Quando conviene saltare a bordo di un grande carrozzone pubblicitario torna conveniente anche volgersi contro altre donne, altre femministe e soprattutto altre vittime di aggressioni mascoliniste, torna conveniente accusarle di censure quando queste perseguono la diffamazione e il diritto di avere giustizia, conviene anche confondere in maniera interessata il diritto alla giustizia col giustizialismo, con l’autoritarismo, con il dispotismo e qualsiasi altra cosa serva a delegittimare chi fa un lavoro ingrato e gratuito come il nostro.
Quando si conferma ancora l’aggressione a blog, siti, pagine che tentano di fare informazione sulla violenza sulle donne, conviene voltarsi dall’altra parte e fare finta di nulla.
E così mi piacerebbe sapere se questa non è censura, non è una campagna di delegittimazione e se, ancora una volta, non siamo autorizzate a denunciarla, quanto meno a chi ci segue.
Mi piacerebbe saperlo da chi adotta due pesi e due misure a favore di chi ci dà il tormento perché io lo so dov’è la giustizia, dov’è la verità dei fatti e ne ricevo ancora conferme.
Ed eccola un’altra conferma.
La segnalazione l’abbiamo ricevuta solo ieri sera.
Ancora una volta, per sottolineare ulteriormente la correttezza di chi scrive, copro il nome del signore che ha deciso di chiedere in giro la segnalazione e la chiusura della nostra pagina, paragonandola pericolosamente a ben altri siti e pagine, totalmente inconsapevole di quanto sia ridicolo il paragone tra noi ed un sito razzista di matrice neofascista. Copro nonostante tutto sia più che pubblico.
Lo faccio anche per tutelarmi al massimo in vista di azioni legali di cui abbiamo il diritto e non accettiamo si metta in dubbio la liceità, seguendo un’ottica garantista solo nei confronti dei prepotenti.
Lo ha fatto commentando un articolo comparso sull’Huffington Post il 9 Giugno scorso dove si parla dell’aggressione subita da una esponente di SEL che ha denunciato la portata razzista del sito “Tutti i crimini degli immigrati”.
È comparso sotto l’articolo sostenendo un parallelo altamente infamante e lesivo della dignità di noi amministratrici della pagina No Alla Violenza Sulle Donne.
Secondo questo signore, ben noto a noi e ad altre bloggers ed attiviste femministe, la nostra pagina pubblica (che definisce inesattamente “gruppo” ) parlerebbe di quanto siano cattivi gli uomini ed inciterebbe all’odio di genere e quindi andrebbe chiusa per lo stesso principio col quale si desidera la chiusura di un sito razzista.
Altri commentatori a noi sconosciuti hanno difeso la nostra pagina e li ringraziamo, anche se hanno sottolineato l’ovvietà che ai mascolinisti, cioè agli attivisti del movimento maschile, sfugge, imbevuti come sono di idee assurde di cui abbiamo parlato molte volte in passato.
Sì, è normale che questi personaggi assurdi facciano un bagno nella realtà ogni volta che interagiscono con uomini normali come il signor Carlo 1 ed il signor Indysuperstar.
Anche se mi sento ridicola a puntualizzare cose così banali e scontate, ribadisco di nuovo:
1) La nostra pagina non ha mai affermato da nessuna parte il concetto folle e assurdo che tutti gli uomini siano violenti. Si parla di subcultura maschilista e patriarcale e neppure tutti i maschilisti sono attivamente violenti, a dirla tutta. La nostra pagina denuncia la correlazione tra struttura patriarcale, conseguente machismo e violenza sulle donne, ribadendo che gli uomini stessi siano vittime di un ambiente già formato, nel quale vengono al mondo e che plasma le loro convinzioni ed abitudini, così come plasma convinzioni ed abitudini delle donne. Alcuni traggono convenienza dal partecipare al patriarcato, alcuni sono del tutto inconsapevoli, altri si sentono essi stessi danneggiati nella loro autonomia ed individualità dai dettami ai quali sono sottoposti, dagli stereotipi che limitano la loro autodeterminazione, come limitano quella degli individui di sesso femminile.
2) La nostra pagina fa una rassegna stampa e non tutti gli articoli che condividiamo ricalcano le nostre posizioni personali, né politiche, né religiose. Non riportiamo niente che non sia già scritto su altri quotidiani, siti e blogs.
Questo vuol dire che i quotidiani che scrivono articoli su episodi di violenza sulle donne diffamano il genere maschile? Quindi, dopo avere chiuso la nostra pagina si chiederà la chiusura di altri siti, blogs, programmi televisivi, si chiederà ai quotidiani di non parlare più di violenza sulle donne?
3) La violenza sulle donne diffama un intero genere e per questo non se ne dovrebbe parlare, andrebbe nascosta?
E questo non è un intollerabile sillogismo per cui si accuserebbe l’intero genere maschile di violenza?Noi denunciamo un atto di violenza compiuto da un uomo = denunciare gli atti di violenza compiuti dagli uomini è colpevolizzare tutti gli uomini = tutti gli uomini sono violenti?
I mascolinisti ci cascano sempre. Anche quando parlano di stupro e della tendenza naturale allo stupro di cui essi stessi sarebbero convinti.
Noi non lo siamo. Noi pensiamo che la tendenza allo stupro non sia naturale e che la tendenza alla violenza sia soprattutto influenzata da fattori culturali. Inoltre sostenere che nel 2012 siano avvenuti 125 femminicidi non è sostenere che tutte le donne saranno uccise.
Insomma, credo siano concetti che capirebbe anche un bambino.
4) Il paragone con una pagina razzista è infamante e vittimista. Il genere maschile, infatti, non è una minoranza discriminata ma la maggioranza che detiene il potere sul pianeta, anche se i militanti mascolinisti sono convintissimi di essere vittime di ingiustizie appena una donna pretende di ottenere un posto da consigliere comunale o di lasciare un marito e vedersi restituire la metà del denaro guadagnato durante il matrimonio in regime di comunione dei beni.
5) Il tentativo di attribuirci un reato inesistente denota ignoranza della legge e tanta illusione. Infatti il reato di odio di genere non esiste. Esiste, però, il decreto-legge Mancino del 26 aprile 1993, n. 122 , ovvero “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa”. (GU n.97 del 27-4-1993 ) il cui testo potrà essere letto qui.
Piuttosto, consiglio al signore di cui sopra di informarsi su altri eventuali reati che gli attivisti della causa maschile dimostrano di ignorare quando violano la privacy esponendo dati sensibili, mettono alla gogna attivist* antisessist* accusandoli di cose ridicole o incorrono in sostituzioni d’identità, molestie e minacce.
E non sono accuse che ventilo così a sproposito o che individuo senza un minimo di consapevolezza giuridica.
6) Il signore di cui sopra è stato ospite della nostra pagina per alcune settimane finché non mi hanno mostrato come riportava distortamente i suoi contenuti sul suo blog, accusandoci di misandria ed altre falsità, quindi è stato bloccato. Sono convinta (ma questa è una mia idea personale non confortata da prove oggettive) che si sia riproposto con altri nicknames, come Uomo Beta e sia stato riconosciuto e bannato, stavolta sì, in poco tempo perché scorretto nei nostri confronti: se si viene accompagnati alla porta, non si tenta di infilarsi dalla finestra.
7) Il fatto che tre o quattro utenti abbiano scritto, presi dall’emozione di una notizia di violenza, di vergognarsi di appartenere al genere maschile è una di quelle cose che si dicono lì, per empatizzare e lasciano il tempo che trovano. Quanti ecologisti o pacifisti conosco che non fanno che ripetere di vergognarsi di appartenere al genere umano? Per questo dobbiamo censurare le notizie sull’inquinamento o sulle guerre?
Abbiamo avuto anche commentatrici che hanno affermato di vergognarsi di appartenere al genere femminile. Non significa nulla, sono boutades e comunque non ci abbiamo mai “marciato sopra”, anzi, abbiamo sempre rincuorato i relativi utenti ricordando loro che chi ha empatia per la sofferenza altrui non deve vergognarsi e che vergognarsi aprioristicamente di essere nati uomini non ha senso, nascere uomini non è una colpa. Diventare maschilisti e deliberatamente violenti è una colpa.
8) Non abbiamo mai negato neppure la violenza delle donne, semplicemente è fuorviante espandere il concetto di violenza. In questo modo si insabbia un fenomeno che colpisce una categoria discriminata.
Siamo consapevoli della violenza naturale di ogni essere vivente che ne sia capace ma tra la violenza episodica e quella strutturale e legittimata da un sistema, c’è differenza. La differenza è in quel sistema.
Ad ogni modo, deve trattarsi di una vera e propria guerra perché qualche giorno dopo lo stesso signore è sulla pagina Facebook “Antifemminismo” a chiedere la nostra segnalazione per gli stessi motivi già esposti in precedenza, cioè perché saremmo analoghe ai neofascisti che hanno creato un sito che rischia di fomentare i pregiudizi razziali.
Concludo con qualche nota informativa sul signore impegnato contro di noi, conosciuto nell’ambiente dell’attivismo antiviolenza in rete perché nelle sue incursioni contro altri blog e siti non dimentica mai di rendere evidente il motivo del suo attivismo mascolinista, cioè la sua insicurezza sul suo aspetto esteriore, la convinzione che le donne non lo vogliano perché non benestante. La sua totale mancanza di autoanalisi ed autocritica, l’incapacità di empatizzare con le donne, dalle quali sembrerebbe pretendere la disponibilità, invece, non sono per lui un problema da affrontare.
E sorvoliamo sulla sua cultura personale, sui suoi errori grammaticali e sulla pretesa di presentarsi come uno che si occupa di violenza di genere, senza specificare di considerarla inesistente se riguarda le donne come vittime.
Secondo la sua opinione, il femminismo ha concesso alle donne il potere di scegliere gli uomini con cui stare. In altri periodi storici, ritiene che avrebbe avuto amore e disponibilità sessuale per il solo fatto di essere nato uomo.
Sono fatti così questi mascolinisti, sono convinti di avere dalla nascita una sorta di deposito bancario di cui non possono più usufruire a causa del femminismo, che avrebbe imposto la distribuzione di quelle somme che un tempo erano destinate a loro soli. Si sentono derubati della loro ricchezza e la loro ricchezza consta nell’essere nati di sesso maschile. Pensare di trovarsi in una realtà in cui i privilegi non sono più appannaggio esclusivo, li fa sentire vittime. Si convincono di potersi alleare per sconfiggere la causa della loro privazione e riportare le donne nelle caverne, si incontrano in rete, si scambiano dati che negano la violenza sulle donne ed altre informazioni che ritengono utili e partono in questa ossessiva, ridicola, spropositata, insopportabile, incivile persecuzione di femministe ed antisessist*, convinti di poter svuotare il mare col cucchiaino, fermare il treno con la mano.
Non a caso, tra gli amici di questo signore c’è anche il signore di cui abbiamo parlato qui, quello che invocava un’alleanza maschile tra giudici ed imputati contro le donne stuprate ed uccise.
Sono anni che questo tormento va avanti.
È incivile ed intollerabile.
Questa non è democratica esposizione di un pensiero differente ma sistematica persecuzione, sistematica censura.
Non si accontentano di avere clonato siti, chiuso pagine, chiuso profili, invaso blog, trasmissioni televisive, la politica e commentari dei quotidiani on line, come quello de Il Fatto, ormai appestato ed impraticabile, pretendono di nuovo di chiuderci anche questa pagina, che già hanno clonato più volte e infestato costantemente, a tutte le ore del giorno e della notte.
Ora, che qualcuno mi spieghi perché queste ennesime prove di ciò che subiamo da anni non varrebbero una condanna morale del comportamento antidemocratico ed oppressivo di chi ci vuole cancellare e tappare la bocca per quelli che poi non sono che fisime e fanatismi. Che qualcuno mi spieghi che interessanti istanze trasporterebbero con sé questi mascolinisti se non la convizione di dover piegare con la forza e con la propaganda l’intera società ad archetipi obsoleti e idealizzati dei quali neppure loro sanno nulla nel 99% dei casi.
Che qualcuno mi spieghi perché questa non sarebbe censura e non varrebbe almeno la sollevazione di un minimo d’indignazione o di solidarietà nei nostri confronti.
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