabile biondina nella foto patinata e un po’ troppo professionale si chiama Sara Conti. Cosa succede se ci iscriviamo al gruppo in questione?Succede che ci arrivano messaggi come questo:

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Questa splendida ragazza chiama tutti “amore”. Che espansiva, non trovate? Sostiene che gente “violenta ed in malafede” la stia attaccando, poverina. Come non aiutarla! Dopo ci dà anche un bacio!

E quale sarebbe la sua pagina? Ma questa! Vi aspettavate che ad amministrarla ci fosse una tale bellezza? Io no. A dire il vero io e molte altre persone sappiamo benissimo chi amministra quella pagina. Non è un mistero, se si hanno occhi attenti.

Ma osserviamo il profilo di Sara, tanto è aperto e qualcosa ci dice che non ci denuncerà mai perché creare false identità sul web con le quali prendere in giro la gente è contro la legge italiana :  http://www.giovani.it/computer/news/falso_nome_web_reato.php

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Questa è la sua bacheca esposta (eh sì, non tutte le ciambelle riescono col buco) dalla quale si evince che la pupa fa solo amicizia ma non interagisce granché.

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Facciamo attenzione a città, stato civile e frasettina ammiccante/seducente. Noi siamo attente ma visto il numero di babbei che ti danno l’amicizia, cara Sara, non tutti sono attenti quanto noi.

Chissà quanti avranno pensato : “Oooh, che fortuna! Questa stupenda ragazza che mi ha chiamato “amore” è pure single!  E cerca persino una relazione! Un appuntamento! Quasi quasi ci provo. Chissà se ci sta! “. Temo che costoro rimarrebbero molto delusi.

Facciamo caso alle sue preferenze in fatto di musica (“bisogna fare l’amore, farlo per ore”???) e cinema. Notiamo Harry Ti Presento Sally, Pretty Woman, Nuovo Cinema Paradiso.

A quali altre pagine sarà iscritta? Ecco la lista.

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Curiosamente Sara appare iscritta ad una gran quantità di pagine tutte sui padri separati e contro il femminismo. Quelle sottolineate in violetto sono alcune delle pagine rubate a donne, femministe o meno, ed uomini impegnati per i diritti delle donne. Le pagine sono state sottratte col metodo della clonazione: una nuova pagina identica viene creata; la pagina originale viene bombardata di segnalazioni fino a causarne la chiusura; resta in piedi la pagina-clone amministrata da chi ha ordito il complotto.

 

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Le pagine clone di pagine femministe presentano contenuti invertiti ideologicamente, ovviamente a favore degli uomini e della PAS.

Adesso diamo un’occhiata ad un paio di pagine che non sembrano parlare sempre di poveri papà suicidi e di mitologiche nazifemministe. L’argomento cambia drasticamente. Vediamo, per esempio, Pane e Nutella e La Fiaba:

1) Pane e Nutella, immagine : (http://img844.imageshack.us/img844/2169/paneenutella14ottobre.jpg)

A quanto pare, la pagina va praticamente in automatico con l’uso di un feed burner collegato alle note della solita pagina NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE. Ci sono note su Sarah Scazzi che cercano di orientare l’opinione dei lettori verso la colpevolezza della cugina (ne abbiamo parlato nel post “A proposito di sciacalli…”), note in cui si parla di madri assassine, di pugnalatrici, di donne che portano le figlie a prostituirsi, di donne che cercano di vendersi le figlie per (si suppone) traffico d’organi, di donne che fanno sesso per ottenere favori, di donne che usano trucchi e strategie da manipolatrici per tirarsi fuori da situazioni sgradite, di uomini scagionati da accuse e di poveri paparini vestiti da mafiosi (certo che così conciati non fanno poi tanta pena, eh) che si lamentano di essere sfruttati.
Non troverete mai, su pagine come queste, alcuna menzione riguardo i più che numerosi processi per stupri reali, terminati con ingiuste assoluzioni per insufficienza di prove, in quanto in dette pagine non è contemplata la possibilità di empatizzare con donne abusate, violentate, picchiate o uccise.

Ora diamo un’occhiata a La Fiaba: http://www.facebook.com/group.php?gid=256145372479#!/lafiaba

2)La Fiaba, immagine:
 http://img801.imageshack.us/img801/6198/lafiaba14ottobre2010.jpg

Incredibilmente, questa pagina nasce come pagina davvero dedicata alle favole e poi muta. Progressivamente appaiono le prime note che parlano sempre di bigenitorialità (un termine che significa un’ovvietà perché tutti abbiamo due genitori. Un neologismo scelto apposta per ragioni di marketing, per essere incontestabile. Chi potrebbe, infatti, mai affermare di essere contrario alla bigenitorialità? Eppure viene usato per nascondere la campagna a favore dell’affido condiviso-bis e la campagna contro il femminismo, accusato di essere per la “monogenitorialità”. Ma quando mai è stato così?).

I posts sono vecchi, la pagina è un po’ abbandonata. Si vede che un minimo di pudore prima o poi  torna a tutti.

Ma più probabilmente, non volevano ritrovarsi coperti da commenti come questi :

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E, infatti, anche nella pagina sulle favolette un paio di signorine sottolineano che non esistono solo i padri. Non tutti gli utenti di Facebook dormono.

Ad un certo punto si afferma che la loro pagina NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE sia tornata magicamente su facebook dopo un mitologico attacco hacker. Condotto da chi? Dalle femministe, ovviamente! Il mondo è pieno di femministe naziste che odiano i padri per principio e fanno le hacker, no? Ovviamente pochi lo sanno ma Facebook è schermatissimo contro gli hacker. Il massimo che si possa fare è usare qualche programmino per decrittare la password e violare profili privati ma è cosa per esperti. Cosa che infatti qualcuno, chissà chi, ha fatto proprio sui profili privati di alcune femministe, violandoli, arrivando a cancellarne le note sotto i loro occhi ed a deriderle. Che strano, vero?

E dire che quest’ultima perla dell’abuso virtuale condotto dai maschilisti l’ho scoperto navigando e rinvenendo questa nota .
Così come pervenutogli da “amica taggata nella nota”, ha scoperto quel che segue nello scritto. C’è da dire che certa gente è sempre al posto giusto al momento giusto e si ritrova sempre le amicizie giuste. E se quell’amica, invece, non fosse una persona reale ma solo un profilo fasullo usato come cavallo di troia?

Ora diamo un’occhiata ad un paio di pagine rubate alle femministe con il metodo della clonazione.

Per esempio:

confrontopagineassociazionedonneunitenelmondo

Sembra la vecchia pubblicità delle lenzuola uguali ma lavate con due detersivi differenti. Quale sarà la pagina lavata col detersivo dell’odio furibondo verso le donne? A sinistra abbiamo la pagina falsa e a destra la pagina vera.

Il clone contiene anche un articolo vagamente minaccioso che sembra voler sostenere che se non si darà al movimento dei padri separati ciò che chiede, avverranno guai grossi. Mi chiedo io, più grossi delle donne che stanno morendo, ormai, quasi ogni giorno per mano maschile? Che brutto tono ricattatorio!

Qui apriamo un inciso. I padri che questi “signori” rappresentano non sono tutti i padri separati ma solo un certo numero di associazioni strettesi attorno ad una sorta di collettore di associazioni, ovvero Adiantum. A questo movimento aderiscono ideologicamente con entusiasmo  anche simpatizzanti e membri dei siti ( e movimenti) maschilisti, in particolare quelli ispirati da Claudio Risè, ovvero i soliti Uomini 3000 e Maschi Selvatici, che sembrano essersi posti come obiettivo di una vera e propria chiamata alla guerra per il ritorno al patriarcato. Tutti sostengono il percorso del ddl 957 (a firma Lussana, Lega Nord), soprannominato “affido condiviso bis” che a parole, in teoria, sembrerebbe una situazione ideale, in pratica, invece, è un serbatoio di clausole per togliere a bambini e donne ogni tutela in caso di violenza, ogni tutela economica e subordinare i bambini al volere di padri e nonni paterni. è una legge che parte da un principio apparentemente sacrosanto ma, in realtà, fatta malissimo. Sta diventando il sogno di tutti i misogini che vivono su Internet sperando di distruggere il femminismo e di vendicarsi sulle ex mogli che li hanno abbandonati e spesso denunciati per lesioni e maltrattamento ma, quel che è peggio, il ddl 957 sta diventando il sogno di tutti i pedofili con prole, grazie all’introduzione della cosiddetta Sindrome di Alienazione Genitoriale, o PAS, di cui abbiamo parlato spesso anche qui, ovvero una falsa sindrome che serve a rendere inefficace qualsiasi denuncia per pedofilia e abusi, a far cadere tutte le colpe sulle madri (che sono gli unici soggetti considerati alienanti) alle quali i figli saranno strappati, ed a costringere questi ultimi a restare a contatto con padri-orchi.

Nella realtà, la maggioranza dei padri separati, quelli ai quali non verrebbe mai in mente di prendersela col femminismo, non chiede il condiviso perché il lavoro non consente loro di tenere a casa la prole a tempo pieno per 3 giorni a settimana, inoltre il condiviso non è un’invenzione inedita ma, anzi, esisteva già ed era la forma di affido alla quale facevano ricorso le coppie non conflittuali.

La scusa dei sostenitori di questa legge è che la conflittualità in ambito di divorzio verrebbe contenuta. Nella realtà dei fatti, dal 2006, anno in cui è stata approvata la legge 54 sullo stesso argomento, la conflittualità è drasticamente peggiorata ed è vorticosamente aumentato il numero dei minori sottratti alle famiglie e chiusi per anni in strutture private.

Contro il condiviso bis si stanno esprimendo Giuristi Democratici, tribunali minorili e tutte le associazioni antipedofilia alla spicciolata, una dopo l’altra. Insomma, ci dispiace per questi signori assetati del sangue delle ex mogli ma serve una legge che non accontenti una parte per scontentare l’altra.

Ora esaminiamo il clone di “Facebook favorisce il cyberbullismo contro le donne”, che troviamo a questo indirizzo http://www.facebook.com/pages/FACEBOOK-FAVORISCE-IL-CYBERBULLISMO-CONTRO-LE-DONNE/128875063802908, mentre l’originale è qui http://www.facebook.com/pages/FACEBOOK-FAVORISCE-IL-CYBERBULLISMO-CONTRO-LE-DONNE/124068320959609 .

La pagina originale era nata proprio per manifestare l’ingiustizia di esserci trovate sotto l’attacco di maschilisti clonatori dalle cui fila sono partiti attacchi da troll misogini, insulti pesantissimi anche inbox, minacce, foto di genitali maschili esibiti (che signori!), articoli a contenuto fortemente diffamatorio, eccetera eccetera.

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Per combinazione, esattamente come Pane e Nutella, anche quest’altra pagina fasulla è collegata tramite feed burner alle note della pagina di cui la nostra calda Sara Conti sostiene di essere l’amministratrice, quindi il contenuto è identico.

L’immagine di presentazione è stata, poi, cambiata rispetto all’originale rubato, sostituita con un simpaticissimo “Wanted, dead or alive”. Evidentemente, l’odio che queste persone hanno verso le femministe è davvero sconfinato al punto da volerci vive o morte.

Il clone, come dicevo, inizialmente aveva rubato anche l’immagine di presentazione all’originale e le amministratrici stesse furono costrette a sostituire l’avatar della loro pagina con un’altra foto, così come dovemmo fare noi per non essere confuse col nostro clone/impostore ( e il nostro clonatore insinuò che avessimo cambiato immagine per meglio nasconderci. La questione è che noi non abbiamo proprio alcun motivo per nasconderci, semmai per differenziarci!) e qui mi permetto di rubare alle sorelle amministratrici la loro elaborazione grafica :

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A questo punto risulta semplicemente esilarante che in un loro sito maschilista (anch’esso dal nome rubato ad un preesistente blog femminista, ovvero comunicazionedigenere.wordpress.com) “qualcuno” abbia risposto alle accuse di clonazione con i soliti ragionamenti sofistici e le spericolate arrampicate sugli specchi, al fine di gettare fumo negli occhi di chi non sa le cose come le sappiamo noi che le abbiamo subìte.

Come sempre, rispettando a perfezione le regole del marketing, il succo dell’articolo è nel titolo forte e diffamatorio, atto a suscitare sdegno. Peccato che non siamo noi quelle che stuprano né l’informazione né i cadaveri di ragazzine. Abbiamo un bel po’ di prove del fatto che l’intento di copiare titoli di blog, siti, pagine e gruppi facebook aperti da femministe sia del tutto strumentale allo scopo di dirottare i lettori su pagine cariche di contenuto mistificatorio e di istigazione all’odio verso le donne che non restano con i mariti anche quando quelli le maltrattano.

Nell’elenco di pagine alle quali è iscritta la stupenda Sara Conti c’è anche, infatti, una pagina che invita le donne a non andare a denunciare i mariti maltrattanti: http://www.facebook.com/profile.php?id=100001553329210#!/educare.no.denunciare

noieduchiamonondenunciamo

Un appello di colossale irresponsabilità. Queste persone negano la violenza quotidiana sulle donne, invocano la chiusura dei centri antiviolenza, chiedono alle donne di non denunciare. Si assumeranno loro le responsabilità di altri delitti o il loro scopo recondito è proprio quello di fare in modo che sempre più donne debbano subire fino a restare uccise dagli ex partner?

Esageratamente patetica l’idea di usare Topo Gigio come ad insinuare che le donne denuncino uomini innocui ed angelici come pupazzetti dell’infanzia. Anche questo è un tentativo di applicazione di un metodo di propaganda nazista. Attraverso l’immagine del simpatico topino si vuole destare la tenerezza e lo sdegno di chi legge e si vuole comunicare un senso di profonda ingiustizia, nonché l’idea che le femministe siano più crudeli di Crudelia Demon.

Poi ci sono le ennesime pagine create apposta per raggranellare il maggior numero di segnalatori possibili atti a causare la chiusura delle nostre versioni originali, a dispetto del fatto che la cosa vada completamente contro la policy di Facebook e che in queste pagine si facciano affermazioni fortemente offensive e diffamatorie verso noi amministratori.

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paginafanaticamisandricaecc2

Tutte queste saranno da ritenersi prove di persecuzione, oltre che prove dei metodi scorretti e fuorilegge attuati dai fanatici antifemministi.

Adesso torniamo a Sara Conti. Ho scoperto qualcosa in più su di lei.
Sara Conti non è stata sempre così, sapete? Ha cambiato look e lo ha fatto in modo davvero radicale! C’è chi cambia colore dei capelli e lei ha cambiato l’intera testa! Sara  Conti prima era così.

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 La frasettina ammiccante del profilo, la città,… tutto uguale tranne l’incrementatissimo numero dei contatti ottenuto col cambio di…testa.
L’istantanea appena sopra risale ad uno dei tanti giorni in cui questi falsi profili femminili ( a seguito di altri profili fasulli maschili) sono venuti ad importunarci. In questo caso giunse prima un certo Simone Sparalesti
che, al termine del suo attacco da stalker, aggiunse dati autobiografici importanti, consentendoci di identificare la sua reale identità con maggiore certezza (è assai improbabile, infatti, che due signori abbiano entrambi figli maschi da madri giapponesi e che li chiamino nello stesso modo), e poi questa Sara Conti. In realtà entrambi erano la stessa persona che in altre occasioni ha ammesso di saltare da un profilo fasullo all’altro. Altra combinazione: per magia, nello stesso momento, sulla grande pagina No Alla Violenza Sulle Donne compaiono links copiati dalla nostra bacheca, quasi come se l’amministratore fosse presente in quel momento anche sul nostro spazio. simone sparalesti

Quindi dove eravamo? Alla sostituzione in campo dopo ore di commenti postato allo scopo di disturbarci: esce Simone Sparalesti, entra Sara Conti che non sa che io colleziono devotamente profili falsi creati da maschilisti.

La strategia che prova ad adottare Sara è quella di sembrare una normalissima estranea che interviene per mettere in cattiva luce noi amministratrici della pagina, facendo finta di essere una qualsiasi utente che passava dalle nostre parti, che ha letto il dibattito con Simone Sparalesti, che ritiene che quest’ultimo avesse ragione e che ci accusa nella speranza di ispirare qualche altro utente a venirle dietro nel suo attacco. Le ha risposto egregiamente il nostro caro amico Dante Di Nanni, il quale poi ha pagato la sua difesa nei nostro confronti venendo a sua volta clonato da questi “signori”.

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Vabbè, poi la signorina Sara Conti è stata da noi bannata  per poi ritrovarla con un aspetto completamente diverso ad amministrare gruppi e pagine antifemministe . E non è l’unico fake maschilista che nei mesi ha cambiato foto falsa e/o nome e cognome!

Potete seguire le evoluzioni dell’identità di Sara Conti  al suo id utente finché non verrà sacrificata alla nascita di una nuova donna completamente virtuale:

http://www.facebook.com/profile.php?id=100001553329210

Ancora un caso. Osserviamo questo gruppo, molto più esplicitamente schierato dell’altro: http://www.facebook.com/group.php?gid=74065114205

gruppogenitoriseparatiinlottacontroilnazifemminismo1ed

Qui ho oscurato un solo amministratore, ovvero l’unico nome di persona reale tra la sfilza di amministratori fakes.

Notare il loro motto, che sembrerebbe riassumere il metodo della loro “guerra”, ovvero,  martellando le menti attraverso centinaia di pagine facebook, decine di siti ed altro, propinando sempre la balla del nazifemminismo misandrico e contrario ai padri, si dovrebbe raggiungere il risultato per cui la gente comincerà a pensare che tutti questi concetti assurdi siano la realtà.

Se ci si iscrive, si vedranno arrivare messaggi di questo tipo:Luciatipollijariscrizioneed

Siamo alle solite, eh! Povera Lucia, come ti capisco! In effetti siete le solite false aiutanti di chi ha costruito un enorme castello di menzogne. Ma  di cosa ti lamenti, mia cara, sei una sventolona, una modella per bikini e ti preoccupi di pagine facebookiane?

Purtroppo senza la gnocca non si vende più nulla, neppure una vagonata di disinformazione atta a rendere la gente ignorante e superstiziosa ed a scatenare una caccia alle streghe contro le femministe, che poi non sono che donne. Non è che accoltellare una femminista sia premiato dalla legge. Non c’è periodo di caccia alla femminista legalizzato, sapete? Il femminismo, nel mondo reale, è ancora un fenomeno pieno di meriti e nobiltà che certamente suona scomodo a chi odia le donne e spera di sfuggire a qualche carico penale.

Volete sapere, quindi, come abbia fatto una pagina così politicamente scorretta ed incoerente a raggiungere un simile numero di utenti?

Con l’uso di profili falsi (sono decine e decine, abbiamo una lista quasi completa), gruppi falsi, tecniche di marketing di infimo livello. Intanto i nostri profili veri, le nostre pagine vere, i nostri gruppi, vengono chiusi. È un paragone impari tra le forze messe in campo: da una parte ci sono dei professionisti del marketing con mezzi informatici non indifferenti; dall’altra ci sono persone normalissime con molto meno tempo da passare dietro lo schermo di un pc.

Anche Lucia, quindi, è una vecchia conoscenza. Anche lei ha cambiato radicalmente look. Prima si allenava a tennis ed era biondina, ora si rotola sulla sabbia come una cotoletta impanata ed è una brunetta.

Per il resto, nessuna differenza. Rompeva le scatole prima per fare iscrivere gente e lo fa adesso.

LuciaTipollijarvecchia  

Amministra anche quest’altro gruppo volto a prendere per i fondelli in primis il genere maschile facendogli credere che al mondo ci siano modelle seminude che non vedono l’ora di coccolarli e difenderli da branchi di nazifemministe.

gliuominisiamanogruppo

Notate nulla in comune tra i due gruppi appena postati? Tipo un paio di false amministratrici? Ce ne sono altri di gruppi così, sapete? Ci leggo una sola nuova amministratrice. Tale Paola Zippoli che sostiene di risiedere a Posillipo, Campania. Peccato che Posillipo non sia una città ma un quartiere!

paolaZippoli2ed 

Queste “signorine” sono tutte imparentate alla Beatrice Lo Grasso di cui abbiamo parlato qui, ci sa…

Notiamo anche, con notevole gusto (perché noi abbiamo sense of humor) nuove pagine antifemministe ancora più deliranti. Una che si lancia spericolatamente nella delineazione di una contiguità storica del tutto inventata tra neofemminismo e correnti neonaziste ( spargono ignoranza come faceva e fa il nostro premier, contando sul fatto che tanto la maggioranza della popolazione ha un grado culturale e critico basso e quindi può bersi anche delle colossali boiate come quella che femminismo e nazismo siano collegati. Insomma, queste pagine esprimono profondo disprezzo per l’intelligenza altrui) e una che auspica carcere duro per le femministe.

Fateci sapere quando il femminismo sarà un reato pari alla mafia, che ancora resta una delle più celebrate emanazioni dirette del maschilismo.

E adesso chiediamoci come mai una pagina che distrugge le donne (tranne che quando sanno d’essere sotto osservazione e si sforzano di mimetizzarsi per un po’ e di fingere un minimo di militanza antiviolenza) si chiami proprio  NO ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE?

Ce lo spiega quel gran poeta di Eros Intuaidumeda:

Erosdonnettestupidenonsiiscriverebbero

Uno che in una pagina contro la violenza sulle donne ci sta davvero benissimo.

erosextroia 

erostirarecollomogli

uccidetelemogli2eded

Quindi quella pagina si chiama No Alla Violenza Sulle Donne perché altrimenti le donnette stupide non si iscriverebbero.

E devono essere davvero stupide le persone che restano in una pagina per le donne in cui le donne stesse vengono apostrofate come “microcefale mestruate dimmerda”, vengono definite inferiori, dipinte come sfruttatrici dei mariti, torturatrici di bambini, eccetera. Quasi mai si parla di violenza sulle donne sulla bacheca di questa pagina e di tutte le altre pagine ad essa collegate. Al contrario, il quadro è invertito e le donne vengono presentate come esseri orribili che  persino quando vengono uccise o violentate hanno la colpa di avere istigato la violenza su se stesse.
Quasi nulla dei commenti più feroci scritti da “maschi” viene cancellato dagli amministratori. I violenti non sono mai bannati. Ad essere bannate sono donne che protestano, anche con educazione, e gli uomini col cervello ancora funzionante che questi simpaticoni definiscono “eunuchi”, bannati ed insultati anche loro . A prendere il posto delle persone censurate ci sono decine di fakes manovrati dalla stessa mano. Fakes che si fingono donne e uomini. Persino fakes che si fingono femministe allo scopo di far dire alle femministe ciò che, in realtà, esse non pensano e non dicono ma che esiste solo nei racconti dispregiativi dei neomaschilisti. è una realtà virtuale con un microcosmo completamente capovolto in cui si diverte notte e dì un monomaniacale “master of puppets” dalle decine di identità.

Tutto questo concorre a fare dell’Italia il Paese più maschilista d’Europa, in cui muoiono mediamente 130 donne l’anno e tutte per mano maschile.

Grazie almeno per le risate.

Per saperne di più, leggi nelle categorie “negazionismo”, “misogini in azione” ,“maschilisti in rete”, “padri separati”, “Facebook” e “PAS”.

lunedì 13 settembre 2010

Facebook, il regno dei violenti ai quali la legge lega le mani nella realtà

Chissà quanti signori agli arresti domiciliari o in libertà vigilata per avere aggredito, ferito, stuprato, molestato, tentato di uccidere o ucciso donne non possono fare altro che passare le loro giornate in rete ed eleggono a regno dei loro sfoghi proprio Facebook che, grazie a qualcuno che ruba pagine fondate per la difesa delle donne e grazie alla mancanza di efficaci controlli, sta diventando il regno dei misogini violenti.
  • La scusa? La scusa è che la campagna in difesa della donna non serva a difendere le donne o a sensibilizzare le persone contro la violenza, come qualsiasi persona normale ed equilibrata potrebbe pensare. No. Secondo alcuni pazzoidi misogini (alcuni sicuramente violenti), la campagna contro la violenza sulle donne serve ad offendere l’intero genere maschile.
Non sono, quindi, gli uomini violenti ad essere le erbacce da estirpare, le mele marce che rovinano la reputazione a tutto il resto degli uomini. NO.
Sono le persone (uomini e donne) che  diffondono le notizie su episodi di cronaca che vedono le donne vittime di violenza maschile.
Ecco perché, per i piani di questi signori che rubano pagine aperte da donne e fingono di gestire pagine contro la violenza sulle donne (ma che trasmettono l’idea opposta, ovvero che l’uomo sia la vittima persino quando ad essere stata uccisa è la donna stessa), della violenza sulle donne NON SI DEVE PARLARE.
Essendo per lo più uomini violenti che confondono la violenza con la virilità , che hanno espresso la loro violenza su donne in passato o che vorrebbero esprimerla in futuro senza essere fermati, essi si ritengono tutti ingiustamente accusati o temono di venire accusati e vogliono sentirsi liberi di potere abusare delle donne quanto vogliono.
Quindi il diktat di questi “signori” è fare di tutto per chiudere le pagine in cui vengono riportati episodi di cronaca in cui donne sono state oggetto di violenze.
  • Il metodo? La copia della pagina e la cancellazione dell’originale. Come agisce il tumore, che replica il dna umano danneggiato attraverso cellule difettose che vengono scambiate per cellule normali.
Ecco perché sono state copiate pagine per le donne e gli originali sono stati fatti chiudere a forza di segnalazioni da gruppi di fanatici maschilisti.
Questi “signori” conoscono bene il marketing, talvolta sono professionisti del marketing. Essi sanno bene come utilizzare i “cavalli di Troia”. Ad esempio, visto il generale malcontento e la costante diffamazione che il femminismo ha subito ad opera del neofascismo, dei piani piduisti per la “rinascita democratica” che vogliono il ritorno al modello di famiglia patriarcale ed alla moglie-oggetto, essi usano l’antifemminismo come mezzo per “polarizzare” uomini (ma anche qualche donna) contro chiunque abbracci il progetto della difesa delle donne contro la violenza. Davvero contro chiunque, perché, in realtà (ma loro non ve lo diranno mai) le campagne contro la violenza sulle donne non sono affatto condotte solo da femministe ma da normalissime persone delle più svariate estrazioni e che, come ogni essere umano normale, ripudiano la violenza e sono preoccupate per l’aumento esponenziale di atti violenti sulle donne.