Chi, come noi, presidia Facebook e lotta per il diritto alla parola, alla libertà di espressione, all’esistenza, al semplice utilizzo della piattaforma anche da parte delle donne che non si fanno da parte davanti alle ingiustizie, può avere rinvenuto in giro anche per la rete delle note come questa:
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in cui si cerca di creare l’equivoco secondo cui stalking e corteggiamento sarebbero la stessa cosa, anzi, peggio,sembrerebbe la lagna infantile di uomini che vogliono essere liberi di molestare senza tenere minimamente conto delle sensibilità individuali.
Partiamo dal corteggiamento. Il corteggiamento è quell’insieme di azioni atte ad indurre innamoramento o interesse nel destinatario delle nostre attenzioni. Se ne deduce, quindi, che il corteggiamento debba creare curiosità, stimolare ed indurre un senso di benessere in chi ne è l’oggetto.
Lo stalking, invece, recita il testo, è definito così: «È punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni – recita il nuovo articolo – chiunque molesta o minaccia taluno con atti reiterati e idonei a cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero a ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero a costringere lo stesso ad alterare le proprie scelte o abitudini di vita».
Perseguitare donne violando la loro privacy, riportando notizie infondate allo scopo di togliere loro credibilità, chiedendo a perfetti estranei di accanirsi su di esse insultandole pubblicamente, diffamandole o facendo di tutto per impedire loro l’utilizzo e l’esistenza del mezzo facebookiano o del mezzo internettiano in generale, è stalking.
Non è certo una cosa che faccia stare bene, sapete. Oggi senza Facebook non si può fare nulla e come si fa a tenere i contatti di lavoro o personali, magari con persone che vivono all’estero, se il proprio profilo è di continuo fatto chiudere a forza di segnalazioni?
Ebbene c’è qualche invasato nella rete, qualcuno dal passato non proprio esente da critiche, qualcuno che ha fatto proprio il verbo maschilista della spietata guerra contro qualsiasi donna che osi ostacolare il revisionismo maschilista della violenza sulle donne, qualcuno che, mosso da infantile senso di competizione vuol fare una questione personale con ogni voce che si levi con forza contro l’istigazione all’odio.
Ci hanno clonato la pagina facebook , e questo lo avevamo già scritto qui. Non paghi di una serie di evidenti violazioni verso i diritti di una persona, adesso hanno addirittura clonato questo blog. Trattasi proprio di persecuzione ad personam, a questo punto.
Se fosse stata un’accidentale imitazione del tutto involontaria fatta da estranei non faremmo una piega, ma ormai i segni che portano nella stessa direzione sono tantissimi ed evidentissimi.
O forse devo scambiarlo per corteggiamento?
Piacerebbe tanto sapere chi è questo luminare della storia del femminismo, in grado di distinguere il femminismo da una cosa inesistente, inventata dai maschilisti, senza alcuna prova storica, tale da additare una persona fisica con un termine apertamente diffamatorio e dispregiativo.
Sarà mai questa stessa persona qui, che in questo scatto possiamo ammirare sotto le sembianze di una splendida donzella ma che, stranamente, parla al maschile?
Sarà mai la stessa persona che poi clicca “mi piace” sulle pagine, chissà, magari per far vedere che qualcuno le legge?
Guardiamola meglio, è una gran bella ragazza e merita…
Ho letto spesso questo individuo citare una “vocazione al martirio” ma anche l’idea del martirio è un po’ distorta giacché il martire è colui che il martirio LO SUBISCE, non colui che lo pratica sugli altri.
Insomma, il modo per combattere le nemiche del maschilismo, ovvero le femministe (senza prefisso nazi che, personalmente, non autorizzo alcuno ad attribuire alla sottoscritta) è MARTIRIZZARLE.
Le nemiche del maschilismo sono anche colpevoli di occuparsi di donne colpite da atti di violenza, quindi farle fuori significa dare più spazio ai violenti.
Difatti, leggiamo qui qualcosa che è stata apertamente sotto gli occhi di oltre 200 mila persone, destando lo sdegno e il rimprovero di pochissime di loro, in una sorta di delirio collettivo in cui i lettori, intimiditi dal tono dispotico dell’amministratore, temono persino di obiettare ad una frase così chiaramente violenta (tutti eccetto gli altri maschilisti carichi di odio e rancore verso ex compagne, appunto).
Oh, e chi sarà mai la prossima bella sconosciuta che chiede ad altre persone ignare di segnalare ben 2 dei miei profili su Facebook adducendo motivazioni inesistenti e diffamatorie?
Sarà mai la sorella di Beatrice Lo Grasso? Forse sfilano, posano o recitano in filmetti porno insieme?
Tra l’altro io non rientro affatto nello stereotipo indicato e, a pensarci bene, non vi rientrano neppure le altre collaboratrici o le amiche e le amministratrici, anzi! Non siamo dei tipi molto “pettinati”, ordinati, alla tedesca e non mi pare che nessuna di noi riceva alimenti da ex mariti. Non abbiamo distrutto famiglie, molte di noi sono felicemente fidanzate con uomini NORMALI (non deliranti), sposate, hanno bambini, vite normali, sono solo un po’ più creative ed attive nel sociale, magari contro la mafia, qualcuna contro la pedofilia, altre sono animaliste volontarie, insomma, non ci siamo…
Quella là non ci somiglia pe’ gnente…
Almeno, se incontriamo un maschilista armato di spranga in strada, siamo sicure che non potrà riconoscerci
La signorina in bikini non esiste più, ha cambiato nome senza necessità di recarsi all’anagrafe. Ora è Susy Bodies ed ha la foto di un carinissimo porcospino. Nella realtà si fa la barba la mattina e non è neppure particolarmente affascinante come uomo.
I gruppi femministi estremi non esistono. Esistono femministe radicali, separatiste ma non si sognerebbero neppure sotto ipnosi di dare fastidio a qualche generico poveraccio su Facebook, anzi, credo che non stiano affatto su Facebook giacché tendono ad evitare i luoghi di massa ed i rituali di massa.
Ma questo i qualunquisti che affollano le città non lo sanno, ovviamente, per cui i miei profili sono stati chiusi, causandomi danni personali e professionali.
Il tutto senza uno straccio di motivo valido ma solo per la faccia tosta di qualcuno che sembra incapace letteralmente di non violare la legge almeno tre o quattro volte al giorno e che è convinto di poter fare come gli pare e che, a furia di molestare la gente, quella si faccia indietro o gli lasci combinare tutti i guai che vuole.
L’esibizione scontatissima di potenza internettiana (visto che conosciamo il potenziale tecnologico di altri e sappiamo bene che la competizione sui numeri e sulle indicizzazioni sono inutili, anzi, non abbiamo mai voluto competere) rivela un’inversamente proporzionale potenza virile. Cioè, pensare di “schiacciare” il prossimo attraverso internet e facoltà tecniche che non tutti possono avere non è che una forma di compensazione all’incapacità di affermarsi socialmente nella realtà e nelle relazioni interpersonali reali.
Ma per qualcuno questo è anche amore.
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