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venerdì 17 settembre 2010

Quando mancano gli argomenti ci si appiglia alle parole. E ci si sbaglia!

Come volevasi dimostrare, alla accorata lettera di Stefania Cantatore dell’UDI Napoli che faceva appello all’abbassamento dei toni ed alla ragionevolezza,  hanno risposto i soliti personaggi che sembrano essersi arrogati il diritto di guidare il movimento dei padri separati su Facebook ed in rete. I soliti personaggi che non hanno assolutamente colto il senso della lettera ma hanno reagito con stizza, rabbia, sentendosi piccati. Coda di paglia?

Ecco prodotta, quindi, questa perla in risposta: http://www.comunicazionedigenere.it/2010/09/17/messaggio-per-la-sig-ra-stefania-cantore-delludi-di-napoli-che-mette-in-guardia-dal-commettere-il-reato-di-associazione-a-delinquere-di-stampo-ideologico-che-non-esiste/

che accuserebbe Stefania Cantatore di essersi inventata un reato.

L’abitudine di chi ha creato già il sito www.comunicazionedigenere.it onde sostituirsi a questo spazio preesistente http://comunicazionedigenere.wordpress.com/ e, quindi, perseguire le finalità di copertura della voce femminile e negazione della discriminazione sessista contro le donne, resta quella di volersi sostituire a tutti.

Chi gestisce quel sito, infatti, è stato letto improvvisarsi giornalista, avvocato, giurista con il solo scopo di ergersi a tribuno del popolo dei padri separati ed immagina che anche gli altri facciano lo stesso, cioè che si sentano magistrati e sparino sentenze definitive.

Non è così. Avendo Stefania Cantatore lanciato un grido d’allarme verso l’atteggiamento estremo e pericoloso di certi soggetti, non intendeva affatto configurare dei reati precisi, come qualcuno vuole far credere, ma semplicemente avvertire di un rischio generico del configurarsi di una certa attività come probabile “terrorismo”. Eh sì, perché è proprio spargere inutile terrore che certe persone fanno. Il messaggio era “fermatevi o fermate questi istigatori all’odio prima che si verifichino grossi danni”. Difatti, non a caso era stata da lei citata l’istigazione a delinquere (ma anche l’istigazione all’odio razziale è stata ipotizzata da altri soggetti ben più preparati, alla lettura di certe informazioni).

Non intendeva, quindi, lanciare accuse di precisi reati ma configurare UN RISCHIO di sobillazione degli animi nei confronti delle donne. Un rischio che si avverte con netta decisione quando ci si affaccia su pagine facebookiane che abusano di titoli e veicolano contenuti del tutto opposti al “No alla violenza sulle donne” sbandierato. E non servono a nulla le note in cui si cerca di dare delle spiegazioni ardite alla incoerenza dei contenuti delle pagine con i loro titoli, spiegazioni degne del più disperato arrampicatore di specchi al mondo.

Quindi, nel tentativo di disarmare, ridicolizzare l’appello della Cantatore, soggetti con la coda in fiamme si sono messi a loro volta in ridicolo.

A parte il fatto che utilizzare pagine allo scopo di ingannare gente non è esattamente corretto e legale e non consente di additare il prossimo (sempre valido il principio di guardare la trave nel proprio occhio prima di additare la pagliuzza nell’occhio altrui) ma cos’è l’abuso della credibilità popolare? Vuol dire abusare del fatto che il popolo possa essere credibile?

credibilità

Ecco, allora rinnovo il mio invito, lanciato in passato, a non improvvisarsi avvocati e a non accompagnarsi a finti legali laureati all’asilo Mariuccia e rilancio: magari anche tornare a scuola e studiare l’italiano non sarebbe male.

Non c’è, infatti, neppure la necessità di un avvocato per capire che non si tratta di “abuso della credibilità popolare” ma di “abuso della credulità popolare”.

Un reato che certe persone dovrebbero conoscere bene ed è il reato per cui, di solito, vengono condannati santoni, cartomanti e pure qualche falso profeta. Vediamolo.

Art. 661 Abuso della credulità popolare 
Chiunque, pubblicamente cerca con qualsiasi impostura, anche
gratuitamente, di abusare della credulità popolare è punito, se dal fatto
può derivare un turbamento dell’ordine pubblico, con l’arresto fino a tre
mesi o con l’ammenda fino a lire due milioni.”

Eh, sì. Noi lo avevamo detto che per certe persone il popolo non ha credibilità, cioè abbiamo sempre avvertito un certo disprezzo dell’intelligenza del prossimo in certi metodi da marketing pubblicitario e inganno mediatico utilizzati da alcuni sedicenti difensori dei padri separati per procurarsi un seguito.

Il mio accorato appello ai movimenti dei padri separati, dunque, è a lasciar perdere soggetti esagitati, mancanti di autocontrollo al punto da gettarsi a scrivere la prima cosa che viene loro in mente. Questi soggetti stanno rovinando finalità e metodo di una protesta che, inizialmente, era condivisibile e che ora comincia a prendere pieghe rischiose.

Non saranno i numerosissimi passi falsi di “teste calde” estremamente ideologizzate verso un maschilismo ed una misoginia aggressiva, belligerante ed irrispettosa, mancante d’ogni minima forma di correttezza, di fair play e di rispetto anche verso il singolo individuo, ad aiutare la causa dei padri separati

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