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martedì 5 aprile 2011

La violenza su donne e bambini usata come arma di ricatto per le richieste dei padri padroni

C’è una grande confusione, ultimamente, chiara solo a chi ha seguito la nascita e l’evoluzione del bizzarro fenomeno che lega movimenti neomaschilisti, movimenti per i padri separati e associazioni per la tutela dei minori che appaiono, stranamente, impiegare molte energie nell’occuparsi di affido nelle separazioni coniugali e di difesa di terzi contro accuse di pedofilia. Tutti uniti da uno strano, misterioso e sospetto legame, poco logico sotto l’occhio del buonsenso: tutti hanno in comune un ferocissimo antifemminismo e una generica parzialità per la quale vengono prodotti quintali di articoli a commento di stragi familiari in cui, chissà perché, l’uomo che commette il fatto di sangue ha sempre delle giustificazioni e la donna uccisa o madre dei bambini uccisi ha sempre la responsabilità di avere istigato essa stessa il crimine di cui è stata vittima. La cosa è più che sospetta soprattutto perché senza senso.
Perché mai padri separati, neomaschilisti e esperti che si presentano come tutelanti dell’infanzia dovrebbero avere in comune l’avversione per il femminismo o per le vittime di violenza maschile? E come mai il femminismo, per queste persone, coincide stranamente con le donne che divorziano e con le leggi sul divorzio?

Che i neomaschilisti siano da sempre impelagati in una guerra fanatica ed unilaterale con le donne impegnate nelle campagne antiviolenza e per i diritti femminili, è ovvio. È anche ridicolo e stupido, ma hanno il diritto di essere ridicoli e stupidi quanto la loro mancanza di pudore e buonsenso gli consenta.
E che c’entrano i padri separati?

Diciamo pure che i padri separati potrebbero dividersi in tre categorie sommarie:

  1. Coloro i quali divorziano civilmente ed impostano con la ex coniuge un rapporto cordiale di amicizia e collaborazione, oppure di solo rispetto umano, oppure di formale indifferenza, in nome della superiore necessità di serenità della prole.
  2. Coloro i quali ottengono, a loro avviso, condizioni di divorzio svantaggiose ma comprendono che la responsabilità delle decisioni dei magistrati non è da attribuirsi alle proprie ex mogli ed ammettono lo stato effettivo della condizione femminile.
  3. Coloro i quali ritengono sempre di avere avuto condizioni di divorzio svantaggiose, si sentono vittime in ogni caso, sono rabbiosi, colmi di rancore verso le ex mogli e le ritengono responsabili anche delle decisioni dei giudici e dell’inettitudine degli avvocati che essi stessi si sono scelti. Alcuni finiscono col provare odio per l’intero genere femminile, per uno strano fenomeno di estensione della responsabilità che noi non capiamo.

Gli appartenenti al terzo gruppo, a volte per una tendenza pregressa, a volte per una reazione rabbiosa, sono vicini ai movimenti neomaschilisti, dove trovano supporters, o fanno pienamente parte di detti movimenti. È lecito ritenere, vista la colossale disinformazione fondata sul continuo diffondere e gonfiare luoghi comuni e leggende metropolitane su fantomatiche leggi femministe che favorirebbero le donne che divorziano, che tra loro ci siano persino uomini che non hanno mai divorziato. Molto probabilmente persino uomini che non hanno mai avuto una relazione amorosa e che di matrimonio e di donne parlano solo per sentito dire.

Altrimenti non si spiegherebbero topic come questo http://www.metromaschile.it/forum/dialoghi-sulla-qm/una-buona-ragione-per-non-ammazzarla/  che non hanno ragione di esistere se non perché generati da soggetti totalmente disinformati, prevenuti, sconsideratamente ed esageratamente vittimisti, fuori dalla realtà e persino piuttosto inclini a visioni paranoiche.

La segnalazione per questo sconsiderato topic (la troviamo qui) viene da Femminismo a Sud, che ringraziamo per aver diffuso l’allarme per l’assurda e sfrontata irresponsabilità di certe affermazioni molto vicine, se non coincidenti, con l’apologia di reato.

E quindi, che c’è di male, si dicono i neomaschilisti, nel considerare l’uccisione della propria moglie piuttosto che procedere verso il normale divorzio? Che motivo ci sarebbe per un povero marito per non uccidere la propria moglie?

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Visto che hanno grossi problemi di ragionamento, rispondiamo noi.

E saremmo davvero curiose di sapere quando e come questo signore ha stabilito che il marito omicida di Terni avesse ragione e che non avesse altre alternative che dormire sotto i ponti. E dormire sotto un ponte è sempre preferibile all’omicidio. Un ponte può essere una condizione transitoria. La morte è la cosa più definitiva che esista. L’unica certezza dell’esistenza umana. Eppure c’è ancora chi valuta la vita di una moglie meno importante di un periodo di probabile (neppure certo) disagio economico.

A parte quella che dovrebbe essere l’ovvia e scontata considerazione che l’omicidio è un atto illegale ed immorale, eticamente inaccettabile e rappresenta l’abuso più grave che un essere umano possa commettere sull’altro, privandolo REALMENTE di ogni possibilità e di qualsiasi futuro:

  • Uccidere la propria moglie per evitare di corrisponderle gli eventuali alimenti equivale più o meno al datore di lavoro che ammazzi un dipendente che abbia lavorato per lui in nero senza percepire stipendio.
    è comodo liquidare nell’acido (sic) qualcuna che ti ha fatto da amante, cameriera, badante, balia, educatrice, factotum, amministratrice, cuoca, eccetera per una vita e dietro la seduzione dell’illusione dell’amore!
    Intanto, ricordiamo che gli alimenti si versano al coniuge indigente o il cui guadagno sia di circa 4 volte inferiore al guadagno del coniuge abbiente INDIFFERENTEMENTE dal sesso dei due (questo appare essere l’orientamento prevalente dei magistrati nel prendere le loro decisioni). Non è vero assolutamente che le donne ricevano gli alimenti di diritto ma ciò avviene solo perché, nella maggioranza dei casi, esse hanno rinunciato alla realizzazione lavorativa e personale per dedicarsi alla cura di figli, marito e casa o perché, pur lavorando, esse guadagnano nettamente meno del marito.
  • Non è un atto d’amore per i propri figli privarli per sempre della madre.
  • Allo scadere della pena carceraria, è pia illusione tornare a casa, riprendersi i figli (che intanto sono stati affidati ad altri, generalmente  a nonni o zii materni) che non vorranno più saperne del padre assassino e ricominciare allegramente la vita. Vorremmo sapere chi assumerà volentieri un assassino.
  • Si distruggono per sempre le vite di tre famiglie: quella di lei, quella di lui, quella di entrambi.
  • Perché mai un divorzio dovrebbe rovinare la vita di un uomo per sempre e un uxoricidio no? Statisticamente, dopo il divorzio sono molti più gli uomini che si risposano che le donne. Non è assolutamente vero, ripeto, che si debbano corrispondere gli alimenti a vita, il giudice stesso impone al coniuge indigente di trovare un lavoro al più presto e non tutti i mariti ricevono l’obbligo di mantenere il coniuge. Il divorzio è complicato? Firmate quello consensuale e passa la paura.
  • Addirittura per alcuni un minimo di 8 anni di carcere (che per un omicidio volontario con premeditazione, futili motivi ed occultamento del cadavere supera tranquillamente i 20 anni di pena) appare come un’allegra passeggiata, preferibile al divorzio. Cosa contano di fare gli aspiranti assassini in carcere? Socializzare allegramente con i propri simili? Non ci pare che lo stato delle galere italiane sia in alcun modo paragonabile ad alberghi a cinque stelle. Meglio un ponte sotto cui dormire e la libertà.

Infine, è incredibile la quantità di sciocchezze scritte tra le risposte alla “innocente domanda” (domanda, in realtà retorica, capziosa, volta ad orientare l’opinione di chi legge e quindi a sobillare al delitto perché chiede per quale motivo NON si dovrebbe commettere un tale crimine, ovvero, si chiede un motivo per distogliere dall’idea che l’assassinio della moglie sia la soluzione ideale. L’intento apologetico è chiarissimo ed è ancora più chiaro dallo svolgersi del dibattito).

Qualcuno propone di interpretare il divorzio come un contratto di lavoro.
Il divorzio è già assimilabile ad un contratto tra soci, ecco perché gli alimenti li paga il coniuge RESPONSABILE  di aver causato lo scioglimento del contratto e nel caso che questa risoluzione del patto abbia lasciato l’altro socio in mutande. Siccome questa è la condizione che usualmente spetta alla donna (che nella maggior parte dei casi divorzia per un tradimento del marito ed è senza lavoro), ecco perché a qualcuno tocca pagare.
Se la disoccupazione femminile non fosse circa al 60% e il divario tra stipendio femminile e maschile non fosse di circa il 25%, questo problema non esisterebbe.

Cari maschilisti e padri rancorosi, battetevi per l’occupazione femminile, per gli asili nido e per la parità salariale e non dovrete più lamentarvi degli alimenti!

A meno che non vi riferiate al mantenimento dei figli. Allora non si spiegherebbe come mai la maggioranza dei papà divorziati si dichiari improvvisamente e magicamente nullatenente per non versare un euro per la propria prole, eppure pretenda di ricevere lo stesso l’amore e, soprattutto, l’assistenza della propria progenie, magari proprio quando serve, cioè con l’approssimarsi della vecchiaia. Non vorrete mica negare la sussistenza ai vostri figli e mandare LORO sotto un ponte pur di salvare le vostre comode poltrone davanti alla tv, vero?

In quanto alla casa, questa viene assegnata alla moglie solo perché viene, in realtà, assegnata ai figli per evitare loro traumi e vita nomade e perché, PER QUESTIONI DETTATE DA MADRE NATURA, è ovvio e naturale assegnare i figli alla madre, soprattutto se questi sono in tenera età.

Spiacenti ma non è stato il femminismo a stabilire che le donne abbiano un utero e due mammelle. O vorrete incolparci anche di questo? E dov’è finita la solfa dell’uomo cacciatore, destinato ad inseminare più femmine possibili ed a proteggere “il branco” senza prendersi cura direttamente dei cuccioli? Non è la solita scusa che usate per giustificare la costante infedeltà?

Insomma, pur da femministe, noi riconosciamo il ruolo di responsabilità che l’essere madri ci assegna per questioni genetiche. è qualcosa a cui non si sfugge. Neppure i maschilisti sono stati allattati ed allevati dai loro padri, almeno in tenerissima età.

Ben diverso è il discorso in caso di maggiore autonomia dei piccoli dalla figura materna.
Inoltre, non fate i bari, visto che ormai è più frequente che la casa sia acquistata dai genitori della sposa che non viceversa.

unabuonaragionepernonammazzarla2

Uccidere la moglie non conviene proprio a nessuno e non è mai un atto di autodifesa. è, piuttosto, una negazione assoluta dei diritti e del punto di vista dell’altro, una squallida vendetta generata da un egoistico piagnisteo per non essere i vincitori assoluti di una ridicola gara che è solo nelle vostre teste.

E perché, poi, i contribuenti dovrebbero mantenere in galera un esercito di vili assassini solo perché sono così attaccati al loro denaro da aver preferito l’omicidio e la permanenza nelle patrie galere? Io non pago per degli assassini che, per giunta, premeditano secondo squallida convenienza.

La strumentalizzazione delle tragedie familiari è solo un altro subdolo metodo usato da maschilisti, separati e non, per realizzare un vero e proprio ricatto. Il messaggio che si vuole far passare suona esattamente così :

O ci autorizzate a divorziare alle condizioni economiche che stanno bene solo a noi e non alle nostre ex mogli o ai nostri figli, lasciandoci l’abitazione familiare ed obbligando anche i figli stessi a continuare a frequentarci ed amarci  anche contro la loro stessa volontà e magari anche le mogli a tenerci nei loro letti, cucinare per noi e lavarci le mutande  a vita, esattamente come avveniva nella società patriarcale, oppure il sangue di donne e bambini sarà versato e le trasmissioni televisive saranno invase di beatificatori degli assassini”.

Ecco come mai li ritroviamo a sguazzare allegramente nell’emoglobina versata da padri folli, come nel caso delle gemelline svizzere e del modo assolutamente imperdonabile con cui questa tragedia è stata usata come carta a favore dei diritti dei padri separati, come se l’incapacità di un uomo di collaborare con la famiglia gli consenta il diritto di distruggerla definitivamente portandola alla morte.

Per i maschilisti separati il femminismo è colpevole di aver dato pari diritti di divorzio ad uomini e donne ed avere abolito l’usanza di ripudiare o di assassinare le proprie mogli. Essi vogliono ancora essere gli unici a decidere se una famiglia debba continuare ad esistere o se, piuttosto, vada sterminata nel sangue per pura convenienza unilaterale.

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