Girolamo Andrea Coffari, del Movimento per l’Infanzia ci ricorda che le ricerche hanno stabilito che: “nessuna tecnica induttiva, cioè, può costringere a far raccontare ad un bambino un episodio traumatizzante come una violenza sessuale subita se questa non si è mai verificata.”
Quindi le false accuse di pedofilia non esistono. I bambini non sono in grado di raccontare esperienze sessuali estranee alla normale sfera di esperienze infantili. Non sono in grado di dare particolari anatomici o spiegare situazioni sessuali “da adulto” se non le hanno effettivamente vissute.
Abusi sui minori, l’esperto: “Basta sentenze adulto-centriche”
» by Lucignolo| dalpaesedeibalocchi, marzo 10th, 2009 at 17:38
ROMA – Una recentissima sentenza della Corte di Cassazione (numero 8809) ha accolto il ricorso di un padre separato di Catania, condannato in due precedenti gradi di giudizio a tre anni di reclusione per violenza sessuale nei confronti della figlia di sette anni, in base alla seguente motivazione: “I bambini sono altamente malleabili e se interrogati con domande inducenti tendono a conformarsi alle aspettative del loro interlocutore”. Principi, questi, che erano stati già espressi con una sentenza relativa al caso di Rignano Flaminio. Parte dai fatti l’avvocato Girolamo Andrea Coffari, presidente del Movimento per l’infanzia, per commentare tale sentenza. “La Corte di Cassazione- spiega- non ha un orientamento univoco e stabile sulla valutazione della testimonianza dei bambini perché i reati a sfondo sessuale, consumatisi a danno dei bambini, rappresentano un fenomeno tutto sommato ancora nuovo per la nostra cultura giuridica”.
Da una parte, spiega, “vi sono sentenze illuminate che chiaramente esprimono la capacità di comprendere a fondo e autenticamente i criteri di giudizio che è necessario applicare quando si tratta di valutare la testimonianza di un bambino, accanto a queste sentenze ve ne sono altre, però, che non possono che definirsi adulto-centriche, finalizzate cioè a garantire l’adulto, aprioristicamente, dall’eventualità che questo possa essere accusato da un bambino vittima della sua violenza e perversione”.
La sentenza della Cassazione sul padre di catania, così come quella sui presunti abusi su alcuni bambini della materna di Rignano Flaminio, “possono a tutti gli effetti essere annoverate fra le sentenze adulto-centriche, ideologicamente cioè schierate dalla parte degli adulti, tali sentenze però soffrono di una debolezza strutturale, fondano cioè la loro interpretazione negazionista della testimonianza dei bambini su un sentimento di incredulità che rinuncia ad applicare con serenità criteri logici e scientifici”, sottolinea Coffari.
Indipendentemente dal caso concreto che riguarda i fatti di Catania, “che non intendo valutare non avendone gli strumenti per farlo- prosegue Girolamo Andrea Coffari, presidente del Movimento per l’infanzia- posso dire però che affermare genericamente che ‘i bambini sono malleabili se interrogati con domande inducenti in quanto questi tendono a conformarsi alle aspettative del loro interlocutore’, dimostra chiaramente come i giudici non conoscano il concetto di induzione che, secondo tutte le ricerche scientifiche svolte sulla memoria dei bambini, rappresenta una precisa tecnica manipolatoria che, avvalendosi di strategie intrusive e confusive della memoria dei bambini, ha dimostrato che solo il 25% di questi possono, se sottoposti pesantemente ad un processo induttivo, narrare episodi autobiografici in effetti mai verificatisi. Le stesse ricerche- dice l’avvocato- ci dicono anche che nessun bambino, pur se pesantemente indotto, riferisce di episodi autobiografici che riguardano episodi altamente traumatizzanti relativi alla loro sfera intima se questi non si sono in effetti verificati”.
Nessuna tecnica induttiva, cioè, “può costringere a far raccontare ad un bambino un episodio traumatizzante come una violenza sessuale subita se questa non si è mai verificata e questo dato scientifico non è stato mai messo in discussione. Vi è da aggiungere ancora- chiude il presidente del Movimento per l’infanzia- che il concetto di domanda inducente è utilizzato in maniera impropria dalla Cassazione che confonde, pericolosamente, la domanda suggestiva con la tecnica manipolatoria cosiddetta induttiva, non dimostrando di conoscerne la profonda differenza. E’ necessario che anche la comunità giuridica capisca l’arretratezza culturale che ha accumulato nei confronti della tutela dei bambini, l’interesse di tutti è quello di acquisire le migliori competenze per giudicare con serenità e sicurezza e non rischiare di condannare per la seconda volta bambini vittime della violenza, la prima volta, e di un adulto-centrismo autoreferenziale la seconda volta”.
Abusi sui minori, l’esperto: “Basta sentenze adulto-centriche”
e se tutto questo lo dice un signor nessuno come Coffari noi non ci possiamo che credere
RispondiEliminaFaremo sapere a Coffari che il grande esperto Massimo Di Natale lo ha definito "un signor nessuno".
RispondiEliminaImpari a leggere, signor Di Natale. Coffari non inventa le cose come fate voi altri falsabusologi...