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lunedì 18 ottobre 2010

Le bufale anti-donna. 3 – La lobby dei papà che mangia alla Caritas. E le mamme separate dove mangiano?

part6_4 Su questo argomento abbiamo rinvenuto un  leggero divario di vedute tra gli estremisti fanatici del movimento pro-padre e anti-donna e i padri separati più moderati e disposti ad ammettere realtà alternative.

Insomma, ma è proprio vero che le ex mogli fanno il bagno nei soldoni degli ex mariti che finiscono sotto i ponti? Ovviamente no ma è assolutamente vitale che gli italiani si convincano che sia così. è vitale che sia così perché, piuttosto che attaccare il caro-affitti, la svalutazione del potere di acquisto degli stipendi, la disoccupazione, la difficoltà che le donne riscontrano nel trovare e mantenere un lavoro se madri, alcuni ex mariti preferiscono cercare i mezzi per evitare di pagare alimenti o costosi mantenimenti per i figli e per evitare di lasciare la casa (che non è affatto detto sia pagata dal loro) all’ex coniuge.

è ovvio che in due si risparmino le spese. è ovvio che tornare ad abitare da soli significhi vedersi raddoppiate le uscite e dimezzate le entrate. è ovvio che allevare figli di questi tempi sia diventato un lusso per tutti.

Chi ha colpa di tutto questo? Le donne, le donne e solo le donne.

E invece…

… e invece le donne sono maggiormente a rischio povertà rispetto agli uomini, eppure non si sono costituite in agguerrite associazioni di madri separate che abbiano assaltato tutti i mezzi d’informazione. Chissà come mai non esiste un ddl analogo al n.2524( presentato alla camera, a firma PDL, con la partecipazione di qualche firmatario dell’opposizione) a tutela delle madri separate…

Le uniche norma a tutela delle madri che abbiamo rinvenuto sono quelle che riguardano l’ambito lavorativo e sono in larga parte eluse anche col venire meno delle garanzie generali in favore dei lavoratori.

 

Separati e divorziati a rischio povertà: le donne più vulnerabili degli uomini

Giovedí 04.03.2010 13:20

Nonostante negli ultimi tempi si senta parlare sempre più spesso di padri separati come nuovi poveri, in Italia sono ancora le donne separate o divorziate, più degli uomini, a soffrire le difficoltà economiche, specie se con figli a carico e con lo spettro della disoccupazione alle spalle. È il quadro che emerge dal più recente rapporto Caritas-Zancan su povertà ed esclusione sociale in Italia, uno studio realizzato su un campione di 80 mila persone delle 600 mila che in tutt’Italia si rivolgono ai centri d’ascolto delle Caritas diocesane. Anche se di poco, infatti, sono più le donne divorziate o separate degli uomini a rivolgersi ai centri di ascolto Caritas. Tra gli italiani che hanno chiesto aiuto, infatti le donne sono il 19,2%, mentre gli uomini il 16,1%.

“Tutto sommato non c’è grossa differenza di incidenza – ha spiegato Walter Nanni, da anni impegnato nello studio dei fenomeni di povertà, marginalità e disagio per l'Ufficio studi della Caritas -. Da una parte ci sono molte donne separate che continuano a stare in famiglia con i bambini e si rivolgono alla Caritas per indigenza economica, mentre tra gli uomini ci sono più situazioni di separati o divorziati tra i senza dimora. Più o meno le situazioni si equivalgono”.

Il divario tra uomini e donne aumenta se si va a estrapolare il dato delle persone con figli a carico. Anche in questo caso sono le donne a fare più fatica. “Nel momento in cui vado a vedere se vivono con i propri figli minorenni – ha aggiunto Nanni -, l’8,5% delle donne che si rivolgono alla Caritas sono donne separate o divorziate con figli a carico nel nucleo, mentre gli uomini in questa situazione sono l’1,8%. A livello assoluto gli uomini in questa condizione sono proprio pochi, un dato così scarso dovuto anche al campione che non conviene neanche darlo”. Tuttavia, spiega Nanni, il quadro d'insieme non è allarmante. “Complessivamente su cento utenti italiani che in un anno si rivolgono alla Caritas per chiedere aiuto in questa situazione di divorziati separatati con minori a carico rappresenta il 5,5%. Per noi è una presenza debole ma che penalizza maggiormente le donne”.

A peggiorare la situazione, in alcuni casi, anche l’assenza o la perdita del lavoro da parte del genitore divorziato o separato con figlio a carico. Sono disoccupate il 4,8% delle donne separate con figlio a carico, mentre il dato per gli uomini è più basso e non raggiunge l’1%. Il dato evidenzia come, nella maggior parte dei casi, le persone divorziate o separate con figli a carico che si rivolgono ai centri d’ascolto “comunque hanno un lavoro ma si rivolgono alla Caritas per diversi motivi. Tuttavia il lavoro non dovrebbe mancare nella situazione di divorziati o separati e con figli a carico”. Leggermente diversa la situazione degli stranieri presenti in Italia che si sono rivolti ai centri d’ascolto Caritas. “Solo l’1,6% di coloro che si rivolgono a noi sono separati e divorziati con figli a carico. Su 100 stranieri che vengono in Caritas solo lo 0,4% è un papà separato con figlio minorenne. Per le donne il dato è 2,5%: più alto perché c’è tutto il fenomeno delle badanti e delle donne dell’Est Europa divorziate o separate e che spesso portano con sé i propri figli”.

Fonte: http://www.affaritaliani.it/sociale/separazione_divorzio040310.html

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