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sabato 16 ottobre 2010

Il maschilismo femminile: se osi accusare il mio papà ti ammazzo!

women_fighting_42-17697888 Perché le donne nei millenni non sono mai state davvero capaci di organizzarsi in un fronte compatto e di rivendicare seriamente i propri diritti? Perché sembrano essere molto sensibili al cosiddetto “ricatto affettivo”. Traduco: il maschilismo, che vuole tenere sotto controllo le donne, non usa solo la violenza come mezzo coercitivo e l’esempio che la violenza fa ( “colpirne una per educarne cento”, quante donne vanno liberamente in giro in strade buie da sole anche solo dopo cena? Non lo fanno perché sanno che possono essere stuprate. Ottimo metodo per indurre le donne a stare in casa o uscire in compagnia, quindi dipendere da qualcun altro, per cercare protezione).

L’altro mezzo coercitivo esercitato dal maschilismo batte sull’autostima femminile e sulla competizione e si esplica su due fronti: un fronte estetico ed uno comportamentale. Usa la pubblicità, la moda, l’estetica, le soubrettes, le veline, le attrici scelte quasi esclusivamente per la loro straordinaria bellezza. Ciò serve a rendere le donne schiave dell’aspetto esteriore ed a toglier loro il tempo per concentrarsi sulla cultura che potrebbe portarle a chiedere di condividere il potere che i maschilisti vogliono mantenere saldamente da soli.

Oltre al ricatto dell’estetica c’è il ricatto morale-affettivo dei comportamenti di una donna. Una donna, secondo i dettami maschilisti, dovrebbe essere sempre delicata, dolce, pacata, comprensiva, materna. Materna. Cioè disposta a sobbarcarsi “la gioia” di bambinoni immaturi ultratrentenni, ultraquarantenni, ultracinquantenni e così via che sono stati allevati da mamme che alzavano i loro calzini da terra e li difendevano a spada tratta, anche se colpevoli, e che sperano di trovare donne che alzino a loro volta i loro calzini da terra.

La donna materna deve sempre sapere PERDONARE, quindi, sopportare tradimenti, indelicatezze, mancanze di rispetto di ogni tipo fino alle violenze fisiche e verbali, altrimenti non è una donna dolce e comprensiva ma una “virago femminista” e sarà destinata a “restare zitella”, a non avere mai bambini, né un compagno “che la protegga”. Perde tutta la sua “femminilità” che per i maschilisti consta in tette grosse, tacchi alti e niente cervello, proprio come la forza di Sansone risiedeva solo nei suoi capelli.

Così per molte donne uno schiaffo diventa una dimostrazione di gelosia e quindi di amore e non un mezzo per insegnare loro a non oltrepassare i limiti del dominio maschile. Un uomo possessivo diventa un uomo che le protegge e così via, una lunga lista di giustificazioni degli abusi commessi sull’universo femminile.

Queste donne sono le stesse che si schierano, poi, contro quelle che, al contrario, vogliono sovvertire questa cultura per potere creare un mondo in cui genere maschile e femminile vivano fianco a fianco con uguali poteri e diritto di scelta.

Queste donne, a dire il vero, si schierano contro qualsiasi altro loro simile cerchi di invadere “il loro territorio” e di mettere le mani, in un modo o in un altro “sui loro maschi”. Cioè si comportano proprio come le madri in natura. Si parano come tigri infuriate, solo che alle loro spalle non ci sono cuccioli inermi ma adulti grandi e grossi che si beano nell’ osservare due femmine che si scannano a vicenda.

Il sommo livello di compiacenza femminile verso un uomo è arrivare a sopportare di vivere in un harem. E ce ne sono a milioni di harem anche in Italia, anche se non li vediamo. Quanti sono, infatti, i maritini dalla doppia vita, che coniugano felicemente moglie e amante senza volere minimamente smuoversi dalla condizione di poligami di fatto? Quante sono le donne che sopportano? E come mai per i maschilisti le donne diventano vipere femministe non appena decidono di non sopportare più e di chiedere il divorzio? Pensateci.

E pensate a quelle mamme africane che portano le loro bambine a subire l’infibulazione perché leggi tribali, non scritte da donne, le hanno allevate nella convinzione che si debba fare così.

Questa mentalità ha educato anche Sabrina Misseri, che si è schierata (sempre se le accuse risultino comprovate) col padre deviato, presunto molestatore di ragazzine, omicida e necrofilo, pur di difendere “il suo maschio”.

Siccome io sono cresciuta con una diversa indole, non sono mai entrata in competizione con altre donne per un ragazzo o un uomo, non ho mai difeso mio padre a priori in quanto “padre e maschio”, anzi, di lui ammetto lati positivi e negativi. Soprattutto, mi schiero sempre con le donne e gli uomini vittime, mai con le maschiliste e mai con i maschilisti perché io so bene che maschilismo è prevaricazione e femminismo è difesa, nonostante i maschilisti revisionisti stiano facendo letteralmente “carte false” per sovvertire questi concetti.

Quando sono venuti da me maritini affranti a raccontarmi che le mogliettine erano “fredde a letto” (anche se poi queste lavoravano e portavano a casa uno stipendio superiore al loro, gli hanno fatto e cresciuto figli splendidi, gli puliscono casa, li accompagnano in giro e sanno pure di avere le corna ma non sanno che questi maritini parlano alle loro spalle lamentando il loro scarso entusiasmo tra le lenzuola. Dopo tutto quello che ‘ste schiave vi fanno, le volete pure felici?) li ho sempre cacciati a calci, con sommo disprezzo. Un’altra, al posto mio, si sarebbe sentita in dovere di consolarlo, il bamboccione viziato!

La nonna di un mio vecchio fidanzato usava dire: “Ama l’uomo a vizio suo!”. Io preferisco morire o la solitudine eterna piuttosto  che l’eterna sopportazione, l’eterno asservimento.

Se ci fossi stata io al posto di Sabrina (come non dubito avrebbe fatto qualsiasi altra donna dalla mentalità sana e sempre secondo l’ipotesi accusatoria), avrei preso Sarah per mano, l’avrei portata di persona a denunciare mio padre. Sarah sarebbe viva e mio padre sarebbe in terapia, in carcere, posto sotto l’attenzione dei servizi sociali del mio paese.

A completamento della definizione, riporto un estratto da un articolo pubblicato su Vanity Fair n.44 del 5 Novembre 2008 e rintracciato su Razor Sisters.

Cosa si intende con maschilismo femminile? Beh, ancora non ho le idee chiarissime ma colgo una tendenza che , ahi me, nella mia ingenuità pensavo sotterrata da secoli, di una sorta di connivenza delle donne al pensiero dominante maschilista.

La donna maschilista è colei che, pur in assenza di tangibili segni esteriori e sotto un malcelato progressismo dei valori, sostiene il punto di vista maschile contro ogni ragionevole dubbio oppure spalleggia, anche se solo metaforicamente, l’uomo coalizzandosi con il suo pensiero. E’ una donna che è poco solidale con le donne, che giudica le donne, che non si mette nei panni delle donne nelle occasioni in cui un uomo palesemente ferisce, un uomo tradisce, un uomo esercita il suo controllo ed il suo potere di atavica memoria.

Penso ai casi in cui, rabbrividendo, ho sentito dire da una donna ad un’altra donna: “Se ti ha trattata male [improperi, insulti e parole impronunciabili] è perché tu non lo hai lasciato in pace. Sapevi che era fatto così, è anche colpa tua”;

Penso ai casi in cui ho sentito dire da una donna ad un’altra donna: “Non ti lamentare se poi vogliono solo quello, non si fanno subito certe cose”;

Penso ai casi in cui ho sentito dire da donne ad altre donne: “Se una si innamora di uno sposato è una troia”

Finché le donne useranno termini con accezione dichiaratamente e consensualmente spregiativa e negativa per appellare le loro sorelle, finché saranno pronte sempre a perdonare i loro uomini e a non costruirsi una vita autonoma ed indipendente ed un autonomo senso critico, faranno perdurare un atteggiamento di chiusura verso diritti e libertà delle donne: di vivere la propria sessualità e i propri sentimenti senza per questo essere messe al rogo. Dalle donne.”

Il maschilismo femminile ovvero “Se una svampita fa la gattamorta con il mio uomo” « Razor Sisters, il femminile a tre lame

Noi non neghiamo l’esistenza delle stronze. Non giustifichiamo un omicidio commesso da una donna, a meno che questa non sia chiaramente malata. Applichiamo lo stesso metro di giudizio ai crimini commessi da “uomini” che però, purtroppo, che piaccia o no, sono in numero largamente preponderante rispetto ai crimini commessi da donne, eppure i maschilisti, da perfetti complici della mentalità criminale, negano, negano sempre, insabbiano, ficcano lo sporco sotto il tappeto proprio perché non sono brave casalinghe come noi.

Le donne vere sono le prime vittime delle stronze così come gli uomini veri sono le vittime degli assassini e dei maschilisti che, coprendo la criminalità maschile, danneggiano l’intero genere umano.

Che i maschilisti lo vogliano o meno, quasi tutte le società umane sono vittime di  culture religiose e tribali non create di certo da mano femminile, dove si dettano regole che indicano cosa deve fare un uomo per rientrare nei canoni tribali di “vero maschio” e dove si dettano le regole per tenere buone le squaw.

Spiacente ma non ci sono donne alla base della nascita della cultura fasciocattomaschilista italiana. Noi eravamo a casa a raccogliere i calzini e litigare tra noi mentre i testosteronici marciavano compatti su Roma con il placet dei ministri di Dio.

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