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venerdì 8 marzo 2013

Felice 8 Marzo a tutte. Una raccolta di auguri da Facebook

Quello che segue è un rapido collage di una parte dei commenti a corredo dell’intervista ad una presunta prostituta autonoma. Intervista che un importante quotidiano ha tenuto in caldo due giorni in attesa dell’agognato 8 Marzo.
insulti prostituta 1

Ohibò, e prima si chiamavano “battone”, “mignotte”, “puttane”, “troie”, “zoccole”, com’è quest’improvvisa voglia di nobilitarle con il termine di “escort” o quel termine inglese, aspetta…com’era? Ah, si…”sex workers”. E chiamatele come meritano, no?
Poi stavano nell’ombra, si aggiravano furtive, mascherate, per non diffondere il contagio della loro putrida moralità.
Oggi le intervistano giornaliste senza vergogna, ché intervistare una prostituta dev’essere motivo di vergogna.

venerdì 29 giugno 2012

Vacca, spero ti stupri un branko! Ovvero, lo stupro mediatico di branco.

Solita pagina, solita storia. Un po' peggio del solito.
Un'utente che gira con il profilo caricatura del falso profilo Lorella Tollastro, di cui abbiamo già parlato qui e qui, copincolla un post dalla nostra pagina, con relativo commento della sottoscritta.
Quindi, non diciamoci stupidate, i commenti sono rivolti alla sottoscritta e l'amministratore
pone pure l'attenzione sulla firma vh. Vuole proprio che i commentatori (alcuni dei quali a me noti per far parte del solito gruppo) si scatenino contro la sottoscritta.
Che avrò fatto di tanto tremendo?
Ho osato scrivere che un vero padre mette gli interessi dei figli al primo posto, la vita dei figli al primo posto, non pretende di mettere la propria davanti a quella dei figli invocando per loro la diagnosi di una malattia psichiatrica inesistente, condannata dall'ambiente scientifico internazionale, dall'ONU e persino dal nostro governo.

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lunedì 19 marzo 2012

Non sono io ad averti uccisa ma tu a cadermi sul coltello!

Bisogna capire il movente dei femminicidi, eh, perché se il magistrato scopre che un uomo ha ucciso per evitare il divorzio, lo premia con una medaglia e lo manda in crociera a spese della comunità.
Insomma, continua imperterrita la giustificazione del femminicidio sulla pagina che accampa scuse ridicole per non raccontare in giro a tutti come mai ha un titolo completamente discordante dal contenuto.
G1

Se non la dai sei una violenta! La percezione della violenza secondo alcuni.

Molto carinamente, nella Giornata Internazionale della Donna, lo scorso 8 Marzo, l’Adnkronos ci ha consegnato un regalo per onorare 101 anni di celebrazioni delle battaglie per la parità e per la liberazione della donna dal ruolo subalterno nel quale si trova da millenni: una ricerca della Gesef sui dati della violenza femminile contro gli uomini.






Per noi è una vignetta, per altri è una violenza.



Donne che odiano gli uomini: 50mila maschi maltrattati ogni anno

Una scena di 'Misery non deve morire' Una scena di 'Misery non deve morire'

ultimo aggiornamento: 08 marzo, ore 17:58

Roma, 8 mar. (Adnkronos) - Donne che odiano gli uomini. Una realtà spesso sconosciuta, quella dei maltrattamenti, psicologici, fisici e sessuali che ogni anno circa 50mila uomini italiani subiscono per mano di mogli o compagne, soprattutto in fase pre o post separazione e quando ci sono di mezzo i figli.
A stimare all'Adnkronos le cifre del fenomeno è Vincenzo Spavone, presidente dell'Associazione Genitori separati dai figli (Gesef). Un dato che fa ancora più 'effetto' in occasione della giornata della donna che si celebra oggi. Come risulta da un'indagine condotta dall'associazione, monitorando circa 27mila uomini-padri, separati o separandi che si sono rivolti allo sportello di ascolto Gesef, "il fenomeno della violenza sugli uomini è tutt'altro che marginale", anche se "gli episodi di lieve e media gravità - emerge dalla ricerca - non vengono percepiti dai soggetti come reato: pertanto non vengono mai denunciati, e solo raramente rivelati ad amici o familiari. Soprattutto perchè fra gli uomini prevale un sentimento di vergogna e umiliazione, nonché il dubbio di non essere creduti".

giovedì 23 febbraio 2012

Dossier : COME DIFENDERSI DAI FAKE? VALUTANDO LE INFORMAZIONI

Da qualche giorno, ho scoperto il mondo sommerso e palpitante di vita che si cela dietro (quanto dietro?) i fake: falsi gruppi inneggianti ad una giusta causa (la propria).
Una delle obiezioni più frequenti poste da utenti di Facebook incappati nel clone di NOALLAVIOLENZASULLEDONNE, è questa:
“Ci sono vari articoli da loro riportati che dimostrano nero su bianco le loro tesi.”.

L’era dell’informazione in rete ci ha investito con una sorta di “delirio di onnipotenza” e porta a sottovalutare questo: ai tempi in cui giocavamo in cortile, Mario diceva nell’orecchio a Giorgio che Giovanna e Pino gli parlavano alle spalle; ai giorni nostri, invece, Mario invierà un’e-mail per raggiungere lo stesso risultato.
E potrà persino creare un falso profilo di Facebook, chiamandosi Giovanna o Pino.
Se poi avesse anche parecchio tempo a disposizione, davvero poco daffare e un gran rancore personale verso Giovanna e Pino, potrebbe addirittura creare: un blog, una pagina, più pagine… che dimostrino che Giovanna e Pino hanno compiuto le peggiori nefandezze (da quando hanno rubato le caramelle in seconda a quando hanno fumato uno spinello a scuola).

Ho usato il verbo DIMOSTRARE.
In realtà questo non DIMOSTRA nulla. Semplicemente lo crea come vero.
Che cosa possiamo fare, a questo punto, per cercare di comprendere se una notizia che abbiamo recuperato o che ci viene segnalata in rete ha un margine di verità sufficiente?
In primis usare il buon senso, poi scoprire quali sono le fonti originali dell’informazione e cercare di farci un’idea su chi sia il nostro Mario (colui da cui è partito tutto).
Da ultimo, ma non ultimo, chiederci: DOVE VUOLE ANDARE A PARARE Mario?

Come una routine d’igiene personale, compio il mio pellegrinaggio quotidiano nella profana terra dei “FAKE sulla violenza alle donne”. O sulla “violenza di genere”, come loro predicano (la scelta lessicale mi fa riflettere proprio su che “generi” di violenza si operino).
Oggi leggiucchio qua e là, mi soffermo sui commenti… ché i contenuti del FAKE sono parecchio noiosi e ripetitivi, come ogni tiritera di qualcuno che abbia una gran coda di paglia e pochino da raccontare.
Intraprendiamo insieme un viaggio nell’informazione per osservare se l’affermazione “Ci sono vari articoli da loro riportati che dimostrano nero su bianco le loro tesi.” sia vera o falsa.
Seguitemi.

mercoledì 22 febbraio 2012

La gogna mediatica. Ma non era illegale?

gogna

Evidentemente, idee migliori non ne sono poi arrivate perché la qui citata pagina, che ha sempre messo alla gogna femministe, donne in generale ed attivisti antipedofilia, ha continuato imperterrita nel suo lavoro di ricamo, distorcendo le situazioni a proprio vantaggio. Presente ovunque, pronta a leggere qualsiasi cosa venga scritta dai propri critici  o a proposito dei propri critici e prontissima a metterli alla gogna o berlina, che dir si voglia.
Ed ecco qui, puntuale come ogni giorno, ma stavolta ancora più dettagliata nelle sue fantasie.
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Ecco alla gogna la femminista.
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Ed ecco alla gogna l’operatore anti-pedofilia, o volgarmente detto dagli “sterminatori di femministe” “ abusista” in contrapposizione al neologismo “falsabusista” che contraddistingue i cultori della nuova moda dei “falsi abusi”, ovvero coloro che considerano falsi il 99% dei casi di denunce per pedofilia.

Male male male. L’amministratore della pagina sopra riportata sa copincollare ma non sa interpretare, probabilmente.
Articolo 595cp “ Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la
multa fino a euro 1032.
Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2065.
Se l'offesa è recata col mezzo della
stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore ad euro 516. “

Le bufale anti-donna. 7- Solo gli uomini sono colpiti da false accuse.

8335_8920Per smentire questa bufala, lascerò parlare i fatti e le testimonianze.

Un padre accusa figlia e fidanzato della figlia di averlo voluto uccidere. I due finiscono ai domiciliari. Il padre di lei ritira le accuse e ammette la bugia e loro chiedono i danni.
http://tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2012/02/08/news/ingiustamente-incarcerati-fidanzati-chiedono-i-danni-1.3155734
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Provincia/329913_larresto_fu_ingiusto_e_chiedono_i_danni/
Vasilisca, badante romena, ha fatto tre anni di carcere con l’accusa di avere ucciso la signora da lei accudita. Alla fine si scopre che la donna era morta per cause naturali.
http://www.agoravox.it/Accusata-di-aver-ucciso-l-anziana.html
http://www.italos.it/italia/cronache/scarcerata-dopo-anni-badante-accusata-ingiustamente-di-omicidio.html

Le bufale anti-donna. 6- Solo le donne inventano gli stupri.

Non saremmo paritariste se non condannassimo anche la violenza sugli uomini ed infatti lo abbiamo fatto qui, esprimendo persino solidarietà contro chi accusava quest’uomo di essersi inventato l’episodio di stupro, a differenza di chi, invece, colpevolizza le donne sostenendo che se ti stuprano è perché non sei stata a casa, al sicuro, sei stata in una discoteca malfamata, hai bevuto, hai messo la minigonna e, alla fine, un “maschio normale” dai e dai ti stupra, perché non si va con un fiammifero acceso in una pompa di benzina, sostenendo così che gli uomini normali siano tutti potenziali stupratori incapaci di frenare i propri istinti.
E invece, dopo avere in buona fede dato il nostro appoggio, salta fuori
questa notizia.
Lo stupro al maschile era effettivamente inventato e solo allo scopo di ottenere esami e cure mediche dopo un rapporto consensuale e omosessuale a rischio.
La cultura maschilista e fasciobigotta
miete vittime tra le donne e tra gli uomini, lo abbiamo sempre sostenuto.
Però c’è una differenza fondamentale tra l’episodio della ragazzina che ha simulato uno stupro da parte di due rom, innescando la reazione razzista e territoriale di un gruppo di fanatici, e questo episodio qui: nel primo la ragazzina è stata
pubblicamente crocifissa ed ha persino scritto una lettera di scuse mentre non ci risulta che i folli che hanno colto la palla al balzo per incendiare un campo rom si siano scusati; nel secondo nessuno si è scusato, la cosa è caduta lì, episodio dimenticato.