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giovedì 30 settembre 2010

Ultimo aggiornamento per le fiaccolate di venerdì 1 Ottobre a Portici e Bologna, per Teresa Buonocore

udi Credo di dover dire che questo è l'ultimo aggiornamento che faremo girare  prima della manifestazione. Le adesioni che continuano ad essere inviate saranno comunque registrate e lette nel corso della fiaccolata.
Il consenso e la partecipazione convinta di tante donne, associazioni, centri antiviolenza ed anche uomini, parla della commozione affettuosa suscitata dalla vicenda di Teresa Buonocore, e parla del cambiamento che in modo caparbio in tante stiamo perseguendo nel nostro paese: questo anche oggi, a poche ore dalla fiaccolata ci rende consapevoli di un risultato.
La mobilitazione è il risultato della coscienza diffusa che il femminicidio non è la somma di tante follie, imprevedibili e fatali, ma la conclusione dei gesti proprietari degli uomini sulle donne. Le mafie sono assai meno antiche di quei gesti assassini , ma li riproducono e li estendono, perché sono i gesti che mostrano la capacità di comando e sopraffazione.
I politici che rifiutano questa semplice verità, e che anzi coi loro atteggiamenti confermano l'irrisione e lo sfruttamento dei corpi e che offrono donne in pagamento e, ancora, che tolgono risorse alla rete di autoaiuto delle donne, sono irresponsabili e conniventi. Sono la rappresentazione piena di un sistema mortifero dove non a caso i collegamenti mafiosi sono tollerati e previsti: come le molestie , i ricatti sessuali, la rappresentazione spettacolare della sottomissione femminile.
E di questo si muore, e per questo si uccidono e si torturano anche bambine e bambini, proprietà di qualcuno nominato o autonominato padrino.
Le cittadine e i cittadini stanno già cambiando e come Teresa stanno pronunciando il loro NO:  ora deve cambiare lo Stato.
Ringraziamo tutte e tutti coloro che ci hanno incoraggiate, il Sindaco di Portici per l'affettuosa vicinanza al nostro impegno e per la sua fratellanza con la famiglia di Teresa.
Ringraziamo tutte e tutti quelli che hanno promesso di esserci e che ci saranno; un grazie speciale alle donne di Bologna che saranno nella loro piazza con le loro fiaccole ed un pensiero particolare al Centro Roberta Lanzino di Cosenza che rischia la chiusura "per mancanza di fondi"
Stefania Cantatore ( l'UDI di Napoli) ed Elena Coccia (avvocata di Teresa) per le organizzatrici della fiaccolata
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Aggiornamento delle adesioni

Udi di Napoli, Udi Di Portici, La Camera delle donne, Associazione Maddalena, Arcidonna, Donne Medico Arcilesbica, Istituto Campano per la Storia della Resistenza, Femminismo a Sud, UDI Monteverde (Roma), Consigliera di Parità della Provincia di Napoli, Donne in nero Napoli, Pina Orpello dell'ANPI, Dolores Madaro – Anpi, UIL Napoli, UIL Campania, UDI Catania, UDI Romana La Goccia, DonneSudonne, Rosa Oliva – Aspettare stanca, Cooperativa Eva, Centro Antiviolenza Eva, Centro Antiviolenza Aradia, Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, UDI "le orme"- Reggio Calabria, UDI Lentini. CEDAV Messina, Controviolenzadonne, MediterraneanMedia- Cosenza, CGIL Campania, CGIL Napoli, Associazione Sott’ e n’coppa, Sportello Antiviolenza Lilith, Associazione Salute donna, Centro La Magnolia, AFEM (association femmes Europe Meridionale), CISL Campania, CISL Napoli, Casa Internazionale delle Donne- Roma, Tina Femiano, Centro antiviolenza ERINNA- VT, Rosanna Leone, Associazione Ernesto Rossi, Viviana Esposito, UDI Cerchio del Lago (Brescia),Napolipuntoacapo, Unione donne Terzo millennio (Torino) , Cooperativa L’Orsa Maggiore, Fondazione Mediterraneo, Clorinda Boccia Burattino, Centro Donna Artemisia, Maria De Marco, Comitato “29 Agosto” (Acerra- NA), Maria Grazia Pagano, Ass. “voce donna” (Castrocaro- Forlì), Comunità per donne maltrattate “Karabà”- Coop.Dedalus, Annamaria Carloni, Commissione Pp Oo Provincia di Napoli, Caffè delle donne” Udi Trieste, Fuoricampo lesbian group (Bologna). Luisa Menniti, Valeria Valente, comitato Internazionale 8 Marzo, Maschile Plurale e Uomini in Cammino, Barbara Maffione, Patrizia Gubellini, Rete Lilliput-Nodo Napoli, Clitorixstrix (BO), Ars e Labor Campania, Luisa Iodice, Luisa Laurelli, Liberamente, Dream Team, Donne In Nero Bologna, Tavola delle donne sulla violenza di Bologna, Club delle donne di Siracusa, Comitato Piero Gobetti, Cellula Concioni, Uscita Libera, associazione Exit, Associazione Rosso democratico, Arcigay Antinoo, Giuristi democratici, Associazione culturale del Plebiscito, UARR, Associazione Orlando Bologna, Legambiente Napoli- Centro antico, Giovanna Consonni, Marcella Raiola, da Bologna : 'Altracittà, Armonie e “Quelle che non ci stanno”', Claudia Preto

Il Comune di Pesaro approva la delibera contro lo sfruttamento dell’immagine femminile nelle campagne pubblicitarie

Mentre a Fano il Comune  ha approvato la mozione della lista di ispirazione cattolica “Bene comune” che chiede l’ingresso nel Consultorio pubblico di personale di associazioni private, secondo la mozione introdotta dal presidente di una associazione di ispirazione cattolica vicina al Movimento per la vita, come possiamo leggere qui e qui su Femminismi.it , possiamo registrare a Pesaro un risultato positivo per l’immagine della donna che non trova oppositori perché, evidentemente, procede nella stessa direzione desiderata dalle associazioni cattoliche. Procede, quindi, anche nelle Marche lo smantellamento delle strutture laiche per la famiglia e per la tutela gratuita della salute della donna in favore delle associazioni cattoliche e della demonizzazione e criminalizzazione dell’aborto, nel quasi silenzio generale, e si incassa quello che io bollo senza remore come un “contentino”. Un contentino importante, senza dubbio, ma pur sempre un modo per dirottare l’attenzione da decreti e ddl che andranno a minare i diritti delle donne negli anni a venire.

Pubblicità lesiva per le donne, in Comune si approva la delibera

E' stato votato a maggioranza il documento che prevede una serie di azioni volte a sensibilizzare la comunità locale sul tema dell'impatto del marketing.

I lavoratori del Cantiere navale all'assemblea del Consiglio Comunale

I lavoratori del Cantiere navale all'assemblea del Consiglio Comunale

Pesaro, 28 settembre 2010 - Approvata ieri pomeriggio a maggioranza dal Consiglio comunale una delibera che prevede una serie di azioni volte a sensibilizzare la comunità locale sul tema dell’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini.

La delibera prende le mosse dalla risoluzione del Parlamento europeo del 3 settembre 2008, con la quale, a stragrande maggioranza, si è deciso di invitare gli stati membri ad elaborare e lanciare iniziative per arginare il fenomeno dell’utilizzo d’immagini e messaggi lesivi della dignità delle donne e degli uomini nella pubblicità.

L’Unione Donne Italiane (Udi) ha portato avanti un’iniziativa importante su tutto il territorio nazionale con raccolte di firme – anche a Pesaro ne sono state roccolte circa mille, ieri consegnate al sindaco – interpellando Comuni e Province affinché si facessero parte attiva, vigilando sulla presenza di messaggi sul proprio territorio che possano essere in contrasto o comportare discriminazioni, dirette o indirette, delle donne.

E’ noto ed evidente a tutti come la pubblicità non sia solo uno specchio sociale – spiega l’assessore alla Cultura Gloriana Gambini - ma sia esso stesso un mezzo potentissimo di produzione di cultura che alimenta stereotipi e luoghi comuni difficili poi da sconfiggere con azioni educative. I bambini e gli adolescenti, infatti, sono coloro che più facilmente assorbono questi messaggi distorti in cui l’immagine femminile viene utilizzata per promuovere di tutto, anche con messaggi allusivi e a sfondo sessuale”.

Nel documento, il Consiglio comunale invita inoltre a proseguire e a potenziare nelle scuole elementari e medie, politiche e programmi per trasmettere ai bambini e alle bambine il rispetto della dignità umana, la parità di genere, il riconoscimento e la valorizzazione delle differenze. “Vogliamo proporci di agire con una serie di azioni – continua l’assessore Gambini -, stiamo organizzando un incontro con le agenzie di grafica e comunicazione della città per verificare con loro le possibili azioni comuni, per valutare insieme il rispetto del codice di autodisciplina pubblicitaria e inoltre attivare in accordo con il Forum della associazioni femminili di Pesaro, una serie di percorsi didattici e informativi con giovani e adolescenti presso gli istituti scolastici”.

Il Resto Del Carlino - Pesaro - Pubblicità lesiva per le donne, in Comune si approva la delibera

Nasce a Matera lo sportello antiviolenza su donne e minori| Notiziario Italiano.it/ Basilicata

 

Politiche a sostegno della tutela delle donne

Politiche a sostegno della tutela delle donne

MATERA - Si legge in un comunicato stampa della Provincia di Matera che domani, mercoledì 29 settembre alle ore 9.30, presso la Sala giunta dell’Ente di via Ridola, la Provincia di Matera siglerà l’intesa con l’avvocato Concetta Rollo. Obiettivo: consulenza legale gratuita per le persone in condizioni disagiate vittime di violenza.
“In questi ultimi anni – ha evidenziato la consigliera provinciale di Parità, Tonia Giacoia – ho potuto constatare come il malessere, scaturito da violenze taciute, sia un fenomeno piuttosto ampio e, purtroppo, in pericoloso aumento. Le donne maltrattate non sono poche nel nostro territorio e, osteggiate in famiglia a denunciare le violenze, poche volte trovano la forza di chiedere aiuto. Un aiuto che costa caro, in termini affettivi ed economici. Capita infatti che chi trova il coraggio per denunciare non avendo le risorse per chiedere consigli legali rinunci. Con l’istituzione dello sportello informativo daremo a queste donne gli strumenti per uscire dal tunnel.”
Lo sportello sarà attivo in Provincia, presso l’ufficio della consigliera di Parità, nei giorni di martedì e giovedì dalle ore 14.00 alle ore 16.00.
“Il territorio provinciale esprime numerose e diverse richieste – ha sottolineato il presidente dell’Ente, Franco Stella – soprattutto nell’ambito del welfare. Per sviluppare politiche sociali incisive e rispondenti ai bisogni reali dei cittadini stiamo cercando di legare le attività da mettere in campo alle esigenze espresse. Tra le numerose istanze figurano in primo piano proprio quelle delle donne vittime di abusi, sul luogo di lavoro o in famiglia. Una piaga che intendiamo debellare dalla nostra provincia attraverso una “terapia d’urgenza” in cui la legalità e la disponibilità all’ascolto faranno da guida.”
(foto dalla rete)

28/09/10 19:04

Stefania Palumbo

Politiche a sostegno della tutela delle donne  NotiziarioItaliano.IT - Giornale On Line di Informazione Nazionale

martedì 28 settembre 2010

Buon compleanno, Ru-486!|Giornalettismo.com

 

Dieci anni dopo l’ approvazione da parte della FDA del mifepristone per gli aborti terapeutici, è un buon momento per fare bilanci su quello che la sua disponibilità ha cambiato.

E’ stata una strada lunga e lenta per il mifepristone, noto anche come RU-486. I primi risultati di successo con la pillola sono arrivati nel 1982; il primo utilizzo approvato in Francia risale al 1988, dopo una battaglia in cui è intervenuto anche il governo francese. “Non potevo pillola ru486 big Buon compleanno, Ru 486!permettere che il dibattito sull’aborto privasse le donne di un prodotto che rappresenta il progresso della medicina. Dal momento in cui è stata concessa l’approvazione governativa per il farmaco, la RU-486 è diventata proprietà morale delle donne, non solo  proprietà di una casa farmaceutica affermò il ministro della  Salute all’epoca.

MENO ABORTI CHIRURGICI - La copertina del Time è del 1993. La FDA ha approvato il mifepristone (conosciuto sul mercato col nome più accattivante di Mifeprex) nel 2000. Nel 2007, il 21 per cento degli aborti condotti negli Stati Uniti prima delle nove settimane erano chirurgici e il numero era in crescita. Il farmaco ha anche fatto sì che una maggiore percentuale di aborti avvengono prima, così come riporta un articolo di Jodi Jacobson:

L’aborto farmacologico è appropriato solo per le gravidanze indesiderate e insostenibili fino alle nove settimane. La disponibilità di farmaci abortivi ha fatto sì che una quota crescente di aborti avvengano prima, e una quota crescente di aborti precoci sono effettuati prima delle sei settimane e prima delle nove settimane.

LA TELEMEDICINA - Ma la speranza fondamentale che l’accesso al farmaco cresca per le donne povere o geograficamente svantaggiate, non è ancora stata realizzata, secondo lo studio dell’Istituto Guttmacher:

“Invece, quasi un decennio più tardi, troviamo che le donne nelle zone che già avevano accesso all’aborto hanno ora la possibilità di scegliere tra un farmaco o un aborto chirurgico. Ma per la maggior parte delle donne che non erano facilmente in grado di accedere al mifepristone, resta comunque difficile da ottenere.

La situazione potrebbe cambiare se più fornitori di servizi sanitari adottassero il programma di telemedicina che Planned Parenthood della Heartland sta pilotando in Iowa:

Le donne che cercano la pillola possono recarsi in una delle 16 cliniche, fare una ecografia, essere esaminate da un infermiere, quindi parlare con un medico da una connessione Internet sicura. Il medico ha le cartelle cliniche della donna e, se non vengono rilevate complicanze, può da remoto aprire un contenitore per fornire la pillola.

ESPERIENZA INDIVIDUALE - Circa 2.000 donne hanno già beneficiato del programma. Un altro vantaggio, è che si decentrano le operazioni, rendendo molto più difficile per gli attivisti anti- aborto, cercare di intimidire il paziente o il medico. Ma l’aborto medico non è per tutti, come l’amministratore delegato della Reproductive Health Technologies Project ha spiegato a USA Today: “L’aborto è un’esperienza davvero individuale“.

Le donne che privilegiano l’aborto attraverso il farmaco preferiscono “essere in grado di praticare un aborto nel comfort della propria casa e dintorni”. Ma “se sei una mamma con due bambini piccoli a casa e un fidanzato che non è così utile” si potrebbe preferire un aborto chirurgico.

Insomma, tanti risultati positivi, ma anche tanta strada ancora da percorrere per questo farmaco che ha rivoluzionato la vita delle donne e che incontra ancora tante, troppe resistenze.

di Teresa Scherillo (makia)   pubblicato il 28 settembre 2010 alle 19:37

Buon compleanno, Ru-486! giornalettismo.com

lunedì 27 settembre 2010

Alleviamo i futuri figli dell’ignoranza e della disinformazione

Non paghi di avere spacciato per femminista una dichiarata fascista che è arrivata alla notorietà dopo un passato da soubrette ed alla politica in un modo che speriamo non sia quello delle chiacchiere di palazzo, che sostiene tranquillamente nelle interviste che il suo motto sia “Dio, Patria, famiglia” ed è così legata alla questione femminile da avere sostenuto in un programma televisivo che le donne italiane abbiano avuto il diritto al voto nel 1960…

…non paghi di spacciare per femminista qualsiasi donna picchi un bambino, molesti un uomo o osi divorziare, oggi persino Lindsey Lohan è diventata femminista o figlia del femminismo.

figlidelfemminismoed

Quando si gestisce una pagina di Facebook con 215mila iscritti, si ha il DOVERE ASSOLUTO di farlo con senso di responsabilità. Sa benissimo, l’admin che ha postato questo scatto, di stare diffondendo disinformazione, di stare diffamando ed insultando il femminismo.

Persino chi si dichiara comunista, come vediamo nei commenti, dimostra di avere ormai le idee confuse dal feroce, brutale ed ingiusto revisionismo maschilista e di dimenticare che questi non sono i figli del femminismo ma i figli del consumismo liberista e delle mafie.

Se, poi, vogliamo parlare della storia dell’introduzione delle droghe nel mondo occidentale e constatare ad opera di chi è avvenuto, noteremo che le donne non c’entrano neppure per sbaglio ma, anzi, sono per l’ennesima volta le vittime di un sistema non voluto da loro.

Ci si dimentica dei fatti e si insultano le tantissime mamme coraggio che vivono gomito a gomito con figli eroinomani che le picchiano, che fanno prostituire le loro sorelle e le loro fidanzate, che derubano le famiglie ed arrivano ad ucciderle (l’82% degli figli killer sono maschi, il 54,1% delle vittime sono madri) .

Ma cosa c’entra Lidsey Lohan col femminismo? Le sgallettate sono da sempre state l’antitesi stessa del femminismo!

Ho una sola parola per chi passa messaggi così distorti, capziosi, menzogneri e colpevoli: VERGOGNA!

Donne, datevi una svegliata. Ci stiamo rimettendo salute, vita e libertà!

 Ricordiamolo, perché il revisionismo maschilista sta facendo l’impossibile per distorcere anche questa verità:  femminismo e maschilismo non sono le due facce della stessa medaglia. Il primo è un movimento (divenuto, ormai, quasi solo un atteggiamento mentale), che propugna i pari diritti, le pari opportunità di scelta, la pari dignità tra donna e uomo; il secondo è un atteggiamento mentale, di recente divenuto vero e proprio movimento, anche se i rami che lo compongono hanno deciso di definirsi "associazioni maschili" per meglio mimetizzarsi e non raccogliere su se stessi la pubblica riprovazione. Per questo stimo quasi di più Salvatore Marino di Maschio 100x 100 che, almeno, ha il coraggio delle proprie idee e non tenta vili operazioni mimetiche. Eppure, se leggete i contenuti dei vari siti maschilisti o “maschili” antifemministi, constaterete la loro sostanziale identicità.

MarinoLui lo dice chiaramente, anziché usare la parola “paritarismo” nascondendone la distorsione del significato come fanno movimenti più subdoli che si fingono moderati, come Uomini3000: pari opportunità sì ma al contrario, ovvero volte alla tutela del maschio.

 

maschilismononesisteedQui, invece, ammiriamo uno splendido esempio di menzogna e tentativo di mimetismo e di negazionismo. L’unica cosa che l’amministratore di questa pagina ha dimostrato è di mentire.

 

Salvatore MarinoE ringraziamo di nuovo Salvatore Marino per la sua onestà

 

Il femminismo non è una parolaccia, non è qualcosa di cui vergognarsi, non nasconde sentimenti ignobili come la volontà di assoggettare l’altro, anzi, chi ha bene aperti gli occhi avrà capito che, mai come in questo momento, dopo decenni, del femminismo c’è una grande necessità. Soprattutto della sua guida per accompagnare alla fisiologica crescita della società verso una fase di più matura consapevolezza dell’uguale importanza del genere maschile e femminile, senza gli scossoni e i bruschi tentativi di ritorno al passato messi in atto da minoranze di privilegiati che non si arrendono all’idea di perdere un piccolo pezzo del proprio potere e di fare spazio a tutti.

è bello leggere il fermento vivere in tante giovani donne che come me e come Lunetta Savino si sono scontrate con la differenza tra l’essere state allevate alla parità nelle proprie famiglie ed essersi affacciate alla società scoprendo che la parità era illusoria.

Ma ancora più illusoria è l’idea di un ritorno al patriarcato attraverso una serie di leggi volte a forzare le donne a sottomettersi agli uomini che hanno avuto l’ingenuità di sposare, per cui, cari maschilisti, smettete di illudervi: non andrà mai come voi sperate.

Donne, siate "Libere". E femministe- La Stampa.it

 

Le protagoniste dello spettacolo "Libere" Isabella Ragonese e Lunetta Savino

A Torino e a Milano lo spettacolo delle Comencini: in scena due attrici di diverse generazioni

SIMONETTA ROBIONY

ROMAragonese_savino01g
Va in scena venerdì al teatro Carignano di Torino e domenica al Franco Parenti di Milano Libere, il testo scritto da Cristina Comencini e messo in scena dalla sorella Francesca a Roma, a luglio, con un lungo dibattito finale davanti a un pubblico molto interessato. Libere, il confronto tra una donna matura e una molto giovane, è uno dei primi atti di «Dinuovo», un'associazione di donne che vorrebbe riportare all'attenzione pubblica la questione femminile. All'attenzione privata, quella delle singole donne, il problema è sempre stato presente, anche in questi anni di apparente silenzio.
Ancora una volta, a interpretare questo dialogo scritto alla maniera degli «essai» francesi, sono Lunetta Savino, al momento in partenza per recitare a Parigi i versi di Alda Merini, ma anche sul set di Bar sport, il film da Stefano Benni, e Isabella Ragonese, ex madrina della Mostra di Venezia, oggi a Torino sul set di Il giorno in più accanto a Fabio Volo.
Nessuna delle due, per ragioni diverse, ha partecipato attivamente al movimento femminista degli Anni Settanta: una perché presa dal lavoro in teatro, l'altra perché non era ancora nata. Entrambe, però, hanno sentito l'esigenza di riparlare, come si può, della vita delle donne nel nostro Paese, dove molte cose sono state ottenute ma molte sono tuttora da chiedere.
ISABELLA RAGONESE
"Io, educata a una parità che non esiste"
Sono stata cresciuta da una madre che, pur non avendo fatto militanza, aveva assorbito e creduto nei valori del femminismo di quegli anni. Non c'è mai stata, a casa mia, una differenza nell'educazione tra maschi e femmine. Sapevo di essere libera e, quindi, di poter fare ciò che volevo. Ma, come molte della mia generazione, era una sensazione individualistica, autonoma, personale. Mi sono accorta che non è così. Recitando questo testo, sento un'identificazione totale con il mio personaggio quando accusa la donna matura di avere educato le figlie alla libertà mentre queste, arrivate nel mondo, si sono però sentite dire tutt'altro. A partire dal fatto che mettere oggi insieme carriera e famiglia è diventato un incastro insostenibile. Ti chiedono di scegliere ma è una scelta che non ti appartiene. La situazione italiana è assurda. A scuola noi ragazze andiamo meglio dei maschi, ci laureiamo in numero maggiore, vinciamo i concorsi. E poi? I prezzi delle case sono altissimi, gli asili nido pubblici scarseggiano, il tempo pieno per i figli c'è in pochi casi, l'assistenza ai genitori anziani ricade sulle nostre spalle, perfino i consultori dove andare per conoscere meglio la nostra sessualità stanno chiudendo e se vai in ospedale per interrompere una gravidanza non voluta corri il rischio di trovarti davanti a un ginecologo obiettore di coscienza, dopo aver fatto una fila come alle poste. Indietro non vogliamo tornare, ma in questo modo non andiamo neppure avanti. Lo so.
Dovrebbe essere la politica a occuparsi di queste cose, altrimenti che ci sta a fare? Ma se la politica pare sorda, ricominciamo da noi stesse. Dobbiamo capire, per esempio, perché ci siamo sottoposte tutte, passivamente, senza reagire, al diktat della bellezza imposta: trucco, peso, chirurgia, massaggi, spogliarelli con biancheria intima costosissima. Perché abbiamo accettato di fare una vita assurda correndo tutto il giorno senza avere per noi neanche mezz'ora: bambini, lavoro, casa, pranzo, e poi di nuovo bambini, compiti, palestre, cena, tivù e a letto a dormire. No. In questo modo non siamo felici. E non sono felici neanche i maschi che ci stanno accanto, anche loro diversi da quelli di un tempo perché cresciuti da madri che credevano nella parità.
LUNETTA SAVINO
"Il potere? Bene ma non basta Serve creatività"
Ci sono dei punti in questo testo che durante le prove mi hanno addirittura emozionato. Specialmente quando il mio personaggio racconta la sua esperienza nei collettivi femministi, il piacere di poter condividere con altre donne le sue emozioni, la sensazione di non essere sola e poter uscire dal guscio della paura. In quegli anni io, anche se ero molto giovane, facevo altro. Un po' di vita politica nelle organizzazioni di sinistra che presto però mi annoiarono e molta preparazione per poter arrivare al mestiere di attrice.
Adesso, invece, sento il bisogno di riflettere più a fondo su cosa significhi essere una donna. E mi sono messa a studiare. Questa estate ho letto alcuni libri per riflettere: Una stanza tutta per me di Virginia Woolf, Taci, anzi parla. Diario di una femminista di Carla Lonzi, Oltre l'uguaglianza. Le radici femminili dell'autorità Luisa Muraro. Voglio ripartire dalle radici del loro pensiero.
Quand'ero più giovane, certe letture le ho trascurate: oggi sento il bisogno di prendere in mano quei libri e confrontare la mia esperienza personale con le parole che quelle autrici hanno scritto: cerco di approfondire per comprendermi meglio. Mi incuriosisce capire perché alcune intuizioni sono state lasciate cadere. Mi stimola tentare di rifare il loro percorso ideologico e filosofico. Mi piacerebbe arrivare a credere nell'utopia che il pensiero della differenza possa cambiare il modo di vedere il mondo delle donne e degli uomini. Anche quello della politica. Il mio convincimento, infatti, è che se non capovolgiamo i nostri ragionamenti, anche se le donne in Italia dovessero arrivare a ottenere importanti cariche pubbliche, la situazione non sarebbe diversa da quella che è. Lo abbiamo visto con Golda Meir in Israele, Indira Ghandi in India, Margaret Thatcher in Gran Bretagna, la stessa Hillary Clinton negli Stati Uniti o Angela Merkel in Germania, che pur avendo avuto o avendo tuttora un immenso potere, in fondo si sono limitate a copiare il modello maschile. Questo non ci serve. Io credo di più che occorra accendere nelle nostre teste lampadine imprevedibili per arrivare a una rivoluzione fatta in un modo nuovo.

Donne, siate "Libere". E femministe- LASTAMPA.it

Cos’è la PAS? In breve…

nopas2 Se ne sente parlare, se ne legge in giro. A dire il vero, le voci contrarie sono ormai ridotte ad un farfuglio dacché, curiosamente, i detrattori della PAS sono sempre più ignorati dai mass-media convenzionali e stanno scivolando tra le pieghe dell’indicizzazione di Google, nonostante nel resto del mondo (eccetto che in Brasile) la falsa sindrome sia rigettata dagli ambienti scientifici internazionali come una teoria tutt’altro che comprovata, ritenuta responsabile di aver fatto notevoli danni negli USA, dov’è stata inventata ed adottata quasi esclusivamente da aspiranti ex mariti nelle cause di divorzio.

Associazioni come Adiantum si sono schierate nettamente a favore della PAS, di cui sostengono l’ammissione nell’iter-processuale divorzile attraverso la presentazione del ddl 957 (firmato PdL) integrato con il ddl 2209 (a firma della leghista Lussana) che riguardano il cosiddetto “ affido condiviso-bis” (se ne parla ampiamente, noi condividiamo le preoccupazioni esposte da Femminismo a Sud  qui) .

Questo ottimo articolo rinvenuto su un numero dell’Observer UK, riassume in breve e con estrema chiarezza la discussa falsa sindrome e la storia del suo ideatore.

Buona lettura.

Dr Richard A. Gardner

Psichiatra infantile che sviluppò la teoria della Sindrome di Alienazione Parentale.

Sabato, 31 Maggio 2003

Richard Alan Gardner, psichiatra nato a New York il 28 Aprile 1931; MD 1956; sposato due volte (un figlio maschio, due figlie femmine); Morto a Tenafly, New Jersey, il 25 Maggio 2003.

 

In una disputa combattuta per la custodia di minori, avvenuta nei sobborghi di Pittsburgh qualche anno fa, tre ragazzini implorarono il tribunale minorile di non forzarli a continuare la frequentazione con il loro padre perché, dissero, era fisicamente abusivo nei loro confronti. Piuttosto che credere ai ragazzi, il giudice fece affidamento sulla testimonianza di un esperto nominato dal padre, un professore di psichiatria clinica della Columbia University, Richard A. Gardner.

Gardner asserì che i ragazzi stessero mentendo come risultato di un “lavaggio del cervello” ad opera della loro madre e raccomandò qualcosa che lui chiamava “la terapia della minaccia”. Essenzialmente, ai ragazzi Grieco fu detto che avrebbero dovuto essere rispettosi ed obbedienti nelle loro visite al loro padre e che se non lo fossero stati la madre sarebbe finita in prigione. Poco dopo, il sedicenne Nathan Grieco, il maggiore dei fratelli, si impiccò nella sua camera da letto, lasciando dietro di sé un diario in cui aveva scritto che la vita era diventata un “tormento senza fine”.  Sia la corte che Gardner non ammisero mai i propri errori persino dopo il suicidio, e fu solo dopo un esposto sul quotidiano locale che le disposizioni per la custodia per i due ragazzi sopravvissuti furono cambiate.

La “terapia della minaccia” era parte di una più ampia teoria gardneriana conosciuta nei tribunali  preposti al diritto di famiglia in tutti gli Stati Uniti come “Sindrome di Alienazione Parentale” (Parental Alienation Syndrome, PAS). La teoria – uno dei più insidiosi pezzi di scienza-spazzatura alla quale le corti statunitensi hanno dato credito negli anni recenti – sostiene che ogni madre che accusi il marito di abusare i figli stia mentendo più o meno per definizione. Ella racconterebbe queste bugie per “alienare” i figli dal loro padre, una scioccante negazione di responsabilità parentale per la quale lei meriterebbe di perdere tutti i diritti di custodia in favore dell’ipotetico abusante.

Questa non è solo una tattica pacchiana, garantita dall’inizio per proteggere all’atto della separazione gli interessi dei padri , di gran lunga i più entusiastici sostenitori di Gardner, ma ha anche distrutto le vite di centinaia, forse migliaia di famiglie americane negli scorsi 15 anni. In uno stato dopo l’altro, le corti si sono rimesse alle credenziali accademiche di Gardner ed hanno consegnato la custodia dei bambini nelle mani dei loro presunti abusanti, persino nei casi in cui referti della polizia, referti medici e testimonianze di insegnanti ed assistenti sociali avevano supportato le accuse della madre.

Ormai, il concetto di “alienazione parentale” è entrato nella giurisprudenza ed ha governato migliaia di dispute in cui Gardner stesso non ha svolto alcun ruolo. Tuttora non ha basi scientifiche nella maniera più assoluta. Non è riconosciuta dall’Associazione Psichiatrica Americana o da qualsiasi altro corpo professionale. Il flusso di libri che Gardner produsse sulla materia a partire dai tardi anni ‘80 furono tutti di auto-pubblicazione, senza il tradizionale processo di revisione. Il suo metodo per determinare l’affidabilità delle accuse di abusi sessuali fu denunciato da un noto esperto di violenza domestica, Jon Conte dell’Università di Washington, come “probabilmente il più ascientifico pezzo di spazzatura che abbia mai visto nel campo in tutta la mia carriera”.

Nessuno con esperienza nei casi di divorzio con alta conflittualità potrebbe negare che le madri, un qualche caso, producano false accuse contro i loro mariti. Ma Gardner andò molto oltre. Ritenne che il 90% delle madri fossero bugiarde che “programmavano” i  bambini a ripetere le loro bugie e non si curò mai dell’evidenza comprovata. Teorizzò che i presunti abusi delle madri esprimessero, in forma dissimulata, le loro stesse inclinazioni sessuali verso i propri figli.

Ed egli stesso sostenne che non vi fosse nulla di particolarmente sbagliato nella pedofilia, incestuosa o meno. “Uno dei passi che la società deve fare per fare i conti con l’attuale isteria è “venirne fuori” ed assumere un atteggiamento più realistico verso il comportamento pedofilo,” scrisse in “ Sex Abuse Hysteria - Salem Witch Trials Revisited (1991)” ( L’isteria dell’abuso sessuale – I processi alle streghe di Salem rivisitati, ndr). La pedofilia, aggiunse, è una pratica largamente diffusa e praticata tra letteralmente miliardi di persone”. Intervistato una volta su cosa avrebbe dovuto fare una madre se il suo bambino avesse lamentato di subire abusi sessuali da suo padre, Gardner replicò: “Cosa dovrebbe dire? Non dire queste cose di tuo padre. Se lo farai, ti picchierò.”

è incredibile che una tale figura possa essere stata presa seriamente in considerazione dai giudici nei tribunali ma, in un sistema antagonistico dove i padri hanno spesso più denaro da spendere nelle cause di divorzio, le teorie di Gardner si sono dimostrate notevolmente persuasive. Il giornale dell’Accademia Americana di Psichiatria Adolescenziale e Infantile scrisse nel 1996 che un libro di Gardner, Protocols for the Sex-Abuse Evaluation (Protocolli per la valutazione dell’abuso sessuale), era “una ricetta per dimostrare la falsità degli abusi sessuali, nascosta sotto la forma di obiettività scientifica e clinica. Si sospetta che diventerà un bestseller tra gli avvocati difensori.” E così si è verificato.

Il lavoro di Gardner ha creato una generazione di madri e figli psicologicamente terrorizzati ed, in molti casi, fisicamente dalle sentenze tribunalizie che egli ha influenzato. In uno dei suoi primi casi, una donna fisico del Maryland  da lui etichettata come “alienatrice parentale”, inadatta ad ottenere la custodia dei suoi bambini, fu successivamente colpita a morte dal suo ex-marito. Ciò nonostante, Gardner non cambiò il suo punto di vista secondo il quale la moglie fosse la reale cattiva; le bugie di lei, insisté lui, avevano reso il marito temporaneamente psicotico.

Il passato di Richard Gardner era sorprendentemente convenzionale. Nato nel Bronx, a New York, nel 1931, studiò medicina e psichiatria in varie prestigiose università dello stato di New York, ed assolse al compito di psichiatra dell’esercito statunitense in Germania. Nominato nella Divisione di Psichiatria Infantile alla Columbia nel 1963, fu rispettato per molti anni come esperto nell’esperienza infantile in ambito di divorzio.

Dopo lo sviluppo della sua Sindrome di Alienazione Parentale nel 1980, comunque, lui e la Columbia University si allontanarono lentamente ed egli trascorse la maggioranza del suo tempo nell’esercizio privato della professione nel New Jersey. Lungo il percorso si trasformò anche nell’autentico mostro americano.

Andrew Gumbel

 

Fonte: Dr Richard A. Gardner - Obituaries, News - The Independent

sabato 25 settembre 2010

Con dolore

parto Non ho mai sognato il principe azzurro, il matrimonio in bianco, la famiglia del mulino bianco. In effetti mi hanno sempre considerata una bambina un po' strana. In particolare ho paura del parto. All' età di 12 anni ho realizzato che l'idea di un dolore così prolungato e acuto mi sembrava aberrante, ingiusto, nonostante la società e, soprattutto, certi uomini, affermino che sia la cosa più naturale e spontanea del mondo per una donna.
Saranno stati i vari film e cartoni animati, mostranti terribili urla durante il parto, ma partorire non mi è mai sembrata questa goduria, né una passeggiata.
La consapevolezza del fatto che in passato (e a dire la verità, ancora oggi, anche se molto di meno) il parto poteva condurre alla morte, ha reso la maternità ai miei occhi assai poco desiderabile.
Ad esempio oggigiorno succede ancora qualcosa del
genere.
Una donna è morta per complicazioni post partum (una crisi cardiaca, pare) dopo aver subito un cesareo per far nascere i tre gemelli dagli embrioni che aveva dovuto farsi impiantare per usufruire della fecondazione assistita (la famosa incivilissima legge 40, che sancisce che un embrione è più importante della salute della donna).
Dopo aver appreso la notizia, mi sono trovata per puro caso a riflettere sul dolore del parto con una donna che soffre di una tremenda malattia che le complicherebbe un'eventuale gravidanza.
Si discuteva  su se fosse possibile partorire senza provare atroci dolori, e se l'epidurale funzionasse e riuscisse a non far sentire atroci tormenti.
Sosteneva che non possiamo sapere in anticipo quanto soffriremo durante il parto, e che noi donne dovremmo rivendicare il diritto a poter usufruire di antidolorifici dietro richiesta.
Si fa tanto per difendere la legge 194 e il diritto -sacrosanto- ad abortire, ma abbiamo dato poca importanza alla possibilità di non provare dolore ( o almeno, provarne poco) nel figliare, invece di rischiare salute e vita!
Oggigiorno esistono tanti modi per evitare il dolore, perché soffrire inutilmente? Ha senso passare l'inferno per mettere al mondo un figlio in nome della 'naturalezza' ? Non è un po' come operarsi senza anestesia perché 'nei secoli passati usava così'?
Perché' far soffrire una persona se si potrebbe evitare?
Del resto è diffusissimo il parto cesareo, che i dottori somministrano anche quando manchi un vero motivo terapeutico.
Invece la famigerata epidurale non viene quasi mai concessa gratis a causa del costo elevato: in alcuni ospedali per ottenerla si devono pagare anche 600 euro.
Sarebbe questo il welfare? Sarebbe questo uno dei 'privilegi' che le donne, secondo un nutrito gruppo di misogini anacronistici, avrebbero?
Sembra davvero sempre maggiore il divario tra persona benestanti e indigenti. Chi non ha i soldi per pagare sembra essere lasciato a soffrire, quando non addirittura peggio. Eppure avremmo tutt* bisogno di cure.
Sarebbe bello se ogni donna potesse essere libera di vivere il parto senza sentirsi squarciare dentro, senza venire annientata da atroci dolori prolungati.
Dovremmo cercare di combattere per conquistarci questo diritto, nonostante in quest'epoca forze reazionarie si stiano muovendo per strapparci anche quei diritti che sembravano definitivamente acquisiti.
Non è giusto soffrire senza poter scegliere di stare meglio!
Non è giusto soffrire perché' così parrebbe volere la natura: se dovessimo seguire questo ragionamento dovremmo assoggettarci a tante cose che ormai rifiutiamo.
La natura ha creato i virus che ci attaccano, cosa dovremmo fare, tenerli perché hanno diritto alla vita anche loro?
La natura ha creato terribili e disastrosi uragani, dovremmo accettarli in quanto 'naturali' e smettere di evitarli, di allertare ed aiutare la popolazione colpita?
Tutto può essere considerato naturale, ma sappiamo bene che l'uomo ha da sempre utilizzato l'originaria dote fornitaci (l’intelletto) da madre natura per migliorare la qualità della vita.
Chi di voi, se provasse un atroce dolore, per esempio, nella minzione, non cercherebbe un modo per farlo passare?
Lo stesso ragionamento deve essere applicato al parto. E' giusto che le donne possano assolvere alla loro funzione riproduttiva nella massima sicurezza e senza grandi dolori. Qualcuno potrebbe obiettare che non tutte le donne soffrono molto durante il travaglio, ma perché abbandonare a sé stesse coloro che sono , diciamo, meno fortunate da questo punto di vista? La natura va corretta quando è ingiusta!
E a questo punto non posso fare a meno di ricordare alcuni politici che predicano contro le donne italiane colpevoli di non procreare abbastanza...ma con quale coraggio!!!
Prima di tutto, mettiamo in chiaro che non siamo delle macchinette incubatrici oggetti per sfornare esseri umani, nonostante quello che pensano certi australopitechi neo mascolinisti mai evoluti.
Secondo, sappiate che molte di noi procreerebbero anche se potessero usufruire del parto indolore o del cesareo..ma non se la sentono di fare un parto secondo natura.
Mi hanno fatto notare alcune persone che alcuni soggetti del personale medico sembrano educati a elargire perle di saggezza del tenore di “il dolore poi si scorda”!
A parte il fatto che è un'immensa fesseria: il problema è quando un dolore ce l'hai, non dopo!!! E' quando ti senti morire che devono aiutarti a farti stare meglio!
Io vorrei sapere chi, al giorno d'oggi, toglierebbe un dente senza anestesia per poi sentirsi dire :''poi ti scordi il dolore ''?
Temo che qui ci sia proprio una volontà di fare soffrire la donna dettata dalla misoginia , nel rispetto della tradizionale e secolare figura di angelo del focolare ricolma di spirito di sacrificio.
Per favore. Troppa ipocrisia in giro, noi donne siamo essere umani e meritiamo tutto il rispetto e l'aiuto possibili in quella tanto santificata attività creatrice che nei fatti non viene, purtroppo, agevolata.
Non siamo, né dobbiamo essere, martiri della perpetrazione della specie.
Credo sia importante firmare la petizione per richiedere che l'epidurale sia garantita dagli ospedali e gratuita
http://www.firmiamo.it/analgesiaepiduralegratuitaegarantita

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by Baky