Dieci anni dopo l’ approvazione da parte della FDA del mifepristone per gli aborti terapeutici, è un buon momento per fare bilanci su quello che la sua disponibilità ha cambiato.
E’ stata una strada lunga e lenta per il mifepristone, noto anche come RU-486. I primi risultati di successo con la pillola sono arrivati nel 1982; il primo utilizzo approvato in Francia risale al 1988, dopo una battaglia in cui è intervenuto anche il governo francese. “Non potevo permettere che il dibattito sull’aborto privasse le donne di un prodotto che rappresenta il progresso della medicina. Dal momento in cui è stata concessa l’approvazione governativa per il farmaco, la RU-486 è diventata proprietà morale delle donne, non solo proprietà di una casa farmaceutica“ affermò il ministro della Salute all’epoca.
MENO ABORTI CHIRURGICI - La copertina del Time è del 1993. La FDA ha approvato il mifepristone (conosciuto sul mercato col nome più accattivante di Mifeprex) nel 2000. Nel 2007, il 21 per cento degli aborti condotti negli Stati Uniti prima delle nove settimane erano chirurgici e il numero era in crescita. Il farmaco ha anche fatto sì che una maggiore percentuale di aborti avvengono prima, così come riporta un articolo di Jodi Jacobson:
L’aborto farmacologico è appropriato solo per le gravidanze indesiderate e insostenibili fino alle nove settimane. La disponibilità di farmaci abortivi ha fatto sì che una quota crescente di aborti avvengano prima, e una quota crescente di aborti precoci sono effettuati prima delle sei settimane e prima delle nove settimane.
LA TELEMEDICINA - Ma la speranza fondamentale che l’accesso al farmaco cresca per le donne povere o geograficamente svantaggiate, non è ancora stata realizzata, secondo lo studio dell’Istituto Guttmacher:
“Invece, quasi un decennio più tardi, troviamo che le donne nelle zone che già avevano accesso all’aborto hanno ora la possibilità di scegliere tra un farmaco o un aborto chirurgico. Ma per la maggior parte delle donne che non erano facilmente in grado di accedere al mifepristone, resta comunque difficile da ottenere.
La situazione potrebbe cambiare se più fornitori di servizi sanitari adottassero il programma di telemedicina che Planned Parenthood della Heartland sta pilotando in Iowa:
Le donne che cercano la pillola possono recarsi in una delle 16 cliniche, fare una ecografia, essere esaminate da un infermiere, quindi parlare con un medico da una connessione Internet sicura. Il medico ha le cartelle cliniche della donna e, se non vengono rilevate complicanze, può da remoto aprire un contenitore per fornire la pillola.
ESPERIENZA INDIVIDUALE - Circa 2.000 donne hanno già beneficiato del programma. Un altro vantaggio, è che si decentrano le operazioni, rendendo molto più difficile per gli attivisti anti- aborto, cercare di intimidire il paziente o il medico. Ma l’aborto medico non è per tutti, come l’amministratore delegato della Reproductive Health Technologies Project ha spiegato a USA Today: “L’aborto è un’esperienza davvero individuale“.
Le donne che privilegiano l’aborto attraverso il farmaco preferiscono “essere in grado di praticare un aborto nel comfort della propria casa e dintorni”. Ma “se sei una mamma con due bambini piccoli a casa e un fidanzato che non è così utile” si potrebbe preferire un aborto chirurgico.
Insomma, tanti risultati positivi, ma anche tanta strada ancora da percorrere per questo farmaco che ha rivoluzionato la vita delle donne e che incontra ancora tante, troppe resistenze.
di Teresa Scherillo (makia) pubblicato il 28 settembre 2010 alle 19:37
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