Quello che segue è un rapido collage di una parte dei commenti a corredo dell’intervista ad una presunta prostituta autonoma. Intervista che un importante quotidiano ha tenuto in caldo due giorni in attesa dell’agognato 8 Marzo.
Ohibò, e prima si chiamavano “battone”, “mignotte”, “puttane”, “troie”, “zoccole”, com’è quest’improvvisa voglia di nobilitarle con il termine di “escort” o quel termine inglese, aspetta…com’era? Ah, si…”sex workers”. E chiamatele come meritano, no?
Poi stavano nell’ombra, si aggiravano furtive, mascherate, per non diffondere il contagio della loro putrida moralità.
Oggi le intervistano giornaliste senza vergogna, ché intervistare una prostituta dev’essere motivo di vergogna.
Invece volersi prendere i soldi di donne guardate con tanto disprezzo da millenni, è lecito, pulito, fa bene all’ambiente, rende tutti più contenti, soprattutto i papponi.
Sì, perché questi qui scrivono che le donne sono o vorrebbero essere tutte puttane ma non scrivono che essi stessi vorrebbero essere tutti papponi e mangiare sul lavoro delle prostitute, usandole due volte attraverso una funzione sterilizzata chiamata “fisco”.
Non per niente lo sfruttamento della prostituzione è diventato un investimento anche per i maschi nostrani, alcuni dei quali reclutano le ragazze sui siti per finte mogliettine dell’est e poi le affittano agli amici ed agli amici degli amici.
Classificatele col marchio dell’infamia! Magari cucite pure loro uno stemmino di riconoscimento, magari a forma di figa, così capiamo subito con chi abbiamo a che fare e non diamo loro modo di infiltrarsi tra “le donne perbene”.
In fondo non sono che rifiuti della società, spazzatura morale, sfruttatrici dei “bisogni” maschili (manco avessero trovato modo di fare soldi dagli escrementi virili), insulto a tutte le donne ammodino, quelle che si alzano al mattino e si fanno “un mazzo tanto”, quelle che rientrano negli accordi biblici minimi per evitare pubbliche sassaiole (almeno fino al prossimo femmicidio e relativa sassaiola mediatica che non risparmia nemmeno quelle che si sono fatte il culo per mantenere un marito ubriacone, sfaticato e violento).
Chi fa sarcasmo dandole della “missionaria”, chi finisce sul solito antiberlusconismo, chi avverte un “sano” prurito alle mani, considerando addirittura benefico il diritto di schiaffeggiare una prostituta.
E i commenti sono espressi da uomini e da donne, quindi, come vedete, la distribuzione del maschilismo è paritaria.
E volevamo lasciarci sfuggire l’occasione per lanciarci in un’accusa verso tante altre donne, visto che oggi è l’8 Marzo? Nooo! E quindi ecco il salto sul carro di tutti quelli che continuano ad avere sassolini da togliersi. C’è il signore che ripete di nuovo la retorica della divorziata infame (ormai si sono estinte tutte le altre divorziate. Pare sia rimasto solo questo modello, tra l’altro introvabile perché io lo cerco da tempo e invece continuo ad avere semplicemente un’altra versione dei fatti).
C’è quello che invoca l’elargizione gratuita di organo sessuale femminile e c’è chi non riesce proprio a non scrivere che tanto in fondo le donne sono tutte zoccole.
Poi c’è chi si lamenta perché vorrebbe le tasse del meretricio delle “furbacchione” che, invece di svegliarsi la mattina e sgobbare, folleggiano e si arricchiscono, evidentemente divertendosi perché anche altri pensatori la buttano lì: noi donne in fondo vorremmo tutte fare la vita della prostituta. Siamo ipocrite, signore, ammettiamolo.
In alternativa la facciamo consigliere o ministro (segno, questo, che la sistemazione in politica delle amiche dell’ex premier ha comunque causato una macchia nella lotta per i diritti delle donne).
E non sono donne da festeggiare queste, ribadiamolo. Almeno non questo tipo di feste qui. Una bella sagra paesana con lapidazione della prostituta (no, scusate, della puttanona invereconda) sarebbe un’assai migliore occasione di festa.
Qui e lì emerge che non a tutti è chiaro che la prostituzione in Italia non è un reato.
Poi c’è chi invoca la registrazione delle prostitute, affinché vengano “controllate”, magari marchiate a vita. Magari un bel codice a barre tatuato, no? Che ne dite?
Poi c’è quello che pensa che un rapporto sessuale etero ed equilibrato sia quello tra uomo e prostituta e se non la pensi come lui allora sei evidentemente una lesbica perché quale donna non adora, non desidera essere pagata per fare sesso con 20, 30 uomini al giorno che non hai scelto tu?
Ergo, se sei una donna sei una puttana seriale, in alternativa sei una lesbica (con relativo marchio d’infamia).
E questi signori non si ritengono neppure maschilisti. Allora cos’è un maschilista? Perché non ci sono concetti ancora più violenti di questi espressi in molti di questi commenti. Questi sono uomini che pensano che gli assassini di donne siano mostri come quelli che vivevano sotto i nostri letti da piccoli, che sbucano all’improvviso e sono composti da materia non umana.
Poi ancora quello lì che coglie l’occasione per scrivere quanto siano ipocrite le donne in generale, come siano materialiste, false, senza sentimenti, insomma, una continua perpetua giustificazione del modo in cui gli italiani trattano le donne, perché se ci usano, se ci picchiano, se ci stuprano, pure se ci pagano o se ci uccidono è sempre e solo colpa nostra, della nostra intrinseca perfidia. E cerchiamo pure voti! Insomma, anche le donne che si sottopongono a regolari elezioni sono delle puttane perché le puttane in Italia non mancano, semmai mancano i soldi (altro concetto altamente spirituale espresso da un commentatore maschile che si sente di certo moralmente superiore ).
E poi la prostituta in questione è brutta, è un cesso, ma chi se la scoperebbe mai, per carità! Sono le giovani e carine che vanno a ruba, no? Come sono sempre e solo giovani e carine le donne stuprate. Le donne brutte andrebbero estinte o dovrebbero finire a rimpinguare le fila delle suore, meglio se di clausura.
Tutto questo continua ad accadere sempre nel mondo parallelo che si proietta nella mente della massa con il principio ottico del capovolgimento dell’immagine nei prototipi di macchina fotografica.
Dulcis in fundo, il signore che ci manda a fare l’uncinetto e sono arciconvinta che neppure lui si ritiene maschilista.
Questa è la realtà del pensiero dominante tra uomini e donne comuni.
E voi che pensavate che non ci fosse più bisogno di lottare!
Felice 8 Marzo a tutte le donne, un po’ di più alle prostitute, pure quelle che guadagnano bene e soprattutto a quelle che si intascano tutta la cifra.
Niente auguri, invece, a tutte le complici attive della perpetuazione del maschilismo e della sua cristallizzazione del ruolo femminile di schiava a servizio senza personalità. Voi degli auguri non avete bisogno perché il mondo vi piace così.
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