Una forma terrificante di violenza completamente ignorata dagli uomini ed alla quale le donne sembrano quasi rassegnarsi è il tradimento fisico che, al di là di ciò che comporti in termini di tradimento anche morale, di senso della fiducia violato, eccetera, espone le donne ad un rischio altissimo di contagio da malattie, veneree e non.
Contagiare l’AIDS ad un partner in virtù del proprio stile di vita libertino, può significare ucciderlo imponendogli la convivenza con una malattia attraverso l’inganno e la mancanza totale di rispetto anche per se stessi.
Dal Network Persone Sieropositive arriva una sollecitazione a ricordare che le donne sono il genere maggiormente a rischio di contrazione dell’HIV nella sua forma conclamata.
Colonia il 12° Annual European AIDS Conference (EACS)
Donne & HIV: quando il genere fa la differenza
È donna oltre la metà della popolazione mondiale affetta da HIV/AIDS.
Esperti internazionali per affrontare la sfida del futuro:
l'impatto di genere sul trattamento e la cura
Colonia, Germania, 12 novembre 2009 – Trentatrè milioni di individui affetti da HIV/AIDS nel mondo tra i quali 17 milioni di donne tra i 15 e i 49 anni: l’HIV si sta trasformando in un problema critico di diseguaglianza di genere. Le giovani donne, infatti, rappresentano ormai oltre il 60% delle persone, di età compresa tra i 15 e 24 anni, che convivono con l'HIV/AIDS. E non è soltanto una prerogativa dei Paesi in via di sviluppo: nel 2007, oltre il 30% degli individui che hanno contratto l'HIV-1 nell'Europa Occidentale è costituito da donne.
Per affrontare la sfida del prossimo futuro, ovvero l’impatto di genere sul trattamento, l’assistenza e il sociale, i massimi esperti europei, riuniti a Colonia, hanno preso parte oggi alla tavola rotonda “Gender Perspective - HIV and Women”, promossa da Bristol Myers Squibb nell’ambito del 12° Annual European AIDS Conference (EACS). Tra gli argomenti affrontati, la ricerca di nuovi trattamenti, la gestione dell'HIV/AIDS durante la gravidanza, gli effetti delle terapie sulla contraccezione, gli aspetti psicosociali della cura e l'impatto dell'HIV/AIDS sulle famiglie.
“L'epidemia di AIDS ha avuto un impatto molto forte sulle donne: è doveroso da parte della comunità medica approfondire l’universo femminile come popolazione specifica di pazienti affetti da HIV. I fattori che hanno determinato questa situazione sono molteplici, incluso il ruolo del genere nella determinazione della vulnerabilità di un individuo all'infezione da HIV e la sua capacità di accedere alle migliori cure” – ha dichiarato Antonella D’Arminio Monforte, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive all’Ospedale San Paolo di Milano.
La differenza di genere è evidente anche nella risposta alla malattia: le donne hanno dimostrato differenze nella carica virale dell'HIV, nella farmacocinetica dei medicinali e negli effetti collaterali dei farmaci, come gravi episodi di rash, lipodistrofia e sintomi depressivi. “Se la risposta delle donne al trattamento è paragonabile a quella degli uomini, non si può dire altrettanto per gli effetti collaterali, molto più pesanti. C’è ancora molto da fare per trovare il trattamento più adeguato per le donne” – sottolinea D’Arminio Monforte.
Uno dei fattori di rischio per molte donne che sviluppano l'HIV è spesso costituito dai comportamenti a rischio praticati dai loro partner. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) esiste una vulnerabilità fisica più accentuata rispetto all’uomo: la trasmissione dell'HIV da uomo a donna nel corso di un rapporto sessuale ha una possibilità due volte superiore di verificarsi rispetto alla trasmissione da donna a uomo. E le donne più giovani sono ancora più a rischio. La presenza di una malattia a trasmissione sessuale aumenta il rischio di infezione da HIV, ma il 50-80% di queste malattie nelle donne sono asintomatiche e spesso passano inosservate.
L'impatto sociale dell'HIV/AIDS sulle donne riguarda tutti gli aspetti della vita. Gli studi dimostrano che le donne soffrono molto di più i pregiudizi e la discriminazione che l'essere affetti da HIV comporta, sono più a rischio per quanto riguarda la possibilità di contrarre le forme più aggressive e dannose della malattia e hanno più difficoltà a confrontarsi con questa situazione. “Le donne che convivono con l'HIV sono molto condizionate dal proprio stato, in tutte le sfere in cui sono coinvolte, dal menage familiare quotidiano al prendersi cura della propria salute: situazioni difficili che spesso portano alla depressione, una conseguenza molto più frequente che negli uomini” – ribadisce D’Arminio Monforte.
Comunicando i progressi nel campo della ricerca e le scoperte sul rapporto tra la malattia e il genere femminile, la comunità medica potrà comprendere meglio i dati di cui ha bisogno per decidere in modo più informato il trattamento e occuparsi con maggiore cura delle pazienti donne. L’obiettivo è che una maggiore comprensione della dinamica tra HIV/AIDS e donne si traduca in una diminuzione della mortalità e in un miglioramento della qualità della vita dei molti milioni di donne colpite da questa malattia mortale.
Fonte: http://npsitalia.net/modules.php?name=News&file=print&sid=2460
Il rischio peggiore è corso dalle donne nei paesi in via di sviluppo:
Aids e donne
In quasi tutta l'Africa Subsahariana, il numero delle donne infette è il doppio di quello degli uomini. Su un totale di 42 milioni di persone al mondo affette da HIV/AIDS, ben 19,2 milioni sono donne (stima dell'UNAIDS del 2002). Una percentuale che subisce variazioni notevoli a seconda delle aree geografiche, passando dal 7% della zona australe al 58% dell'Africa Subsahariana.
Nei Paesi ove l'epidemia si sta diffondendo a ritmi vertiginosi, si registra un aumento esponenziale dei tassi di infezione tra i gruppi di donne che hanno dai 15 ai 19 anni.
In tutti i Paesi, e da qualunque lato lo si voglia osservare, il problema AIDS/donne rinvia alle condizioni economiche, politiche e sociali in cui esse vivono. Le politiche volte a diminuire il gap di istruzione tra i due sessi, a migliorare l'accesso alle risorse economiche, ad incrementare il livello di partecipazione politica delle donne e a proteggerle dalla violenza sono misure chiave anche nella lotta all'AIDS.
In tutto il mondo, le donne si contagiano soprattutto attraverso i rapporti eterosessuali. La loro maggiore vulnerabilità dipende da una molteplicità di concause, tra cui:
- il fattore biologico: a parità di condizioni, le donne hanno probabilità di infettarsi tre volte più degli uomini;
- il fattore economico: la dipendenza economico-finanziaria dagli uomini spesso fa sì che le donne non abbiano il pieno controllo della propria attività sessuale; molte donne scambiano sesso con favori materiali, per la sopravvivenza quotidiana;
- il fattore culturale: spesso succede che le donne non prendano decisioni sulla propria sessualità; se rifiutano di fare sesso senza il profilattico, rischiano di essere sospettate di infedeltà; mentre per gli uomini, siano essi sposati o no, c'è spesso un'accettazione culturale della promiscuità sessuale.
In quasi tutta l'Africa Subsahariana, il numero delle donne infette è il doppio di quello degli uomini.
Le donne e le ragazze sono generalmente discriminate rispetto all'accesso all'istruzione, impiego, assistenza sanitaria, proprietà e eredità.
I trend progressivi di impoverimento di molte economie africane non fanno che aumentare il numero delle persone che cadono in povertà, mentre i rapporti con gli uomini (occasionali o formalizzati nel matrimonio) vengono considerati opportunità fondamentali per la sicurezza sociale e finanziaria o solo per soddisfare i bisogni materiali.
La combinazione di dipendenza e subordinazione può rendere molto difficile la contrattazione di sesso sicuro (persino dai mariti) o la rottura di relazioni a rischio (di infezione).
Inoltre, l'ignoranza rispetto alla salute riproduttiva e sessuale e all'HIV/AIDS è molto diffusa. In molti Paesi con alti tassi di infezione, l'80% delle donne tra i 15-24 anni ha scarsa conoscenza dell'HIV/AIDS. Ciò, combinato con la propensione biologica delle donne all'infezione, aiuta a spiegare la consistente differenza dei tassi di infezione nella popolazione tra i 15 e i 24 anni.
Alla mancanza di accesso ai farmaci, occorre poi aggiungere il dramma della fame e della malnutrizione. In tali circostanze, una buona nutrizione costituisce un argine alla conclamazione della malattia e morte precoce. Le attività che Lila CEDIUS sta svolgendo in Sudafrica stanno cercando di considerare la complessità di questa situazione.
Fonte: Lila CEDIUS
Centro per i Diritti Umani e la Salute - LILA
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