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martedì 12 novembre 2013

Le politiche dei papà separati in Australia… e in Italia. Strategie a confronto.


Questo articolo da Il Ricciocorno Schiattoso  (lungo ma, per favore, leggetelo, è importante per tutt*) , per mezzo di un raffronto tra un reportage e delle schermate prese dalla rete italiana, mostra ciò che stiamo denunciando anche su questo blog da anni, cioè l’unità delle strategie del movimento mascolinista nel mondo,  l’utilizzo degli stessi metodi basati sul bullismo, sul female bashing (diffamazione e ridicolizzazione del genere femminile), sulla persecuzione individuale di ogni attivista che si interessi di antiviolenza (e quindi di ogni attivista femminista o profemminista, uomo, donna che sia), sulla diffamazione del movimento LGBT
L’assoluta somiglianza delle argomentazioni, persino la comune abitudine ad inventare dati statistici privi di fondamento e circostanze fasulle, la comune tendenza a negare il fenomeno della violenza sulle donne e minimizzare la pedofilia e l’incesto ed a riferirsi ad un inesistente lobby o complotto femminista e omosessuale per minare “i valori della famiglia” , uniti ad un massivo
cyberbullismo, non sono che caratteristiche comuni  che provano l’adesione ad un sistema già collaudato altrove.
Perché questo fenomeno?
Tanto per cominciare, ricordiamo nuovamente che essi non rappresentano affatto la categoria dei padri separati ma piuttosto rappresentano i nostalgici del patriarcato, ovvero i nostalgici del potere indiscusso del solo padre all’interno della famiglia, i nostalgici dell’idea della famiglia come proprietà maschile.
I padri separati sono piuttosto un pretesto per veicolare il neomaschilismo, cioè il movimento di reazione contro l’equiparazione dei diritti.
Trattandosi di un movimento nettamente reazionario e non progressista, naturalmente non rappresenta tutti quegli uomini e quelle persone che nella suddivisione dei compiti e nella parificazione dei diritti hanno trovato vantaggi e non rappresenta tutti coloro che ritengono il maschilismo un atteggiamento deprecabile, mirato a mantenere la disparità di potere tra uomo e donna a favore dell’uomo ed il sistema di discriminazioni che concede al solo essere umano maschile, eterosessuale, preferibilmente bianco, benestante, conservatore, la fetta di potere maggiore.
Possibile mai, quindi, che in ogni nazione occidentale i padri separati vivano le stesse presunte ingiustizie che denunciano?  Non è possibile che in ogni nazione ci siano le stesse ingiustizie normative, vi pare?
Quindi la loro lamentela non è verso questa legge o quest’altra ma verso un sistema comune a queste nazioni.
Cosa hanno in comune le nazioni occidentali in cui è nato questo fenomeno? Ad accomunarle è la condizione della donna. Ovvero, la conquista dei diritti delle donne.
Non vedrete un solo padre separato lamentarsi in Afghanistan, Iran, Pakistan ed in ogni nazione islamica non moderata mentre vedrete troppo spesso padri separati indicare l’islam estremista come modello ideale.
Inoltre, certamente non sono assolutamente tutti padri separati, anzi, questi sono una ristretta minoranza.
A perorare la causa dei padri separati troverete per lo più uomini singles,  utilizzatori di prostitute, ragazzi  anche di età giovanile (spesso fragili e confusi dai messaggi contraddittori della società che da una parte dipinge gli uomini come detentori del potere e dall’altra confida sulle capacità femminili), uomini ammogliati e moltissimi uomini con un passato giudiziario discutibile, implicati a vario livello in denunce o cause per violenze ai danni di donne e bambini.
Il movimento, quindi, fornisce asilo ed una prospettiva di difesa ad ogni uomo che si sia visto denunciare per ogni forma di abuso su donne o bambini.
Quindi, riassumendo, è un movimento basato in primo luogo sull’antifemminismo e che utilizza i metodi del terrorismo di massa, cioè gli stessi metodi usati dalla chiesa cattolica e dal maccartismo per demonizzare il comunismo, quindi è basato sulla diffamazione del femminismo e tenta di indurre un fenomeno di isterismo di massa che induca all’abbandono del femminismo ed a riportare le donne sotto il controllo maschile.
Quindi, un movimento assolutamente illiberale ed antidemocratico, che esercita anche di fatto una repressione furibonda contro le femministe e i profemministi, contro le rivendicazioni di genere anche da parte di omosessuali, lesbiche, trans, intersessuali e via dicendo,  e che per aggirare le accuse di sessismo tenta addirittura il capovolgimento della logica e di spacciare per paritarismo il dominio maschile e per antisessismo il maschilismo eterosessuale.
Buona lettura.

Le politiche dei papà separati in Australia… e in Italia. Strategie a confronto.

Posted on 12 novembre 2013 di il ricciocorno schiattoso

Tratto da The politics of fathers’rights activists -Le critiche all’operato dei Tribunali meritano di essere esaminate alla luce dei fatti? di M.C.Dunn

Il testo esamina i contenuti, caratterizzati da hate speech ed estremismo, dei “fathers’ right groups” australiani. Analizza il comportamento e il linguaggio di due dei maggiori gruppi organizzati, lo Shared Parenting Council of Australia (SPCA) e la Fatherhood Foundation (FF), con particolare attenzione ai temi della violenza contro donne e bambini e il modo in cui questo tema entra in relazione con l”assenza del padre”. L’articolo fornisce anche prove di come collettivi organizzati in rete, collegati a questi due gruppi maggiori, incitino all’odio verso le donne e verso coloro che sono percepiti come “sostenitori” delle stesse. Esamina le ragioni che stanno alla base dell’accoglienza che il mondo della politica riserva a questi gruppi, mentre l’odio e il livore che emergono dai loro discorsi vengono completamente ignorati, a detrimento della condizione di donne e bambini.

Nel 1995, quando la Australian Family Law stava per essere modificata,  il giudice Nichols, a capo della Family Court of Australia, dichiarò: “Alcuni persone e alcuni politici, con limitate conoscenze degli argomenti in oggetto, si aggrappano a soggetti disfunzionali allo scopo di raggiungere obiettivi apparentemente politici. Questo è l’ultimo disgraziato effetto del progressivo aumento di potere in capo a questi soggetti: non solo il loro comportamento è considerato accettabile, ma suscita simpatie e approvazione da parte dei politici e del Governo. Questa Corte ha fin troppa esperienza del fatto che coloro che muovono quelle critiche si sono comportati in modo tale che le loro critiche non dovrebbero neanche essere prese in considerazione, e mi riferisco ad episodi di violenza contro donne e bambini.”

Il Giudice Nichols era consapevole del fatto che i più ostili critici del sistema giudiziario in tema di diritto di famiglia erano “persone insoddisfatte dell’andamento delle cause che avevano intrapreso in Tribunale, spesso persone chiaramente disturbate”. Inoltre, era consapevole del fatto che quelle stesse persone e i gruppi ai quali queste persone facevano riferimento avevano libero accesso ai corridoi del potere, accesso che ha condotto a riforme che impediscono di intervenire in caso di violenza posta in essere contro donne e bambini.

“Queste persone” ha dichiarato il Giudice Nichols “che dichiarano di difendere i diritti dei padri, in realtà fanno molto poco per la causa. Ci sono diritti legittimi che possono essere rivendicati, ma per una effettiva uguaglianza è importante che nei Tribunali non si adottino atteggiamenti discriminanti né nei confronti degli uomini né nei confronti delle donne.”

bravi_papà

Nel 1998 Warwick e Alison Marsh fondano la Fatherhood Foundation (FF) in risposta a quella che percepivano come una “crisi della società” causata dalla mancanza della figura paterna e dall’aumento dei divorzi. A sostenere la loro ascesa è stato l’aggregarsi di alcuni gruppi a sostegno dei diritti dei padri, come il “Fairness in Child Support/Non-Custodial Party” e la “Lone Fathers Association“. L’alleanza con il men’s health network, i gruppi di preghiera cristiani e conservatori e altri gruppi che rivendicano “i diritti degli uomini“, ha fatto in modo che la FF riuscisse a proporre la riforma del diritto di famiglia in modo più strategico. Obiettivo della riforma è rivendicare i diritti dei padri sui bambini, sulla base di contestabili affermazioni quali “troppi uomini si stanno suicidando a causa di un sistema giudiziario sempre a favore delle donne”, una situazione risolvibile solo per mezzo dell’imposizione della shared care.

Con shared care queste organizzazioni intendono una disposizione di legge che stabilisca che, i caso di separazione, i bambini debbano vivere il 50% del tempo con ciascun genitore; quei genitori che non intendono rispettare questo genere di accordo, devono rivolgersi al Tribunale per contestarlo, come spiega Matilda Bawden, portavoce dello Shared Parenting Council of Australia (SPCA): “Entrambi i genitori hanno il diritto di mantenere contatti con la prole con tempi paritetici e coloro che ritengono che questo non sia nel superiore interesse del minore debbono contestare l’affido condiviso in Tribunale”: ma le circostanze in cui un simile accordo è contestabile, da questi soggetti, non sono mai state chiarite.

E’ importante stabilire il corretto significato di shared care, perché mentre per questi gruppi il termine va interpretato come paritetica permanenza presso ciascun genitore, il Family Law Act modicato nel 1996 chiarisce che con “affido condiviso” si intende equamente condiviso non il minore, ma la responsabilità genitoriale nei suoi confronti: entrambi i genitori sono ugualmente responsabili del suo benessere ed è solo il benessere del minore (non le rivendicazioni dei genitori) il criterio sulla base del quale stipulare degli accordi che stabiliscano come e dove debba risiedere.

E’ a partire dal 2002 che i maggiori esponenti della FRAO (Fathers Rights Activist Organization) cominciano ad usare la più ambigua denominazione “Shared Parenting Council of Australia” (SPCA), con l’intento di proporsi come movimento supportato anche dalle donne (donne di solito rappresentate prevalentemente da seconde mogli o nonne paterne).

seconde_mogli

Mentre la Fatherhood Foundation è caratterizzata da un nucleo fondamentalista cattolico, che pone particolare enfasi sul ruolo determinante del padre all’interno della famiglia, lo Shared Parenting Council of Australia si propone a sostegno dei diritti del genitore “non collocatario” (quello che normalmente risiede meno tempo col minore), ma sono molti gli attivisti che compaiono in entrambe le organizzazioni o si spostano da una all’altra. Entrambe, comunque, sostengono la medesima riforma del diritto di famiglia, che richiede un equa divisione dei tempi di permanenza del minore presso i genitori, ma rivendica anche il diritto degli uomini su beni e proprietà condivisi in constanza di matrimonio e contesta gli ammortizzatori sociali a favore delle famiglie monogenitoriali.

Un esempio di influenza fondamentalista cattolica sul movimento nel suo insieme è costituito dal Festival of Light e dalle  Australian Families Associations: questi gruppi propongono “misure preventive” alla disgregazione delle famiglie, ponendosi l’obiettivo di disincentivare le separazioni; di fatto l’enfatizzazione del legame tra padre e prole può trasformarsi in una riduzione della libertà personale della madre, mentre la paritetica suddivisione dei tempi di permanenza del minore è funzionale ad eliminare l’assegno di mantenimento, riducendo la possibilità materiale di emanciparsi dal matrimonio per una donna con scarse risorse economiche.

sistema_separazioni

Tutte le associazioni che reclamano una riforma del diritto di famiglia sono in qualche modo collegate con lo Shared Parenting Council of Australia.

Un’altra associazione affiliata è la Family Law Reform Association, che proclama di battersi per i diritti di entrambi i genitori, senza distinzione di genere, salvo poi precisare che comunque, nel sistema giudiziario vigente, sono sempre i padri quelli svantaggiati. Ma le associazioni sono tante: la Dads Australia Inc, la Fathers After Divorce, la Men’s Confraternity, la Men’s Rights Agency, la Ozydads e il Separated Fathers Network, tutte denominazioni che dimostrano come il SPCA sia focalizzato sulla rivendicazione dei diritti del genitore di sesso maschile: la nuova denominazione accoglie le istanze di entrambi i genitori solo nel titolo.

Lo SPCA gode di agganci politici, in diverse fazioni. Il Direttore dello SPCA Geoffrey Greene, già vice dirigente del Liberal Party nel South Australia, milita attualmente nel Liberal Party del Queensland, mentre una dei fondatori del SPCA, Matilda Bawden, è una canditata per i Democratici. Entrambi sono collegati alla Richard Hillman Foundation (RHF), una associazione collegata alla FRAO che rivendica i diritti di quei padri “falsamente accusati di molestie sui minori“.

falsiabusi6La strategia del movimento per la riforma del diritto di famiglia è stata quella di cercare politici simpatizzanti. La maggior parte dei rappresentanti dello SPCA ha una storia di attivismo politico alle spalle.

Una delle fondatrici della Men’s Rights Agency, Sue Price, e l’attuale direttore dello SPCA, Michel Green, hanno promosso una proposta di legge che parte dal presupposto che il sistema giuridico discrimina gli uomini in caso di separazione conflittuale e che la mediazione dovrebbe essere la prima opzione in questi casi. Casualmente, Green gestisce un servizio di mediazione familiare a Sidney.

mediazione

Sin dal 1995 politici conservatori e attivisti dei gruppi di papà separati hanno sostenuto un ritorno ai valori (cattolici) della famiglia tradizionale, l’unica in grado di garantire stabilità sociale, condannando le famiglie monogenitoriali costituite da madre e prole, in quanto situazione inidonea a garantire un sano sviluppo del bambino.

mamma_papà

I danni procurati dall’assenza del padre non trovano fondamento nei dati empirici raccolti dalla letteratura scientifica. La documentazione presentata da queste associazioni a supporto della tesi è selezionata ad hoc per dare l’impressione di una relazione di causa ed effetto fra l’assenza di un genitore e risultati disastrosi per la prole, relazione determinata soprattutto dalla volontà di ignorare tutte le altre variabili di natura sociale che concorrono all’insorgere di problemi nello sviluppo del bambino e  tutti gli studi che giungono a conclusioni in contrasto con questa ipotesi.

Malgrado manchino vere e proprie “prove” dell’esistenza di una crisi attribuibile ad una assenza del padre, l’argomento ha riscosso un grande successo ed ha ottenuto una immediata diffusione mediatica.

Il tema dell’ “assenza del padre” viene ufficialmente formalizzato il 26 giugno 2003, con il lancio di un manifesto politico: “The 12 Point Plan”, avvenuto alla National Strategic Conference on Fahterhood, presso la Parliament House di Canberra, evento al quale hanno preso parte politici e media.

manifesto_padre

Un esempio su tutti: Michael Flood, a proposito dell’affermazione – riportata nel 12 Point Plan – “i ragazzi cresciuti in una famiglia senza padre presentano una tendenza a commettere stupri 14 volte superiore a quelli cresciuti a contatto con la figura paterna”, ha scoperto che si tratta di una invenzione che non risulta in nessuna statistica: eppure, sebbene si tratti di un dato privo di fondamento, è citato continuamente a dimostrazione della “crisi da assenza del padre”.

Alcuni politici sono talmente convinti dell’esistenza di una “crisi” dovuta alla mancanza di una figura maschile nel nucleo familiare, da citare simili false informazioni nei loro siti web, persino nei loro discorsi in Parlamento. Questi discorsi stimolano sempre più esponenti politici ad attivarsi a favore della lobby dei papà separati, sulla base di argomenti discutibili come “il peggioramento dei risultati scolastici dei ragazzi“, “la mancanza di un ruolo maschile di riferimento”, “l’aumento dei suicidi degli uomini” e l’aumento della violenza in genere…

maschi_scuola

Tutti questi allarmistici discorsi attorno all’assenza del padre sono mirati a condannare un sistema troppo “permissivo” nei confronti di chi si separa e in particolare a stigmatizzare le madri single.

Quello che gli attivisti e i politici non considerano, quando parlano dell’importanza di figure maschili e femminili di riferimento, è che determinati soggetti non possono occupare il ruolo di “modelli di comportamento” per i figli perché disfunzionali, violenti e abusanti.

Quello di cui un bambino ha veramente bisogno, più che di “simboli di mascolinità e femminilità”, sono genitori sani e in grado di occuparsi di lui senza metterlo in pericolo, in grado di supportarlo materialmente ed emotivamente (ha dichiarato l’American Psychoanalytic Association: “E’ nell’interesse del bambino sviluppare un attaccamento verso genitori coinvolti, competenti e capaci di cure“).

Quando un bambino presenta dei problemi, questo non dipende esclusivamente dal divorzio né tantomeno dal fatto che vive con una madre single, ma perché al divorzio spesso sono associate la malattia mentale, episodi di violenza domestica o altre forme anti-sociali di comportamento.

Gli attivisti della FF, del SPCA e della FRAO hanno spesso collegato gli alti tassi di suicidio maschile alla disgregazione della famiglia, al dramma dei “papà separati” tenuti lontano dai figli.

Secondo questi gruppi, sono sempre le madri ad allontanare i figli dai papà, oppure i Tribunali.

suicidi_papà

L’associazione Dad in Distress ha denunciato 5 suicidi a settimana, mentre il SPCA è arrivato a dichiarare 3 suicidi al giorno: dati assolutamente inventati. La Commissione chiamata ad indagare sul fenomeno ha dichiarato: “non esistono ricerche statistiche sulle motivazioni dei suicidi; la commissione ha ricercato dei dati a supporto ma non esistono” (Parliament Inquiry Report 2003).

Questa enfasi sui suicidi mira a colpevolizzare le donne, che sarebbero la causa dell’instabilità mentale e della depressione maschile; la soluzione a questo problema, secondo il FRAO, non è un supporto medico-psicologico a chi manifesta sintomi di stress in caso di separazione, bensì l’imposizione della shared care.

Proporre una maggiore frequentazione con i bambini e l’ex-patner  sembra suggerire che i figli possano essere una sorta di “cura” in caso di disagio, invece che persone delle quali prendersi cura; inoltre una simile soluzione comporta un serio rischio per l’incolumità delle persone coinvolte, come dimostrano i casi di omicidio-suicidio.

Quello che viene taciuto dagli attivisti, quando si verificano simili tragici epiloghi, è la storia di violenza domestica che precede quelle che vengono definite “separazioni conflittuali”.

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L’assenza del padre, i suicidi degli uomini, tutte queste argomentazioni a sostegno dell’importanza di una disposizione di legge che imponga la shared care in tutti i casi di separazione, vanno a colpire i soggetti più vulnerabili: quelle donne e quei bambini vittime di violenza intrafamiliare, che rimangono in balia di uomini violenti.

La propaganda del SPCA e del FF è spesso accolta dai media, che la diffondono senza permettere alle organizzazioni femminili o agli esperti di fornire una diversa versione della questione.

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Per lungo tempo la FRAO ha cercato uno spazio che gli consentisse di raggiungere il grande pubblico e i suoi sforzi hanno portato, nel 2001, alla nascita del programma radio “Dads on the Air”. Il programma, provvisto di un servizio web-cast e una piattaforma on line per chi è fuori dall’area coperta, si rivolge a tutti quei mariti e papà separati infelici e “vittimizzati dai Tribunali”; naturalmente sono ospiti fissi i rappresentanti del SPCA e anche il Presidente della Fatherhood Foundation, Warwick Marsh, ha partecipato al programma. La collaborazione con la stazione radio 2GB ha messo in contatto gli attivisti dei diritti dei papà con la la sessuologa-psicologa Bettina Arndt, che ha abbracciato pubblicamente la causa sostenendo anche politicamente le istanze del movimento.

Principalmente, la propaganda del SPCA si svolge nel web: negli anni è stato creato un network fatto di siti, blog, forum e mailing list che collegano gli attivisti a livello nazionale e internazionale. Sono state identificate 28 mailing list che fanno direttamente capo all’SPCA, ma quelle connesse alle altre organizzazioni nazionali e quelle internazionali sono molte di più.

Tutti questi spazi nel web sono dichiaratamente antifemministi.

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Siti come quello del programma Dads on the Air (DOA), mailing list come quella di Ozydads o la shared parentin yahoo list, svolgono un ruolo importantissimo: reclutare sempre più accoliti.

Spesso lo scambio di informazioni degenera in vero e proprio hate speech, attacchi che incitano all’odio verso individui, collettivi, femministe, giudici, professionisti e organizzazioni che hanno in qualche modo a che fare con il diritto di famiglia. Ad esempio nel sito DOA, dopo la trasmissione radiofonica, è facile trovare parecchi commenti di anonimi che postano le loro lamentele, oppure commenti di Fathers Right Groups stranieri. I siti pubblici pretendono che il linguaggio rimanga rispettoso, ma all’interno di gruppi chiusi il tono è molto aggressivo: i discorsi sono violenti, fioccano minacce contro chiunque si opponga ai progetti o alle idee della FRAO.

povero_papàQuesto fenomeno non si verifica solo in Australia, come dimostrano gli studi svolti in Canada da Bouchard, Boily e Proulz. Nei casi in cui la violenza domestica o gli abusi sui minori emergono maggiormente, soprattutto quei casi in cui ne viene contestata le veridicità, la violenza dei commenti di molti “militanti” è una estensione delle intimidazioni familiari ai settori pubblico e politico.

giustizia_papàGran parte della retorica della FRAO consiste nell’incitare i suoi membri a inasprire i contenziosi legali.  Le indagini svolte hanno rivelato che molti commenti invitano a “trascinarla nel sistema” per “mostrare a quella puttana e a quei bastardi (i Giudici) che vogliamo il condiviso” (tratto dalla mailing list di Ozydads, 29/12/03). E’ impossibile sapere in cosa poi si concretizzano questo genere di minacce.

Il linguaggio aggressivo non risparmia i membri di quelle associazioni o rappresentanti del sistema o singoli soggetti che si esprimono in merito al diritto di famiglia. Ad esempio il Giudice Nichols o il ricercatore Michael Flood sono stati definiti “il nemico”, “vermi”, etichettati come “misandrici” e con altri termini denigratori, spesso omofobi. Occasionalmente i commenti descrivono il desiderio di uccidere questi “nemici”, soprattutto il Giudice Nichols o i suoi colleghi (“Voglio ucciderlo quello stronzo, Dio lo aiuti se trovo il suo indirizzo“, Ozydads list, 19/03/2004)

speriamo-che-schiatti11Spesso gli attivisti della FRAO accusano i Tribunali di essere come le femministe, descritte come dittatori (nazifemministe) ed accusate di “crimini contro l’umanità” o di essere “alienatrici di bambini”. La medesima reteorica è riservata a professionisti, operatori del sociale, avvocati, e persino alle forze dell’ordine, colpevoli di aver subito il “lavaggio del cervello” dalle femministe.

Ma principalmente l’odio è rivolto verso le donne, diffamate e vilipese con estrema ferocia. Se i media offrono ad alcune di queste donne la possibilità di raccontare pubblicamente la loro versione dei fatti, i commenti violenti sfociano in vere e proprie minacce o atti intimidatori, come quando il coordinatore della sezione australiana dei Fathers 4 Justice tentò di spaventare la Presidente della Sole Parents’ Union con false accuse sul sito del DOA: “Dovremmo riferire alla Child Protection Agency come tratta suo figlio” (30/05/2004).

I discorsi all’interno della FROA ruotano ossessivamente sempre attorno gli stessi argomenti: l’assegno di mantenimento, il rapporto negato con i figli, la false accuse di violenza o abuso sui minori, l’alienazione genitoriale, la discriminazione degli uomini nei Tribunali e il fatto che la violenza di genere non esiste, perché le donne sono tanto violente quanto gli uomini.

disinformazione_femministaCi sono gruppi dedicati ad alcuni temi in particolare, ad esempio quelli che ruotano attorno al concetto di alienazione genitoriale, che offrono assistenza alle “vittime” di questo disturbo e suggeriscono come inserirlo con successo nelle cause di separazione.

L’alienazione genitoriale ha ottenuto un crescente successo fra i membri della FRAO. Inizialmente veniva utilizzata solo da quegli uomini accusati di abusi sui minori o violenza domestica, ma adesso è ampiamente usata dai mariti infastiditi da ciò che loro percepiscono come un “appropriarsi” dei bambini da parte dell’ex-partner; spesso sono supportati dalle secondi mogli, che testimoniano in Tribunale l’intenzione delle madri di “alienare” i bambini non permettendo contatti più frequenti con il nuovo nucleo familiare.

Parecchi siti riguardano la povertà dei padri separati, ridotti in miseria dagli assegni di mantenimento. Paradossalmente gli stessi individui che dichiarano il loro amore spassionato ai figli, il loro desiderio di averli più vicini, non mostrano il medesimo entusiamo quando si tratta di contribuire alle spese che li riguardano.

Ma sono molte le contraddizioni che emergono dai discorsi dei militanti del FROA: “E’ tutto una merda. Fotti il sistema, vai e fa ciò che devi, costi quel che costi. I VERI uomini sono in prigione” “Beh io sono un vero uomo e ho scelto di nascondermi oltreoceano. Però voglio fare la differenza, e combatto coi F4J. L. è un membro dei F4J-international, mettiti in contatto con lui.” (Ozydads list). Spesso e volentieri, infatti, la “mancanza di contatti con i figli” di questi padri arrabbiati è una scelta personale che non ha nulla a che vedere con la volontà delle ex-partner.

La propaganda di questi gruppi danneggia tutte le donne.

Diffondono il pregiudizio che le donne abitualmente mentono, imbrogliano e presentano false accuse nelle cause di separazione.

Negano il fenomeno della violenza di genere sostenendo la teoria della “simmetrica violenza relazionale”, mettendo in serio pericolo le donne e i bambini coinvolti in separazioni da parter abusanti.

Diffondono false informazioni, dati statistici inventati e ricerche sospette a sostegno dei loro argomenti, tutti sempre e solo a favore del genitore di sesso maschile, influenzando negativamente il dibattito in corso sull’affidamento dei minori.

I loro discorsi sono pieni di livore e suggeriscono propositi di vendetta.

I politici sembrano ignorare questi aspetti della propaganda dei papà separati, come sembrano ignorare che gli uomini sono, di fatto, ancora il genere dominante nella nostra società.

Il ritratto del papà discriminato in quanto maschio, presentato dagli attivisti del movimento, nega l’oggettiva distribuzione differenziata del potere politico ed economico che a tutt’oggi pone le donne in posizione subordinata rispetto agli uomini.

L’uso crescente del web da parte dei membri della FRAO per diffondere siti misogini, che incitano all’odio, che promuovono una propaganda contro le madri e contro le donne, suggerisce un più accurato monitoraggio di queste associazioni. Tutti i gruppi che promuovono la violenza di genere dovrebbero essere sottoposti a più approfondite investigazioni e i soggetti che usano il web per molestare, minacciare ed intimidire dovrebbero essere perseguiti.

Sullo stesso argomento, sempre su Il Ricciocorno Schiattoso

Dalla Francia: i papà separati, un movimento internazionale, di Patric Jean

Dall’Australia: i papà separati e la violenza contro le donne, di Michael Flood

Chi ha paurla di Paul Elam? Ovvero i papà separati degli USA di Arthur Goldwag

Dalla Gran Bretagna: fathers 4 justice, i super papà separati

Il movimento mascolinista del Quebec

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